TITUS
Author: Brun.Lat. 
Brunetto Latini
Text: Rett. 
La Rettorica (1261)


on the basis of the edition
La Rettorica di Brunetto Latini,
testo critico a cura di Francesco Maggini,
Firenze: Le Monnier, 21968,

electronically edited by Gisella Ferraresi, Esther Rinke and Maria Goldbach, Hamburg 2005;
TITUS version by Jost Gippert,
Frankfurt a/M, 27.2.2010


[Chapter, section, and paragraph numbers added in accordance with the 1st edition, Firenze 1915. J.G.]



Page: 3 
Line: 1    Qui comincia lo 'nsegnamento di rettorica, lo quale è
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ritratto in vulgare de' libri di Tullio e di molti filosofi per
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ser Burnetto Latino da Firenze. dove è la lettera grossa
Line: 4    
si è il testo di Tullio, e la lettera sottile sono le parole de
Line: 5    
lo sponitore. Incomincia il prologo.

Section: 1  
Chapter: I  
Line: 6    
Sovente e molto ò io pensato in me medesimo
Line: 7    
se lla copia del dicere e lo sommo studio della
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eloquenzia àe fatto più bene o più male agli uomini
Line: 9    
et alle cittadi; però che quando io considero li dannaggii
Line: 10    
del nostro comune e raccolgo nell' animo l' antiche
Line: 11    
aversitadi delle grandissime cittadi, veggio che
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non picciola parte di danni v' è messa per uomini
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molto parlanti sanza sapienza.



Line: 14 
Qui parla lo sponitore.


Paragraph: 1  
Line: 15    
Rettorica èe scienzia di due maniere: una la quale
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insegna dire, e di questa tratta Tulio nel suo libro; l' altra
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insegna dittare, e di questa, perciò che esso non ne trattò
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così del tutto apertamente, nne tratterà lo sponitore nel
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processo del libro, in suo luogo e tempo come si converrà.
Paragraph: 2  
Line: 4    
Rettorica s' insegna in due modi, altressì come l' altre
Line: 5    
scienzie, cioè di fuori e dentro. Verbigrazia: Di fuori s' insegna
Line: 6    
dimostrando che è rettorica e di che generazione, e
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quale sua materia e llo suo officio e le sue parti e lo suo
Line: 8    
propio strumento e la fine e lo suo artefice; et in questo
Line: 9    
modo trattò Boezio nel quarto della Topica. Dentro s' insegna
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questa arte quando si dimostra che ssia da ffare
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sopra la materia del dire e del dittare, ciò viene a dire
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come si debbia fare lo exordio e la narrazione e l' altre parti
Line: 13    
della dicieria o della pistola, cioè d' una lettera dittata; et
Line: 14    
in ciascuno di questi due modi ne tratta Tulio in questo
Line: 15    
suo libro. Paragraph: 3   Ma in perciò che Tulio non dimostrò che sia
Line: 16    
rettorica quale è 'l suo artefice, vuole lo sponitore
Line: 17    
per più chiarire l' opera dicere l' uno e l' altro.

Paragraph: 4  
Line: 18    
Et èe rettorica una scienzia di bene dire, ciò è rettorica
Line: 19    
quella scienzia per la quale noi sapemo ornatamente
Line: 20    
dire e dittare. Inn altra guisa è così diffinita: Rettorica è
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scienzia di ben dire sopra la causa proposta, cioè per la
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quale noi sapemo ornatamente dire sopra la quistione
Line: 2    
aposta. Anco àe una più piena diffinizione in questo modo:
Line: 3    
Rettorica è scienza d' usare piena e perfetta eloquenzia nelle
Line: 4    
publiche cause e nelle private; ciò viene a dire scienzia per
Line: 5    
la quale noi sapemo parlare pienamente e perfettamente
Line: 6    
nelle publiche e nelle private questioni; e certo quelli
Line: 7    
parla pienamente e perfettamente che nella sua diceria
Line: 8    
mette parole adorne, piene di buone sentenzie. Publiche
Line: 9    
questioni son quelle nelle quali si tratta il convenentre
Line: 10    
d' alcuna cittade o comunanza di genti. Private sono quelle
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nelle quali si tratta il convenentre d' alcuna spiciale persona.
Line: 12    
E ttutta volta è lo 'ntendimento dello sponitore che
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queste parole sopra 'l dittare altressì come sopra 'l dire
Line: 14    
siano, advegna che tal puote sapere bene dittare che non
Line: 15    
àe ardimento o scienzia di profferere le sue parole davanti
Line: 16    
alle genti; ma chi bene sa dire puote bene sapere dittare.

Paragraph: 5  
Line: 17    
Avemo detto che è rettorica, or diremo chi è lo suo
Line: 18    
artefice: dico che è doppio, uno è «rector» e l' altro è «orator».
Line: 19    
Verbigrazia: Rector è quelli che 'nsegna questa
Line: 20    
scienzia secondo le regole e' comandamenti dell' arte. Orator
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è colui che poi che elli àe bene appresa l' arte, ll' usa
Line: 22    
in dire et in dittare sopra le quistioni apposte, come sono
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li buoni parlatori e dittatori, come fue maestro Piero
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dalle Vigne, il quale perciò fue agozetto di Federigo secondo
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imperadore di Roma e tutto sire di lui e dello 'mperio.
Line: 26    
Onde dice Vittorino che orator, cioè lo parlatore,
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è uomo buono e bene insegnato di dire, lo quale usa piena
Line: 2    
e perfetta eloquenzia nelle cause publiche e private.

Paragraph: 6  
Line: 3    
Ora àe detto lo sponitore che è rettorica, e del suo
Line: 4    
artifice, cioè di colui che lla mette in opera, l' uno insegnando
Line: 5    
l' altro dicendo. Omai vuole dicere chi è l' autore,
Line: 6    
cioè il trovatore di questo libro, e che fue la sua intenzione
Line: 7    
in questo libro, e di che tratta, e lla cagione per che lo
Line: 8    
libro è fatto e che utilitade e che tittolo à questo libro.
Paragraph: 7  
Line: 9    
L' autore di questa opera è doppio: uno che di tutti i
Line: 10    
detti de' filosofi che fuoro davanti lui e dalla viva fonte
Line: 11    
del suo ingegno fece suo libro di rettorica, ciò fue Marco
Line: 12    
Tulio Cicero, il più sapientissimo de' Romani. Il secondo
Line: 13    
è Brunetto Latino cittadino di Firenze, il quale mise tutto
Line: 14    
suo studio e suo intendimento ad isponere e chiarire ciò
Line: 15    
che Tulio avea detto; et esso è quella persona cui questo
Line: 16    
libro appella sponitore, cioè ched ispone e fae intendere,
Line: 17    
per lo suo propio detto e de' filosofi e maestri che sono
Line: 18    
passati, il libro di Tulio, e tanto più quanto all' arte bisogna
Line: 19    
di quel che fue intralasciato nel libro di Tulio, come il
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buono intenditore potràe intendere avanti.

Paragraph: 8  
Line: 21    
La sua intenzione fue in questa opera dare insegnamento
Line: 22    
a colui per cui amore e' si mette a ffare questo
Line: 23    
trattato de parlare ornatamente sopra ciascuna quistione
Line: 24    
proposta.

Page: 7  
Paragraph: 9  
Line: 1    
Et e' tratta secondo la forma del libro di Tulio di
Line: 2    
tutte e V le parti generali di rettorica. Verbigrazia: Inventio,
Line: 3    
cioè trovamento di ciò che bisogna sopradire alla
Line: 4    
materia proposta; e dell' altre IIIJ secondo che sono nel
Line: 5    
secondo libro che Tulio fece ad Erennio suo amico, sopra
Line: 6    
le quali il conto dirà ciò che ssi converrà.

Paragraph: 10  
Line: 7    
La cagione per che questo libro è fatto si è cotale,
Line: 8    
che questo Brunetto Latino, per cagione della guerra la
Line: 9    
quale fue tralle parti di Firenze, fue isbandito della terra
Line: 10    
quando la sua parte guelfa, la quale si tenea col papa e
Line: 11    
colla chiesa di Roma, fue cacciata e sbandita della terra.
Line: 12    
E poi si n' andò in Francia per procurare le sue vicende,
Line: 13    
e trovò uno suo amico della sua cittade e della sua parte,
Line: 14    
molto ricco d' avere, ben costumato e pieno de grande
Line: 15    
senno, che lli fece molto onore e grande utilitade, e perciò
Line: 16    
l' appellava suo porto, come in molte parti di questo libro
Line: 17    
pare apertamente; et era parlatore molto buono naturalmente,
Line: 18    
e molto disiderava di sapere ciò che' savi aveano
Line: 19    
detto intorno alla rettorica; e per lo suo amore questo
Line: 20    
Brunetto Latino, lo quale era buono intenditore di lettera
Line: 21    
et era molto intento allo studio di rettorica, si mise a ffare
Line: 22    
questa opera, nella quale mette innanzi il testo di Tulio
Line: 23    
per maggiore fermezza, e poi mette e giugne di sua scienzia
Line: 24    
e dell' altrui quello che fa mistieri.

Paragraph: 11  
Line: 25    
L' utilitade di questo libro è grandissima, però che
Line: 26    
ciascuno che saprà bene ciò che comanda lo libro e l' arte,
Line: 27    
saprà dire interamente sopra la quistione apposta.

Page: 8  
Paragraph: 12  
Line: 1    
Il titolo di questo libro, come davanti appare nel
Line: 2    
cominciamento, si è cotale: Qui comincia lo 'nsegnamento
Line: 3    
di rettorica, il quale è ritratto in volgare de' libri di Tulio e di
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molti filosofi. E che lo titulo sia buono e perfetto assai chiaramente
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si dimostra per effetto d' opera, ché sanza fallo
Line: 6    
recato è in volgare il libro di Tulio e messo avanti in
Line: 7    
grossa lettera, come di maggiore dignitade, e poi sono
Line: 8    
recati in lettera sottile e' ditti di molti filosofi e llo 'ntendimento
Line: 9    
dello sponitore. E in questo punto si parte elli
Line: 10    
da questa materia e ritorna al propio intendimento del
Line: 11    
testo.

Paragraph: 12a  
Line: 12    
In questa parte dice lo sponitore che Tulio, vogliendo
Line: 13    
che rettorica fosse amata e tenuta cara, la quale
Line: 14    
al suo tempo era avuta per neente, mise davanti suo prolago
Line: 15    
in guisa di bene savi, nel quale purgò quelle cose che
Line: 16    
pareano a llui gravose. Che come dice Boezio nel comento
Line: 17    
sopra la Topica, chiunque scrive d' alcuna materia
Line: 18    
dee prima purgare ciò che pare a llui che sia grave; e
Line: 19    
così fece Tulio, che purgò tre cose gravose. Primieramente
Line: 20    
i mali che veniano per copia di dire; apresso la sentenzia
Line: 21    
di Platone, e poi la sentenzia d' Aristotile. Paragraph: 13   La sentenzia
Line: 22    
di Platone era che rettorica non è arte, ma è natura,
Line: 23    
per ciò che vedea molti buoni dicitori per natura e non
Line: 24    
per insegnamento d' arte. La sentenzia d' Aristotile fue
Line: 25    
cotale, che rettorica è arte, ma rea, per ciò che per eloquenzia
Line: 26    
parea che fosse avenuto più male che bene a' comuni
Line: 27    
e a' divisi. Paragraph: 14   Onde Tulio purgando questi tre gravi
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articoli procede in questo modo: Che in prima dice che
Line: 2    
sovente e molto àe pensato che effetto proviene d' eloquenzia.
Line: 3    
Nella seconda parte pruova lo bene e 'l male che 'nde
Line: 4    
venia e qual più. Nella terza parte dice tre cose: in prima
Line: 5    
dice che pare a llui di sapienzia; apresso dice che pare a
Line: 6    
llui d' eloquenzia; e poi dice che pare a llui di sapienzia
Line: 7    
et eloquenzia congiunte insieme. Nella quarta parte
Line: 8    
mette le pruove sopra questi tre articoli che sono detti, e
Line: 9    
conclude che noi dovemo studiare in rettorica, recando a
Line: 10    
cciò molti argomenti, li quali muovono d' onesto e d' utile
Line: 11    
e possibile e necessario. Nella quinta parte mostra Tulio
Line: 12    
di che e come elli tratterà in questo libro.

Paragraph: 15  
Line: 13    
Et poi che Tulio nel suo cuminciamento ebbe detto
Line: 14    
come molte fiate e lungo tempo avea pensato del bene e del
Line: 15    
male che fosse advenuto, immantenente dice del male per
Line: 16    
accordarsi a' pensamenti delli uomini che ssi ricordano più
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d' uno nuovo male che di molti beni antichi; e così Tulio,
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mostrando di non ricordarsi delli antichi beni, s' infigne di
Line: 19    
biasmare questa scienzia per potere più di sicuro lodare e
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difendere. Paragraph: 16   Et per le sue propie parole che sono scritte
Line: 21    
nel testo di sopra potemo intendere apertamente che in
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queste medesime parole ove dice che i mali che per eloquenzia
Line: 23    
sono advenuti e che non si possono celare, in quelle
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medesime la difende abassando e menimando la malizia.
Line: 2    
Ché dove dice «dannaggi» suona che siano lievi danni
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de' quali poco cura la gente. Paragraph: 17   Et dove dice «del nostro
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comune» altressì abassa del male, acciò che più cura l' uomo
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del propio danno che del comune; e dicendo «nostro comune»
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intendo Roma, però che Tulio era cittadino di
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Roma nuovo e di non grande altezza; ma per lo suo senno
Line: 8    
fue in alto stato che tutta Roma si tenea alla sua parola,
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e fue al tempo di Catellina, di Pompeio e di Julio Cesare,
Line: 10    
e per lo bene della terra fue al tutto contrario a Catellina.
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Et poi nella guerra di Pompeio e di Julio Cesare si tenne
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con Pompeio, sicome tutti' savi ch' amavano lo stato di
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Roma; e forse l' appella nostro comune però che Roma
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èe capo del mondo e comune d' ogne uomo. Et dove
Line: 15    
dice «l' antiche adversitadi» altressì abassa il male, acciò
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che delli antichi danni poco curiamo. Et dove dice
Line: 17    
«grandissime cittadi» altressì abassa 'l male, però che,
Line: 18    
come dice il buono poeta Lucano, nonn è conceduto alle
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grandissime cose durare lungamente; e l' altro dice che lle
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grandissime cose rovinano per lo peso di medesime.
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Et così non pare che eloquenzia sia la cagione del male
Line: 2    
che viene alle grandissime cittadi. Et dove dice che
Line: 3    
danni sono advenuti per uomini molto parlanti sanza sapienzia,
Line: 4    
manifestamente abassa 'l male e difende rettorica,
Line: 5    
dicendo che 'l male è per cagione di molti parlanti ne' quali
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non regna senno; e non dice che 'l male sia per eloquenzia,
Line: 7    
ché dice Vittorino: «Questa parola eloquentia suona bene,
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e del bene non puote male nascere». Paragraph: 18   Questo è bello
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colore rettorico, difendere quando mostra di biasmare,
Line: 10    
et accusare quando pare che dica lode. Et questo modo
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di parlare àe nome «insinuatio», del quale dicerà il libro
Line: 12    
in suo luogo. Et qui si parte il conto da quella prima parte
Line: 13    
del prologo nella quale Tulio àe detto il suo pensamento
Line: 14    
et àe detto li mali avenuti, e ritorna alla seconda parte
Line: 15    
nella quale dimostra de' beni che sono pervenuti per eloquenzia.



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This text is part of the TITUS edition of Brunetto Latini, La Rettorica.

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