TITUS
Author: Brun.Lat.
Brunetto Latini
Text: Rett.
La Rettorica (1261)
on the basis of the edition
La Rettorica di Brunetto Latini,
testo critico a cura di Francesco Maggini,
Firenze: Le Monnier, 21968,
electronically edited by Gisella Ferraresi, Esther Rinke and Maria Goldbach, Hamburg 2005;
TITUS version by Jost Gippert,
Frankfurt a/M, 27.2.2010
[Chapter, section, and paragraph numbers added in accordance with the 1st edition, Firenze 1915. J.G.]
Page: 3
Line: 1 Qui comincia lo 'nsegnamento di rettorica, lo quale è
Line: 2 ritratto in vulgare de' libri di Tullio e di molti filosofi per
Line: 3 ser Burnetto Latino da Firenze. Là dove è la lettera grossa
Line: 4 si è il testo di Tullio, e la lettera sottile sono le parole de
Line: 5 lo sponitore. Incomincia il prologo.
Section: 1
Chapter: I
Line: 6 Sovente e molto ò io pensato in me medesimo
Line: 7 se lla copia del dicere e lo sommo studio della
Line: 8 eloquenzia àe fatto più bene o più male agli uomini
Line: 9 et alle cittadi; però che quando io considero li dannaggii
Line: 10 del nostro comune e raccolgo nell' animo l' antiche
Line: 11 aversitadi delle grandissime cittadi, veggio che
Line: 12 non picciola parte di danni v' è messa per uomini
Line: 13 molto parlanti sanza sapienza.
Paragraph: 1
Line: 15 Rettorica èe scienzia di due maniere: una la quale
Line: 16 insegna dire, e di questa tratta Tulio nel suo libro; l' altra
Page: 4 Line: 1 insegna dittare, e di questa, perciò che esso non ne trattò
Line: 2 così del tutto apertamente, sì nne tratterà lo sponitore nel
Line: 3 processo del libro, in suo luogo e tempo come si converrà.
Paragraph: 2
Line: 4 Rettorica s' insegna in due modi, altressì come l' altre
Line: 5 scienzie, cioè di fuori e dentro. Verbigrazia: Di fuori s' insegna
Line: 6 dimostrando che è rettorica e di che generazione, e
Line: 7 quale sua materia e llo suo officio e le sue parti e lo suo
Line: 8 propio strumento e la fine e lo suo artefice; et in questo
Line: 9 modo trattò Boezio nel quarto della Topica. Dentro s' insegna
Line: 10 questa arte quando si dimostra che ssia da ffare
Line: 11 sopra la materia del dire e del dittare, ciò viene a dire
Line: 12 come si debbia fare lo exordio e la narrazione e l' altre parti
Line: 13 della dicieria o della pistola, cioè d' una lettera dittata; et
Line: 14 in ciascuno di questi due modi ne tratta Tulio in questo
Line: 15 suo libro. Paragraph: 3 Ma in perciò che Tulio non dimostrò che sia
Line: 16 rettorica né quale è 'l suo artefice, sì vuole lo sponitore
Line: 17 per più chiarire l' opera dicere l' uno e l' altro.
Paragraph: 4
Line: 18 Et èe rettorica una scienzia di bene dire, ciò è rettorica
Line: 19 quella scienzia per la quale noi sapemo ornatamente
Line: 20 dire e dittare. Inn altra guisa è così diffinita: Rettorica è
Line: 21 scienzia di ben dire sopra la causa proposta, cioè per la
Page: 5 Line: 1 quale noi sapemo ornatamente dire sopra la quistione
Line: 2 aposta. Anco àe una più piena diffinizione in questo modo:
Line: 3 Rettorica è scienza d' usare piena e perfetta eloquenzia nelle
Line: 4 publiche cause e nelle private; ciò viene a dire scienzia per
Line: 5 la quale noi sapemo parlare pienamente e perfettamente
Line: 6 nelle publiche e nelle private questioni; e certo quelli
Line: 7 parla pienamente e perfettamente che nella sua diceria
Line: 8 mette parole adorne, piene di buone sentenzie. Publiche
Line: 9 questioni son quelle nelle quali si tratta il convenentre
Line: 10 d' alcuna cittade o comunanza di genti. Private sono quelle
Line: 11 nelle quali si tratta il convenentre d' alcuna spiciale persona.
Line: 12 E ttutta volta è lo 'ntendimento dello sponitore che
Line: 13 queste parole sopra 'l dittare altressì come sopra 'l dire
Line: 14 siano, advegna che tal puote sapere bene dittare che non
Line: 15 àe ardimento o scienzia di profferere le sue parole davanti
Line: 16 alle genti; ma chi bene sa dire puote bene sapere dittare.
Paragraph: 5
Line: 17 Avemo detto che è rettorica, or diremo chi è lo suo
Line: 18 artefice: dico che è doppio, uno è «rector» e l' altro è «orator».
Line: 19 Verbigrazia: Rector è quelli che 'nsegna questa
Line: 20 scienzia secondo le regole e' comandamenti dell' arte. Orator
Line: 21 è colui che poi che elli àe bene appresa l' arte, sì ll' usa
Line: 22 in dire et in dittare sopra le quistioni apposte, sì come sono
Line: 23 li buoni parlatori e dittatori, sì come fue maestro Piero
Line: 24 dalle Vigne, il quale perciò fue agozetto di Federigo secondo
Line: 25 imperadore di Roma e tutto sire di lui e dello 'mperio.
Line: 26 Onde dice Vittorino che orator, cioè lo parlatore,
Page: 6 Line: 1 è uomo buono e bene insegnato di dire, lo quale usa piena
Line: 2 e perfetta eloquenzia nelle cause publiche e private.
Paragraph: 6
Line: 3 Ora àe detto lo sponitore che è rettorica, e del suo
Line: 4 artifice, cioè di colui che lla mette in opera, l' uno insegnando
Line: 5 l' altro dicendo. Omai vuole dicere chi è l' autore,
Line: 6 cioè il trovatore di questo libro, e che fue la sua intenzione
Line: 7 in questo libro, e di che tratta, e lla cagione per che lo
Line: 8 libro è fatto e che utilitade e che tittolo à questo libro.
Paragraph: 7
Line: 9 L' autore di questa opera è doppio: uno che di tutti i
Line: 10 detti de' filosofi che fuoro davanti lui e dalla viva fonte
Line: 11 del suo ingegno fece suo libro di rettorica, ciò fue Marco
Line: 12 Tulio Cicero, il più sapientissimo de' Romani. Il secondo
Line: 13 è Brunetto Latino cittadino di Firenze, il quale mise tutto
Line: 14 suo studio e suo intendimento ad isponere e chiarire ciò
Line: 15 che Tulio avea detto; et esso è quella persona cui questo
Line: 16 libro appella sponitore, cioè ched ispone e fae intendere,
Line: 17 per lo suo propio detto e de' filosofi e maestri che sono
Line: 18 passati, il libro di Tulio, e tanto più quanto all' arte bisogna
Line: 19 di quel che fue intralasciato nel libro di Tulio, sì come il
Line: 20 buono intenditore potràe intendere avanti.
Paragraph: 8
Line: 21 La sua intenzione fue in questa opera dare insegnamento
Line: 22 a colui per cui amore e' si mette a ffare questo
Line: 23 trattato de parlare ornatamente sopra ciascuna quistione
Line: 24 proposta.
Page: 7
Paragraph: 9
Line: 1 Et e' tratta secondo la forma del libro di Tulio di
Line: 2 tutte e V le parti generali di rettorica. Verbigrazia: Inventio,
Line: 3 cioè trovamento di ciò che bisogna sopradire alla
Line: 4 materia proposta; e dell' altre IIIJ secondo che sono nel
Line: 5 secondo libro che Tulio fece ad Erennio suo amico, sopra
Line: 6 le quali il conto dirà ciò che ssi converrà.
Paragraph: 10
Line: 7 La cagione per che questo libro è fatto si è cotale,
Line: 8 che questo Brunetto Latino, per cagione della guerra la
Line: 9 quale fue tralle parti di Firenze, fue isbandito della terra
Line: 10 quando la sua parte guelfa, la quale si tenea col papa e
Line: 11 colla chiesa di Roma, fue cacciata e sbandita della terra.
Line: 12 E poi si n' andò in Francia per procurare le sue vicende,
Line: 13 e là trovò uno suo amico della sua cittade e della sua parte,
Line: 14 molto ricco d' avere, ben costumato e pieno de grande
Line: 15 senno, che lli fece molto onore e grande utilitade, e perciò
Line: 16 l' appellava suo porto, sì come in molte parti di questo libro
Line: 17 pare apertamente; et era parlatore molto buono naturalmente,
Line: 18 e molto disiderava di sapere ciò che' savi aveano
Line: 19 detto intorno alla rettorica; e per lo suo amore questo
Line: 20 Brunetto Latino, lo quale era buono intenditore di lettera
Line: 21 et era molto intento allo studio di rettorica, si mise a ffare
Line: 22 questa opera, nella quale mette innanzi il testo di Tulio
Line: 23 per maggiore fermezza, e poi mette e giugne di sua scienzia
Line: 24 e dell' altrui quello che fa mistieri.
Paragraph: 11
Line: 25 L' utilitade di questo libro è grandissima, però che
Line: 26 ciascuno che saprà bene ciò che comanda lo libro e l' arte,
Line: 27 sì saprà dire interamente sopra la quistione apposta.
Page: 8
Paragraph: 12
Line: 1 Il titolo di questo libro, sì come davanti appare nel
Line: 2 cominciamento, si è cotale: Qui comincia lo 'nsegnamento
Line: 3 di rettorica, il quale è ritratto in volgare de' libri di Tulio e di
Line: 4 molti filosofi. E che lo titulo sia buono e perfetto assai chiaramente
Line: 5 si dimostra per effetto d' opera, ché sanza fallo
Line: 6 recato è in volgare il libro di Tulio e messo avanti in
Line: 7 grossa lettera, sì come di maggiore dignitade, e poi sono
Line: 8 recati in lettera sottile e' ditti di molti filosofi e llo 'ntendimento
Line: 9 dello sponitore. E in questo punto si parte elli
Line: 10 da questa materia e ritorna al propio intendimento del
Line: 11 testo.
Paragraph: 12a
Line: 12 In questa parte dice lo sponitore che Tulio, vogliendo
Line: 13 che rettorica fosse amata e tenuta cara, la quale
Line: 14 al suo tempo era avuta per neente, mise davanti suo prolago
Line: 15 in guisa di bene savi, nel quale purgò quelle cose che
Line: 16 pareano a llui gravose. Che sì come dice Boezio nel comento
Line: 17 sopra la Topica, chiunque scrive d' alcuna materia
Line: 18 dee prima purgare ciò che pare a llui che sia grave; e
Line: 19 così fece Tulio, che purgò tre cose gravose. Primieramente
Line: 20 i mali che veniano per copia di dire; apresso la sentenzia
Line: 21 di Platone, e poi la sentenzia d' Aristotile. Paragraph: 13 La sentenzia
Line: 22 di Platone era che rettorica non è arte, ma è natura,
Line: 23 per ciò che vedea molti buoni dicitori per natura e non
Line: 24 per insegnamento d' arte. La sentenzia d' Aristotile fue
Line: 25 cotale, che rettorica è arte, ma rea, per ciò che per eloquenzia
Line: 26 parea che fosse avenuto più male che bene a' comuni
Line: 27 e a' divisi. Paragraph: 14 Onde Tulio purgando questi tre gravi
Page: 9 Line: 1 articoli procede in questo modo: Che in prima dice che
Line: 2 sovente e molto àe pensato che effetto proviene d' eloquenzia.
Line: 3 Nella seconda parte pruova lo bene e 'l male che 'nde
Line: 4 venia e qual più. Nella terza parte dice tre cose: in prima
Line: 5 dice che pare a llui di sapienzia; apresso dice che pare a
Line: 6 llui d' eloquenzia; e poi dice che pare a llui di sapienzia
Line: 7 et eloquenzia congiunte insieme. Nella quarta parte sì
Line: 8 mette le pruove sopra questi tre articoli che sono detti, e
Line: 9 conclude che noi dovemo studiare in rettorica, recando a
Line: 10 cciò molti argomenti, li quali muovono d' onesto e d' utile
Line: 11 e possibile e necessario. Nella quinta parte mostra Tulio
Line: 12 di che e come elli tratterà in questo libro.
Paragraph: 15
Line: 13 Et poi che Tulio nel suo cuminciamento ebbe detto
Line: 14 come molte fiate e lungo tempo avea pensato del bene e del
Line: 15 male che fosse advenuto, immantenente dice del male per
Line: 16 accordarsi a' pensamenti delli uomini che ssi ricordano più
Line: 17 d' uno nuovo male che di molti beni antichi; e così Tulio,
Line: 18 mostrando di non ricordarsi delli antichi beni, s' infigne di
Line: 19 biasmare questa scienzia per potere più di sicuro lodare e
Line: 20 difendere. Paragraph: 16 Et per le sue propie parole che sono scritte
Line: 21 nel testo di sopra potemo intendere apertamente che in
Line: 22 queste medesime parole ove dice che i mali che per eloquenzia
Line: 23 sono advenuti e che non si possono celare, in quelle
Page: 10 Line: 1 medesime la difende abassando e menimando la malizia.
Line: 2 Ché là dove dice «dannaggi» sì suona che siano lievi danni
Line: 3 de' quali poco cura la gente. Paragraph: 17 Et là dove dice «del nostro
Line: 4 comune» altressì abassa del male, acciò che più cura l' uomo
Line: 5 del propio danno che del comune; e dicendo «nostro comune»
Line: 6 intendo Roma, però che Tulio era cittadino di
Line: 7 Roma nuovo e di non grande altezza; ma per lo suo senno
Line: 8 fue in sì alto stato che tutta Roma si tenea alla sua parola,
Line: 9 e fue al tempo di Catellina, di Pompeio e di Julio Cesare,
Line: 10 e per lo bene della terra fue al tutto contrario a Catellina.
Line: 11 Et poi nella guerra di Pompeio e di Julio Cesare si tenne
Line: 12 con Pompeio, sicome tutti' savi ch' amavano lo stato di
Line: 13 Roma; e forse l' appella nostro comune però che Roma
Line: 14 èe capo del mondo e comune d' ogne uomo. Et là dove
Line: 15 dice «l' antiche adversitadi» altressì abassa il male, acciò
Line: 16 che delli antichi danni poco curiamo. Et là dove dice
Line: 17 «grandissime cittadi» altressì abassa 'l male, però che, sì
Line: 18 come dice il buono poeta Lucano, nonn è conceduto alle
Line: 19 grandissime cose durare lungamente; e l' altro dice che lle
Line: 20 grandissime cose rovinano per lo peso di sé medesime.
Page: 11 Line: 1 Et così non pare che eloquenzia sia la cagione del male
Line: 2 che viene alle grandissime cittadi. Et là dove dice che
Line: 3 danni sono advenuti per uomini molto parlanti sanza sapienzia,
Line: 4 manifestamente abassa 'l male e difende rettorica,
Line: 5 dicendo che 'l male è per cagione di molti parlanti ne' quali
Line: 6 non regna senno; e non dice che 'l male sia per eloquenzia,
Line: 7 ché dice Vittorino: «Questa parola eloquentia suona bene,
Line: 8 e del bene non puote male nascere». Paragraph: 18 Questo è bello
Line: 9 colore rettorico, difendere quando mostra di biasmare,
Line: 10 et accusare quando pare che dica lode. Et questo modo
Line: 11 di parlare àe nome «insinuatio», del quale dicerà il libro
Line: 12 in suo luogo. Et qui si parte il conto da quella prima parte
Line: 13 del prologo nella quale Tulio àe detto il suo pensamento
Line: 14 et àe detto li mali avenuti, e ritorna alla seconda parte
Line: 15 nella quale dimostra de' beni che sono pervenuti per eloquenzia.
Line: 17 Sì come quando ordino di ritrarre dell' antiche
Line: 18 scritte le cose che sono fatte lontane dalla nostra ricordança
Line: 19 per loro antichezza, intendo che eloquenzia
Page: 12 Line: 1 congiunta con ragione d' animo, cioè con sapienzia,
Line: 2 piùe agevolemente àe potuto conquistare e mettere inn
Line: 3 opera ad hedifficare cittadi, a stutare molte battaglie,
Line: 4 fare fermissime compagnie et anovare santissime amicizie.
Line: 6 Poi che Tulio àe divisati li mali che sono per eloquenzia,
Line: 7 sì divisa in questa parte li beni, e conta più beni
Line: 8 che mali perciò che più intende alle lode. Et nota che dice
Line: 9 «eloquenzia congiunta con sapienzia», però che sapienzia
Line: 10 dà volontade di bene fare et eloquenzia il mette a compimento.
Paragraph: 2
Line: 11 L' altre parole che sono nel testo, cioè «a edifficare
Line: 12 cittadi, a stutare molte battaglie etc. » son messe
Line: 13 ordinatamente acciò che prima si raunaro gli uomini insieme
Line: 14 a vivere ad una ragione et a buoni costumi et a
Line: 15 multiplicare d' avere; e poi che furo divenuti ricchi montò
Line: 16 tra lloro invidia e per la 'nvidia le guerre e le battaglie.
Line: 17 Poi li savi parladori astutaro le battaglie, et apresso gli
Line: 18 uomini fecero compagnie usando e mercatando insieme; e
Page: 13 Line: 1 di queste compagnie cuminciaro a ffare ferme amicizie per
Line: 2 eloquenzia e per sapienzia. Paragraph: 3 Ma ssì come dice e signifficano
Line: 3 queste parole, per più chiarire l' opera è bene convenevole
Line: 4 di dimostrare qui che è cittade e che è compagno
Line: 5 e che è amico e che è sapienzia e che è eloquenzia, perciò
Line: 6 che llo sponitore non vuole lasciare un solo motto donde
Line: 7 non dica tutto lo 'ntendimento.
Paragraph: 4
Line: 8 Che è cittade.- Cittade èe uno raunamento di gente
Line: 9 fatto per vivere a ragione; onde non sono detti cittadini
Line: 10 d' uno medesimo comune perché siano insieme accolti
Line: 11 dentro ad uno muro, ma quelli che insieme sono acolti
Line: 12 a vivere ad una ragione.
Paragraph: 5
Line: 13 Che è compagno.- Compagno è quelli che per alcuno
Line: 14 patto si congiugne con un altro ad alcuna cosa fare; e di
Line: 15 questi dice Vittorino che se sono fermi, per eloquenzia poi
Line: 16 divegnono fermissimi.
Paragraph: 6
Line: 17 Che è amico.- Amico è quelli che per uso di simile
Line: 18 vita si congiugne con un altro per amore iusto e fedele.
Line: 19 Verbigrazia: Acciò che alcuni siano amici conviene che
Line: 20 siano d' una vita e d' una costumanza, e però dice «per uso
Line: 21 di simile vita»; e dice «giusto amore» perché non sia a
Line: 22 cagione di luxuria o d' altre laide opere; e dice «fedele
Line: 23 amore» perché non sia per guadagneria o solo per utilitade,
Line: 24 ma sia per constante vertude. Et così pare manifestamente
Line: 25 che quella amistade ch' è per utilitade e per dilettamento
Page: 14 Line: 1 nonn è verace, ma partesi da che 'l diletto e
Line: 2 l' uttilitade menoma.
Paragraph: 7
Line: 3 Che è sapienzia.- Sapienzia è comprendere la verità
Line: 4 delle cose sì come elle sono.
Paragraph: 8
Line: 5 Che è eloquenzia.- Eloquenzia è sapere dire addorne
Line: 6 parole guernite di buone sentenzie.
Line: 8 Et così me lungamente pensante la ragione stessa
Line: 9 mi mena in questa fermissima sentenza, che sapienzia
Line: 10 sanza eloquenzia sia poco utile a le cittadi, et eloquenzia
Line: 11 sanza sapienza è spessamente molto dampnosa
Line: 12 e nulla fiata utile. Per la qual cosa, se alcuno intralascia
Line: 13 li dirittissimi et onestissimi studii di ragione e
Line: 14 d' officio e consuma tutta sua opera in usare sola parladura,
Line: 15 cert' elli èe cittadino inutile a sé e periglioso
Line: 16 alla sua cittade et al paese. Ma quelli il quale s' arma
Line: 17 sìe d' eloquenzia che non possa guerriare contra il bene
Line: 18 del paese, ma possa per esso pugnare, questo mi pare
Line: 19 uomo e cittadino utilissimo ed amicissimo alle sue et
Line: 20 alle publiche ragioni.
Line: 2 Poi che Tulio avea dette le prime due parti del suo
Line: 3 prologo, sì comincia la terza parte, nella quale dice tre
Line: 4 cose. Imprima dice che pare a llui di sapienzia, infino là
Line: 5 dove dice: «Per la qual cosa». Et quivi comincia la seconda,
Line: 6 nella quale dice che pare a llui d' eloquenzia, infino
Line: 7 là ove dice: «Ma quello il quale s' arma». Et quivi comincia
Line: 8 la terza, ne la quale dice che pare a llui dell' una
Line: 9 e dell' altra giunte insieme.
Paragraph: 2
Line: 10 Onde dice Vittorino: Se noi volemo mettere avacciamente
Line: 11 in opera alcuna cosa nelle cittadi, sì ne conviene
Line: 12 avere sapienzia giunta con eloquenzia, però che sapienzia
Line: 13 sempre è tarda. Et questo appare manifestamente in alcuno
Line: 14 savio che non sia parlatore, dal quale se noi domandassimo
Line: 15 uno consiglio certo nollo darebbe tosto cosìe come se fosse
Line: 16 bene parlante. Ma se fosse savio e parlante inmantenente
Line: 17 ne farebbe credibile di quel che volesse. Paragraph: 3 Et in ciò che
Line: 18 dice Tulio di coloro che 'ntralasciano li studii di ragione
Line: 19 e d' officio, intendo là dove dice «ragione» la sapienzia, e
Line: 20 là dove dice «officio» intendo le vertudi, ciò sono prodezza,
Line: 21 giustizia e l' altre vertudi le quali ànno officio di mettere
Line: 22 in opera che noi siamo discreti e giusti e bene costumati.
Paragraph: 4
Line: 23 Et però chi ssi parte da sapienzia e da le vertudi e studia
Page: 16 Line: 1 pure in dire le parole, di lui adviene cotale frutto che,
Line: 2 però che non sente quel medesimo che dice, conviene che
Line: 3 di lui avegna male e danno a ssé et al paese, però che
Line: 4 non sa trattare le propie utilitadi né lle comuni in questo
Line: 5 tempo e luogo et ordine che conviene. Paragraph: 5 Adunque colui
Line: 6 che ssi mette l' arme d' eloquenzia è utile a ssé et al suo
Line: 7 paese. Per questa arme intendo la eloquenzia, e per sapienzia
Line: 8 intendo la forza; ché sì come coll' arme ci difendiamo
Line: 9 da' nemici e colla forza sostenemo l' arme, tutto
Line: 10 altressì per eloquenzia difendemo noi la nostra causa dall'
Line: 11 aversario e per sapienzia ne sostenemo di dire quello
Line: 12 che a noi potesse tenere danno. Et in questa parte è detta
Line: 13 la terzia parte del prologo di Tulio. Paragraph: 6 Dunque vae il
Line: 14 conto alla quarta parte del prologo, per provare ciò ch' è
Line: 15 detto davanti et a conducere che noi dovemo studiare in
Line: 16 rettorica per avere eloquenzia e sapienzia: e sopra ciò reca
Line: 17 Tulio molti argomenti, li quali debbono e possono così
Line: 18 essere, e tali che conviene che sia pur così e di tali ch' è
Line: 19 onesta cosa pur di così essere; e sopra ciò ecco il testo
Page: 17 Line: 1 di Tulio in lettera grossa, e poi seguisce la disposta in
Line: 2 lettera sottile secondo la forma del libro.
Line: 4 Dunque se noi volemo considerare il principio
Line: 5 d' eloquenzia la quale sia pervenuta in uomo per arte
Line: 6 o per studio o per usanza o per forza di natura, noi
Line: 7 troveremo che sia nato d' onestissime cagioni e che ssia
Line: 8 mosso d' ottima ragione. Chapter: II Acciò che fue un
Line: 9 tempo che in tutte parti isvagavano gli uomini per
Line: 10 li campi in guisa di bestie e conduceano lor vita in
Line: 11 modo di fiere, e facea ciascuno quasi tutte cose per
Line: 12 forza di corpo e non per ragione d' animo; et ancora
Line: 13 in quello tempo la divina religione né umano officio
Line: 14 non erano avuti in reverenzia. Neuno uomo avea veduto
Line: 15 legittimo managio, nessuno avea connosciuti certi
Line: 16 figliuoli, né aveano pensato che utilitade fosse mantenere
Line: 17 ragione et agguallianza. E così per errore e per
Line: 18 nescitade la cieca e folle ardita signoria dell' animo,
Line: 19 cioè la cupiditade, per mettere in opera sé medesima
Line: 20 misusava le forze del corpo con aiuto di pessimi seguitatori.
Line: 2 In questa quarta parte del prologo vogliendo Tulio
Line: 3 dimostrare che eloquenzia nasce e muove per cagione e
Line: 4 per ragione ottima et onestissima, sì dice come in alcuno
Line: 5 tempo erano gli uomini rozzi e nessci come bestie; e dell'
Line: 6 uomo dicono li filosofi, e la santa scrittura il conferma,
Line: 7 che egli è fermamento di corpo e d' anima razionale, la
Line: 8 quale anima per la ragione ch' è in lei àe intero conoscimento
Line: 9 delle cose. Paragraph: 2 Onde dice Vittorino: Sì come menoma
Line: 10 la forza del vino per la propietade del vasello nel
Line: 11 quale è messo, cosìe l' anima muta la sua forza per la
Line: 12 propietade di quello corpo a cui ella si congiunge. Et però,
Line: 13 se quel corpo è mal disposto e compressionato di mali
Line: 14 homori, la anima per gravezza del corpo perde la conoscenza
Line: 15 delle cose, sì che appena puote discernere bene da
Line: 16 male, sì come in tempo passato nell' anime di molti le
Line: 17 quali erano agravate de' pesi de' corpi, e però quelli uomini
Page: 19 Line: 1 erano sì falsi et indiscreti che non conosceano Dio né lloro
Line: 2 medesimi. Onde misusavano le forze del corpo uccidendo
Line: 3 l' uno l' altro, tolliendo le cose per forza e per furto, luxuriando
Line: 4 malamente, non connoscendo i loro proprii figliuoli
Line: 5 né avendo legittime mogli. Paragraph: 3 Ma tuttavolta la natura,
Line: 6 cioè la divina disposizione, non avea sparta quella bestialitade
Line: 7 in tutti gli uomini igualmente; ma fue alcuno savio
Line: 8 e molto bello dicitore il quale, vedendo che gli uomini
Line: 9 erano acconci a ragionare, usò di parlare a lloro per recarli
Line: 10 a divina connoscenza, cioè ad amare Idio e 'l proximo, sì
Line: 11 come lo sponitore dicerà per innanzi in suo luogo; e perciò
Line: 12 dice Tulio nel testo di sopra che eloquenzia ebbe cominciamento
Line: 13 per onestissime cagioni e dirittissime ragioni,
Line: 14 cioè per amare Idio e 'l proximo, ché sanza ciò l' umana
Line: 15 gente non arebbe durato. Paragraph: 4 Et là dove dice il testo che
Line: 16 gli uomini isvagavano per li campi intendo che non aveano
Line: 17 case né luogo, ma andavano qua e là come bestie. Paragraph: 5 Et
Line: 18 là dove dice che viveano come fiere intendo che mangiavano
Line: 19 carne cruda, erbe crude et altri cibi come le fiere.
Paragraph: 6
Line: 20 Et là dove dice «tutte cose quasi faceano per forza e
Line: 21 non per ragione» intendo che dice «quasi» ché non faceano
Line: 22 però tutte cose per forza, ma alquante ne faceano
Page: 20 Line: 1 per ragione e per senno, cioè favellare, disiderare et altre
Line: 2 cose che ssi muovono dall' animo. Paragraph: 7 Et là dove dice che
Line: 3 divina religione non era reverita intendo che non sapeano
Line: 4 che Dio fosse. Paragraph: 8 Et là dove dice dell' umano officio intendo
Line: 5 che non sapeano vivere a buoni costumi e non conosceano
Line: 6 prudenzia né giustizia né l' altre virtudi. Paragraph: 9 Et
Line: 7 là dove dice che non manteneano ragione intendo «ragione»
Line: 8 cioè giustizia, della quale dicono i libri della legge
Line: 9 che giustizia è perpetua e ferma volontade d' animo che
Line: 10 dae a ciascuno sua ragione. Paragraph: 10 Et là dove dice «aguaglianza»
Line: 11 intendo quella ragione che dae igual pena al
Line: 12 grande et al piccolo sopra li eguali fatti. Paragraph: 11 Et là dove
Line: 13 dice «cupiditade» intendo quel vizio ch' è contrario di
Line: 14 temperanza; e questo vizio ne conduce a disiderare alcuna
Line: 15 cosa la quale noi non dovemo volere, et inforza nel
Line: 16 nostro animo un mal signoraggio, il quale nol permette
Line: 17 rifrenare da' rei movimenti. Paragraph: 12 Et là dove dice «nescitade»
Line: 18 intendo ch' è nnone connoscere utile et inutile; e
Line: 19 però dice ch' è cupidità cieca per lo non sapere e che non
Line: 20 conosce il prode e 'l danno. Paragraph: 13 Et là dove dice «folle
Page: 21 Line: 1 ardita» intendo che folli arditi sono uomini matti e
Line: 2 ratti a ffare cose che non sono da ffare. Paragraph: 14 Et là dove
Line: 3 dice «misusava le forze del corpo» intendo misusare cioè
Line: 4 usare in mala parte; ché dice Vittorino che forza di corpo
Line: 5 ci è data da Dio per usarla in fare cose utili et oneste, ma
Line: 6 coloro faceano tutto il contrario. Paragraph: 15 Ora à detto lo sponitore
Line: 7 sopra 'l testo di Tulio le cagioni per le quali eloquenzia
Line: 8 cominciò a parere. Omai dicerae in che modo
Line: 9 appario e come si trasse innanzi.
Line: 11 Nel quale tempo fue uno uomo grande e savio,
Line: 12 il quale cognobbe che materia e quanto aconciamento
Line: 13 avea nelli animi delli uomini a grandissime cose chi
Line: 14 lli potesse dirizzare e megliorare per comandamenti.
Line: 15 Donde costrinse e raunò in uno luogo quelli uomini
Line: 16 che allora erano sparti per le campora e partiti per
Line: 17 le nascosaglie silvestre; et inducendo loro a ssapere le
Line: 18 cose utili et oneste, tutto che alla prima paresse loro
Line: 19 gravi per loro disusanza, poi l' udiro studiosamente per
Line: 20 la ragione e per bel dire; e ssì lli arecò umili e mansueti
Line: 21 dalla fierezza e dalla crudeltà che aveano.
Line: 2 In questa parte vuole Tulio dimostrare da cui e come
Line: 3 cominciò eloquenzia et in che cose; et è la tema cotale:
Line: 4 In quel tempo che lla gente vivea così malamente, fue un
Line: 5 uomo grande per eloquenzia e savio per sapienzia, il quale
Line: 6 cognobbe che materia, cioè la ragione che l' uomo àe in sé
Line: 7 naturalmente per la quale puote l' uomo intendere e ragionare,
Line: 8 e l' acconciamento a fare grandissime cose, cioè a
Line: 9 ttenere pace et amare Idio e 'l proximo, a ffare cittadi,
Line: 10 castella e magioni e bel costume, et a ttenere iustitia et
Line: 11 a vivere ordinatamente, se fosse chi lli potesse dirizzare,
Line: 12 cioè ritrarre da bestiale vita, e melliorare per comandamenti,
Line: 13 cioè per insegnamenti e per leggi e statuti che lli
Line: 14 afrenasse. Paragraph: 2 Et qui cade una quistione, ché potrebbe
Line: 15 alcuno dicere: «Come si potieno melliorare, da che non
Line: 16 erano buoni?». A cciò rispondo che naturalmente era la
Line: 17 ragione dell' anima buona; adunque si potea migliorare nel
Line: 18 modo ch' è detto. Paragraph: 3 Donde questo savio costrinse - e dice
Page: 23 Line: 1 che i «costrinse» però che non si voleano raunare - e
Line: 2 raunò - e dice «raunò» poi che elli volloro. Che 'l savio
Line: 3 uomo fece tanto per senno e per eloquenzia, mostrando
Line: 4 belle ragioni, assegnando utilitade e metendo del suo in
Line: 5 dare mangiare e belle cene e belli desinari et altri piaceri,
Line: 6 che ssi raunaro e patiero d' udire le sue parole. Et elli insegnava
Line: 7 loro le cose utili dicendo: «State bene insieme,
Line: 8 aiuti l' uno l' altro, e sarete sicuri e forti; fate cittadi e
Line: 9 ville». Et insegnava loro le cose oneste dicendo: «Il piccolo
Line: 10 onori il grande, il figliuolo tema il suo padre» etc.
Paragraph: 4
Line: 11 Et tutto che, dalla prima, a questi che viveano bestialmente
Line: 12 paresser gravi amonimenti di vivere a ragione et ad
Line: 13 ordine, acciò ch' elli erano liberi e franchi naturalmente e
Line: 14 non si voleano mettere a signoraggio, poi, udendo il bel
Line: 15 dire del savio uomo e considerando per ragione che larga e
Line: 16 libera licenzia di mal fare ritornava in lor grave destruzione
Line: 17 et in periglio de l' umana generazione, udiro e miser
Line: 18 cura a intendere lui. Et in questa maniera il savio uomo li
Line: 19 ritrasse di loro fierezza e di loro crudeltade - e dice «fierezza»
Line: 20 perciò che viveano come fiere; e dice «crudeltade»
Line: 21 perciò che 'l padre e 'l figliuolo non si conosceano, anzi
Line: 22 uccidea l' uno l' altro - e feceli umili e mansueti, cioè volontarosi
Line: 23 di ragioni e di virtudi e partitori dal male.
Paragraph: 5
Page: 24
Line: 1 Ora à detto Tulio chi cominciò eloquenzia et intra cui
Line: 2 e come; or dicerà per che ragione, sanza la quale non
Line: 3 potea ciò fare.
Line: 5 Per la qual cosa pare a me che lla sapienzia
Line: 6 tacita e povera di parole non arebbe potuto fare tanto,
Line: 7 che così subitamente fossero quelli uomini dipartiti
Line: 8 dall' antica e lunga usanza et informati in diverse ragioni
Line: 9 di vita.
Line: 11 In questa parte dice Tulio la ragione sanza la quale
Line: 12 non si potea fare ciò che fece 'l savio uomo; e dice «sapienzia
Line: 13 tacita» quella di coloro che non danno insegnamento
Line: 14 per parole ma per opera, come fanno ' romiti. Et
Line: 15 dice «povera di parole» per coloro che 'l lor senno non
Line: 16 sanno addornar di parole belle e piene di sentenze a ffar
Line: 17 credere ad altri il suo parere. Et per questo potemo intendere
Line: 18 che picciola forza è quella di sapienzia s' ella nonn
Line: 19 è congiunta con eloquenzia, e potemo connoscere che sopra
Line: 20 tutte cose è grande sapienzia congiunta con eloquenzia.
Paragraph: 2
Line: 21 Et là dove dice «così subitamente» intendo che quello
Line: 22 savio uomo arebbe bene potuto fare queste cose per sapienzia,
Line: 23 ma non così avaccio né così subitamente come
Line: 24 fece abiendo eloquenzia e sapienzia. Et là dove dice «in
Page: 25 Line: 1 diverse ragioni di vita» intendo che uno fece cavalieri, un
Line: 2 altro fece cherico, e così fece d' altri mistieri.
Line: 4 Et così, poi che lle cittadi e le ville fuoron fatte,
Line: 5 impreser gli uomini aver fede, tener giustizia et usarsi
Line: 6 ad obedire l' uno l' altro per propia volontade et a
Line: 7 sofferire pena et affanno non solamente per la comune
Line: 8 utilitade, ma voler morire per essa mantenere. La qual
Line: 9 cosa non s' arebbe potuta fare se gli uomini non
Line: 10 avessor potuto dimostrare e fare credere per parole,
Line: 11 cioè per eloquenzia, ciò che trovavano e pensavano per
Line: 12 sapienzia. Et certo chi avea forza e podere sopra
Line: 13 altri molti non averia patito divenire pare di coloro
Line: 14 ch' elli potea segnoreggiare, se non l' avesse mosso sennata
Line: 15 e soave parladura; tanto era loro allegra la primiera
Line: 16 usanza, la quale era tanto durata lungamente
Line: 17 che parea et era in loro convertita in natura. Donde
Page: 26 Line: 1 pare a me che così anticamente e da prima nasceo e
Line: 2 mosse eloquenzia, e poi s' innalzò in altissime utilitadi
Line: 3 delli uomini nelle vicende di pace e di guerra.
Line: 5 In questa parte dice Tulio che cciò che sapienzia
Line: 6 non avrebbe messo in compimento per sé sola, ella fece
Line: 7 avendo in compagnia eloquenzia; e però la tema èe cotale:
Line: 8 Sì come detto è davanti, fuoro gli uomini raunati et insegnati
Line: 9 di ben fare e d' amarsi insieme, e però fecero cittadi
Line: 10 e ville; poi che lle cittadi fuor fatte impresero ad avere
Line: 11 fede. Paragraph: 2 Di questa parola intendo che coloro ànno fede che
Line: 12 non ingannano altrui e che non vogliono che lite né discordia
Line: 13 sia nelle cittadi, e se vi fosse sì la mettono in pace.
Line: 14 Et fede, sì come dice un savio, è lla speranza della cosa
Line: 15 promessa; e dice la legge che fede è quella che promette
Line: 16 l' uno e l' altro l' attende. Ma Tulio medesimo dice in un
Line: 17 altro libro delli offici che fede è fondamento di giustizia,
Line: 18 veritade in parlare e fermezza delle promesse; e questa èe
Line: 19 quella virtude ch' è appellata lealtade. Paragraph: 3 E così sommatamente
Line: 20 loda Tulio eloquenzia con sapienzia congiunta, che
Line: 21 sanza ciò le grandissime cose non s' arebbono potute mettere
Line: 22 in compimento, e dice che poi àe molto de ben fatto
Page: 27 Line: 1 in guerra et in pace. Et per questa parola intendo che tutti
Line: 2 i convenenti de' comuni e delle speciali persone corrono
Line: 3 per due stati o di pace o di guerra, e nell' uno e nell' altro
Line: 4 bisogna la nostra rettorica sì al postutto, che sanza lei
Line: 5 non si potrebbono mantenere.
Line: 7 Ma poi che lli uomini, malamente seguendo la
Line: 8 virtude sanza ragione d' officio, apresero copia di parlare,
Line: 9 usaro et inforzaro tutto loro ingegno in malizia,
Line: 10 per che convenne che lle cittadi sine guastassero e li
Line: 11 uomini si comprendessero di quella ruggine. Chapter: III Et
Line: 12 poi che detto avemo la cumincianza del bene, contiamo
Line: 13 come cuminciò questo male.
Line: 15 Poi che Tulio avea detto davanti i beni che sono
Line: 16 advenuti per eloquenzia, in questa parte dice i mali che
Line: 17 sono advenuti per lei sola sanza sapienzia; ma perciò che
Line: 18 lla sua intentione è più in laudarla, sì appone elli il male
Line: 19 a coloro che lla misusano e non a llei. Paragraph: 2 Et sopra ciò la
Line: 20 tema è cotale: Furono uomini folli sanza discrezione, li
Line: 21 quali, veggendo che alquanti erano in grande onoranza e
Page: 28 Line: 1 montati in alto stato per lo bello parlare ch' usavano secondo
Line: 2 li comandamenti di questa arte, sì studiaro solo
Line: 3 in parlare e tralasciaro lo studio di sapienzia, e divennero
Line: 4 sì copiosi in dire che, per l' abondanza del molto parlare
Line: 5 sanza condimento di senno, che cuminciaro a mettere
Line: 6 sedizione e distruggimento nelle cittadi e ne' comuni et a
Line: 7 corrompere la vita degli uomini; e questo divenia però
Line: 8 ch' ellino aveano sembianza e vista di sapienzia, della
Line: 9 quale erano tutti nudi e vani. Paragraph: 3 Et dice Vittorino che
Line: 10 eloquenzia sola èe appellata «la vista», perciò che ella
Line: 11 fae parere che sapienzia sia in coloro ne' quali ella non
Line: 12 fae dimoro. Et queste sono quelle persone che per avere
Line: 13 li onori e l' uttilitadi delle comunanze parlano sanza sentimento
Line: 14 di bene; così turbano le cittadi et usano la gente
Line: 15 a perversi costumi. Paragraph: 4 Et poi dice Tulio: Da che noi
Line: 16 avemo contato 'l principio del bene, cioè de' beni che
Line: 17 avenuti erano per eloquenzia, si è convenevole di mettere
Line: 18 in conto la 'ncumincianza del male che 'nde seguitò.
Line: 19 Et dice in questo modo nel testo:
Line: 3 Et certo molto mi pare verisimile: in alcuno
Line: 4 tempo gli uomini che non erano parlatori et uomini
Line: 5 meno che savi non usavano tramettersi delle publiche
Line: 6 vicende, e che gli uomini grandi e savi parlieri non
Line: 7 si trametteano delle cause private. E con ciò fosse
Line: 8 cosa che sovrani uomini regessero le grandissime cose,
Line: 9 io mi penso che furo altri uomini callidi e vezzati i
Line: 10 quali avennero a trattare le picciole controversie delle
Line: 11 private persone; nelle quali controversie adusandosi
Line: 12 gli uomini spessamente a stare fermi nella bugia incontra
Line: 13 la verità, imperseveramento di parlare nutricò
Line: 14 arditanza.
Section: 11
Line: 15 Sì che per le 'ngiurie de' cittadini convenne per
Line: 16 necessitade che' maggiori si contraparassono agli arditi
Line: 17 e che ciascuno atoriasse le sue bisogne; e così,
Line: 18 parendo molte fiate che quello ch' avea impresa sola
Line: 19 eloquenzia sanza sapienzia fosse pare o talora più innanzi
Page: 30 Line: 1 che quello che avea eloquenzia congiunta con
Line: 2 sapienzia, avenìa che, per giudicio di moltitudine di
Line: 3 gente e di sé medesimo, paresse essere degno di reggiere
Line: 4 le publiche cose.
Section: 12
Line: 5 E certo non ingiustamente, poi che' folli arditi
Line: 6 impronti pervennero ad avere reggimenti delle comunanze,
Line: 7 grandissime e miserissime tempestanze adveniano
Line: 8 molto sovente; per la qual cosa cadde eloquenzia
Line: 9 in tanto odio et invidia che gli uomini d' altissimo ingegno,
Line: 10 quasi per scampare di torbida tempestade in
Line: 11 sicuro porto, così fuggiendo la discordiosa e tumultuosa
Line: 12 vita si ritrassero ad alcuno altro queto studio. Per
Line: 13 la qual cosa pare che per la loro posa li altri dritti
Line: 14 et onesti studii molto perseverati vennero in onore.
Section: 13
Line: 15 Ma questo studio di rettorica fue abandonato quasi
Line: 16 da tutti loro, e perciò tornò a neente, in tal tempo
Line: 17 quando più inforzatamente si dovea mantenere e più
Page: 31 Line: 1 studiosamente crescere; perciò che quando più indegnamente
Line: 2 la presumptione e l' ardire de' folli impronti
Line: 3 manimettea e guastava la cosa onestissima e dirittissima
Line: 4 con troppo gravoso danno del comune, allora
Line: 5 era più degna cosa contrastare e consigliare la cosa publica.
Chapter: IV
Line: 6 Della qual cosa non fugìo il nostro Catone
Line: 7 né Lelius né, al ver dire, il loro discepolo Affricano,
Line: 8 né i Gracchi nepoti d' Affricano, ne' quali uomini
Line: 9 era sovrana virtude et altoritade acresciuta per la loro
Line: 10 sovrana virtude; sì che la loro eloquenzia era grande
Line: 11 adornamento di loro et aiuto e mantenimento della
Line: 12 comunanza.
Line: 14 In questa parte divisa Tulio come divennero quelli
Line: 15 due mali, cioè turbare il buono stato delle cittadi e corrompere
Line: 16 la buona vita e costumanza delli uomini; et avegna
Line: 17 che 'l suo testo sia recato in sìe piane parole che
Line: 18 molto fae da intendere tutti, ma tutta volta lo sponitore
Line: 19 dirae alcune parole per più chiarezza. Paragraph: 2 Et è la tema
Line: 20 cotale: La eloquenzia mise in sì alto stato i parladori
Line: 21 savi e guerniti di senno, che per loro si reggeano le cittadi
Line: 22 e le comunanze e le cose publiche, avendo le signorie
Line: 23 e li officii e li onori e le grandi cose, e non si trametteano
Line: 24 delle cause private, cioè delle vicende delli
Page: 32 Line: 1 uomini speciali, né di fare lavoriere né altre picciole
Line: 2 cose. Ma erano altri uomini di due maniere: l' una che
Line: 3 non erano parlatori, l' autra che non aveano sapienzia, ma
Line: 4 erano gridatori e favellatori molto grandi; e questi non
Line: 5 si trametteano delle cose publiche, cioè delle signorie e
Line: 6 delli officii e delle grandi cose del comune, ma impigliavansi
Line: 7 a trattare le picciole cose delle private persone, cioè
Line: 8 delli speciali uomini. Paragraph: 3 Intra' quali furono alcuni calidi
Line: 9 e vezzati - cioè per la fraude e per la malizia che in loro
Line: 10 regnava parea ch' avesse in loro sapienzia-; e questi
Line: 11 s' ausarono tanto a parlare che, per molta usanza di dire
Line: 12 parole e di gridare sopra le vicende delle speciali persone,
Line: 13 montaro in ardimento e presero audacia di favellare in
Line: 14 guisa d' eloquenzia tanto e sì malamente che teneano la
Line: 15 menzogna e la fallacia ferma contra la veritade. Paragraph: 4 Onde,
Line: 16 per li grandi mali che di ciò adveniano, convenne che'
Line: 17 grandi, ciò sono i savi parladori che reggeano le grandi
Line: 18 cose, venissero et abassassero a trattare le picciole vicende
Line: 19 di speciali persone, per difendere i loro amici e per contastare
Line: 20 a quelli arditi. Et nota che arditi sono di due maniere:
Line: 21 l' una che pigliano a ffare di grandi cose con provedimento
Line: 22 di ragione, e questi sono savi; li altri che pigliano
Line: 23 a ffare le grandi cose sanza provedenza di ragione,
Page: 33 Line: 1 e questi sono folli arditi. Paragraph: 5 Donde in questo contrastare
Line: 2 i buoni e savi parlavano giustamente, ma i folli arditi,
Line: 3 che non aveano studiato in sapienzia ma pure in eloquenzia,
Line: 4 gridavano e garriano a grandi boci e non si vergognavano
Line: 5 di mentire e di dire torto palese; sicché spessamente
Line: 6 pareano pari di senno e di parlare e talvolta
Line: 7 migliori. Sì che per sentenza del popolo, la quale è sentenzia
Line: 8 vana perciò che non muove da ragione, e per
Line: 9 sentenza di sé medesimo, la quale è per neente, pareano
Line: 10 essere degni di covernare le publiche e le grandi cose, e
Line: 11 così furo messi a reggere le cittadi et alli officii et onori
Line: 12 delle comunanze. Paragraph: 6 Et poi che cciò avenne, non fue
Line: 13 meraviglia se nelle cittadi veniano grandissime e miserissime
Line: 14 tempestadi. Et nota che dice «grandissime» per
Line: 15 la quantità e che duraro lungamente, e dice «miserissime»
Line: 16 per la qualitade, ch' erano aspre e perilliose che 'nde
Line: 17 moriano le persone; e dice «tempestanza» per similitudine,
Line: 18 che sì come la nave dimora in fortuna di mare e
Line: 19 talvolta crescono in tanto che perisce, così dimora la
Line: 20 cittade per le discordie, et alla fiata montano sicché periscono
Line: 21 in sé medesime e patono distruzione. Paragraph: 7 «Per
Line: 22 la qual cosa eloquenzia cadde in tanto odio et invidia»....
Page: 34 Line: 1 Et nota che odio non è altro se nno ira invecchiata; e
Line: 2 così i buoni savi erano stati lungamente irosi, veggiendo
Line: 3 i folli arditi segnoreggiare le cittadi. Et invidia è aflizione
Line: 4 che omo àe per altrui bene; donde i buoni savi
Line: 5 aveano molta aflizione per coloro ch' erano segnori delle
Line: 6 grandi cose et erano in onore. Paragraph: 8 Et perciò li buoni d' altissimo
Line: 7 ingegno si ritrassero di quelle cose ad altri queti
Line: 8 studii per scampare della tumultuosa vita in sicuro porto.
Line: 9 Et nota: là dove dice «altissimo ingegno» dimostra bene
Line: 10 ch' arebboro potuto e saputo contrastare a' folli arditi, e
Line: 11 perciò che no 'l fecero furo bene da riprendere. Et in
Line: 12 ciò che dice «queti studi» intendo l' altre scienze di filosofia,
Line: 13 sì come trattare le nature delle divine cose e delle
Line: 14 terrene, e sì come l' etica, che tratta le virtudi e le costumanze;
Line: 15 et appellali «queti studii» ché non trattano
Line: 16 di parlare in comune, e perciò che ssi stavano partiti
Line: 17 dal romore delle genti. Et appella «vita tumultuosa» ché
Line: 18 spessamente l' uno uomo assaliva l' altro in cittade coll'
Line: 19 arme e talvolta l' uccideva. Paragraph: 9 Et poi che' savi intralassar
Line: 20 lo studio d' eloquenzia, ella tornò ad neente e non
Line: 21 fue curata né pregiata. Ma l' altre scienzie di filosofia,
Line: 22 nelle quali studiaro, montaro in grande onore. Paragraph: 10 Et
Line: 23 ora riprende Tulio questi savi e dice che fecior questo
Line: 24 a quel tempo che eloquenzia avea più grande bisogno
Line: 25 per lo male che faceano i folli arditi nelle cittadi, e perché
Line: 26 guastavano la cosa onestissima e dirittissima, cioè
Page: 35 Line: 1 eloquenzia che ssi pertiene alle cose oneste e diritte.
Paragraph: 11
Line: 2 Dalla qual cosa non fugìo il nostro Catone né quelli
Line: 3 altri savi ch' amavano drittamente il comune et aveano
Line: 4 senno e parlatura; ma dimoraro fermi a consigliare et
Line: 5 a difendere il comune da' garritori folli arditi; e però
Line: 6 montaro in onore et in istato sì grande che le loro dicerie
Line: 7 erano tenute sentenze, e perciò dice che in loro
Line: 8 era autoritade, ché autoritade èe una dignitade degna
Line: 9 d' onore e di temenza. Paragraph: 12 Ma da questo si muove il conto
Line: 10 e ritorna a conchiudere per ragioni utili et oneste e
Line: 11 possibili e necessare che dovemo studiare in eloquenzia,
Line: 12 e lodala in molte guise.
Line: 14 Per la qual cosa, al mio animo, non perciò meno
Line: 15 è da mettere studio in eloquenzia s' alquanti la misusano
Line: 16 in publiche et in private cose; ma tanto più
Line: 17 che' malvagi non abbiano troppo di podere con grave
Line: 18 danno de' buoni e con generale distruzione di tutti.
Line: 19 Maximamente cun ciò sia la verità che rettorica è una
Line: 20 cosa la quale molto s' appartiene a tutte cose, e publiche
Line: 21 e private, e per essa diviene la vita sicura,
Line: 22 onesta, inlustre e iocunda; e per essa medesima molte
Page: 36 Line: 1 utilitadi avengono in comune se fia presta la modonatrice
Line: 2 di tutte cose, cioè sapienzia; e per lei medesima
Line: 3 abonda a coloro che ll' acquistano lode, onore, dignitade;
Line: 4 e per essa medesima ànno li amici certissimo
Line: 5 e sicurissimo aiutorio.
Line: 7 La tema di questo testo è cotale, che dice Tulio:
Line: 8 Se alquanti di mala maniera usano malamente eloquenzia,
Line: 9 non rimane pertanto che ll' uomo non debbia studiare in
Line: 10 eloquenzia, al mio animo (cioè per mia sentenza), acciò
Line: 11 che' rei uomini non abbiano podere di malfare a' buoni
Line: 12 né di fare generale distruzione di tutti. Et nota che distrutti
Line: 13 sono coloro che soleano essere in alto stato et in
Line: 14 ricchezza e poi divennero in tanta miseria che vanno mendicando.
Paragraph: 2
Line: 15 Et poi dice le lode di rettorica, come tocca
Line: 16 al comune et al diviso, e come per lei diviene l' uomo sicuro,
Line: 17 cioè che sicuramente puote gire a trattare le cause,
Line: 18 et appena troverai chi 'l sappia contradiare; e dice
Page: 37 Line: 1 che 'nde diviene la vita «onesta», cioè laudato intra coloro
Line: 2 che 'l cognoscono; e dice «illustre», cioè laudato intra
Line: 3 li strani; e dice «ioconda», cioè vita piacevole, però che'
Line: 4 savi parlieri molto piacciono ad sé et altrui. Paragraph: 3 Et altressì
Line: 5 molto bene n' aviene alle comunanze per eloquenzia,
Line: 6 a questa condizione: se sapienzia sia presta, cioè se
Line: 7 ella sia adiunta con eloquenzia. Et dice che sapienzia è
Line: 8 amodenatrice di tutte cose però che ella sae antivedere
Line: 9 e porre a tutte cose certo modo e certo fine. Paragraph: 4 Et poi
Line: 10 dice che questi che ànno eloquenzia giunta con sapienzia
Line: 11 sono laudati, temuti et amati; e dice che lli amici loro
Line: 12 possono di loro avere aiutorio sicurissimo, però che appena
Line: 13 fie chi lli sappia contrastare, poiché sanno parlare
Line: 14 a compimento di senno. Et dice «certissimo» però che 'l
Line: 15 buono e 'l savio uomo non si lascia corrompere per amore
Line: 16 né per prezzo né per altra simile cosa. Et qui si parte il
Line: 17 conto e fae un' ultima conclusione in questo modo:
Line: 19 Et però pare a me che gli uomini, i quali in molte
Line: 20 cose sono minori e più fievoli che lle bestie, in questa
Line: 21 una cosa l' avanzano, che possono parlare; e donque
Line: 22 pare che colui conquista cosa nobile et altissima
Page: 38 Line: 1 il quale sormonta li altri uomini in quella medesima
Line: 2 cosa per la quale gli uomini avanzano le bestie.
Line: 4 La tema in questo testo è cotale: La veritade è che
Line: 5 gli uomini in molte cose sono minori che lle bestie e più
Line: 6 fievoli, acciò che sanza fallo il leofante e molti altri animali
Line: 7 sono più grandi del corpo che nonn è l' uomo; e
Line: 8 certo il leone e molte altre bestie sono più forti della
Line: 9 persona che ll' uomo; e più ancora che in tutti e cinque '
Line: 10 sensi sono certi animali che avanzano lo senso dell' uomo.
Line: 11 Ché sanza fallo lo porco salvatico avanza l' uomo d' udire
Line: 12 e 'l lupo cerviere del vedere e la scimmia del saporare,
Line: 13 e l' avoltore dell' anasare ad odorare, e 'l ragnol del toccare.
Paragraph: 2
Line: 14 Ma in questa una cosa avanza l' uomo tutte le
Line: 15 bestie et animali, che elli sa parlare. Donque quello uomo
Line: 16 acquista bene la sovrana cosa di tutte le buone, che di
Line: 17 ben parlare soprastae alli altri uomini.
Line: 19 Et questa altissima cosa, cioè eloquenzia, non
Line: 20 si acquista solamente per natura né solamente per
Page: 39 Line: 1 usanza, ma per insegnamento d' arte altressì. Donque
Line: 2 non è disavenante di vedere ciò che dicono coloro i
Line: 3 quali sopra ciò ne lasciaro alquanti comandamenti.
Line: 4 Ma anzi che noi diciamo ciò che ssi comanda in rettorica,
Line: 5 pare che sia a trattare del genere d' essa arte e
Line: 6 del suo officio e della fine e della materia e delle sue
Line: 7 parti; imperoché sapute e cognosciute queste cose, più
Line: 8 di legieri e più isbrigatamente potrà l' animo di ciascuno
Line: 9 considerare la ragione e la via dell' arte.
Line: 11 Poi che Tulio avea lodata Rettorica et era soprastato
Line: 12 alle sue commendazioni in molte maniere, sì ricomincia
Line: 13 nel suo testo per dire di che cose elli tratterà
Line: 14 nel suo libro. Ma prima dice alcuni belli dimostramenti,
Line: 15 perché l' animo di ciascuno sia più intendente di quello
Line: 16 che seguirà, e così pone fine al suo prolago e viene al
Line: 17 fatto in questo modo:
Line: 19 Una ragione è delle cittadi la quale richiede
Line: 20 et è di molte cose e di grandi, intra lle quali è una
Line: 21 grande et ampia parte l' artificiosa eloquenzia, la quale
Line: 22 è appellata Rettorica. Ché al ver dire né cci acordiamo
Page: 40 Line: 1 con quelli che non credono che lla scienzia delle cittadi
Line: 2 abbia bisogno d' eloquenzia, e molto ne discordiamo
Line: 3 da coloro che pensano ch' ella del tutto si tegna
Line: 4 in forza et in arte del parladore. Per la qual cosa questa
Line: 5 arte di rettorica porremo in quel genere che noi
Line: 6 diciamo ch' ella sia parte della civile scienzia, cioè
Line: 7 della scienzia delle cittadi.
Line: 9 In questa parte del testo procede Tulio a dimostrare
Line: 10 ordinatamente ciò che elli avea promesso nella fine del
Line: 11 prolago. Et primamente comincia a dicere il genere di
Line: 12 questa arte. Ma anzi che llo sponitore vada innanzi sì
Line: 13 vuole fare intendere che è genere, perché l' altre parole
Line: 14 siano meglio intese. Paragraph: 2 Ogne cosa quasi o è generale,
Line: 15 sicché comprende molte altre cose, o è parte di quella
Line: 16 generale. Onde questa parola, cioè «uomo», è generale,
Line: 17 per ciò che comprende molti, cioè Piero e Joanni etc. ,
Line: 18 ma questa parola, cioè «Piero», è una parte. A questa
Line: 19 somiglianza, per dire più in volgare, si puote intendere
Line: 20 genere cioè la schiatta; ché chi dice «i Tosinghi» comprende
Line: 21 tutti coloro di quella schiatta, ma chi dice «Davizzo»
Line: 22 non comprende se no una parte, cioè un uomo di
Line: 23 quella schiatta. Paragraph: 3 Onde Tulio dice di rettorica sotto
Line: 24 quale genere si comprende, per meglio mostrare il fondamento
Page: 41 Line: 1 e lla natura sua. Et dice così che lla ragione
Line: 2 delle cittadi, cioè il reggimento e lla vita del comune e
Line: 3 delle speciali persone, richiede molte e grandi cose, in
Line: 4 questo modo: che è in fatti e 'n detti. Paragraph: 4 In fatti è la ragione
Line: 5 delle cittadi sì come l' arte de' fabbri, de' sartori,
Line: 6 de' pannari e l' altre arti che si fanno con mani e con
Line: 7 piedi. In detti è la rettorica e l' altre scienze che sono in
Line: 8 parlare. Adonque la scienza del covernamento delle cittadi
Line: 9 è cosa generale sotto la quale si comprende rettorica, cioè
Line: 10 l' arte del bene parlare. Ma anzi che llo sponitore vada
Line: 11 più innanzi, pensando che lla scienza delle cittadi è parte
Line: 12 d' un altro generale che muove di filosofia, sì vuole elli
Line: 13 dire un poco che è filosofia, per provare la nobilitade e
Line: 14 l' altezza della scienzia di covernare le cittadi. Et provedendo
Line: 15 ciò ssi pruova l' altezza di rettorica.
Paragraph: 6
Line: 16 Filosofia è quella sovrana cosa la quale comprende
Line: 17 sotto sé tutte le scienze; et è questo uno nome composto
Line: 18 di due nomi greci: il primo nome si è phylos, e vale
Line: 19 tanto a dire quanto «amore», il secondo nome è sophya ,
Line: 20 e vale tanto a dire quanto «sapienzia». Onde «filosofia»
Line: 21 tanto vale a dire come «amore della sapienzia»; per la
Line: 22 qual cosa neuno puote essere filosofo se non ama la sapienzia
Line: 23 tanto ch' elli intralasci tutte altre cose e dia ogne studio
Page: 42 Line: 1 et opera ad avere intera sapienzia. Onde dice uno
Line: 2 savio cotale diffinizione di filosofia: ch' ella è inquisizione
Line: 3 delle naturali cose e connoscimento delle divine et umane
Line: 4 cose, quanto a uomo è possibile d' interpetrare. Un
Line: 5 altro savio dice che filosofia è onestade di vita, studio
Line: 6 di ben vivere, rimembranza della morte e spregio del
Line: 7 secolo. Paragraph: 7 Et sappie che diffinizione d' una cosa è dicere
Line: 8 ciò che quella cosa è, per tali parole che non si convegnano
Line: 9 ad un' altra cosa, e che se tu le rivolvi tuttavia
Line: 10 signiffichino quella cosa. Per bene chiarire sia questo
Line: 11 l' exemplo nella diffinizione dell' uomo, la quale è questa:
Line: 12 «L' uomo è animale razionale mortale». Certo queste parole
Line: 13 si convegnono sì all' uomo che non si puote intendere
Line: 14 d' altro, né di bestia, né d' uccello, né di pescie, però
Line: 15 che in essi nonn à ragione; onde se tue rivolvi le parole
Line: 16 e di' così: «Che è animale razionale e mortale?», certo
Line: 17 non si puote d' altro intendere se non dell' uomo. Paragraph: 8 Or
Line: 18 è vero che anticamente per nescietà delli uomini furon
Page: 43 Line: 1 mosse tre quistioni delle quali dubitavano, e non senza
Line: 2 cagione, però che sopr' esse tre questioni si girano tutte
Line: 3 le scienzie. La prima quistione era che dovesse l' uomo
Line: 4 fare e che lasciare. La seconda quistione era per che ragione
Line: 5 dovesse quel fare e quell' altro lasciare. La terza
Line: 6 quistione era di sapere le nature di tutte cose che sono.
Line: 7 Et perciò che le questioni fuoro tre, sì convenne che' savi
Line: 8 filosofi partissero filosofia in tre scienzie, cioè Teorica,
Line: 9 Pratica e Logica, sì come dimostra questo arbore:
Paragraph: 9
Line: 10 Et la prima di queste scienze, cioè pratica, è per
Line: 11 dimostrare la prima questione, cioè che debbia uomo fare
Line: 12 e che lasciare. La seconda scienzia, cioè logica, è per dimostrare
Line: 13 la seconda quistione, cioè per che ragione dovesse
Page: 44 Line: 1 quel fare e quello altro lasciare. Paragraph: 10 Et questa
Line: 2 scienza, cioè logica, sì àe tre parti, cioè dialetica, efidica,
Line: 3 soffistica. La prima tratta di questionare e disputare l' uno
Line: 4 coll' altro, e questa è dialetica; la seconda insegna provare
Line: 5 il detto dell' uno o dell' altro per veraci argomenti, e
Line: 6 questa èe efidica; la terza insegna provare il detto dell'
Line: 7 uno e dell' altro per argomenti frodosi o per infinte provanze,
Line: 8 e questa è sofistica. Et questa divisione pare in
Line: 9 questo arbore:
Paragraph: 11
Line: 10 La terza scienzia, cioè teorica, si è per dimostrare
Line: 11 le nature di tutte cose che sono, le quali nature
Line: 12 sono tre; e però conviene che questa una scienza, cioè
Line: 13 teorica, sia partita in tre scienzie, ciò sono Teologia,
Line: 14 Fisica e Matematica, sì come dimostra questo arbore:
Paragraph: 12
Page: 45
Line: 1 Onde la prima di queste tre scienze, cioè teologia,
Line: 2 la quale è appellata divinitade, sì tratta la natura delle
Line: 3 cose incorporali le quali non conversano intra lle corpora,
Line: 4 sì come Dio e le divine cose. La seconda scienzia, cioè fisica,
Line: 5 sì tratta le nature delle cose corporali, sì come sono animali
Line: 6 e lle cose che ànno corpo; e di questa scienzia fue ritratta
Line: 7 l' arte di medicina, ché, poi che fue connosciuta la natura
Line: 8 dell' uomo e delli animali e de' loro cibi e dell' erbe e delle
Line: 9 cose, assai bene poteano li savi argomentare la sanezza e
Line: 10 curare la malizia. La terza scienzia, cioè matematica, sì
Line: 11 tratta le nature de le cose incorporali le quali sono intorno
Line: 12 le corpora; e queste nature sono quattro, e perciò conviene
Line: 13 che matematica sia partita in quattro scienze, ciò sono arismetrica,
Line: 14 musica, geometria et astronomia, sì come appare
Line: 15 in questo arbore:
Paragraph: 13
Page: 46
Line: 1 La prima scienzia, cioè arismetrica, tratta de' conti
Line: 2 e de' nomeri, sì come l' abaco e più fondatamente. La seconda
Line: 3 scienza, cioè musica, tratta di concordare voci e
Line: 4 suoni. La terza, cioè geometria, tratta delle misure e delle
Line: 5 proporzioni. La quarta scienza, cioè astronomia, tratta
Line: 6 della disposizione del cielo e delle stelle.
Paragraph: 14
Line: 7 Or si torna il conto dello sponitore di questo libro
Line: 8 alla prima parte di filosofia, della quale è lungamente taciuto,
Line: 9 e dicerà tanto d' essa prima parte, cioè di pratica,
Line: 10 che pervegna a dire della gloriosa Rettorica. E sì come
Line: 11 fue detto già indietro, questa pratica è quella scienza che
Line: 12 dimostra che ssia da ffare e che da lasciare, e questo è di
Line: 13 tre maniere: perciò conviene che di questa una siano tre
Line: 14 scienze, cioè sono Etica, Iconomica e Politica, sì come
Line: 15 mostra la figura di questo arbore:
Paragraph: 15
Line: 16 La prima di queste, cioè etica, sì è insegnamento
Line: 17 di bene vivere e costumatamente, e dà connoscimento delle
Page: 47 Line: 1 cose oneste e dell' utili e del lor contrario; e questo fa per
Line: 2 assennamento di quatro vertudi, ciò sono prudenzia, iustizia,
Line: 3 fortitudo e temperanza, e per divieto de' vizi, ciò sono
Line: 4 superbia, invidia, ira, avarizia, gula e luxuria; e così dimostra
Line: 5 etica che sia da tenere e che da lasciare per vivere
Line: 6 virtuosamente. Paragraph: 16 La seconda scienza, cioè iconomica, sì
Line: 7 'nsegna che ssia da ffare e che da lasciare per covernare
Line: 8 e reggere il propio avere e la propia famiglia. Paragraph: 17 La terza
Line: 9 scienza, cioè politica, sì 'nsegna fare e mantenere e reggere
Line: 10 le cittadi e le comunanze, e questa, sì come davanti è
Line: 11 provato, è in due guise, cioè in fatti et in detti, sì come
Line: 12 si vede in questo arbore:
Paragraph: 18
Line: 13 Quella maniera ch' è in fatti sì sono l' arti e' magisterii
Line: 14 che in cittadi si fanno, come fabbri e drappieri e
Line: 15 li altri artieri, sanza i quali la cittade non potrebbe durare.
Page: 48 Line: 1 Quella ch' è in detti è quella scienzia che ss' adopera
Line: 2 colla lingua solamente; et in questa si contiene tre scienze,
Line: 3 ciò sono Gramatica, Dialettica, Rettorica, sì come dimostra
Line: 4 questo altro albore:
Paragraph: 19
Line: 5 Et che ciò sia la verità dice lo sponitore che gramatica
Line: 6 è intrata e fondamento di tutte le liberali arti et
Line: 7 insegna drittamente parlare e drittamente scrivere, cioè
Line: 8 per parole propie sanza barbarismo e sanza sologismo.
Line: 9 Adunque sanza gramatica non potrebbe alcuno bene dire
Line: 10 né bene dittare. La seconda scienza, cioè dialetica, sì
Line: 11 pruova le sue parole per argomenti che danno fede alle
Line: 12 sue parole; e certo chi vuole bene dire e bene dittare
Line: 13 conviene che mostri ragioni per che, sicché le sue parole
Line: 14 abbiano provanza in tal guisa che lli uditori le credano
Page: 49 Line: 1 e diano fede a cciò che dice. La terza scienza ciò è Rettorica,
Line: 2 la quale truova et adorna le parole avenanti alla
Line: 3 materia, per le quali l' uditore s' accheta e crede e sta
Line: 4 contento e muovesi a volere ciò ch' è detto. Paragraph: 20 Adonque
Line: 5 le tre scienze sono bisogno a parlare et al dittare, che
Line: 6 sanza loro sarebbe neente, acciò che 'l buono dicitore e
Line: 7 dittatore de' sì dire e scrivere a diritto e per sì propie
Line: 8 parole che sia inteso, e questo fae gramatica; e dee le
Line: 9 sue parole provare e mostrare ragioni, e questo fae dialetica;
Line: 10 e dee sì mettere et addornare il suo dire che, poi
Line: 11 che ll' uditore crede, che stia contento e faccia quello
Line: 12 ch' e' vuole, e questo fa Rettorica. Paragraph: 21 Or dice lo sponitore
Line: 13 che lla civile scienza, cioè la covernatrice delle cittadi,
Line: 14 la quale èe in detti si divide in due: che ll' una è
Line: 15 co llite e l' altra sanza lite. Quella co llite si è quella che
Line: 16 ssi fa domandando e rispondendo, sì come dialetica, rettorica
Line: 17 e lege; quella ch' è sanza lite si fa domandando e
Line: 18 rispondendo, ma non per lite, ma per dare alla gente
Line: 19 insegnamento e via di ben fare, sì come sono i detti de'
Line: 20 poeti che ànno messo inn iscritta l' antiche storie, le
Line: 21 grandi battaglie e l' altre vicende che muovono li animi
Line: 22 a ben fare. Paragraph: 22 Altressì quella civile scienzia ch' è con
Page: 50 Line: 1 lite è di due maniere, ch' è ll' una artificiosa, l' altra non
Line: 2 artificiosa. Artificiosa è quella nella quale il parliere che
Line: 3 connosce bene la natura e llo stato della materia, vi reca
Line: 4 suso argomenti secondo che ssi conviene, e questo è in
Line: 5 dialetica et in rettorica. Quella che non è artificiale è
Line: 6 quella nella quale si recano argomenti pur per altoritade,
Line: 7 sì come legge, sopra la quale non si reca neuna pruova
Line: 8 né ragione per che, se non tanto l' altoritade dello 'mperadore
Line: 9 che lla fece. Et di questa che non è artificiale
Line: 10 dice Boezio nella Topica ch' è sanza arte e sanza parte di
Line: 11 ragione. Paragraph: 23 Alla fine conclude Tulio e dice che Rettorica
Line: 12 è parte della civile scienzia. Ma Vittorino sponendo quella
Line: 13 parola dice che rettorica è la maggiore parte della civile
Line: 14 scienzia; e dice «maggiore» per lo grande effetto di lei,
Line: 15 ché certo per rettorica potemo noi muovere tutto 'l popolo,
Line: 16 tutto 'l consiglio, il padre contra 'l figliuolo, l' amico
Line: 17 contra l' amico, e poi li rega in pace e a benevoglienza.
Line: 18 Or è detto del genere; omai dicerà Tulio dello offizio di
Line: 19 rettorica e del fine.
Line: 2 Officio di questa arte pare che sia dicere appostatamente
Line: 3 per fare credere, fine è far credere per lo
Line: 4 dire. Intra ll' officio e lla fine èe cotale divisamento:
Line: 5 che nell' officio si considera quello che conviene alla
Line: 6 fine e nella fine si considera quello che conviene all'
Line: 7 officio. Come noi dicemo l' officio del medico curare
Line: 8 apostatamente per sanare, il suo fine dicemo sanare
Line: 9 per le medicine, e così quello che noi dicemo officio
Line: 10 di rettorica e quello che noi dicemo fine intenderemo
Line: 11 dicendo che officio sia quello che dee fare il parliere,
Line: 12 e dicendo che lla fine sia quello per cui cagione elli dice.
Line: 14 In questa parte àe detto Tulio che è l' officio di questa
Line: 15 arte e che è lo suo fine; e perciò che 'l testo è molto
Line: 16 aperto, sì sine passerà lo sponitore brevemente. Et dice
Line: 17 cotale diffinizione: officio è dicere appostatamente per fare
Line: 18 credere. Et nota che dice «appostatamente», cioè ornare
Line: 19 parole di buone sentenze dette secondo che comanda quest'
Line: 20 arte; e questo dice per divisare il parlare di questo dicitore
Line: 21 dal parlare de' gramatici, che non curano d' ornare
Page: 52 Line: 1 parole. E dice «per far credere», cioè dicere sì compostamente
Line: 2 che ll' uditore creda ciò che ssi dice. Et questo dice
Line: 3 per divisare il detto de' poeti, che curano più di dire belle
Line: 4 parole che di fare credere. Paragraph: 2 L' altra diffinizione è del
Line: 5 fine. Et dice che fine è far credere per lo dire. Et certo chi
Line: 6 considera la verità in questa arte e' troverà che tutto lo
Line: 7 'ntendimento del parliere è di far credere le sue parole
Line: 8 all' uditore. Donque questo è la fine, cioè far credere; ché
Line: 9 'mmantenente che l' uomo crede ciò ch' è detto si rivolve
Line: 10 lo suo animo a volere et a ffare ciò che 'l dicitore intende.
Paragraph: 3
Line: 11 Ma dice Boezio nel quarto della Topica che 'l fine di
Line: 12 questa arte è doppio, uno nel parladore et un altro nell'
Line: 13 uditore. Il parladore sempre desidera questo fine in sé:
Line: 14 che dica bene e che sia tenuto d' aver bene detto. Nell'
Line: 15 uditore è questo fine: che 'l dicitore a questo intende,
Line: 16 che nell' uditore sia cotale fine che creda quello che dice;
Line: 17 e questo fine non desidera sempre il parlatore sì come
Line: 18 quello di sopra. Paragraph: 4 Et per mostrare bene che è l' officio
Line: 19 e che è il fine e che divisamento àe dall' uno all' altro, sì
Line: 20 dice Tulio che officio è quello che 'l parliere de' fare nel
Line: 21 suo parlamento secondo lo 'nsegnamento di questa arte.
Line: 22 Ma fine è quello per cui cagione il parlieri dice compostamente;
Page: 53 Line: 1 e certo questa cagione e questo fine nonn è
Line: 2 altro se non fare credere ciò che dice. Et di ciò pone
Line: 3 exemplo del medico, e dice che llo officio del medico è
Line: 4 medicare compostamente per guerire l' amalato; la fine
Line: 5 del medico èe sanare lo 'nfermo per lo suo medicare.
Paragraph: 5
Line: 6 Già è detto sofficientemente dell' officio e della fine di
Line: 7 rettorica; omai procederàe il conto a dire della materia.
Line: 9 Materia di questa arte dicemo che ssia quella
Line: 10 nella quale tutta l' arte e llo savere che dell' arte s' apprende
Line: 11 dimora. Come se noi dicemo che lle malizie e
Line: 12 le fedite sono materia del medico, perciò che 'ntorno
Line: 13 quelle è ogne medicina, altressì dicemo che quelle cose
Line: 14 sopra le quali s' adopera questa arte et il savere ch' è
Line: 15 appreso dell' arte sono materia di rettorica; le quali
Line: 16 cose alcuni pensaro che fossero piusori et altri meno.
Line: 17 Ché Gorgias Leontino, che fue quasi il più antichissimo
Line: 18 rettorico, fue in oppinione che el parladore possa molto
Line: 19 bene dire di tutte cose. Et questi pare che dea a questa
Line: 20 arte grandissima materia sanza fine. Ma Aristotile, il
Page: 54 Line: 1 quale diede a questa arte molti aiuti et adornamenti,
Line: 2 extimò che ll' officio del parlatore sia sopra tre generazioni
Line: 3 di cose, ciò sono dimostrativo, diliberativo e giudiciale.
Line: 5 In questa parte dice Tulio che materia di rettorica
Line: 6 è quella cosa per cui cagione furo pensati e trovati li comandamenti
Line: 7 di questa arte, e per cui cagione s' adopera la
Line: 8 scienzia che ll' uomo apprende per quelli comandamenti.
Line: 9 Così fuoro trovati li comandamenti di medicina e gli adoperamenti
Line: 10 per le infertadi e per le ferute; et insomma
Line: 11 quella è lla materia sopr' alla quale conviene dicere. Et
Line: 12 sopra ciò fue trovata questa arte per dare insegnamento
Line: 13 di ben dire secondo che lla materia richiede e per fare
Line: 14 che ll' uditore creda. Paragraph: 2 Et di questo è stata differenzia
Line: 15 tra' savi: ché molti furo che diceano che materia puote
Line: 16 essere ogne cosa sopr' alla quale convenisse parlare. Et se
Line: 17 questo fosse vero, donque sarebbe questa arte sanza fine,
Line: 18 che non puote essere; e di questi fue uno savio, Gorgias
Line: 19 Leontino, antichissimo rettorico; et in ciò che Tulio l' appella
Line: 20 antichissimo sì dimostra che non sia da credere.
Paragraph: 3
Line: 21 Ma Aristotile, a cui è molto da credere, perciò che
Line: 22 diede molti aiuti et adornamenti a questa arte in perciò
Line: 23 che fece uno libro d' invenzione et un altro della parladura,
Page: 55 Line: 1 dice che rettorica èe sopra tre maniere di cose, e catuna
Line: 2 maniera èe generale delle sue parti; e queste sono dimostrativo,
Line: 3 diliberativo e iudiciale, come in questi cercoletti
Line: 4 appare:
Line: 5 Et a questa sentenzia s' accorda Tulio, e sopra queste
Line: 6 tre maniere è tutta l' arte di rettorica. Paragraph: 4 Ma ben puote
Line: 7 essere ch' e' maestri in questo punto fanno divisamento
Line: 8 intra dire e dittare; ché pare che lla materia di dittare
Line: 9 sia sì generale che quasi sopra ogne cosa si possa fare
Line: 10 pistola, cioè mandare lettera. Ma dire non si puote per
Line: 11 modo di rettorica se non delle dette tre maniere, perciò
Line: 12 che Tulio reca tutta la rettorica in quistione di parole.
Line: 13 Et intendo che quistione è una diceria nella quale àe
Line: 14 molte parole sìe impigliate che ssine puote sostenere
Line: 15 l' una parte e l' altra, cioè provare sì e no per atrebuti,
Line: 16 cioè per propietadi del fatto o della persona. Paragraph: 5 Et ecco
Line: 17 l' exemplo in questa diceria che fie proposta in questo
Page: 56 Line: 1 modo: «È da sbandire in exilio Marco Tulio Cicero o no,
Line: 2 che davanti al popolo di Roma fece anegare molti romani
Line: 3 a tempo che 'l comune era in dubbio?» In questa
Line: 4 proposta à due parti, una del sì et un' altra del no. Quella
Line: 5 del sì è cotale: «Cicero è da sbandire, perciò che à fatta
Line: 6 la cotale cosa». Quella del no è cotale: «Non è da
Line: 7 sbandire, ché ricordando pure lo nome signiffica buona
Line: 8 cosa et isbandire et exilio signiffica mala cosa, e non
Line: 9 è da credere che buono uomo faccia quello che ssia da
Line: 10 sbandire degno né de exilio». Paragraph: 6 Già è detto che è la
Line: 11 materia di quest' arte, et afferma Tulio la sentenza d' Aristotile.
Line: 12 Et però che elli l' àe confermata, sì dicerà di catuna
Line: 13 di quelle tre maniere sì compiutamente che per lui
Line: 14 e per lo sponitore potrà quelli per cui è fatto questo libro
Line: 15 intendere la materia, lo movimento e la natura di rettorica.
Line: 16 Ma ben guardi d' intendere ciò che dice questo
Line: 17 trattato e di connoscere ciò che in esso si contiene, ché
Line: 18 altrimenti non potrebbe intendere quello che viene innanzi;
Line: 19 e dicerà prima del dimostrativo.
Line: 2 Dimostrativo è quello che ssi reca in laude o
Line: 3 in vituperio d' una certa persona.
Line: 5 In questa parte dice Tulio che, con ciò sia cosa che
Line: 6 lle cause e lle quistioni sopr' alcuna vicenda indella quale
Line: 7 l' uno afferma e l' altro niega siano di tre maniere, sì insegna
Line: 8 Tulio avanti quale causa è dimostrativa. Ma lo
Line: 9 sponitore non lascerà intanto che non dica la natura e
Line: 10 lla radice di tutte e tre, oltre che dice il testo di Tulio;
Line: 11 et in ciò dicerà chi è la persona del parliere che dice sopra
Line: 12 la causa, e dicerà che è il fatto della causa. Paragraph: 2 La persona
Line: 13 del parliere è quella che viene in causa per lo suo
Line: 14 detto o per lo suo fatto: et intendo «suo detto» quello
Line: 15 ch' elli disse o che ssi crede ragionevolemente ch' elli abbia
Line: 16 detto, avegna che detto noll' abbia; altressì intendo
Line: 17 «fatto» quello che fece o che ssi crede ragionevolemente
Line: 18 che elli abbia fatto, avegna che fatto non sia. Paragraph: 3 Il fatto
Line: 19 della causa è quel detto o quel fatto per lo quale alcuno
Line: 20 viene in causa e questione; et in ciò sia cotale exemplo:
Page: 58 Line: 1 Dice Pompeio a Catellina: «Tu fai tradimento nel comune
Line: 2 di Roma». Et Catellina risponde: «Non fo». In questo
Line: 3 convenente Pompeio e Catellina sono le persone de' parlieri;
Line: 4 e la causa è questa: «Tu fai tradimento »-«Non
Line: 5 fo»; e chiamasi causa però che ll' uno appone e dice parole
Line: 6 contra l' altro e mettelo in lite. Paragraph: 4 Et per maggiore
Line: 7 chiarezza dicerà lo sponitore che èe dimostramento e che
Line: 8 deliberazione e che iudicamento, e così sopra che è ciascuna
Line: 9 maniera di rettorica.
Line: 10 Dimostramento. - Paragraph: 5 Dimostramento è una maniera di
Line: 11 cause tale che per sua propietade il parliere dimostra
Line: 12 ch' alcuna cosa sia onesta o disonesta, e per questo mostra
Line: 13 che è da laudare e che da vituperare; e questa causa
Line: 14 dimostrativa è doppia: una speciale et un' altra che non
Line: 15 si puote partire. Paragraph: 6 La speciale dimostrativa è quella
Line: 16 nella quale i parlieri si sforzano di provare una cosa essere
Line: 17 onesta o disonesta, non nominando alcuna certa persona;
Line: 18 et intendo certa persona a dire delli uomini e delle
Line: 19 cittadi e delle battaglie e di cotali certe cose e determinate
Line: 20 tra lle genti, non intendo dell' altezza del cielo né
Line: 21 della grandezza del sole o della luna, ché questa quistione
Line: 22 non pertiene a rettorica. Paragraph: 7 Et di questa causa
Line: 23 speciale dimostrativa sia cotale exemplo: «Il forte uomo
Line: 24 è da laudare». Dice l' altro: «Non è, anzi è da vituperare».
Line: 25 E di questo nasce quistione, se 'l forte è degno
Line: 26 di lode o di vituperio, e perciò èe dimostrativa, ma non
Page: 59 Line: 1 nomina certa persona, e perciò è speciale. Paragraph: 8 La causa
Line: 2 dimostrativa che non si puote partire è quella nella quale
Line: 3 i parlieri vogliono mostrare alcuna cosa sia onesta o disonesta
Line: 4 nominando certa persona, in questo modo:
Line: 5 «Marco Tulio Cicero è degno di lode». Dice l' altro: «Non
Line: 6 è»; e di questo nasce quistione, se sia da lodare o da
Line: 7 vituperare. Et questa quistione comprende due tempi:
Line: 8 presente e preterito. Ché al ver dire di ciò che ll' uomo
Line: 9 fae presentemente è lodato o biasmato, et altressì di ciò
Line: 10 che fece ne' tempi passati. Paragraph: 9 Et sopra ciò dicono l' antiche
Line: 11 storie di Roma che questa causa dimostrativa si
Line: 12 solea trattare in Campo Marzio, nel quale s' asemblava
Line: 13 la comunanza a llodare alcuna persona ch' era degna
Line: 14 d' avere dignitade e signoria et a biasmare quella che
Line: 15 non era degna. E già è ben detto della causa dimostrativa;
Line: 16 sì dicerà il maestro della causa deliberativa.
Line: 18 Diliberativo è quello il quale, messo a contendere
Line: 19 et a dimandare tra' cittadini, riceve detto per
Line: 20 sentenzia.
Line: 2 In questa parte dice Tulio che causa diliberativa
Line: 3 è quella ch' è messa e detta a' cittadini a contendere il lor
Line: 4 pareri et a domandare a lloro quello che nne sentono; e
Line: 5 sopra ciò si dicono molte et isvariate sentenze, perché alla
Line: 6 fine si possa prendere la migliore. Paragraph: 2 Et questo modo
Line: 7 di causare è quello che fanno tutto die i signori e le podestà
Line: 8 delle genti, che raunano li consillieri per diliberare
Line: 9 che ssia da ffare sopra alcuna vicenda e che da non fare;
Line: 10 e quasi ciascuno dice la sua sentenza, sicché alla fine si
Line: 11 prende quella che pare migliore. Paragraph: 3 Et in ciò sia questo
Line: 12 exemplo che propone il senatore: «È da mandare oste in
Line: 13 Macedonia?». Dice l' uno sì e l' altro no. Et così diliberano
Line: 14 qual sia lo meglio, e prendesi l' una sentenza. Paragraph: 4 Et questa
Line: 15 quistione si considera pure nel tempo futuro, ché al ver
Line: 16 dire sopra le cose future prende l' uomo consiglio e dilibera
Line: 17 che ssia da fare e che noe. Et questa causa diliberativa
Line: 18 è doppia: una speciale et un' altra che non si
Line: 19 puote partire. Paragraph: 5 Speciale è quella nella quale si considera
Line: 20 d' alcuna cosa s' ella è utile o s' ell' è dannosa, non
Page: 61 Line: 1 nominando alcuna certa persona. Et ecco l' exemplo: Dice
Line: 2 uno: «Pace è da tenere intra cristiani». Dice l' altro:
Line: 3 «Non è». Et di ciò nasce causa diliberativa speciale, se
Line: 4 lla pace è da tenere o no. Paragraph: 6 L' altra che non si può partire
Line: 5 è quella nella quale i dicitori studiano di provare
Line: 6 c' alcuna cosa sia utile o dannosa, nominando certe persone,
Line: 7 in questo modo: Dice l' uno: «Pace è da tenere intra
Line: 8 Melanesi e Cremonesi». Dice l' altro: «Non è». Paragraph: 7 Et
Line: 9 già è detto della causa diliberativa; omai dicerae il maestro
Line: 10 del iudiciale. Ma questo sia conto a ciascuno, che
Line: 11 lla propietade della diliberazione èe mostrare che ssia
Line: 12 utile e che dannoso in alcuno convenentre. Et questa
Line: 13 diliberativa si solea trattare nel senato, e prima diliberavano
Line: 14 li savi privatamente che era utile e che no e poi
Line: 15 si recava il loro consiglio in parlamento e quivi si fermava
Line: 16 la loro sentenza, e talvolta si ne prendea un' altra
Line: 17 migliore.
Line: 19 Judiciale è quello il quale, posto in iudicio, à
Line: 20 in sé accusazione e difensione o petizione e recusazione.
Line: 2 La natura di iudicamento si è una forma la quale
Line: 3 si conviene al parladore per cagione di mostrare la iustizia
Line: 4 e la 'niustizia d' alcuna cosa, cioè per mostrare d' una cosa
Line: 5 s' ella è iusta o contra iustizia, in cotal modo: che uno
Line: 6 accusa un altro e ll' accusato si difende elli medesimo o
Line: 7 un altro per lui; overo che uno fa sua petizione e domanda
Line: 8 guidardone per alcuna cosa ch' elli abbia ben fatta, et un
Line: 9 altro recusa e dice che non è da guidardonare, e talvolta
Line: 10 dice: «Anzi è degno di pena». Paragraph: 2 Et questa causa si
Line: 11 pone in iudicio, cioè in corte davante a' iudici, acciò
Line: 12 ch' elli iudichino tra lle parti quale àe iustizia; e questo
Line: 13 si fae in corte palese in saputa delle genti, acciò che lla
Line: 14 pena del malfattore dia exemplo di non malfare, e 'l
Line: 15 guidardone de' benfattori sia exemplo agli altri di ben
Line: 16 fare. Et sopra questa materia dice uno savio: «I buoni
Line: 17 si guardano di peccare per amore della vertude, i malvagi
Line: 18 si guardano per paura della pena». Paragraph: 3 Et è questa causa
Line: 19 iudiciale doppia: una speciale et un' altra che non si puote
Line: 20 partire. Speciale è quella nella quale il parliere si sforza
Line: 21 di mostrare alcuna cosa che ssia iusta o iniusta, non
Line: 22 nominando certa persona; in questo modo: «Il ladro
Line: 23 èe da 'mpendere, perché commette furto». Dice l' altro:
Line: 24 «Non è». Paragraph: 4 Quella che non si puote partire è quella
Page: 63 Line: 1 nella quale il parliere si sforza di mostrare una cosa essere
Line: 2 iusta o no, nominando certa persona; in questo
Line: 3 modo: «È da impendere Guido ch' à fatto furto, o no?».
Line: 4 Od «È da guidardonare Julio Cesare ch' à conquistata
Line: 5 Francia, o no?». Paragraph: 5 Et tutte queste cause iudiciali si
Line: 6 considerano sopra 'l tempo preterito, perciò che di ciò
Line: 7 che ll' uomo à fatto in arrietro è guidardonato o punito.
Line: 10 Et sì come porta la nostra oppinione, l' arte del
Line: 11 parliere e la sua scienzia è di questa materia partita
Line: 12 in tre. Chapter: VI Ché certo non pare che Ermagoras
Line: 13 attenda quello che dice né attenda ciò che promette,
Line: 14 acciò che dovide la materia di questa arte in causa
Line: 15 et in questione.
Line: 2 Poi che Tulio àe detto davanti le tre partite della
Line: 3 materia di rettorica sì come fue oppinione d' Aristotile, in
Line: 4 questa parte conferma Tulio la sentenzia d' Aristotile; e
Line: 5 dice che pare a llui quel medesimo, e riprende la sentenzia
Line: 6 d' Ermagoras, il quale diceva che lla materia del parliere
Line: 7 è di due partite, cioè causa e quistione. Paragraph: 2 Ma certo
Line: 8 e' dovea così riprendere coloro che giungeano alla materia
Line: 9 di quest' arte confortamento e disconfortamento e consolamento;
Line: 10 e lui riprende Tulio nominatamente perciò ch' elli
Line: 11 era più novello e però dovea elli essere più sottile, e riprendelo
Line: 12 ancora però che ssi traea più innanzi dell' arte;
Line: 13 e riprendendo lui pare che riprenda li altri. Ma però che
Line: 14 Tulio non disfina lo riprendimento delli altri, sì vuole
Line: 15 lo sponitore chiarire il loro fallimento, e dice così: Paragraph: 3 Vero
Line: 16 è che, sì come mostrato è qua in adietro, l' officio del parliere
Line: 17 si è parlare appostatamente per fare credere, e questo
Line: 18 far credere è sopra quelle cose che sono in lite, c' ancora
Line: 19 non sono pervenute all' anima; ma chi vuole considerare
Line: 20 il vero, e' troverà che confortamento e disconfortamento
Line: 21 sono solamente sopra quelle cose che già sono pervenute
Line: 22 all' anima. Verbigrazia: Lo sponitore avea propensato di
Page: 65 Line: 1 fare questo libro, ma per negligenzia lo intralasciava;
Line: 2 onde da questa negligenzia il potea bene alcuno ritrattare
Line: 3 per confortamento, e questo conforto viene sopra
Line: 4 cosa la quale era già pervenuta all' anima, cioè la negligenzia.
Paragraph: 4
Line: 5 Et se alcuno disconforta un altro che avea proposto
Line: 6 di malfare, tanto che ssi 'nde rimane, altressì viene
Line: 7 lo sconforto in cosa la quale era già pervenuta all' anima.
Line: 8 Adunque è provato che conforto né disconforto non possono
Line: 9 essere materia di questa arte. Paragraph: 5 Ma consolamento
Line: 10 puote anzi essere materia del parliere, perciò che puote
Line: 11 venire sopra cosa c' ancora non sia pervenuta all' anima.
Line: 12 Verbigrazia: Uno uomo avea fermato nel suo cuore di
Line: 13 menare dolorosa vita per la morte d' una persona cui elli
Line: 14 amava sopra tutte cose. Ma un savio lo consolava, tanto
Line: 15 che propone d' avere allegrezza, la quale non era ancora
Line: 16 pervenuta all' anima. Ma perciò che in questo consolamento
Line: 17 non ha lite, perciò che 'l consolato non si difende né non
Line: 18 allega ragioni contra il consolatore, non puote essere materia
Line: 19 di questa arte. Paragraph: 6 Or è ben vero che altri dissen che
Line: 20 dimostrazione non era materia di questa arte, anzi era
Line: 21 materia di poete, però ch' a' poete s' apartiene di lodare e
Line: 22 di vituperare altrui. Et avegna che Tulio no lli riprenda
Page: 66 Line: 1 nominatamente, assai si puote intendere la riprensione di
Line: 2 loro in ciò ch' e' conferma la sentenza d' Aristotile che disse
Line: 3 che dimostrazione e deliberazione e iudicazione sono materia
Line: 4 di questa arte. Paragraph: 7 Et sopra ciò nota che dimostrazione
Line: 5 pertiene a' poeti et a' parlieri, ma in diversi modi:
Line: 6 che' poeti lodano e biasmano sanza lite, ché non è chi
Line: 7 dica contra, e 'l parlieri loda e vitupera con lite, ché è
Line: 8 chi dice contra il suo dire. Et perciò dice Tulio che non
Line: 9 pare che Ermagoras intendesse quello che dicea, né che
Line: 10 considerasse quello che prometea, dicendo che tutte cause
Line: 11 e questioni proverebbe per rettorica. Or dicerà Tulio le
Line: 12 riprensioni d' Ermagoras sopra causa e sopra questione.
Line: 14 Causa dice che ssia quella cosa nella quale abbia
Line: 15 controversia posta in dicere con interposizione di certe
Line: 16 persone; la quale noi medesimo dicemo che è materia
Line: 17 dell' arte e, sì come detto avemo dinanzi, che sono
Line: 18 tre parti: iudiciale, dimostrativo e deliberativo.
Line: 20 Poi che Tulio avea detto che Ermagoras non intese
Line: 21 se stesso dicendo che causa e questione sono materia di
Line: 22 questa scienzia, sì dice in questa parte che Ermagoras
Page: 67 Line: 1 dicea che fosse causa. Paragraph: 2 Et causa appella una cosa della
Line: 2 quale molti sono in controversia, perciò che ll' uno ne
Line: 3 sente uno intendimento e l' altro ne trae un' altra diversa
Line: 4 intenzione; sicché sopr' a cciò contendono di parole mettendo
Line: 5 e nominando alcuna certa persona, che non si possa
Line: 6 partire e che propiamente e determinatamente si partenga
Line: 7 alle civili questioni. Paragraph: 3 Et di questo dice Tulio che ss' accorda
Line: 8 co llui, ché ciò àe elli detto davanti per sé e per
Line: 9 Aristotile; ma dicerà omai com' elli errò in questione.
Line: 11 Questione apella quella che àe in sé controversia
Line: 12 posta in dicere sanza interposizione di certe persone,
Line: 13 a questo modo: Che èe bene fuori d' onestade?
Line: 14 Sono li senni veri? Chente è la forma del mondo?
Line: 15 Chente è la grandezza del sole? Le quali questioni intendemo
Line: 16 tutti leggiermente essere lontane dall' officio
Line: 17 del parliere; ché molto n' è grande mattezza e forseneria
Line: 18 somettere al parliere in guisa di picciole cose quelle
Line: 19 nelle quali noi troviamo essere consumata la somma
Line: 20 dello 'ngegno de' filosofi con grandissima fatica.
Line: 2 Ora dice Tulio che Ermagoras appellava questione
Line: 3 quella cosa sopra la quale era controversia intra molti,
Line: 4 sicché contendeano di parole l' uno contra l' altro non nominando
Line: 5 certa persona la quale propiamente s' apartenesse
Line: 6 alle civili questioni. Paragraph: 2 Et in ciò pone cotale exemplo:
Line: 7 «Che è bene fuori d' onestade?». Grande contraversia fue
Line: 8 intra' filosofi qual fosse il sovrano bene in vita: et erano
Line: 9 molti che diceano d' onestade, e questi fuoro i parepatetici;
Line: 10 altri erano che diceano di volontade, e questi sono
Line: 11 epicurii. Paragraph: 3 Altressì fue questione se' senni sono veri,
Line: 12 perciò che alcuna fiata s' ingannano, ché se noi credemo
Line: 13 che ricalco sia oro sanza fallo s' inganna il nostro senno.
Paragraph: 4
Line: 14 Altressì fue questione della forma del mondo, però
Line: 15 ch' alcuni filosofi provavano che 'l mondo è tondo, altri
Line: 16 dicono ch' è lungo, o otangolo, o quadrato. Paragraph: 5 Altressì
Page: 69 Line: 1 era questione della grandezza del sole, ché alcuni dicono
Line: 2 che 'l sole è otto tanti che lla terra, altri più et altri meno.
Line: 3 Et questa misura si sforzavano di cogliere i maestri di
Line: 4 geometria misurando la terra, e per essa misura ritraeano
Line: 5 quella del sole. Paragraph: 6 Et perciò mostra Tulio che Ermagoras
Line: 6 non intese quello che dicea, ch' assai legiermente s' intende
Line: 7 che queste cotali questioni non toccano l' ufficio del parliere.
Line: 8 Et nota che dice «officio» però che ben potrebbe
Line: 9 essere che 'l parliere fosse filosofo, e così toccherebbe bene
Line: 10 a llui trattare di quelle questioni, ma ciò non arebbe
Line: 11 per officio di rettorica ma di filosofia. Donque ben è fuori
Line: 12 della mente e vano di senno quelli che dice che 'l parliere
Line: 13 possa o debbia trattare di queste questioni, nelle
Line: 14 quali tutto tempo si consumano et affaticano i filosofi.
Paragraph: 7
Line: 15 Or à provato Tulio che Ermagoras non intese quello
Line: 16 che disse. Omai proverà come non attese quello che promise,
Line: 17 in ciò che promettea di trattare per rettorica ogne
Line: 18 causa et ogne questione. Paragraph: 8 Et ciò fae a guisa de' savi, i
Line: 19 quali vogliendo mostrare la loro sapienzia sì ll' apongono
Line: 20 ad alcuna arte per la quale non si puote provare; come
Line: 21 s' alcuno volesse trattare d' una questione di dialetica et
Line: 22 aponessela a gramatica, per la quale non si pruova né
Line: 23 ssi potrebbe provare, e ciò mosterrebbe usando per argomenti
Line: 24 la sua sapienzia; e sopr' a cciò ecco 'l testo
Line: 25 di Tulio.
Line: 2 Che se Ermagoras avesse in queste cose avuto
Line: 3 gran savere acquistato per istudio e per insegnamento,
Line: 4 parrebbe ch' elli, usando la sua scienzia, avesse ordinata
Line: 5 una falsa cosa dell' arte del parliere, e non avesse
Line: 6 sposto quello che puote l' arte ma quello che potea elli.
Line: 7 Ma ora è quella forza nell' uomo ch' alcuno li tolga più
Line: 8 tosto rettorica che no· lli concedesse filosofia. Ma perciò
Line: 9 l' arte che fece non mi pare del tutto malmendosa,
Line: 10 ch' assai pare ch' elli abbia in essa locate cose elette
Line: 11 ingegnosamente e diligentemente ritratte delle antiche
Line: 12 arti, et alcuna v' àe messo di nuovo; ma molto è piccola
Line: 13 cosa dire dell' arte sì come fece elli, e molto è grandissima
Line: 14 parlare per l' arte, la qual cosa noi vedemo
Line: 15 ch' esso non poteo fare. Per la qual cosa pare
Line: 16 a noi che materia di rettorica è quella che disse Aristotile,
Line: 17 della quale noi avemo detto qua indietro.
Line: 19 In questa parte dice Tulio che se Ermagoras fosse
Line: 20 stato bene savio, sicché potesse trattare le quistioni e le
Page: 71 Line: 1 cause, parrebbe ch' avesse detto falso, cioè che avesse dato
Line: 2 al parliere quello officio che nonn è suo; e così non avrebbe
Line: 3 mostrata la forza dell' arte, ma averebbe mostrata la sua.
Paragraph: 2
Line: 4 «Ma ora è quella forza nell' uomo», cioè tal fue questo
Line: 5 Ermagoras, che neuno che dicesse ch' e' non sappia rettorica
Line: 6 no· lli concederae che ssia filosofo. Paragraph: 3 «Ma perciò l' arte
Line: 7 che fece non pare in tutto rea». In questa parola il
Line: 8 cuopre Tulio e dimostra ch' elli avrebbe bene potuto dire
Line: 9 pegio. Et dice «non è del tutto rea» perciò ch' elli àe
Line: 10 messo nel suo libro con molta diligenzia e con ingegno li
Line: 11 comandamenti delli altri maestri di questa arte, et alcuna
Line: 12 cosa nuova v' agiunse. Et qui pare che Tulio lo lodi là
Line: 13 ove il vitupera, dicendo che fosse furo in perciò che delle
Line: 14 scritte d' altri maestri fece il suo libro. Paragraph: 4 «Ma molto
Line: 15 è picciola cosa dire dell' arte», ciò viene a dire ch' al parliere
Line: 16 non s' apartiene dare insegnamenti dell' arte, sì come
Line: 17 fece Ermagoras, ma apartiensi a llui in tutte guise parlare
Line: 18 secondo li 'nsegnamenti e comandamenti dell' arte, la
Line: 19 qual cosa non seppe fare esso. Paragraph: 5 Adonque è da tenere
Line: 20 la sentenzia d' Aristotile, che dice che materia di questa
Page: 72 Line: 1 arte è dimostrativo, deliberativo e iudiciale. Et omai è
Line: 2 detto sofficientemente e diligentemente del genere, cioè
Line: 3 generalmente, dell' officio e della fine di rettorica; or sì
Line: 4 dicerà il conto delle sue parti, sì come Tulio promise
Line: 5 nel suo testo qua indietro.
Line: 7 Le parti sono queste, sì come i più dicono: Inventio,
Line: 8 dispositio, elocutio, memoria e pronuntiatio.
Line: 10 Cinque parti dice Tulio che sono et assegna ragione
Line: 11 per che, e quella ragione metterà lo sponitore in
Line: 12 suo luogo. Ma prima dicerà le ragioni che nne mostra
Line: 13 Boezio nel quarto della Topica, che dice che se alcuna
Line: 14 di queste cinque parti falla nella diceria, non è mai compiuta;
Line: 15 e se queste parti sono in una diceria o inn una
Line: 16 lettera, certo l' arte di rettorica vi fie altressì. Paragraph: 2 Un' altra
Line: 17 ragione n' asegna Boezio: che però sono sue parti perché
Line: 18 esse la 'nformano et ordinano e la fanno tutta essere,
Line: 19 altressì come 'l fondamento, la parete e 'l tetto sono
Line: 20 parti d' una casa sì che la fanno essere, e s' alcuna ne
Page: 73 Line: 1 fallisse non sarebbe la casa compiuta. Paragraph: 3 Et dice Tulio
Line: 2 che queste sono le parti di rettorica sì come i più dicono,
Line: 3 però che furo alcuni che diceano che memoria non è
Line: 4 parte di rettorica perciò che non è scienzia, et altri diceano
Line: 5 che dispositio non è parte d' essa arte. Paragraph: 4 Et così
Line: 6 va oltre Tulio e dicerà di ciascuna parte per sé, e primieramente
Line: 7 dicerà della 'nvenzione, sì come di più degna;
Line: 8 e veramente è più degna, però ch' ella puote essere e
Line: 9 stare sanza l' altre, ma l' altre non possono essere sanza lei.
Line: 11 Inventio è apensamento a trovare cose vere o
Line: 12 verisimili le quali facciano la causa acconcia a provare.
Line: 14 Dice Tulio che inventio è quella scienzia per la
Line: 15 quale noi sapemo trovare cose vere, cioè argomenti necessarii
Line: 16 - e nota «necessarii», cioè a dire che conviene
Line: 17 che pure così sia - e sapemo trovare cose verisimili, cioè
Line: 18 argomenti acconci a provare che così sia, per li quali
Line: 19 argomenti veri e verisimili si possa provare e fare credere
Line: 20 il detto o 'l fatto d' alcuna persona, la quale si difenda
Line: 21 o che dica incontro ad un' altra. Paragraph: 2 E questo puote
Page: 74 Line: 1 così intendere il porto dello sponitore. Verbigrazia:
Line: 2 Aviene una materia sopra la quale conviene dire parole,
Line: 3 o difendendo l' una parte o dicendo contra l' altra; o per
Line: 4 aventura sia materia sopra la quale si conviene dittare in
Line: 5 lettera. Non sia donque la lingua pronta a parlare né la
Line: 6 mano presta alla penna, ma consideri che 'l savio mette
Line: 7 alla bilancia le sue parole tutto avanti che lle metta in
Line: 8 dire né inn iscritta. Paragraph: 3 Consideri ancora che 'l buono
Line: 9 difficiatore e maestro poi che propone di fare una casa,
Line: 10 primieramente et anzi che metta le mani a farla, sì pensa
Line: 11 nella sua mente il modo della casa e truova nel suo extimare
Line: 12 come la casa sia migliore; e poi ch' elli àe tutto
Line: 13 questo trovato per lo suo pensamento, sì comincia lo
Line: 14 suo lavorio. Tutto altressì dee fare il buono rettorico:
Line: 15 pensare diligentemente la natura della sua materia, e
Line: 16 sopra essa trovare argomenti veri o verisimili sì che possa
Line: 17 provare e fare credere ciò che dice. Paragraph: 4 Et già è detto
Line: 18 quello che è inventio. Ora procederà il conto a dire quello
Line: 19 che è dispositio.
Line: 21 Dispositio èe assettamento delle cose trovate
Line: 22 per ordine.
Line: 2 Perciò che trovare argomenti per provare e far credere
Line: 3 il suo dire non vale neente chi no· lli sae asettare per
Line: 4 ordine, cioè mettere ciascuno argomento in quella parte
Line: 5 e luogo che ssi conviene, per più affermamento della sua
Line: 6 parte, sì dice Tulio che è dispositio. Paragraph: 2 E dice ch' è quella
Line: 7 scienzia per la quale noi sapemo ordinare li argomenti
Line: 8 trovati in luogo convenevole, cioè i fermi argomenti nel
Line: 9 principio, i deboli nel mezzo, i fermissimi, co' quali non
Line: 10 si possa contrastare lievemente, nella fine. Paragraph: 3 Così fae il
Line: 11 difficatore della casa, che poi ch' elli àe trovato il modo
Line: 12 nella sua mente, elli ordina il fondamento in quel luogo
Line: 13 che ssi conviene, e lla parete e 'l tetto, e poi l' uscia e
Line: 14 camere e caminate, et a ciascuna dà il suo luogo. Paragraph: 4 Già
Line: 15 è detto che è dispositio; or dicerà il conto che è elocutio.
Line: 17 Elocutio è aconciamento di parole e di sentenzie
Line: 18 avenanti alla invenzione.
Line: 20 Perciò che neente vale trovare od ordinare chi non
Line: 21 sae ornare lo suo dire e mettere parole piacevoli e piene
Line: 22 di buone sentenze secondo che ssi conviene alla materia
Page: 76 Line: 1 trovata, sì dice Tulio che è elocutio. Et dice che è quella
Line: 2 scienzia per la quale noi sapemo giungere ornamento di
Line: 3 parole e di sentenze a quello che noi avemo trovato et
Line: 4 ordinato. Paragraph: 2 E nota che ornamento di parole èe una dignitade
Line: 5 la quale proviene per alcuna delle parole della
Line: 6 diceria, per la quale tutta la diceria risplende. Verbigrazia:
Line: 7 «Il grande valore che in voi regna mi dà grande speranza
Line: 8 del vostro aiuto». Certo questa parola, cioè «regna», fa
Line: 9 tutte risplendere l' altre parole che ivi sono. Paragraph: 3 Altressì
Line: 10 nota che ornamento di sentenze è una dignitade la quale
Line: 11 proviene di ciò che in una diceria si giugne una sentenza
Line: 12 con un' altra con piacevole dilettamento. Verbigrazia: in
Line: 13 queste parole di Salamone: «Melliori sono le ferite dell'
Line: 14 amico che' frodosi basci del nemico». Paragraph: 4 Et già è detto
Line: 15 che è elocutio, cioè apparecchiamento di parole e di sentenzie
Line: 16 che facciano la diceria piacevole et ordinata di
Line: 17 parole e di sentenzie. Omai procederà il conto alla quarta
Line: 18 parte di rettorica, cioè memoria.
Line: 20 Memoria è fermo ricevimento nell' animo delle
Line: 21 cose e delle parole e dell' ordinamento d' esse.
Line: 2 Et perciò che neente vale trovare, ordinare o aconciare
Line: 3 le parole, se noi no· lle ritenemo nella memoria sicché
Line: 4 ci 'nde ricordi quando volemo dire o dittare, sì dice Tulio
Line: 5 che è memoria. Onde nota che memoria èe di due maniere:
Line: 6 una naturale et un' altra artificiale. Paragraph: 2 La naturale è quella
Line: 7 forza dell' anima per la quale noi sapemo ritenere a memoria
Line: 8 quello che noi aprendemo per alcuno senno del
Line: 9 corpo. Paragraph: 3 Artificiale è quella scienzia la quale s' acquista
Line: 10 per insegnamenti delli filosofi, per li quali bene impresi noi
Line: 11 possiamo ritenere a memoria le cose che avemo udite o
Line: 12 trovate o aprese per alcuno de' senni del corpo; e di
Line: 13 questa memoria artificiale dice Tulio ch' è parte di rettorica.
Paragraph: 4
Line: 14 Et dice che memoria è quella scienzia per la
Line: 15 quale noi fermiamo nell' animo le cose e le parole ch' avemo
Line: 16 trovate et ordinate, sicché noi ci 'nde ricordiamo quando
Line: 17 siemo a dire. Et già è detto che è memoria; sì dicerà il
Line: 18 conto la quinta et ultima parte di rettorica, cioè pronuntiatio.
Line: 20 Pronuntiatio è avenimento della persona e della
Line: 21 voce secondo la dignitade delle cose e delle parole.
Line: 2 Et al ver dire poco vale trovare, ordinare, ornare
Line: 3 parole et avere memoria chi non sae profferere e dicere le
Line: 4 sue parole con avenimento. Et perciò alla fine dice Tulio
Line: 5 che è pronuntiatio; e dice ch' è quella scienzia per la quale
Line: 6 noi sapemo profferere le nostre parole et amisurare et
Line: 7 accordare la voce e 'l portamento della persona e delle
Line: 8 membra secondo la qualitade del fatto e secondo la condizione
Line: 9 della diceria. Paragraph: 2 Ché chi vuole considerare il vero,
Line: 10 altro modo vuole nelle voci e nel corpo parlando di dolore
Line: 11 che di letizia, et altro di pace che di guerra. Che 'l
Line: 12 parliere che vuole somuovere il populo a guerra dee parlare
Line: 13 ad alta voce per franche parole e vittoriose, et avere
Line: 14 argoglioso advenimento di persona e niquitosa ciera
Line: 15 contra' nemici. Paragraph: 3 Et se lla condizione richiede che debbia
Line: 16 parlamentare a cavallo, sì dee elli avere cavallo di grande
Line: 17 rigoglio, sì che quando il segnore parla il suo cavallo
Line: 18 gridi et anatrisca e razzi la terra col piede e levi la polvere
Line: 19 e soffi per le nari e faccia tutta romire la piazza,
Line: 20 sicché paia che coninci lo stormo e sia nella battaglia.
Line: 21 Et in questo punto non pare che ssi disvegna a la fiata
Line: 22 levare la mano o per mostrare abondante animo o quasi
Line: 23 per minaccia de' nemici. Paragraph: 4 Tutto altrimenti dee in fatto
Line: 24 di pace avere umile advenimento del corpo, la ciera amorevole,
Page: 79 Line: 1 la voce soave, la parola paceffica, le mani chete;
Line: 2 e 'l suo cavallo dee essere chetissimo e pieno di tanta
Line: 3 posa e sì guernito di soavitade che sopr' a llui non si
Line: 4 muova un sol pelo, ma elli medesimo paia factore della
Line: 5 pace. Paragraph: 5 Et così in letizia de' 'l parlatore tenere la testa
Line: 6 levata, il viso allegro e tutte sue parole e viste significhino
Line: 7 allegrezza. Ma parlando in dolore sia la testa inchinata,
Line: 8 il viso triste e li occhi pieni di lagrime e tutte sue
Line: 9 parole e viste dolorose, sicché ciascuno sembiante per sé
Line: 10 e ciascuno motto per sé muova l' animo dell' uditore a
Line: 11 piangere et a dolore. Paragraph: 6 Et già è detto delle cinque parti
Line: 12 sustanziali di rettorica interamente secondo l' oppinione
Line: 13 di Tulio, e sì come lo sponitore le puote fare meglio intendere
Line: 14 al suo porto; sì ritorna Tulio a scusare sé medesimo
Line: 15 di ciò che non àe mostrato ragione perché quello
Line: 16 sia genere et officio e fine di rettorica sì com' elli àe fatto
Line: 17 della materia e delle parti, e dice in questo modo.
Line: 19 Oramai dette brievemente queste cose, atermineremo
Line: 20 in altro tempo le ragioni per le quali noi potessimo
Line: 21 dimostrare il genere e ll' officio e lla fine di
Line: 22 quest' arte, però che bisognano di molte parole e non
Line: 23 sono di tanta opera a mostrare la propietade e lle
Page: 80 Line: 1 comandamenta dell' arte. Ma colui che scrive l' arte rettorica
Line: 2 pare a noi che 'l convenga scrivere dell' altre due,
Line: 3 cioè della materia e delle parti. E io perciò voglio
Line: 4 trattare della materia e delle parti congiuntamente.
Line: 5 Adunque si dee considerare più intentivamente chente
Line: 6 in tutti generi delle cause debbia essere inventio, la
Line: 7 quale è principessa di tutte le parti.
Line: 9 In questa parte dice Tulio che non vuole ora provare
Line: 10 perché quello sia genere di rettorica che detto è
Line: 11 davante, né llo officio né lla fine, però che vorrebbe lunghe
Line: 12 parole e non sono di molto frutto, e però l' atermina nell'
Line: 13 altro libro nel quale tratta sopr' a cciò; et in questo
Line: 14 presente libro tratta della materia, cioè dimostrazione,
Line: 15 deliberazione e iudicazione, et altressì tratta delle parti,
Line: 16 cioè inventio, dispositio, elocutio, memoria e pronuntiatio.
Paragraph: 2
Line: 17 Et di tutte queste tratterà insieme e comunemente. Ma
Line: 18 però che inventio è la più degna parte, sì dicerà Tulio
Line: 19 chente ella dee essere in ciascuno genere di rettorica,
Line: 20 cioè come noi dovemo trovare quando la materia sia di
Line: 21 causa dimostrativa, e quando sia deliberativa, e quando
Line: 22 sia iudiciale; e tratterà sì comunemente che mosterrà
Line: 23 come sia da trovare in catuna di queste cause, e come
Page: 81 Line: 1 ordinare e come ornare la diceria, e come tenere a memoria
Line: 2 e come profferere le sue parole.
Line: 3 Lo sponitore parla all' amico suo. - Paragraph: 3 Perciò lo sponitore
Line: 4 priega 'l suo porto, poi ch' elli àe impresa altezza di
Line: 5 tanta opera come questa èe, che a llui piaccia di sì dare
Line: 6 l' animo a cciò ch' è detto davanti, spezialmente in connoscere
Line: 7 il dimostrativo e 'l deliberativo e 'l iudiciale che
Line: 8 sono il fondamento di tutta l' arte, e poi a quel che siegue
Line: 9 per innanzi, ch' elli intenda tutto 'l libro di tal guisa che,
Line: 10 per lo buono aprendimento e per lo bel dire che farà
Line: 11 secondo lo 'nsegnamento dell' arte, il libro e lo sponitore
Line: 12 ne riceveranno perpetua laude.
Line: 14 Ogne cosa la quale àe alcuna controversia
Line: 15 in diceria o in questione contiene in sé questione
Line: 16 di fatto o di nome o di genere o d' azione; e noi quella
Line: 17 questione della quale nasce la causa apelliamo constituzione.
Line: 18 E constituzione è quella ch' è prima pugna
Line: 19 delle cause, la quale muove dal contastamento della
Line: 20 intenzione in questo modo: «Facesti »-«Non feci»
Line: 21 o «Feci per ragione».
Line: 2 Poi che Tulio àe detto di mostrare e trattare della
Line: 3 invenzione e della materia insieme, sì mostra lo sponitore
Line: 4 in che ordine trattò de l' inventio; ma per maggiore chiarezza
Line: 5 dicerà tutto avanti in che significazione si prendono
Line: 6 queste parole, cioè causa, controversia, constituzione e
Line: 7 stato. Paragraph: 2 Causa vale tanto a dire quanto il detto o 'l fatto
Line: 8 d' alcuno, per lo quale è messo in lite, ed è appellato causa
Line: 9 tutto 'l processo dell' una e dell' altra parte. Et appellasi
Line: 10 causa tutta la diceria e la contenzione cominciando al
Line: 11 prolago e finiendo alla conclusione; donde dice uomo:
Line: 12 «La mia causa è giusta» cioè «la mia parte è giusta».
Paragraph: 3
Line: 13 Controversia vale a dire tanto come causa, e viene a
Line: 14 dire controversare cioè usare l' uno coll' altro di diverse ragioni
Line: 15 e contrarie. Paragraph: 4 Questione tant' è a dire come 'l primo
Line: 16 detto di colui che comincia contra un altro e 'l secondo
Line: 17 detto di colui che ssi difende. Et appellasi quistione una
Line: 18 diceria nella quale àe due parti messe in guisa di dubitazione,
Line: 19 et appellasi questione per l' una e per l' altra parte
Line: 20 della questione. Paragraph: 5 Constituzione si prende et intende in
Line: 21 quelle medesime significazioni che sono dette davanti.
Paragraph: 6
Page: 83
Line: 1 Stato è appellato il detto e 'l fatto dell' aversario,
Line: 2 però che' parliere stanno a provare quel detto o quel
Line: 3 fatto; e questo medesimo è appellato constituzione perciò
Line: 4 che 'l parliere constituisce et ordina la sua ragione e la
Line: 5 sua parte di quel detto o di quel fatto. Et per ciò è appellato
Line: 6 controversia che diversi diversamente sentono di
Line: 7 quel detto o di quel fatto.
Line: 9 Et poi che llo sponitore àe dette le significazioni
Line: 10 di queste parole, dicerà in chente ordine Tulio
Line: 11 tratta della 'nvenzione. Et certo primieramente insegna
Line: 12 invenire e trovare quelle questioni le quali trattano i
Line: 13 parlieri, et appellale constituzioni e dice la propietade
Line: 14 di constituzione e dividela in parti. Paragraph: 8 Nel secondo luogo
Line: 15 mostra qual causa sia simpla, cioè di due divisioni, e
Line: 16 qual sia composta, cioè di quattro o di più. Paragraph: 9 Nel terzo
Line: 17 luogo mostra qual contraversia sia in scritta e quale in
Line: 18 dicere. Paragraph: 10 Nel quarto luogo mostra quelle cose che nascono
Line: 19 di constituzione, cioè la diceria nella quale àe due
Line: 20 divisioni e ragioni, e lla giudicazione e 'l fermamento.
Paragraph: 11
Line: 21 Nel quinto luogo mostra in che guisa si debbono trattare
Line: 22 le parti della diceria secondo rettorica. Paragraph: 12 Nel sesto
Line: 23 luogo mostra quante sono esse parti e quali e che sia da
Page: 84 Line: 1 ffare in ciascuna. Paragraph: 13 Et disponesi così il testo di Tulio
Line: 2 per fare intendere onde procedono le quistioni che toccano
Line: 3 al parliere di questa arte.
Line: 4 Sponitore.- Paragraph: 14 Ogne cosa la quale àe in sé controversia,
Line: 5 cioè della quale i diversi diversamente sentono
Line: 6 sicché alcuna cosa dicono sopr' a cciò con inquisizione,
Line: 7 cioè per sapere se alcuna delle parti è vera o falsa, sì à
Line: 8 in sé questione di fatto, cioè questione la quale muove
Line: 9 di ciò che alcun fatto è apposto altrui. Verbigrazia: Dice
Line: 10 l' uno contra l' altro: «Tu mettesti fuoco nel Campidoglio»;
Line: 11 et esso risponde: «Non misi». Di questo nasce
Line: 12 una cotale questione, se elli fece questo fatto o no, et è
Line: 13 appellata questione di fatto per quello fatto che a llui è
Line: 14 apposto, etc.. Paragraph: 15 Od è questione di nome, cioè che ll' una
Line: 15 parte appone un nome a un fatto e l' altra parte n' appone
Line: 16 un altro. Verbigrazia: Alcuno à furato d' una chiesa uno
Line: 17 cavallo o altra cosa che non sia sagrata. Dice l' una parte
Line: 18 contra lui: «Tu ài commesso sacrilegio». Dice l' altro:
Line: 19 «Non sacrilegio, ma furto». Et nota che sacrilegio è
Line: 20 molto peggiore che furto, perciò che colui commette
Line: 21 sacrilegio che fura cosa sacrata di luogo sacrato. Donde
Line: 22 di questo nasce una questione del nome di quel fatto,
Page: 85 Line: 1 cioè se dee avere nome furto o sacrilegio, e però è appellata
Line: 2 questione del nome. Paragraph: 16 Od è questione del genere,
Line: 3 cioè della qualitade d' alcuno fatto, in ciò che ll' una
Line: 4 parte appone a quel fatto una qualitade e l' altra un' altra.
Line: 5 Verbigrazia: Dice l' uno: «Questi uccise la madre iustamente
Line: 6 perciò ch' ella avea morto il suo padre». Dice
Line: 7 l' altro: «Non è vero, ma iniustamente l' à fatto»; e di ciò
Line: 8 nasce cotal questione di questa qualitade: se l' à fatto
Line: 9 iustamente o iniustamente, e perciò è appellata questione
Line: 10 di genere, cioè della qualità d' un fatto e di che
Line: 11 maniera sia. Paragraph: 17 Od è questione d' azione, cioè viene
Line: 12 a dire che contiene questione la quale procede di ciò,
Line: 13 c' alcuna azione si muta d' un luogo ad altro e d' un tempo
Line: 14 ad altro. Verbigrazia: Dice uno contra un altro: «Tu m' ài
Line: 15 furato un cavallo»; et esso risponde: «Vero è, ma non
Line: 16 tine rispondo in questo tempo, perciò che ttu se' mio
Line: 17 servo, o perciò ch' è tempo feriato, o perciò ch' io non
Line: 18 debbo risponderti in questa corte, ma in quella della mia
Line: 19 terra». Onde di questo procede una questione, la quale
Line: 20 Tulio dice che è d' azione, cioè se colui dee rispondere
Line: 21 o no. Paragraph: 18 Et dice Tulio che tutte le quistioni che sono
Line: 22 dette davanti sono appellate constituzioni, cioè c' ànno
Line: 23 questo nome. Et dice che constituzione è la prima pugna
Line: 24 delle cause, cioè quello sopra che da prima contendono
Line: 25 i parlieri, cioè il detto dell' uno e 'l detto dell' altro, e
Page: 86 Line: 1 questo sopra che de prima contendono i parlieri si è il
Line: 2 nascimento, cioè che muove del contrastamento della
Line: 3 intenzione, cioè del detto di colui che ssi difende contra
Line: 4 le parole dell' accusatore. Paragraph: 19 Onde contastamento è
Line: 5 appellato el primo detto del difensore e intentione è
Line: 6 appellata il primo detto dello accusatore. Et pare che
Line: 7 il nascimento della constituzione vegna della difensione
Line: 8 ch' è della accusa, non che nasca della difensione, ma
Line: 9 perciò che del detto del difenditore si puote cognoscere
Line: 10 se lla causa o lla questione è di fatto o di genere o di
Line: 11 nome o d' azione, sì come appare nelli exempli che sono
Line: 12 messi davanti. Paragraph: 20 Et omai dicerà Tulio le nomora e
Line: 13 lle divisioni e lle proprietadi e lle cagioni di tutte le dette
Line: 14 questioni.
Line: 16 Quando la controversia è di fatto, perciò che
Line: 17 lla causa si ferma per congetture, sì à nome constituzione
Line: 18 congetturale.
Line: 20 In questa parte dice Tulio che quando la contenzione
Line: 21 è per alcuno fatto che sia apposto ad altrui, sì come
Line: 22 davanti si dice, sì conviene ch' ella sia provata per congetture,
Page: 87 Line: 1 cioè per suspezioni e per presunzioni. Verbigrazia:
Line: 2 Dice uno contra un altro: «Veramente tu uccidesti
Line: 3 Aiaces, ch' io ti trovai e vidi traiere il coltello del
Line: 4 suo corpo». Paragraph: 2 Et questa è faticosa questione, ciò dice
Line: 5 Vittorino, perciò che a provarla si faticano molto i parlieri,
Line: 6 perciò ch' altressì ferme ragioni si possono inducere
Line: 7 per l' una parte come per l' altra. E poi ch' è detto della
Line: 8 constituzione di fatto, sì dicerà Tulio di quella ch' è di
Line: 9 nome.
Line: 11 Quando è la controversia del nome, perciò che
Line: 12 lla forza della parola si conviene diffinire per parole,
Line: 13 sì è nominata diffinitiva.
Line: 15 In questa parte dice Tulio che quando la contenzione
Line: 16 è del nome del fatto, cioè come quel fatto ch' è apposto
Line: 17 altrui abbia nome, quella questione si è diffinitiva
Line: 18 perciò che lla forza, cioè la significazione di quella parola
Line: 19 e di quel nome si conviene diffinire, cioè aprire e rispianare
Line: 20 che viene a dire e che signiffica, non per exempli ma
Line: 21 per parole brevi e chiare et intendevole. Paragraph: 2 Verbigrazia:
Line: 22 Un uomo è accusato che tolse uno calice d' uno luogo sacrato
Line: 23 et è lli apposto che sia sacrilegio, et esso si difende
Page: 88 Line: 1 dicendo che non è sacrilegio ma furto. Or sopra questa
Line: 2 controversia si è tutta la questione per lo nome di questo
Line: 3 fatto: è sacrilegio o furto? Paragraph: 3 Onde per sapere la veritade
Line: 4 si conviene diffinire l' uno nome e ll' altro, cioè dire la
Line: 5 signifficazione e llo 'ntendimento di ciascuno nome, e poi
Line: 6 che fie chiarito per le parole quello che 'l nome signiffica,
Line: 7 assai bene si potrà intendere e provare qual nome si
Line: 8 ponga a quel fatto. Et poi ch' è detto del nome, sì dicerà
Line: 9 Tulio del genere.
Line: 11 Quando è quistione della cosa qual sia, perciò
Line: 12 che lla controversia è della forza e del genere del
Line: 13 fatto, sì è vocata constituzione generale.
Line: 15 In questa parte dice Tulio che quando è questione
Line: 16 della cosa quale ella sia, perciò che lla controversia è della
Line: 17 forza del fatto, cioè della quantitade, e della comparazione
Line: 18 et altressì del genere, cioè della qualitade d' esso fatto, sì
Line: 19 è vocata constituzione generale. Paragraph: 2 Verbigrazia: La quantitade
Line: 20 del fatto si è cotale questione: se uno à fatto tanto
Line: 21 quanto un altro, sì come fue questione se Tulio avea tanto
Line: 22 servito al comune di Roma quanto Catone. Paragraph: 3 La comparazione
Page: 89 Line: 1 del fatto si è cotale: di due partiti qual sia
Line: 2 migliore, sì come fue questione quando i Romani presono
Line: 3 Cartagine qual era il meglio tra disfarla o lasciarla.
Paragraph: 4
Line: 4 Il genere del fatto si è questione della qualità del fatto
Line: 5 sì come davanti fue messo l' exemplo, cioè se colui che fece
Line: 6 il fatto fece iustamente o iniustamente.
Line: 8 Ma quando la causa pende di ciò che non pare
Line: 9 che quella persona che ssi conviene muova la questione,
Line: 10 o non la muove contra cui si conviene, [o non appo
Line: 11 coloro che ssi conviene,] o non in tempo che ssi conviene,
Line: 12 o non di quella lege o di quel peccato o di quella
Line: 13 pena che ssi conviene, quella constituzione à nome
Line: 14 translativa, però che ll' azione bisogna d' avere translazione
Line: 15 e tramutamento.
Line: 17 In questa parte dice Tulio della controversia dell'
Line: 18 azione, che quando sopr' a cciò è lla questione e' si
Line: 19 conviene che ll' azione si tramuti in tutto o in parte, e
Page: 90 Line: 1 perciò à nome translativa, cioè tramutativa. Et questo
Line: 2 è o puote essere per sette maniere, le quali sono nominate
Line: 3 nel testo, cioè: Paragraph: 2 Quando non muove la questione
Line: 4 quella persona a cui la conviene di muovere. Verbigrazia:
Line: 5 Dice uno scolaio contra ad un altro: «Tu se' venuto
Line: 6 troppo tardi a scuola». Et esso dice: «A te no 'nde rispondo,
Line: 7 ché non ti si conviene muovermi questione di ciò,
Line: 8 ma conviensi al nostro maestro». Paragraph: 3 O non muove la
Line: 9 questione contra quella persona che ssi conviene. Verbigrazia:
Line: 10 Fue trovato che in Roma si trattava tradimento
Line: 11 e fue alcuno che ll' aponea contra Iulio Cesare,
Line: 12 et esso dicea: «Contra me non si conviene muovere di
Line: 13 ciò questione, ma contra Catellina che ll' àe fatto e fa
Line: 14 tutta fiata». Paragraph: 4 O non muove la questione appo coloro
Line: 15 che ssi conviene, cioè davanti a quelle persone che dee.
Line: 16 Verbigrazia: Fue accusato il vescovo di simonia davanti
Line: 17 al re di Navarra. Il vescovo dice: «Tu non m' accusi
Line: 18 davante a giudice ch' io debbia rispondere, ma io son bene
Line: 19 tenuto di ciò e d' altro davante l' appostolico». Paragraph: 5 O non
Line: 20 muove la quistione in quel tempo che ssi conviene. Verbigrazia:
Line: 21 Uno fue accusato il giorno di Pasqua; esso dicea:
Line: 22 «Non rispondo ora di questo, perciò che oggi non è
Line: 23 tempo d' attendere a cotali convenenti». Paragraph: 6 O non muove
Page: 91 Line: 1 questione a quella lege che ssi conviene. Verbigrazia: Uno
Line: 2 cittadino di Roma era in Parigi e volea piatire contra
Line: 3 uno francesco secondo la legge di Roma; ma quel francesco
Line: 4 dice che non dee rispondere a quella legge ma a
Line: 5 quella di Francia. Paragraph: 7 O non muove la questione di quel
Line: 6 peccato che ssi conviene. Verbigrazia: Fue accusato uno,
Line: 7 che non avea il membro masculino, ch' avesse corrotta
Line: 8 una vergine; esso dice: «Io non risponderò di questo
Line: 9 peccato». Paragraph: 8 O non muove questione di quella pena che
Line: 10 ssi conviene. Verbigrazia: Fue uno accusato ch' avea
Line: 11 morto uno gallo et erali apposto che perciò dovea perdere
Line: 12 la testa; esso dicea: «Non rispondo a questa pena,
Line: 13 perciò che non tocca a questo peccato». Paragraph: 9 Donde tutte
Line: 14 queste questioni sono translative, cioè che ssi tramutano
Line: 15 in altro fatto e stato, tal fiata in tutto e tal fiata in parte,
Line: 16 sì come appare nelli exempli di sopra.
Line: 19 E così conviene che ssia l' una di queste inn
Line: 20 ogne maniera di cause, perciò che in qual causa no 'nde
Line: 21 fosse alcuna, certo in quella non porrebbe avere contraversia,
Line: 22 e perciò conviene che non sia tenuta causa.
Line: 2 Poi che Tulio àe divisate le parti della constituzione
Line: 3 et àe detto che e come è ciascuna di quelle parti
Line: 4 e le loro nomora, sì vuole Tulio provare che quando
Line: 5 l' una di queste questioni, che sono del fatto o del nome
Line: 6 o della qualità o del tramutare l' azione, non è intra parlieri,
Line: 7 certo intra loro non puote essere controversia; e
Line: 8 poi che 'ntra loro non à controversia, certo il fatto sopra
Line: 9 il quale dicessero parole non sarebbe causa, e così non
Line: 10 sarebbe materia di questa arte, cioè che non sarebbe dimostrativo
Line: 11 né diliberativo né iudiciale. Paragraph: 2 Et provando
Line: 12 questo sì dimostra Tulio che lle predette cose in questa
Line: 13 arte sono sì congiunte insieme che qualunque causa è
Line: 14 dimostrativa o deliberativa o iudiciale sì conviene che sia
Line: 15 constituzione o del fatto o del nome o della qualitade
Line: 16 o dell' azione, et e converso che qualunque constituzione è
Line: 17 del fatto o del nome o della qualità o dell' azione sì conviene
Line: 18 che sia dimostrativa o deliberativa o iudiciale. Et
Line: 19 omai perseverrà Tulio sua materia per dicere di ciascuna
Line: 20 parte per sé.
Line: 22 La contraversia del fatto si puote distribuire in
Line: 23 tutti tempi: ché ssi puote fare quistione che è essuto
Page: 93 Line: 1 fatto, in questo modo: «Ulixes uccise Aiace o no?».
Line: 2 Et puotesi fare questione che ssi fa ora, in questo
Line: 3 modo: «Sono i Fregelliani in buono animo verso lo
Line: 4 comune o no?». Et puotesi fare questione che ssi farà,
Line: 5 in questo modo: «Se noi lasciamo Cartagine intera,
Line: 6 everranne bene al comune o no?».
Line: 8 In questa parte dice Tullio che lla controversia
Line: 9 la quale è di fatto che ssia apposto ad altrui, la quale
Line: 10 àe nome constituzione congetturale sì come fue detto in
Line: 11 adietro e messo in exempli, sì puote essere in tutti tempi,
Line: 12 cioè preterito, presente e futuro. Paragraph: 2 Nel preterito pone
Line: 13 Tulio l' exemplo della morte d' Aiaces, che fue cotale.
Line: 14 Stando l' assedio di Troia sì fue morto il buon Achilles,
Line: 15 et apresso la sua morte fue grande questione delle sue
Line: 16 armi intra Ulixes et Aiaces. Paragraph: 3 Et certo Ulixes fue, secondo
Line: 17 che contano le storie, il più savio uomo de' Greci
Line: 18 e 'l milior parliere, sicché per lo grande senno che i· llui
Line: 19 regnava e per lo bene dire mettea in compimento le grandi
Line: 20 vicende, alle quali altre non sapea pervenire, e perciò
Line: 21 adoperò e' più di male contra' Troiani per lo suo senno
Line: 22 che non fecero quasi tutta l' oste per arme, et alla fine
Page: 94 Line: 1 si parve manifestamente, ch' elli fue trovatore del cavallo
Line: 2 per lo quale fue Troia perduta e tradita; ma veramente
Line: 3 in guerra non si fatigava molto con arme e non era di
Line: 4 gran prodezza, ma tuttavolta dimandava che lli fossono
Line: 5 concedute l' armi d' Achilles, e dicea che nn' era degno e
Line: 6 ch' avea in quella guerra ben fatta l' opera perché etc.
Paragraph: 4
Line: 7 Et dall' altra parte Aiaces era uno cavaliere franco e
Line: 8 prode all' arme, di gran guisa, ma non era pieno di grande
Line: 9 senno e sanza molto [....] francamente avea portate
Line: 10 l' armi in quella guerra, e perciò domandava l' armi
Line: 11 d' Achilles e dicea che non si conveniano ad Ulixes.
Paragraph: 5
Line: 12 Onde alla fine l' armi furono concedute ad Ulixes, per
Line: 13 la qual cosa montò tra lloro tanta invidia che divennero
Line: 14 nemici mortali; et in questo mezzo tempo fue morto
Line: 15 Aiaces e fue della sua morte accusato Ulixes, et esso
Line: 16 si difendea e negava; e di questo sì era questione di
Line: 17 fatto in preterito, cioè che già era fatto in tempo passato.
Paragraph: 6
Line: 18 Inel presente tempo mette Tulio l' exemplo de' Fragellani,
Line: 19 che furo una gente i quali furono accusati in Roma
Line: 20 ch' elli aveano male animo contra il comune. Et elli si difendeano
Line: 21 e diceano che ll' aveano buono e dritto; e di ciò
Line: 22 sì era questione di fatto presente, cioè se sono ora presentemente
Line: 23 di buono animo o no. Paragraph: 7 Nel futuro mette Tulio
Page: 95 Line: 1 l' exemplo di Cartagine, la quale fue una delle più nobili
Line: 2 cittadi e delle più poderose del mondo, e tenne guerra
Line: 3 contro a Roma, sì ch' alla fine i Romani vinsero e presero
Line: 4 la terra; e furo alcuni che voleano che lla cittade si disfacesse
Line: 5 per lo bene di Roma, et altri consigliaro del no,
Line: 6 perciò che 'l meglio ne potrebbe advenire s' ella rimanesse
Line: 7 intera, e di ciò è questione del tempo futuro, cioè se
Line: 8 bene o male n' averrà se Cartagine rimanesse intera o s' ella
Line: 9 si disfacesse. Paragraph: 8 Ma poi che Tulio à detto della controversia
Line: 10 del fatto, sì dicerà di quella del nome in questo
Line: 11 modo.
Line: 13 Controversia del nome è quando lo fatto è conceduto,
Line: 14 ma è questione di quello ch' è fatto in che nome
Line: 15 sia appellato; et in questo conviene che sia controversia
Line: 16 del nome, perciò che non s' accordano della cosa; non
Line: 17 che del fatto non sia bene certo, ma che quello ch' è
Line: 18 fatto non pare all' uno quello ch' all' altro, e perciò l' uno
Line: 19 l' appella d' un nome e l' altro d' un altro. Per la qual
Line: 20 cosa in questa maniera la cosa dee essere diffinita per
Line: 21 parole e brevemente discritta, come se alcuno à tolta
Line: 22 una cosa sacrata d' uno luogo privato, se dee essere
Line: 23 giudicato furo o sacrilego, ché certo in essa questione
Page: 96 Line: 1 conviene difinire l' uno e l' altro, che sia furo e che
Line: 2 sacrilego, e mostrare per sua discrezione che lla cosa
Line: 3 conviene avere altro nome che quello che dicono li
Line: 4 aversarii.
Line: 6 In questa parte dice Tulio della controversia del
Line: 7 nome; e perciò che di questo è molto detto davanti, sì
Line: 8 sine trapassa lo sponitore brevemente, dicendo solamente
Line: 9 la tema del testo, sopra 'l quale il caso è cotale: Paragraph: 2 Roberto
Line: 10 accusa Gualtieri ch' elli àe malamente tolta una cosa
Line: 11 sacrata, sì come uno calice o altra simile cosa la quale sia
Line: 12 diputata a' divini mistieri, e dice che lla tolse d' uno luogo
Line: 13 privato, cioè d' una casa o d' altro luogo non sacrato. Viene
Line: 14 l' accusato e confessa il fatto. Dice l' accusatore: «Tu ài
Line: 15 fatto sacrilegio». Dice l' accusato: «Non ò fatto sacrilegio,
Line: 16 ma furto». Et così sono in concordia del fatto, ma non
Line: 17 della cosa, cioè della proprietade per la quale si possa sapere
Line: 18 che nome abbia questo fatto, perciò ch' all' accusatore
Line: 19 pare una, ché dice ch' è sacrilegio, et all' accusato pare
Line: 20 un' altra, ché dice ch' è furto. Paragraph: 3 Onde in questa maniera
Line: 21 di controversia si conviene che 'l parliere che dice sopra
Line: 22 questa materia diffinisca e faccia conto in brevi parole
Line: 23 che cosa è sacrilegio e che è furto; e così dee mostrare
Page: 97 Line: 1 come questo fatto non à quel nome che dice l' aversario.
Line: 2 Et è detto della controversia del nome; omai dicerà Tulio
Line: 3 di quella del genere, in questo modo:
Line: 5 Controversia del genere è quando il
Line: 6 fatto è conceduto e sono certi del nome d' esso fatto,
Line: 7 ma è questione della quantitade del fatto o del modo
Line: 8 o della qualitade, in questo modo: giusto o ingiusto
Line: 9 - utile o inutile - e tutte cose nelle quali è questione
Line: 10 chente sia quel fatto.
Line: 12 In questa parte dice Tulio della questione del genere,
Line: 13 e di questa è tanto detto dinanzi che 'n poche parole
Line: 14 dimorerà lo sponitore; e dice che quella controversia è del
Line: 15 genere nella quale l' accusato confessa il fatto et è in concordia
Line: 16 coll' accusatore del nome d' esso fatto, ma sono in
Line: 17 discordia della quantitade del fatto, cioè se grande o piccolo
Line: 18 o molto o poco. Paragraph: 2 Verbigrazia: Un grande Romano
Line: 19 quando dovea cacciare i nemici del suo comune si fugìo.
Line: 20 Fue accusato ch' avea fatto danno e male alla maestà della
Line: 21 città di Roma; l' accusato confessa il fatto e 'l nome del
Line: 22 facto. Dice l' accusatore: «Questo è grande danno». Dice
Line: 23 l' accusato: «Non è grande, ma piccolo». Ed è la discordia
Page: 98 Line: 1 tra lloro della quantità, cioè se quel male è grande o piccolo.
Paragraph: 3
Line: 2 O sono in discordia del modo, cioè della comparazione
Line: 3 del fatto, sì come fue detto qua indietro nell'
Line: 4 exemplo di Cartagine, qual fosse la migliore parte tra
Line: 5 disfare o lasciare. Paragraph: 4 O sono in discordia della qualitade
Line: 6 del fatto, sì come pare in exemplo d' Orestes che uccise
Line: 7 la sua madre, e fue accusato che ll' avea morta ingiustamente;
Line: 8 et esso si difende e dice che ll' à morta giustamente,
Line: 9 ma bene confessa il fatto e 'l nome del fatto; ma
Line: 10 sono in discordia della qualità, cioè se ll' àe fatto giustamente
Line: 11 o ingiustamente. Paragraph: 5 Ben è vero che Tulio non
Line: 12 mette in exemplo della quantitade nel testo, né della comparazione,
Line: 13 se non solamente della qualitade; e questo fae
Line: 14 perciò che più sovente ne vien tra lle mani che non fanno
Line: 15 l' altre, e perciò dice che tutte cose nelle quali si confessa
Line: 16 il fatto e 'l nome del fatto, ma è questione della qualità
Line: 17 d' esso fatto, sì è controversia del genere. Paragraph: 6 Et poi che
Line: 18 Tullio à detto di questa questione del genere secondo il
Line: 19 suo parimento, sì procede immantenente a riprendere
Line: 20 Ermagoras dell' errore suo in questa controversia del genere.
Line: 22 A questo genere Ermagoras sottopuose quattro
Line: 23 parti, ciò sono deliberativo, demostrativo, iudiciale e
Line: 24 negoziale. Il quale suo fallimento non mezanamente
Page: 99 Line: 1 pare che ssia da riprendere, ma in breve, perciò che sse
Line: 2 noi ci ne passiamo così tacendo fosse pensato che noi
Line: 3 lo seguissimo sanza cagione; o se lungamente soprastessimo
Line: 4 in ciò, paia che noi facessimo dimoro et impedimento
Line: 5 agli altri insegnamenti. Section: 44 Se deliberamento
Line: 6 e dimostramento sono generi delle cause, non possono
Line: 7 essere diritte parti d' alcuno genere di causa, perciò che
Line: 8 una medesima cosa puote bene essere genere d' una e
Line: 9 parte d' un' altra, ma non puote essere parte e genere
Line: 10 d' una medesima. Et certo deliberamento e dimostramento
Line: 11 sono genera delle cause. Ma o non è alcuno genere
Line: 12 di cause, o è pur iudiciale solamente, o è iudiciale
Line: 13 e dimostrativo e deliberativo. Dicere che non sia alcun
Line: 14 genere di cause, con ciò sia cosa ch' e' medesimo dice
Line: 15 che lle cause sono molte e sopra esse dà insegnamento,
Line: 16 è grande forseneria. Un genere, cioè pur iudiciale solamente,
Line: 17 non puote essere, acciò che diliberamento e
Line: 18 dimostramento non sono simili intra lloro e molto si
Line: 19 discordano dal genere iudiciale, e ciascuno à suo fine
Line: 20 al quale si dee ritornare. Adunque è certo che tutti e
Line: 21 tre son generi delle cause, e così deliberamento e dimostramento
Line: 22 non possono essere a diritto tenute parti
Line: 23 d' alcuno genere di causa. Dunque malamente disse
Page: 100 Line: 1 ch' elli fossero parte della constituzione del genere.
Section: 45
Chapter: X
Line: 2 Et s' elle non possono essere tenute diritte
Line: 3 parti della causa del genere, molto meno fien tenute
Line: 4 parti della diritta parte della causa; e parte della
Line: 5 causa è ogne constituzione; donde no la causa alla constituzione,
Line: 6 ma la constituzione s' acconcia alla causa.
Line: 7 Ma dimostramento e diliberamento non possono essere
Line: 8 tenute diritte parti della causa del genere, perciò che
Line: 9 sono generi: donque molto meno debbono essere tenuti
Line: 10 parte di quello ch' esso dice. Section: 46 Appresso ciò se lla
Line: 11 constituzione et essa e ciascuna parte della constituzione
Line: 12 è difensione contra quello ch' è apposto, conviene
Line: 13 che quella che no è difensione non sia constituzione
Line: 14 né parte di constituzione. Et certo deliberamento e
Line: 15 dimostramento non sono constituzione. Dunque se constituzione
Line: 16 et ella e la sua parte è difensione contra
Line: 17 quello ch' è apposto, il dimostramento e 'l diliberamento
Line: 18 non è constituzione né parte di constituzione. Ma piace
Line: 19 a llui che ssia difensione. Dunque conviene che lli piaccia
Line: 20 che non sia constituzione, né parte di constituzione.
Line: 21 Et in altrettale isconvenevile fie condotto, se esso dica
Line: 22 che constituzione sia la prima confermazione dell' accusatore
Line: 23 o lla prima preghiera del difenditore; e così
Page: 101 Line: 1 seguiranno lui tutti questi sconvenevoli. Section: 47 Appresso
Line: 2 ciò, la causa congetturale, cioè di fatto, non puote
Line: 3 d' una medesima parte inn un medesimo genere essere
Line: 4 congetturale e diffinitiva; et altressì la diffinitiva causa
Line: 5 non puote essere d' una medesima parte inn uno medesimo
Line: 6 genere diffinitiva e translativa. Et al postutto
Line: 7 neuna constituzione né parte di constituzione puote
Line: 8 avere e tenere la sua forza et altrui; perciò che ciascuna
Line: 9 è considerata semplicemente per sua natura; se l' altra
Line: 10 si prende, il nomero delle constituzioni si radoppia, non
Line: 11 si cresce la forza della constituzione. Veramente la causa
Line: 12 deliberativa insieme d' una medesima parte in un medesimo
Line: 13 genere suole avere la constituzione congetturale
Line: 14 e generale e diffinitiva e translativa, et alla fiata una
Line: 15 e talvolta piusori. Adunque, essa non è constituzione
Line: 16 né parte di constituzione. Et questo medesimo suole
Line: 17 usatamente advenire della causa dimostrativa. Adunque
Line: 18 sì come noi avemo detto davanti, questi, cioè deliberamento
Line: 19 e dimostramento, sono generi delle cause e
Line: 20 non parti d' alcuna constituzione.
Line: 22 In questa parte dice Tulio che Ermagoras dicea che
Line: 23 lla controversia del genere avea quattro parti sotto sé,
Page: 102 Line: 1 ciò sono deliberativo, demostrativo, iudiciale e negoziale;
Line: 2 della qual cosa Tulio lo riprende in tutte guise, e mostra
Line: 3 molte ragioni come Ermagoras errava malamente, e questo
Line: 4 pruova manifestamente per argomenti dialetici: che
Line: 5 dimostramento e deliberamento sono generi delle cause
Line: 6 sì che lle cause sono parti di loro; e poiché sono generi,
Line: 7 cioè il tutto delle cause, non possono essere parte delle
Line: 8 cause, acciò ch' una cosa non puote essere tutto d' una
Line: 9 cosa e parte di quella medesima. Paragraph: 2 Et così per molte
Line: 10 ragioni o vuoli argomenti conclude Tulio che Ermagoras
Line: 11 avea mal detto, e poi seguentemente dice la sua sentenza:
Line: 12 quali sono le parti della constituzione del genere, cioè
Line: 13 della quantitade e del modo e della qualitade del fatto,
Line: 14 sì come qui dinanzi fue detto. Et in ciò incomincia la
Line: 15 sentenzia di Tullio in questo modo:
Line: 17 Questa constituzione del genere pare a
Line: 18 noi ch' abbia due parti: Iudiciale e negoziale.
Line: 20 Poi che Tullio àe ripresa l' oppinione d' Ermagoras
Line: 21 delle quattro parti, sì dice la sua sentenza e dice che sono
Line: 22 pur due parti, cioè quelle altre due che dicea Ermagoras:
Line: 23 iudiciale e negoziale; et immantenente detta la sua sentenza,
Page: 103 Line: 1 la quale vince quella d' Ermagoras e d' ogn' altro, sì
Line: 2 dice e dimostra che è iudiciale e che è negoziale, in questo
Line: 3 modo:
Line: 5 Iudiciale è quella nella quale si questiona la natura
Line: 6 di dritto e d' iguaglianza e la ragione di guiderdone
Line: 7 o di pena.
Line: 9 La iudiciale constituzione è quella nella quale per
Line: 10 diritto, cioè per ragione provenuta per usanza e per iguallianza,
Line: 11 cioè per ragione naturale o per ragione scritta, si
Line: 12 questiona sopra la quantitade o sopra la comparazione o
Line: 13 sopra la qualitade d' un fatto, per sapere se quel fatto è
Line: 14 giusto o ingiusto o buono o reo. Paragraph: 2 Altressì è iudiciale
Line: 15 quella nella quale è questione d' alcuno per sapere s' egli
Page: 104 Line: 1 è degno di pena o di merito. Verbigrazia: «Alobroges è
Line: 2 degno d' avere merito di ciò che manifestò la congiurazione
Line: 3 di Catellina?», e questionasi del sì o del no. Et
Line: 4 anche questo exemplo: «È Giraldo degno di pena di ciò
Line: 5 che commise furto?», e questionasi del sì o del no. Paragraph: 3 Et
Line: 6 poi che à detto Tulio del iudiciale, sì dicerà dell' altra
Line: 7 parte, cioè della negoziale.
Line: 9 Negoziale è quella nella quale si considera
Line: 10 chente ragione sia per usanza civile o per equitade,
Line: 11 sopra alla quale diligenzia sono messi i savi di ragione.
Line: 13 Dice Tulio che quella constituzione è appellata negoziale
Line: 14 nella quale si considera per usanza civile, cioè per
Line: 15 quella ragione la quale i cittadini o paesani sono usati di
Line: 16 tenere i· lloro uso o in loro costuduti, o per equitade,
Line: 17 cioè per legi scritte, chente ragioni debbiano essere sopra
Line: 18 quella constituzione. Paragraph: 2 Et intra la iudiciale e la negoziale
Line: 19 àe cotale differenzia: che lla iudiciale tratta sopra le cose
Line: 20 passate et intorno le leggi scritte e trovate; ma la negoziale
Page: 105 Line: 1 intende intorno le presenti e future et intorno le
Line: 2 legi et usanze che saranno scritte e trovate. Paragraph: 3 Et questa
Line: 3 è di molta fatica, perciò che' parlieri s' affaticano di grande
Line: 4 guisa a provarla et a formare nuove ragioni et usanze allegando
Line: 5 in ciò ragioni da simile o da contrario. Et questa
Line: 6 questione si tratta davante a' savi di legge e di ragione,
Line: 7 ma in provare la iudiciale basta dicere pur quello che lla
Line: 8 ragione ne dice. Paragraph: 4 Et poi che Tulio à detto che è la iudiciale
Line: 9 e che è la negoziale, sì dicerà delle parti della iudiciale
Line: 10 per meglio dimostrare lo 'ntendimento di ciascuno
Line: 11 capitolo dell' Arte.
Line: 13 La iudiciale dividesi in due parti, ciò sono assoluta
Line: 14 et assuntiva.
Line: 16 In questa parte dice Tulio che quella questione la
Line: 17 quale è iudiciale, sì come davanti è mostrato, sì à due
Page: 106 Line: 1 parti: una ch' è appellata assoluta e l' altra la quale è appellata
Line: 2 assuntiva; e dicerà di catuna per sé.
Line: 4 Assoluta è quella che in sé stessa contiene questione
Line: 5 o di ragione o d' ingiuria.
Line: 7 Dice Tulio che quella questione iudiciale del genere
Line: 8 èe appellata assoluta la quale in sé medesima è disciolta
Line: 9 e dilibera, sì che sanza niuna giunta di fuori contiene in
Line: 10 sé questione sopra la qualitade o sopra la quantitade o
Line: 11 sopra la comparazione del fatto, il qual fatto si cognosce
Line: 12 s' egli è di ragione o d' ingiuria, cioè se quel fatto è giusto
Line: 13 o ingiusto o buono o reo, sì come in questo exemplo donde
Line: 14 fue cotale questione. Paragraph: 2 Verbigrazia: Fecero quelli da
Line: 15 Teba giusto o ingiusto quando per segnale della loro vittoria
Page: 107 Line: 1 fecero un trofeo di metallo? Et certo questo fatto,
Line: 2 cioè fare un trofeo di metallo per segnale di vittoria,
Line: 3 piace per sé sanza neuna giunta et in sé contiene forza
Line: 4 della pruova, perciò ch' era cotale usanza.
Line: 6 Assuntiva è quella che per sé non dà alcuna
Line: 7 ferma cosa a difendere, ma di fuori prende alcuna
Line: 8 difensione; e le sue parti sono quattro: concedere,
Line: 9 rimuovere lo peccato, riferire lo peccato e comparazione.
Line: 11 Tullio dice che quella constituzione è appellata assuntiva
Line: 12 della quale nasce questione, la quale in sé non à
Line: 13 fermezza per difendersi da quello peccato ch' è a llui apposto,
Line: 14 ma d' un altro fatto di fuori da quello prende argomento
Line: 15 da difendersi; sì come nella questione d' Orestes,
Page: 108 Line: 1 che fue accusato ch' avea morta la sua madre, et elli
Line: 2 dicea che ll' avea morta giustamente. Et certo il suo dire
Line: 3 parea crudel fatto, sì che queste parole per sé non ànno
Line: 4 difensione com' elli l' abbia fatto giustamente, ma prende
Line: 5 sua difensione d' un altro fatto di fuori e dice: «Io l' uccisi
Line: 6 giustamente, perciò ch' ella uccise il mio padre». Et
Line: 7 così pare che con questa giunta piaccia la sua ragione.
Paragraph: 2
Line: 8 Et questa cotale questione assuntiva à quattro parti,
Line: 9 delle quali il testo dicerà di catuna perfettamente per sé.
Line: 11 Concedere e concessione è quando l' accusato
Line: 12 non difende quello ch' è fatto ma addomanda che ssia
Line: 13 perdonato; e questa si divide in due parti, ciò sono
Line: 14 purgazione e preghiera.
Line: 16 Poi che Tulio avea detto che è e quale la questione
Line: 17 assuntiva e com' ella si divide in quattro parti, sì vuole dicere
Line: 18 di ciascuna per sé divisatamente perché 'l convenentre
Line: 19 sia più aperto. Paragraph: 2 Et primieramente dice che è concedere,
Line: 20 e dice che quella constituzione è appellata concessione
Line: 21 quando l' accusato concede il peccato e confessa d' averlo
Line: 22 fatto, ma domanda che ssia perdonato; e questo puote
Page: 109 Line: 1 essere in due maniere: o per purgazione o per preghiera,
Line: 2 e di ciascuna di queste dirà Tulio partitamente, e prima
Line: 3 della purgazione.
Line: 5 Purgazione è quando il fatto si concede ma la
Line: 6 colpa si rimuove, e questa sì à tre parti: imprudenza,
Line: 7 caso e necessitade.
Line: 9 Dice Tulio che quella maniera di concedere la quale
Line: 10 è per purgazione sì è et aviene quando l' accusato confessa,
Line: 11 ma lievasi la colpa e dice che quel fatto non fue sua colpa;
Line: 12 e questo puote fare in tre maniere, delle quali è prima
Line: 13 imprudenzia, cioè non sapere. Paragraph: 2 Verbigrazia: Mercatanti
Line: 14 fiorentini passavano in nave per andare oltramare. Sorvenne
Line: 15 loro crudel fortuna di tempo che lli mise in pericolosa
Line: 16 paura, per la quale si botaro che s' elli scampassero
Line: 17 e pervenissero a porto che elli offerrebboro delle loro
Page: 110 Line: 1 cose a quello deo che là fosse, et e' medesimi l' adorrebbero.
Line: 2 Alla fine arrivaro ad uno porto nel quale era
Line: 3 adorato Malcometto ed era tenuto deo. Questi mercatanti
Line: 4 l' adoraro come idio e feciorli grande offerta. Or
Line: 5 furono accusati ch' aveano fatto contra la legge; la qual
Line: 6 cosa bene confessavano, ma allegavano imprudenzia, cioè
Line: 7 che non sapeano, e perciò diceano che fosse perdonato.
Line: 8 Et di ciò era questione, se doveano essere puniti o no.
Paragraph: 3
Line: 9 La seconda maniera è caso, cioè impedimento ch' adiviene,
Line: 10 sì che non si puote fare quello che ssi dee fare.
Line: 11 Verbigrazia: Un mercatante caursino avea inprontato da
Line: 12 uno francesco una quantità di pecunia a pagare in Parigi a
Line: 13 certo termine et a certa pena. Avenne che 'l debitore, portando
Line: 14 la moneta, trovò il fiume di Rodano sì malamente
Line: 15 cresciuto che non poteo passare né essere al termine che
Line: 16 era ordinato. Colui che dovea avere domandava la pena,
Line: 17 l' altro confessava bene ch' avea fallito del termine, ma
Line: 18 non per sua colpa, se non che 'l caso era advenuto ch' avea
Line: 19 impedimentito la sua venuta, e però dicea che lla pena
Line: 20 non dovea pagare; e di ciò è questione, se lla dovea pagare
Line: 21 o no. Paragraph: 4 La terza maniera è necessitade, cioè che conviene
Line: 22 che ssia così et altro non potea fare. Verbigrazia:
Page: 111 Line: 1 Statuto era in Costantinopoli che qualunque nave viniziana
Line: 2 arrivasse nel porto loro, la nave e ciò che entro
Line: 3 vi fosse si publicasse al segnore. Avenne che mercatanti
Line: 4 genovesi allogaro una nave di Vinegia e passaro con
Line: 5 grande carico d' avere. Convenne che per impeto di tempo
Line: 6 per forza di venti, contra' quali non si poteano parare,
Line: 7 pervennero nel porto e fue presa la nave e le cose per
Line: 8 lo segnore. Ben confessavano li mercatanti che lla nave
Line: 9 era veniziana, ma per necessitade erano venuti in esso
Line: 10 porto, e però diceano che non doveano perdere le cose;
Line: 11 e di ciò era questione, se lle doveano perdere o no. Tutto
Line: 12 altressì i Veniziani, cui fue la nave, raddomandavano la
Line: 13 nave o la valenza; i mercatanti diceano che l' amenda
Line: 14 non dovea essere domandata, perciò che per necessitade
Line: 15 e non per volontade erano iti in quel porto. Paragraph: 5 Et poi
Line: 16 che Tullio àe detto della purgazione e delle sue parti, sì
Line: 17 dicerà della preghiera.
Line: 19 Preghiera è quando l' accusato confessa ch' elli àe
Line: 20 commesso quel peccato e confessa che ll' àe fatto pensatamente,
Page: 112 Line: 1 ma sì domanda che lli sia perdonato, la
Line: 2 qual cosa molte rade fiate puote advenire.
Line: 4 Tullio dimostra in questa picciola parte del testo
Line: 5 che cosa è appellata preghiera in questa arte. Et dice che
Line: 6 allotta è questione di preghiera quando l' accusato confessa
Line: 7 e dice che fece quel peccato che gli è aposto e ricognosce
Line: 8 che ll' à fatto pensatamente, ma tutta volta domanda perdono.
Paragraph: 2
Line: 9 Onde nota che questa preghiera puote essere in
Line: 10 due maniere, o aperta o ascosa. Verbigrazia: In questo
Line: 11 modo è la preghiera aperta: Dice l' accusato: «Io confesso
Line: 12 bene ch' io feci questo fatto, ma pregovi per amore e per
Line: 13 reverenza di Dio che voi mi perdoniate». La preghiera
Line: 14 ascosa è in questo modo: «Io confesso ch' io feci questo
Line: 15 fatto e non domando che voi mi perdoniate; ma se voi
Line: 16 ripensaste quanto bene e come grande onore i' òe fatto al
Line: 17 comune, ben sarebbe degna cosa che mi fosse perdonato».
Paragraph: 3
Line: 18 Ma ssì dice Tullio che queste preghiere possono advenire
Line: 19 rade volte, spezialmente davante a' giudici che sono
Line: 20 giurati a lege sìe che non ànno podere di perdonare. Ben
Line: 21 puote alcuna fiata lo 'mperadore e 'l sanato avere provedenza
Line: 22 in perdonare gravi misfatti, sì come poteano li anziani
Page: 113 Line: 1 del popolo di Firenze ch' aveano podere di gravare
Line: 2 e di disgravare secondo lo loro parimento. Paragraph: 4 Et poi che
Line: 3 Tullio àe detto della prima parte della constituzione assuntiva,
Line: 4 cioè della concessione e che cosa è concedere, et
Line: 5 à delle due maniere di concedere detto, cioè di purgazione
Line: 6 e di preghiera, sì dicerà della seconda parte, cioè
Line: 7 rimuovere lo peccato.
Line: 9 Rimuovere lo peccato è quando l' accusato si
Line: 10 sforza di rimuovere quel peccato da sé e da sua colpa
Line: 11 e metterlo sopra un altro per forza e per podestà di lui;
Line: 12 la qual cosa si puote fare in due guise: o mettere la
Line: 13 colpa o mettere lo fatto sopr' altrui. Et certo la colpa
Line: 14 e la cagione si mette sopra altrui dicendo che quel sia
Line: 15 fatto per sua forza e per sua podestate. Il fatto si
Line: 16 mette sopr' altrui dicendo che dovea un altro e potea
Line: 17 fare quel fatto.
Line: 2 In questo luogo dice Tullio ch' è rimuovere lo peccato
Line: 3 e come si puote fare, et è cotale il caso: Uno è accusato
Line: 4 d' uno malificio, et elli vegnendo a sua defensione sì
Line: 5 leva da ssé quel maleficio e mettelo sopra un altro, o dice
Line: 6 bene che ll' à fatto, ma un altro ch' avea in lui forza e signoria
Line: 7 il costrinse a ffare quel male; e questo rimovimento
Line: 8 del peccato dice Tullio che ssi puote fare in due
Line: 9 guise: l' una si mette la colpa e la cagione sopra un altro
Line: 10 l' altra si mette il fatto sopra altrui. Paragraph: 2 Et certo la colpa
Line: 11 e la cagione si mette sopr' altrui quando l' accusato dice
Line: 12 che elli à fatto quel male per colpa d' alcuno il quale à
Line: 13 sopra lui forza e signoria. Verbigrazia: Il comune di Firenze
Line: 14 elesse ambasciadori e fue loro comandato che
Line: 15 prendessero la paga dal camarlingo per loro dispensa et
Line: 16 immantenente andassero alla presenzia di messer lo papa
Line: 17 per contradiare il passamento de' cavalieri che veniano
Line: 18 di Cecilia in Toscana contra Firenze. Questi ambasciadori
Line: 19 domandaro il pagamento e 'l signore no 'l fece dare,
Line: 20 e 'l camarlingo medesimo negò la pecunia, sicché li ambasciadori
Line: 21 non andaro e' cavalieri vennero. Della qual cosa
Line: 22 questi ambasciadori fuorono accusati, ma elli si levaro
Line: 23 la colpa e la cagione e miserla sopra 'l signore e sopra 'l
Line: 24 camarlingo, i quali aveano la forza e la segnoria e non
Page: 115 Line: 1 fecero lo pagamento. Paragraph: 3 Mettere il fatto sopr' altrui è
Line: 2 quando l' accusato dice ch' egli quel fatto non fece e non
Line: 3 ebbe colpa né cagione del fare, ma dice che alcuno altro
Line: 4 l' à fatto et ebbevi colpa e cagione, mostrando che quell'
Line: 5 altro sopra cui elli il mette dovea e potea fare quel male.
Line: 6 Verbigrazia: Catone e Catellina andavano da Roma a
Line: 7 Rieti, et incontrarono uno parente di Catone, a cui Catellina
Line: 8 portava grande malavoglienza per cagione della
Line: 9 coniurazione di Roma, e perciò in mezzo della via l' uccise;
Line: 10 né Catone non avea podere di difenderlo, perciò ch' era
Line: 11 malato di suo corpo, ma rimase intorno al morto per
Line: 12 ordinare sua sopultura. Et Catellina si n' andò inn altra
Line: 13 parte molto avaccio e celatamente. In questo mezzo
Line: 14 genti che passavano wͤlt;per la viawͤgt; per lo camino trovaro
Line: 15 il morto di novello, e Catone intorno lui, sì pensaro certamente
Line: 16 che Catone avesse fatto il malificio, e perciò
Line: 17 fue esso accusato di quella morte; ond' elli in sua defensione
Line: 18 levava da ssé quel fatto dicendo che fatto no· ll' avea
Line: 19 e che no 'l dovea fare, perciò ch' era suo parente, e dicea
Line: 20 che no· ll' arebbe potuto fare, perciò ch' elli era malato di
Line: 21 sua persona. Et così recava il fatto e la colpa sopra Catellina,
Line: 22 perciò che 'l dovea fare come di suo nemico e
Page: 116 Line: 1 poteal fare, ch' era sano e forte e di reo animo. Paragraph: 4 Et poi
Line: 2 che Tulio àe insegnato rimuovere lo peccato, sì insegnerà
Line: 3 in questa altra partita riferire il peccato.
Line: 5 Riferire il peccato è quando si dice che ssia
Line: 6 fatto per ragione, in perciò che alcuno avea tutto
Line: 7 avanti fatto a llui ingiuria.
Line: 9 Dice Tullio che riferire il peccato è allora quando
Line: 10 l' accusato dice ch' elli àe fatto a ragione quello di che elli
Line: 11 è accusato, perciò c' a llui fue prima fatta tale ingiuria che
Line: 12 dovea a rraggione prendere tale vengianza, sì come apare
Line: 13 nell' exemplo d' Orestes, che fue accusato della morte di
Line: 14 sua madre, et esso dicea che ll' avea morta a ragione,
Line: 15 perciò che primieramente avea ella fatta a llui ingiuria,
Line: 16 cioè ch' avea morto il padre d' Orestes; e di questo nasce
Line: 17 cotale questione se Orestes fece quel fatto a ragione o
Line: 18 no. Paragraph: 2 Et poi che Tullio àe insegnato riferire lo peccato,
Line: 19 sì insegnerà omai che è comparazione.
Line: 2 Comparazione è quando alcuno altro fatto si
Line: 3 contende che fue diritto et utile, e dicesi che quello
Line: 4 del quale è fatta la riprensione fue commesso perché
Line: 5 quell' altro si potesse fare.
Line: 7 In questo luogo dice Tullio che quella questione è
Line: 8 appellata comparazione nella quale l' accusato dice ch' à
Line: 9 fatto quello ch' è a llui apposto, per cagione di poter fare
Line: 10 un altro fatto utile e diritto. Verbigrazia: Marco Tullio,
Line: 11 stando nel più alto officio di Roma, sentìo che coniurazione
Line: 12 si facea per lo male del comune, ma non potea
Line: 13 sapere chi né come. Alla fine diede dell' avere del comune
Line: 14 in grande quantitade ad una donna la quale avea nome
Line: 15 Fulvia, et era amica per amore di Quinto Curio, il quale
Line: 16 era sapitore del tradimento; e per lei trovò e seppe dinanzi
Line: 17 tutte le cose in tale maniera ch' elli difese la cittade
Line: 18 e 'l comune della molt' alta tradigione. Paragraph: 2 Ma alla
Line: 19 fine fue ripreso ch' elli avea troppo malamente dispeso
Line: 20 l' avere di Roma. Et elli in defensione di sé dicea che
Line: 21 quelle spese avea fatte per fare un altro fatto utile e
Line: 22 diritto, cioè per scampare la terra di tanta distruzione,
Line: 23 e quello scampamento non potea fare sanza quella dispesa;
Line: 24 e così mostra che 'l fatto del quale elli è ripreso
Page: 118 Line: 1 fue fatto per bene. Paragraph: 3 Et poi che Tullio àe detto delle
Line: 2 quattro parti della constituzione assuntiva, la quale è
Line: 3 parte della iudiciale sì come pare davanti nel trattato
Line: 4 della constituzione del genere, sì ridicerà elli brevemente
Line: 5 sopra la questione traslativa, della quale fue assai detto
Line: 6 in adietro, per dire alcuna cosa che là fue intralasciata.
Line: 8 Nella quarta questione, la quale noi appelliamo
Line: 9 translativa, certo la controversia d' essa questione è
Line: 10 quando si tenciona a cui convegna fare la questione,
Line: 11 o con cui od in che modo, o davante a cui, o per quale
Line: 12 ragione, o in che tempo; e sanza fallo tuttora è controversia
Line: 13 o per mutare o per indebolire l' azione. Et credesi
Line: 14 che Ermagoras fue trovatore di questa constituzione;
Line: 15 non che molti antichi parlieri non l' usassero
Line: 16 spessamente, ma perciò che lli scrittori dell' arte non
Line: 17 pensaro che fosse delle capitane e non la misero in
Line: 18 conto delle constituzioni. Ma poi che da llui fue trovata,
Line: 19 molti l' ànno biasimata, i quali noi pensamo c' ànno
Line: 20 fallito non pur in prudenzia; ché certo manifesta cosa
Line: 21 è che sono impediti per invidia e per maltrattamento
Line: 2 Questo testo di Tullio è assai aperto in sé medesimo,
Line: 3 e spezialmente perciò che della questione o constituzione
Line: 4 translativa è assai sofficientemente trattato indietro in
Line: 5 altra parte di questo libro, e là sono divisati molti exempli
Line: 6 per dimostrare come si tramuta l' azione quando non
Line: 7 muove la questione quelli che dee, o contra cui dee, o innanzi
Line: 8 cui dee, o per la ragione che dee, o nel tempo che
Line: 9 dee. Paragraph: 2 Sicché al postutto in questa translativa conviene
Line: 10 che sempre sia: o per tramutare l' azione in tutto, come
Line: 11 appare indietro nell' exemplo di colui che risponde all'
Line: 12 aversario suo: «Io non ti risponderò di questo fatto né
Line: 13 ora né giamai»; e così in tutto tramuta l' azione dell'
Line: 14 aversario etc.. O è per indebolire l' azione in parte ma
Line: 15 non del tutto, sì come appare nell' exemplo di colui che
Line: 16 risponde all' aversario suo: «Io ti risponderò di questo
Line: 17 fatto, ma non in questo tempo» o «non davante a queste
Line: 18 persone». Paragraph: 3 Et dice Tullio che Ermagoras fue trovatore
Line: 19 della translativa constituzione, cioè che lla mise nel conto
Page: 120 Line: 1 delle quatro constituzioni sì come detto fue inn adietro.
Line: 2 Et di ciò fue ripreso da alquanti che non erano bene
Line: 3 savi e che aveano invidia e maltrattamento contra lui.
Line: 4 Nota che invidia è dolore dell' altrui bene, e maltrattamento
Line: 5 è dicere male d' altrui.
Chapter: XII
Line: 8 Già avemo disposte le constituzioni e
Line: 9 le loro parti; ma li axempli di ciascuna maniera parrà
Line: 10 che noi possiamo meglio divisare quando noi daremo
Line: 11 copia di ciascuno de' loro argomenti; perciò ch' allotta
Line: 12 sarà più chiara la ragione d' argomentare, quando
Line: 13 l' exemplo si potrà a mano a mano aconciare al genere
Line: 14 della causa.
Line: 16 Vogliendo Tullio passare al processo del suo libro,
Line: 17 brievemente ripete ciò ch' à detto avanti, dicendo che
Line: 18 dimostrato à che sono le constituzioni e le loro parti,
Line: 19 ma in altra parte porrà certi exempli in ciascuno genere
Line: 20 delle cause, cioè nel deliberativo e nel dimostrativo e nel
Line: 21 iudiciale, quando tratterà il libro di ciascuno in suo stato.
Line: 22 E da cciò si parte il conto e torna a trattare secondo
Page: 121 Line: 1 che ssi conviene all' ordine del libro per insegnamento
Line: 2 dell' arte.
Line: 4 Poi ch' è trovata la constituzione della causa,
Line: 5 immantenente ne piace di considerare se lla causa è
Line: 6 simpla o congiunta. Et s' ella è congiunta, si conviene
Line: 7 considerare se ella è congiunta di piusori questioni o
Line: 8 d' alcuna comparazione.
Line: 10 Apresso al trattato nel quale Tullio àe insegnato
Line: 11 trovare le constituzioni e le sue parti, sì vuole insegnare
Line: 12 qual causa sia simpla, cioè pur d' uno fatto e quale sia congiunta,
Line: 13 cioè di due o di più fatti, e quale sia congiunta
Line: 14 d' alcuna comparazione, e di ciascuna dice exemplo in
Line: 15 questo modo:
Line: 17 Simpla è quella la quale contiene in sé una
Line: 18 questione assoluta in questo modo: «Stanzieremo noi
Line: 19 battaglia contra coloro di Corinto o non?».
Line: 2 Dice Tullio che quella causa è simpla la quale è pur
Line: 3 d' uno fatto e che non è se non d' una questione solamente.
Line: 4 Verbigrazia: La città di Corinto non stava ubidiente a
Line: 5 Roma, onde i consoli di Roma misero a consiglio se paresse
Line: 6 loro di mandare oste a fare la battaglia contra loro,
Line: 7 o no. Et così vedi che causa simpla è pur d' una questione
Line: 8 del sì o del no.
Line: 10 Congiunta di piusori questioni è quella nella
Line: 11 quale si dimanda di piusori cose in questo modo: «È
Line: 12 Cartagine da disfare o da renderla a' Cartagianesi, o è
Line: 13 da menare inn altra parte loro abitamento?».
Line: 15 Poi che Tullio à detto della causa simpla, sì dice
Line: 16 della congiunta, dicendo che quella causa è congiunta
Line: 17 nella quale àe due o tre o quattro o più questioni. Verbigrazia:
Page: 123 Line: 1 I Romani vinsero a forza d' arme la cittade
Line: 2 di Cartagine, et erano alcuni che diceano che al postutto
Line: 3 si disfacesse; altri diceano che lla cittade fosse
Line: 4 renduta agli uomini della terra, altri diceano che lla
Line: 5 cittade si dovesse mutare di quel luogo et abitare in
Line: 6 altra parte. E così vedi che questa causa è congiunta
Line: 7 di tre questioni che sono dette.
Line: 9 Di comparazione è quella nella quale contendendo
Line: 10 si questiona qual sia il meglio o qual sia finissimo,
Line: 11 in questo modo: «È da mandare oste in Macedonia
Line: 12 contra Filippo inn aiuto a' compagni, o è da
Line: 13 tenere in Italia per avere grandissima copia di genti
Line: 14 contra Anibal?».
Line: 16 Poi che Tullio avea detto della causa la quale è congiunta
Line: 17 di piusori questioni, sì dice di quella causa ch' è
Line: 18 congiunta di comparazione di due o di tre o di quattro o
Line: 19 di più cose, nella quale si considera qual partito sia il
Line: 20 migliore de' due o di tre o di più, e se tutti sono buoni e
Line: 21 l' uno migliore che ll' altro, per sapere qual sia finissimo,
Page: 124 Line: 1 cioè il sovrano di tutti. Paragraph: 2 Verbigrazia: I Romani aveano
Line: 2 mandata oste in Macedonia contra Filippo re di quello
Line: 3 paese, et in quello medesimo tempo attendeano alla
Line: 4 guerra d' Anibal, che venia contra loro ad oste. Onde
Line: 5 alcuni savi di Roma diceano che 'l migliore consiglio era
Line: 6 mandare gente in Macedonia, per attare l' altra loro oste
Line: 7 la quale era in questa contrada; altri diceano che maggior
Line: 8 senno era di ritenere la gente in Italia, per adunare grandissima
Line: 9 oste contra Anibal; e così contendeano qual fosse
Line: 10 il migliore o 'l finissimo partito: o tenere o mandare la
Line: 11 gente.
Line: 13 Poi è da pensare se lla controversia è in scritta
Line: 14 o è in ragionamento.
Line: 16 Apresso ciò che Tulio à dimostrato qual causa è
Line: 17 simpla e quale è congiunta e quale di comparazione, sì
Line: 18 vuole fare intendere quale contraversia nasce et aviene
Line: 19 di cose e di parole scritte, e qual nasce pur di ragionamento,
Line: 20 cioè di dire parole e di cose che non sono scritte;
Line: 21 e così vuole Tullio apertamente insegnare per rettorica
Page: 125 Line: 1 ciò c' altre de' dire a ciascun ponto di tutte le cause che
Line: 2 possano intervenire; e perciò dicerà della scritta per sé
Line: 3 e del ragionamento per sé, e di ciascuno partitamente
Line: 4 in questo modo:
Line: 6 Contraversia inn iscritta è quella che nasce d' alcuna
Line: 7 qualitade di scrittura. Chapter: XIII Et certo le maniere
Line: 8 di questa che sono partite delle constituzioni
Line: 9 sono cinque: Che talvolta pare che lle parole medesimo
Line: 10 siano discordanti dalla sentenzia dello scrittore;
Line: 11 e talvolta pare che due legi o più discordino intra sé
Line: 12 stesse; e talvolta pare che quello ch' è scritto signiffichi
Line: 13 due cose o più; e talvolta pare che di quello ch' è
Line: 14 scritto si truovi altro che non è scritto; e talvolta
Line: 15 pare che ssi questioni in che sia la forza della parola,
Line: 16 quasi come in diffinitiva constituzione. Per la qual cosa
Line: 17 noi nominiamo la prima di queste maniere di scritto e
Line: 18 di sentenzia, il secondo appelliamo di legi contrarie,
Line: 19 la terza apelliamo dubiosa, la quarta appelliamo di ragionevole,
Line: 20 la quinta apelliamo diffinitiva.
Line: 2 Poi che Tullio à dimostrato qual causa sia pur d' un
Line: 3 fatto o di più, immantenente vuole dimostrare qual contraversia
Line: 4 è in scritta e quale in ragionamento; et in questo
Line: 5 dice primieramente di quella ch' è inn iscritto, cioè che
Line: 6 nasce d' alcuna scrittura. Et questo puote essere in cinque
Line: 7 modi. Paragraph: 1 Il primo modo è appellato di scritto e di sentenza,
Line: 8 perciò che lle parole che sono scritte non pare che
Line: 9 suonino come fue lo 'ntendimento di colui che lle scrisse.
Line: 10 Verbigrazia: Una lege era nella cittade di Lucca, nella
Line: 11 quale erano scritte queste parole: «Chiunque aprirà la
Line: 12 porta della cittade di notte, in tempo di guerra, sia punito
Line: 13 nella testa». Avenne che uno cavaliere l' aperse per
Line: 14 mettere dentro cavalieri e genti che veniano inn aiuto
Line: 15 a Lucca, e perciò fue accusato che dovea perdere la testa
Line: 16 secondo la legge scritta. L' accusato si difendea dicendo
Line: 17 che lla sentenzia e lo 'ntendimento di colui che scrisse
Line: 18 e fece la legge fue che chi aprisse la porta per male fosse
Line: 19 punito; e così pare che lle parole scritte non siano accordanti
Line: 20 alla sentenzia dello scrittore, e di ciò nasce controversia
Line: 21 intra loro, se si debbia tenere la scritta o la
Line: 22 sentenza. Paragraph: 2 La seconda maniera è appellata di contrarie
Line: 23 leggi, perciò che pare che due leggi o più discordino
Line: 24 intra sé stesse. Verbigrazia: Una legge era cotale, che
Line: 25 chiunque uccidesse il tiranno prendesse del senato cheunque
Page: 127 Line: 1 merito volesse. Et nota che tiranno è detto quelli
Line: 2 che per forza di suo corpo o d' avere o di gente sottomette
Line: 3 altrui al suo podere. Un' altra legge dice che morto il
Line: 4 tiranno dovessero essere uccisi cinque de' più prossimani
Line: 5 parenti. Or avenne che una femina uccise il suo marito,
Line: 6 il quale era tiranno, e domandò al senato per guidardone
Line: 7 e per merito un suo figlio: la prima legge concede che
Line: 8 ssia dato, l' altra comanda che ssia morto. Et così sono
Line: 9 due leggi contrarie, e perciò nasce questione se alla femina
Line: 10 debbia essere renduto il suo figliuolo o se debbia
Line: 11 essere morto. Paragraph: 3 La terza maniera è apellata dubbiosa,
Line: 12 perciò che pare che quel ch' è scritto significhi due cose
Line: 13 o più. Verbigrazia: Alexandro fece testamento nel quale
Line: 14 fece scrivere così: «Io comando che colui ch' è mia reda
Line: 15 dia a Cassandro cento vaselli d' oro e quali esso vorrà».
Line: 16 Apresso la morte d' Alexandro venne Cassandro e domandava
Line: 17 cento vaselli al suo volere e che a llui piacessero.
Line: 18 Dice la reda: «Io ti debbo dare que' ch' io vorrò». Et
Line: 19 così di quella parola scritta nel testamento, cioè «i quali
Line: 20 esso vorrà», si è dubbiosa a intendere del cui volere Alexandro
Line: 21 avea detto; e di ciò nasce questione intra loro.
Paragraph: 4
Line: 22 La quarta maniera è appellata ragionevole, perciò che
Line: 23 di quello ch' è discritto si truova e se ne ritrae altro che
Line: 24 no è scritto. Verbigrazia: Marcello entrò nella chiesa di
Line: 25 Santo Petro di Roma e ruppe il crocifixo, e tagliò le
Page: 128 Line: 1 imagini di là entro. Fue accusato, ma non si truova neuna
Line: 2 legge scritta sopra così fatto malificio, né convenevole
Line: 3 non era che nne scampasse sanza pena; e perciò il suo
Line: 4 adversario ritraeva d' altre leggi scritte quella pena che
Line: 5 ssi convenia a Marcello ragionevolemente. Paragraph: 5 La quinta
Line: 6 maniera è appellata diffinitiva, perciò che pare che ssi
Line: 7 questioni la forza d' una parola scritta, sicché conviene
Line: 8 che quella parola sia diffinita e dicasi il proprio intendimento
Line: 9 di quella parola. Verbigrazia: Dice una legge:
Line: 10 «Se 'l signore della nave n' abandona per fortuna di
Line: 11 tempo et un altro va a governarla e scampa la nave,
Line: 12 sia sua». Avenne che una nave di Pisa venia in Tunisi
Line: 13 e presso al porto sorvenne sì forte tempesta nel mare, che
Line: 14 'l signore uscìo della nave et entrò inn una picciola barca;
Line: 15 un altro ch' era malato rimase nella nave e tennesi tanto là
Line: 16 entro che 'l mare tornò in bonaccia, e la nave campò in
Line: 17 terra. E perciò dicea che lla nave era sua secondo la legge,
Line: 18 perciò che 'l segnore l' avea abandonata et esso l' avea difesa.
Line: 19 Il segnore dicea che perch' elli entrasse nella picciola
Line: 20 barca non abandonava perciò la nave; e così era questione
Line: 21 intra loro sopra questa parola dell' abandono della nave;
Line: 22 e per sapere la forza d' essa parola conviene che ssi difinisca
Line: 23 e dicasi il proprio intendimento. Paragraph: 6 Già à detto
Page: 129 Line: 1 Tullio di quella contraversia la quale è in iscritta e delle
Line: 2 sue cinque parti. Omai dicerà di quella contraversia ch' è
Line: 3 in ragionamento.
Line: 5 Ragionamento è quando tutta la questione è
Line: 6 inn alcuno argomento e non inn iscrittura.
Line: 8 Quella è contraversia in ragionamento nella quale
Line: 9 non si considera alcuna cosa che ssia per scrittura, ma
Line: 10 prendesi argomento e pruova per parole fuori di scritta
Line: 11 a dimostrare che dee essere sopra quella questione. Verbigrazia:
Line: 12 Dice Anibaldo che Italia è migliore paese che
Line: 13 Francia; dice Lodoigo che no; e di ciò era questione tra
Line: 14 lloro, e perciò conviene recare argomenti in ragionando
Line: 15 per mostrare che nne dee essere, e questo senza scritta
Line: 16 acciò che sopra questo no è legge né scrittura.
Line: 18 Adunque, poi che considerato è il genere della
Line: 19 causa e cognosciuta la constituzione et inteso quale è
Page: 130 Line: 1 simpla e quale è congiunta, e veduto quale contraversia
Line: 2 è di scritto e di ragionamento, omai fie da vedere
Line: 3 quale è la quistione e quale è la ragione e quale è il
Line: 4 giudicamento e quale è il fermamento della causa; le
Line: 5 quali cose tutte convengono muovere della constituzione.
Line: 7 In questa parte dice Tullio che poi ch' elli à insegnato
Line: 8 che è lo genere delle cause, cioè dimostrativo e diliberativo
Line: 9 e giudiciale, et à fatto cognoscere che è la
Line: 10 constituzione, cioè e qual sia congetturale e quale diffinitiva
Line: 11 e quale translativa e quale negoziale, et à fatto
Line: 12 intendere quale è simpla e quale congiunta, cioè qual contiene
Line: 13 in sé una questione o più, et à fatto vedere qual
Line: 14 contraversia è inn iscritto e quale in ragionamento, sì
Line: 15 come tutti questi insegnamenti paionsi adietro là dove
Line: 16 lo sponitore l' à messo inn iscritto e trattato di ciascuno
Line: 17 sofficientemente, omai vuole Tullio procedere e dimostrare
Line: 18 apertamente qual sia la questione e la ragione e 'l giudicamento
Line: 19 e 'l fermamento della causa; le quali cose
Line: 20 tutte muovono e nascono della constituzione, ciò viene a
Line: 21 dire che la constituzione è il cominciamento di queste cose.
Line: 2 Questione è quella contraversia la quale s' ingenera
Line: 3 del contastamento delle cause in questo modo:
Line: 4 «Non facesti a ragione - Io feci a ragione». Questo è
Line: 5 contastamento delle cause nella quale è la constituzione,
Line: 6 e di questa nasce contraversia la quale noi
Line: 7 appelliamo questione, in questo modo: se fatto l' à a
Line: 8 ragione o no.
Line: 10 Nel testo il quale è detto davanti insegna Tullio
Line: 11 cognoscere e sapere che è la questione; et in ciò dice che
Line: 12 questione è quella che ssi conviene considerare sopr' a cciò
Line: 13 di che le parti tencionano, e così s' ingenera del contastamento
Line: 14 delle parti, cioè di quello che ll' uno appone e l' altro
Line: 15 difende. Verbigrazia: Dice la parte che appone all' altra:
Line: 16 «Tu non ài fatta ragione, ché tu prendesti il mio cavallo»;
Line: 17 e la parte che ssi difende risponde e dice: «Sì, feci ragione».
Line: 18 Or è la causa ordinata, cioè che ciascuna parte à
Page: 132 Line: 1 detto, l' una accusando e l' altra difendendo, e questa è appellata
Line: 2 constituzione. Paragraph: 2 Sopra questo si conviene sapere
Line: 3 se ll' accusato à fatta ragione o no. Questo è quello che
Line: 4 Tullio appella questione. Dunque potemo intendere che
Line: 5 quando le parti ànno detto e quando l' accusatore àe
Line: 6 apposto incontra l' aversario suo e l' accusato àe risposto
Line: 7 o negando o confessando, sì è la causa cominciata et
Line: 8 ordinata; e però infine a questo punto èe appellata constituzione,
Line: 9 cioè viene a dire che lla causa è cominciata et
Line: 10 ordinata; da quinci innanzi, se l' accusato niega e difendesi,
Line: 11 si conviene che ssi connosca se lla sua defensione è
Line: 12 dritta o no, cioè quando dice: «Io feci ragione» conviensi
Line: 13 trovare s' elli à fatto ragione o no, e questa è appellata
Line: 14 questione. Paragraph: 3 Et perciò che la scusa dell' accusato, a
Line: 15 dire pur così semplicemente: «Io feci ragione», non vale
Line: 16 neente se non ne mostra ragione per che e come, insegnerà
Line: 17 Tullio immantenente che ragione sia.
Line: 19 Ragione è quella che contiene la causa, la quale
Line: 20 se ne fosse tolta non rimarrebbe alcuna cosa in contraversia.
Line: 21 In questo modo mosterremo, per cagione
Line: 22 d' insegnare, un leggieri e manifesto exemplo. Se Orestres
Page: 133 Line: 1 fosse accusato di matricidio et elli non dicesse:
Line: 2 «Io il feci a ragione, perciò ch' ella avea morto il mio
Line: 3 padre», non avrebbe difensione; e se non l' avesse non
Line: 4 sarebbe contraversia. Dunque la ragione di questa causa
Line: 5 è ch' ella uccise Agamenon.
Line: 7 Sì come appare nel testo di Tulio, ragione è quella
Line: 8 che sostiene la causa in tal modo che, chi non assegna e
Line: 9 mostra la ragione della sua causa, certo non sarà controversia,
Line: 10 cioè non à difensione; e così la causa dell' aversario
Line: 11 rimane ferma e non à contastamento. Paragraph: 2 Verbigrazia:
Line: 12 Vero fue che lla madre d' Orestres uccise Agamenon suo
Line: 13 marito e padre d' Orestres; per la qual cosa Orestres, per
Line: 14 movimento di dolore, fece matricidio, cioè che uccise la
Line: 15 madre. Fue accusato di matricidio, et elli confessa, ma
Line: 16 dice che 'l fece a ragione; se non dice perché e come,
Line: 17 la sua difensione non vale neente, e se la difensione non
Line: 18 vale neente non è contraversia né questione. Paragraph: 3 Ma se
Line: 19 dice così: «Io lo feci a ragione perciò ch' ella uccise il
Line: 20 mio padre», sì mantiene la sua causa e vale la sua difensa,
Line: 21 mostrando la ragione e la cagione perch' elli fece il
Line: 22 matricidio. Et poi che Tullio à dimostrato che è questione
Line: 23 e che ragione, sì dimosterrà che è giudicamento.
Line: 2 Giudicamento è quella contraversia la quale
Line: 3 nasce de lo 'ndebolire e del confirmare la ragione. Et
Line: 4 in ciò sia quel medesimo exemplo della ragione che noi
Line: 5 aven detta poco davanti: «Ella avea morto il mio
Line: 6 padre». Dice il savio: «Sanza te figliuolo convenia
Line: 7 ch' essa madre fosse uccisa; perciò che 'l suo fatto si
Line: 8 potea bene punire sanza tuo perverso adoperamento».
Chapter: XIV
Line: 9 Di questo mostramento della ragione nasce
Line: 10 quella somma controversia la quale noi appelliamo
Line: 11 giudicamento, la quale è cotale: se fosse diritta cosa
Line: 12 che Orestres uccidesse la madre, perciò ch' ella avea
Line: 13 morto il suo padre.
Line: 15 Tullio avea detto et insegnato che è ragione; et
Line: 16 perciò che della ragione nasce il giudicamento, sì tratta
Line: 17 egli del giudicamento per dimostrare come e quando et
Line: 18 in che luogo sia. Verbigrazia: L' accusato assegna ragione
Line: 19 perché fece quel fatto e conferma la sua difensa per quella
Line: 20 ragione. L' accusatore dice contra questa difensa et indebolisce
Page: 135 Line: 1 la ragione dell' accusato. Unde di ciò che conferma
Line: 2 l' uno et inforza la sua difensione e l' altro la infievolisce
Line: 3 e falla debole, sì ne nasce una questione la quale è appellata
Line: 4 giudicamento, perciò che quando ella è provata
Line: 5 si puote giudicare. Paragraph: 2 Et in ciò sia quel medesimo exemplo
Line: 6 di sopra: Orestres assegna la ragione per la quale elli
Line: 7 uccise Clitemesta sua madre: perciò ch' ella avea morto
Line: 8 Agamenon; e così conferma la sua defensione. Ma contra
Line: 9 lui dice l' aversario: «Tu non la dovei punire né non convenia
Line: 10 ad te punirla di ciò, ma altre la dovea e potea punire
Line: 11 sanza tua perversità, e sanza tua così crudele opera,
Line: 12 come del figliuolo uccidere sua madre». Et così indebolia
Line: 13 la ragione d' Orestres e mettealo in vituperoso abominio,
Line: 14 e sopra questo, cioè sopra 'l confermamento e sopra lo
Line: 15 'ndebolimento della ragione, nasce questione la quale è
Line: 16 appellata giudicamento perciò che ssi puote giudicare.
Paragraph: 3
Line: 17 Et omai à detto Tullio che è questione e che è ragione
Line: 18 e che è giudicamento; sì dicerà che è fermamento.
Line: 20 Fermamento è il firmissimo et appostissimo argomento
Line: 21 al giudicamento, come se Orestres volesse dire
Line: 22 che ll' animo il quale la madre avea contra il suo padre,
Page: 136 Line: 1 quel medesimo avea contra lui e contra le sue sorelle
Line: 2 e contra il reame e contra l' alto pregio della sua ingenerazione
Line: 3 e della sua familia, sicché in tutte guise
Line: 4 doveano i suoi figliuoli prendere in lei la pena.
Line: 6 Poi che Tullio àe dimostrato che è questione e ragione
Line: 7 e giudicamento, sì dice in questa parte che è fermamento.
Line: 8 E certo lo 'nsegnamento suo è molto ordinatamente:
Line: 9 ché primieramente è questione intra lle parti
Line: 10 sopr' alcuna cosa la qual' è aposta ad uno e detto sopra lui
Line: 11 che non à fatto bene o ragione, et elli in sua difesa dice
Line: 12 ch' à fatto bene o ragione, e di questo nasce la questione,
Line: 13 cioè se esso à fatto ragione o no. Apresso dice l' accusato
Line: 14 la cagione per la quale elli avea ragione di fare ciò, e
Line: 15 questa è appellata ragione. Et quando l' accusato à detta
Line: 16 la ragione, il suo adversario dice contra quella ragione et
Line: 17 indebolisce quello dove l' accusato ferma la ragione, e
Line: 18 questa è appellata giudicamento.
Line: 20 Poi che lla questione del giudicamento è nata, sì
Line: 21 conviene che ll' accusato tragga innanzi i fermissimi argomenti
Page: 137 Line: 1 bene apposti contra il giudicamento. Verbigrazia:
Line: 2 Orestres à detto che uccise la madre perciò ch' ella avea
Line: 3 morto il padre, e così assegna la ragione perch' elli l' uccise;
Line: 4 il suo adversario mettendolo in questione di giudicamento
Line: 5 dice c' a llui non si convenia ma ad altrui, e così indebolisce
Line: 6 la sua ragione. Paragraph: 3 Or conviene che Orestres dica manifesti
Line: 7 argomenti, e dice così: «Tutto altressì com' ella
Line: 8 uccise il suo marito mio padre, così avea ella conceputo
Line: 9 d' uccidere me e le mie sorelle, cui ella avea ingenerate
Line: 10 di suo corpo, e mettere il nostro regno a distruzione et
Line: 11 abassare l' altezza del nostro sangue, e mettere in periglio
Line: 12 la nostra famiglia». Ed in questi argomenti accoglie fermissima
Line: 13 defensione della sua ragione contra il giudicamento,
Line: 14 e dice: «Perciò ch' ella fece così disperato maleficio
Line: 15 et avea pensato di fare cotanta crudelitade, sì fue
Line: 16 al postutto convenevole che lli suoi propii figliuoli ne le
Line: 17 dessero pena e non altri». Et questi sono fermissimi
Line: 18 argomenti ne' quali dice che 'l fatto della madre fue
Line: 19 crudele, superbo e malizioso. Paragraph: 4 Et nota che quel fatto
Line: 20 è appellato superbo il quale alcuno adopera contra' maggiori,
Line: 21 sì come quella fece uccidendo il re Agamenon. Et
Line: 22 quello è crudele fatto il quale alcuno adopera contra'
Line: 23 suoi, sì come quella fece contra la sua famiglia. Et quello
Page: 138 Line: 1 è malizioso fatto il quale è molto fuori d' uso, sì com' è
Line: 2 contra naturale usanza ch' alcuna femina uccida il suo
Line: 3 marito e figliuoli e distrugga un alto reame. Paragraph: 5 Onde
Line: 4 questi fermissimi argomenti e quali l' accusato mette davanti
Line: 5 per confermare le sue ragioni et incontra lo 'ndebolimento
Line: 6 che facea l' aversario, sì è appellato fermamento.
Line: 8 Et certo nell' altre constituzioni si truovano giudicamenti
Line: 9 a questo medesimo modo; ma nella congetturale
Line: 10 constituzione, perciò che in essa non s' asegna
Line: 11 ragione (acciò che 'l fatto non si concede) non puote
Line: 12 giudicamento nascere per dimostranza di ragione; e
Line: 13 però conviene che questione sia quel medesimo che
Line: 14 giudicamento: «fatto è, nonn è fatto, s' è fatto o no».
Line: 15 Che al vero dire, quante constituzioni o lor parti sono
Line: 16 nella causa, conviene che vi si truovino altrettante
Line: 17 questioni, ragioni, giudicamenti e fermamenti.
Line: 19 In questa parte del testo dice Tullio che, sì come
Line: 20 per lui è stato detto davanti, così si possono trovare giudicamenti
Line: 21 inn ogne constituzione; salvo che nella constituzione
Line: 22 congetturale, della quale è molto trattato inn
Page: 139 Line: 1 adietro, perciò che in essa l' accusato nonn asegna neuna
Line: 2 ragione, anzi niega, al postutto non ne puote nascere giudicamento.
Paragraph: 2
Line: 3 Verbigrazia: Uno accusò Ulixes ch' elli avea
Line: 4 morto Aiaces. Dice Ulixes: «Non feci» et così nega quel
Line: 5 fatto che gli è apposto. Et perciò non conviene che sopra
Line: 6 'l suo negare assegni alcuna ragione. Et poi che nonn
Line: 7 asegna ragione, il suo adversario nonn abisogna d' indebolire
Line: 8 la ragione dell' accusato. Dunque no 'nde puote nascere
Line: 9 giudicamento; e perciò conviene che in queste constituzioni
Line: 10 congetturali la questione e lo giudicamento
Line: 11 siano ad una cosa: ché là ove dice l' accusatore «Tu uccidesti»
Line: 12 et Ulixes dice «Non uccisi», la questione e 'l giudicamento
Line: 13 fie sopra questo, cioè se ll' uccise o no. Paragraph: 3 Poi
Line: 14 dice Tullio che quante constituzioni à una causa, altrettante
Line: 15 v' à questioni e ragioni e giudicamenti e fermamenti.
Line: 17 Trovate nella causa tutte queste cose, son poi
Line: 18 da considerare ciascuna parte della causa; ch' al ver
Line: 19 dire non si dee pur pensare prima ciò che ssi dee dicere
Line: 20 in prima; perciò che se le parole che sono da dire
Page: 140 Line: 1 in prima tu vuoli inforzatamente congiungere et adunare
Line: 2 colla causa, conviene che d' esse medesime traghe
Line: 3 quelle che sono da dire poi.
Line: 5 Or dice Tullio: Dacché 'l parliere connosce la causa
Line: 6 et àe inteso ciò ch' elli n' àe insegnato per tutto il libro
Line: 7 insine a questo luogo, quando alcuna causa viene sopra
Line: 8 la quale convegna che dica, sì dee il buono parliere pensare
Line: 9 con molta diligenzia e considerare nella sua mente,
Line: 10 anzi che cominci a dire, tutte le parti della sua causa
Line: 11 insieme e non divise. Ché s' elli pensasse in prima pur
Line: 12 quella che prima sia da dire e non pensasse ch' elli dovesse
Line: 13 dire poi, senza fallo il suo cominciamento si discorderebbe
Line: 14 dal mezzo et il mezzo dalla fine. Paragraph: 2 Ma chi accorda
Line: 15 bene le sue parole colla natura della causa et in
Line: 16 innanzi pensa che ssi convenga dire davanti e che poi,
Line: 17 certo la comincianza fie tale che nne nascerà ordinatamente
Line: 18 il mezzo e la fine. Tutto altressì fae il buono drappiere,
Line: 19 che non pensa prima pur della lana, ma considera
Line: 20 tutto il drappo insieme anzi che llo cominci, e de' aver
Page: 141 Line: 1 la lana e 'l colore e la grandezza del drappo, e provedesi
Line: 2 di tutte cose che sono mistieri, e poi comincia e fae il
Line: 3 drappo.
Line: 5 Per la qual cosa, quando il giudicamento e
Line: 6 quelli argomenti che bisognano di trovare al giudicamento
Line: 7 saranno diligentemente trovati secondo l' arte
Line: 8 e trattati con cura e con cogitatione, ancora sono da
Line: 9 ordinare l' altre parti della diceria, le quali pare a nnoi
Line: 10 al tutto che siano sei: Exordio, narrazione, partigione,
Line: 11 confermamento, riprensione e conclusione.
Line: 13 Poi che Tullio sofficientemente à dimostrato la
Line: 14 chiarezza delle cause et àe comandato che 'l buono parliere
Line: 15 innanzi pensi tutte le parti della causa per accordare
Line: 16 il mezzo e la fine colla comincianza del suo dire,
Line: 17 sì che sia l' una parola nata dell' altra, sì dice esso medesimo
Page: 142 Line: 1 che poi che tutto questo ch' è fatto, e trovato il
Line: 2 giudicamento della causa e ciò che vi bisogna secondo i
Line: 3 comandamenti di rettorica (i quali si convengono trattare
Line: 4 con molto studio e con grande deliberazione); anco sopra
Line: 5 tutto questo si convengono pensare l' altre parti della diceria,
Line: 6 delle quali non è detto neente, e sono sei; e di
Line: 7 ciascuna per sé tratterà il libro interamente.
Line: 9 Et sopra questo punto, anzi che 'l conto vada più
Line: 10 innanzi, piace allo sponitore di pregare il suo porto, per
Line: 11 cui amore è composto il presente libro non sanza grande
Line: 12 afanno di spirito, che 'l suo intendimento sia chiaro e lo
Line: 13 'ngegno aprenditore, e la memoria ritenente a intendere
Line: 14 le parole che son dette inn adietro e quelle che seguitano
Line: 15 per innanzi, sì che sia, come desidera, dittatore perfetto
Line: 16 e nobile parladore, della quale scienzia questo libro è lumiera
Line: 17 e fontana. Paragraph: 3 Et avegna che 'l libro tratti pur
Line: 18 sopra controversie et insegni parlare sopra le cose che
Line: 19 sono in tencione, et insegna cognoscere le cause e lle questioni,
Line: 20 e per mettere exempli dice sovente dell' accusato
Line: 21 e dell' accusatore, penserebbe per aventura un grosso intenditore
Page: 143 Line: 1 che Tullio parlasse delle piatora che sono in
Line: 2 corte, e non d' altro. Paragraph: 4 Ma ben conosce lo sponitore che
Line: 3 'l suo amico è guernito di tanto conoscimento ch' elli intende
Line: 4 e vede la propria intenzione del libro, e che lle
Line: 5 piatora s' apartengono a trattare ai segnori legisti; e che
Line: 6 rettorica insegna dire appostatamente sopra la causa
Line: 7 proposta, la qual causa no è pur di piatora né pur tra
Line: 8 accusato et accusatore, ma è sopra l' altre vicende, sì come
Line: 9 di sapere dire inn ambasciarie et in consigli de' signori
Line: 10 e delle comunanze et in sapere componere una lettera
Line: 11 bene dittata. Paragraph: 5 Et se Tullio dice che nelle dicerie intra
Line: 12 le parti sono le constituzioni e questioni e ragioni e giudicamento
Line: 13 e fermamento, ben si dee pensare un buono
Line: 14 intenditore che tuttodie ragionano le genti insieme di
Line: 15 diverse materie, nelle quali adiviene sovente che ll' uno
Line: 16 ne dice il suo parere e dicelo in un suo modo e l' altro
Line: 17 dice il contrario, sì che sono in tencione; e l' uno appone
Line: 18 e l' altro difende, e perciò quelli che appone contra l' altro
Line: 19 è appellato accusatore e quelli che difende èe appellato
Line: 20 accusato, e quello sopra che contendono è appellata
Line: 21 causa. Paragraph: 6 Onde se ll' uno appone e l' altro niega, al postutto
Line: 22 di questo non puote nascere questione se non di
Line: 23 sapere se quella cosa che niega elli l' à fatta o detta o no.
Line: 24 Ma quando l' uno appone e l' altro difende, sì è la causa
Page: 144 Line: 1 incominciata et ordinata tra lloro. Et questo è la constituzione
Line: 2 della quale nasce la questione, cioè se lla sua
Line: 3 difesa è a ragione o no; e poi ciascuno contende come
Line: 4 pare a llui per confermare le sue parole e per indebolire
Line: 5 quelle dell' altro, sì come appare per adietro nel trattato
Line: 6 della questione e della ragione e del giudicamento e del
Line: 7 fermamento. Paragraph: 7 Onde non sia credenza d' alcuno che,
Line: 8 sì come dicono li exempli messi inn adietro, che Orestes
Line: 9 fosse accusato in corte della morte di sua madre; ma
Line: 10 le genti ne contendeano intra loro, ché ll' uno dicea che
Line: 11 non avea fatto né bene né ragione, e questo è appellato
Line: 12 accusatore, un altro dicea in defensione d' Orestes ch' elli
Line: 13 avea fatto bene e ragione, e questo è appellato nel libro
Line: 14 accusato.
Line: 16 Così aviene intra' consiglieri de' signori e delle comunanze,
Line: 17 che poi che sono asemblati per consigliare
Line: 18 sopra alcuna vicenda, cioè sopra alcuna causa la quale
Line: 19 è messa e proposta davanti loro, all' uno pare una cosa
Line: 20 et all' altro pare un' altra; e così è già fatta la constituzione
Line: 21 della causa, cioè ch' è cominciata la tencione tra
Line: 22 lloro, e di ciò nasce questione s' elli à ben consigliato o
Line: 23 no. Et questo è quello che Tullio appella questione. Paragraph: 9 Et
Page: 145 Line: 1 perciò l' uno, poi ch' elli àe detto e consigliato quello che
Line: 2 llui ne pare, immantenente assegna la ragione per la
Line: 3 quale il suo consiglio èe buono e diritto. Et questo è quello
Line: 4 che Tullio appella ragione. Paragraph: 10 Et poi ch' elli àe assegnata
Line: 5 la cagione e la ragione per che, si sforza di mostrare
Line: 6 perché s' alcuno consigliasse o facesse il contrario
Line: 7 come sarebbe male e non diritto; e così infievolisce la
Line: 8 partita che è contra il suo consiglio; e questo è quello
Line: 9 che Tullio appella giudicamento. Paragraph: 11 Et poi ch' elli àe
Line: 10 indebolita la contraria parte, sì raccoglie tutti i fermissimi
Line: 11 argomenti e le forti ragioni che puote trovare per
Line: 12 più indebolire l' altra parte e per confermare la sua ragione;
Line: 13 e questo è quello che Tullio appella fermamento.
Paragraph: 12
Line: 14 Et certo queste quattro parti, cioè questione, ragione,
Line: 15 giudicamento e fermamento, possono essere tutte
Line: 16 nella diceria dell' uno de' parlatori, sì come appare in ciò
Line: 17 ch' è detto di sopra. Et puote bene essere la sua diceria
Line: 18 pur dell' una, cioè pur infine alla questione, dicendo il
Line: 19 suo parere e non assegnando sopra ciò altra ragione. Et
Line: 20 puote bene essere pur di due, cioè dicendo il suo parere
Line: 21 et assegnando ragione per che. Et puote bene essere pur
Line: 22 di tre, cioè dicendo il suo parere et assegnando ragione
Line: 23 per che et indebolendo la contraria parte. Et puote essere
Line: 24 di tutte e quattro sì come fue dimostrato di sopra.
Paragraph: 13
Line: 25 Quest' è la diceria del primo parliere. E poi ch' elli à
Page: 146 Line: 1 consigliato e posto fine al suo dire, immantenente si
Line: 2 leva un altro consigliere e dice tutto il contrario che àe
Line: 3 detto colui davanti; e così è fatta la constituzione, cioè
Line: 4 la causa ordinata, e cominciata la tencione; e sopra i
Line: 5 loro detti, che sono varii e diversi, nasce questione, se
Line: 6 colui avea bene consigliato o no. Poi dimostra la ragione
Line: 7 perché il suo consiglio è migliore. Apresso indebolisce il
Line: 8 detto e 'l consiglio di colui ch' avea detto dinanzi da llui;
Line: 9 e poi riconferma il consiglio suo per tutti i più fermi
Line: 10 argomenti che può trovare. Adunque le predette quattro
Line: 11 cose o parti possono essere nel detto del primo parliere
Line: 12 e nel detto del secondo e di ciascuno parlamentare.
Paragraph: 14
Line: 13 Cosìe usatamente adviene che due persone si tramettono
Line: 14 lettere l' uno all' altro o in latino o in proxa o in
Line: 15 rima o in volgare o inn altro, nelle quali contendono
Line: 16 d' alcuna cosa, e così fanno tencione. Altressì uno amante
Line: 17 chiamando merzé alla sua donna dice parole e ragioni
Line: 18 molte, et ella si difende in suo dire et inforza le sue ragioni
Line: 19 et indebolisce quelle del pregatore. In questi et in
Line: 20 molti altri exempli si puote assai bene intendere che lla
Line: 21 rettorica di Tullio non è pure ad insegnare piategiare
Page: 147 Line: 1 alle corti di ragione, avegna che neuno possa buono advocato
Line: 2 essere né perfetto se non favella secondo l' arte di
Line: 3 rettorica.
Paragraph: 15
Line: 4 Et ben è vero che llo 'nsegnamento ch' è scritto
Line: 5 inn adietro pare che ssia molto intorno quelle vicende che
Line: 6 sono in tencione et in contraversia tra alcune persone, le
Line: 7 quali contendano insieme l' uno incontra l' altro; e potrebbe
Line: 8 alcuno dicere che molte fiate uno manda lettera
Line: 9 ad altro ne la quale non pare che tencioni contra lui (altressì
Line: 10 come uno ama per amore e fa canzoni e versi della
Line: 11 sua donna, nelli quali non à tencione alcuna intra llui
Line: 12 e la donna), e di ciò riprenderebbe il libro e biasmerebbe
Line: 13 Tullio e lo sponitore medesimo di ciò che non dessero
Line: 14 insegnamento sopra ciò, maximamente a dittare lettere,
Line: 15 le quali si costumano e bisognano più sovente et a più
Line: 16 genti, che non fanno l' aringhiere e parlare intra genti.
Paragraph: 16
Line: 17 Ma chi volesse bene considerare la propietà d' una
Line: 18 lettera o d' una canzone, ben potrebbe apertamente vedere
Page: 148 Line: 1 che colui che lla fa o che lla manda intende ad alcuna
Line: 2 cosa che vuole che sia fatta per colui a cui e' la manda.
Line: 3 Et questo puote essere o pregando o domandando o comandando
Line: 4 o minacciando o confortando o consigliando;
Line: 5 e in ciascuno di questi modi puote quelli a cui vae la lettera
Line: 6 o la canzone o negare o difendersi per alcuna scusa.
Line: 7 Ma quelli che manda la sua lettera guernisce di parole
Line: 8 ornate e piene di sentenzia e di fermi argomenti, sì come
Line: 9 crede poter muovere l' animo di colui a non negare, e,
Line: 10 s' elli avesse alcuna scusa, come la possa indebolire o instornare
Line: 11 in tutto. Dunque è una tencione tacita intra
Line: 12 loro, e così sono quasi tutte le lettere e canzoni d' amore
Line: 13 in modo di tencione o tacita o espressa; e se così no è,
Line: 14 Tullio dice manifestamente, intorno 'l principio di questo
Line: 15 libro, che non sarebbe di rettorica. Paragraph: 17 Ma tuttavolta,
Line: 16 o tencione o no tencione che sia, Tullio medesimo, luogo
Line: 17 innanzi, isforza i suoi insegnamenti in parlare et in dittare
Line: 18 secondo la rettorica; e là dove Tullio sine pasasse o
Line: 19 paresse che dica pur insegnamenti sopra dire tencionando,
Line: 20 lo sponitore isforzerà lo suo poco ingegno in dire
Line: 21 tanto e sì intendevolemente che 'l suo amico potrà bene
Line: 22 intendere l' una materia e l' altra. Paragraph: 18 Et ecco Tullio che
Line: 23 incomincia a dire di quelle partite della diceria o d' una
Line: 24 lettera dittata, delle quali non avea detto neente in
Page: 149 Line: 1 adietro: e queste parti sono sei, sì come apare in questo
Line: 2 arbore.
Line: 3 Queste sono le sei parti che Tullio mostra certamente
Line: 4 che sono nella diceria o nella pistola, specialmente in
Line: 5 quelle che sono tencionando, sì come appare nel detto
Line: 6 dello sponitore qui adietro; e, sì come detto fue in altra
Line: 7 parte di questo libro, Tullio reca tutta la rettorica alle
Line: 8 cause le quali sono in contraversia et in tencione. Et ben
Line: 9 dice tutto a certo che lle parole che non si dicono per
Line: 10 tencione d' una parte incontra un' altra non sono per forma
Line: 11 né per arte di rettorica. Paragraph: 19 Ma perciò che lla pistola,
Line: 12 cioè la lettera dettata, spessamente non è per modo di
Line: 13 tencionare né di contendere, anzi è uno presente che uno
Line: 14 manda ad un altro, nel quale la mente favella et è udito
Line: 15 colui che tace e di lontana terra dimanda et acquista la
Line: 16 grazia, la grazia ne 'nforza e l' amore ne fiorisce, e molte
Page: 150 Line: 1 cose mette inn iscritta le quali si temerebbe e non saprebbe
Line: 2 dire a lingua in presenzia; sì dirae lo sponitore
Line: 3 un poco dell' oppinione de' savi e della sua medesima in
Line: 4 quella parte di rettorica ch' apartene a dittare, sì come
Line: 5 promise al cominciamento di questo libro. Paragraph: 20 Et dice
Line: 6 che dittare è un dritto et ornato trattamento di ciascuna
Line: 7 cosa, convenevolemente aconcio a quella cosa. Questa è
Line: 8 la diffinizione del dittare, e perciò conviene intendere ciascuna
Line: 9 parola d' essa diffinizione. Unde nota che dice
Line: 10 «dritto trattamento» perciò che lle parole che ssi mettono
Line: 11 inn una lettera dittata debbono essere messe a
Line: 12 dritto, sicché s' accordi il nome col verbo, e 'l mascunino
Line: 13 e 'l feminino, e lo singulare e 'l plurale, e la prima persona
Line: 14 e la seconda e la terza, e l' altre cose che ssi 'nsegnano
Line: 15 in gramatica, delle quali lo sponitore dirà un poco
Line: 16 in quella parte del libro che fie più avenente; e questo
Line: 17 dritto trattamento si richiede in tutte le parti di rettorica
Line: 18 dicendo e dittando. Paragraph: 21 Et dice «ornato trattamento»
Line: 19 perciò che tutta la pistola dee essere guernita
Line: 20 di parole avenanti e piacevoli e piene di buone sentenze;
Line: 21 et anche questo ornato si richiede in tutte le parti di rettorica,
Line: 22 sì come fue detto inn adietro sopra 'l testo di
Line: 23 Tullio. Paragraph: 22 Et dice «trattamento di ciascuna cosa» perciò
Line: 24 che, sì come dice Boezio, ogne cosa proposta a dire puote
Line: 25 essere materia del dittatore; et in questo si divisa dalla
Line: 26 sentenzia di Tullio, che dice che lla materia del parliere
Page: 151 Line: 1 non è se non in tre cose, ciò sono dimostrativo, deliberativo
Line: 2 e iudiciale. Et dice «convenevolemente aconcio a
Line: 3 quella cosa» perciò che conviene al dittatore asettare le
Line: 4 parole sue alla sua materia. Et ben potrebbe il dittatore
Line: 5 dicere parole diritte et ornate, ma non varrebbero neente
Line: 6 s' elle non fossero aconcie alla materia. Paragraph: 23 Così è divisato
Line: 7 il dittatore da cciò che dice Tullio; e perciò di queste due
Line: 8 materie, cioè del dire e del dittare, e dello 'nsegnamento
Line: 9 dell' uno e dell' altro potrà l' amico dello sponitore prendere
Line: 10 la dritta via. Et per questo divisamento conviene che lle
Line: 11 parti della pistola si divisino da queste della diceria che
Line: 12 Tullio à detto che sono sei, ciò sono: exordio, narrazione,
Line: 13 partigione, confermamento, riprensione e conclusione.
Paragraph: 24
Line: 14 I. È oppinione di Tullio che exordio sia la
Line: 15 prima parte della diceria, il quale apparecchia l' animo
Line: 16 dell' uditore a l' altre parole che rimagnono a dire, e questo
Line: 17 è appellato prologo della gente. II. Et dice che narrazione
Line: 18 è quella parte della diceria nella quale si dicono
Line: 19 le cose che sono essute o che non sono essute, come se
Line: 20 essute fossoro; e questo è quando uomo dice il fatto
Line: 21 sopra 'l quale esso ferma la forma della sua diceria.
Line: 22 III. Et dice che è partigione quando il parliere à narrato
Line: 23 e contato il fatto et e' sì viene partiendo la sua ragione
Line: 24 e quella dell' aversario e dice: «Questo fue così, e
Line: 25 quest' altro così»; et in questo modo acoglie quelle partite
Page: 152 Line: 1 che sono a llui più utili e più contrarie all' aversario, et
Line: 2 afficcale all' animo dell' uditore; et allora pare ch' al tutto
Line: 3 abbia detto tutto 'l fatto. IV. Et dice che confermamento
Line: 4 è quella parte della diceria nella quale il parlieri
Line: 5 reca argomenti et assegna ragioni per le quali agiugne
Line: 6 fede et altoritade alla sua causa. V. Et dice che riprensione
Line: 7 è quella parte della diceria nella quale il parliere
Line: 8 reca cagioni e ragioni et argomenti per li quali attuta
Line: 9 e menoma et indebolisce il confermamento dell' aversario.
Line: 10 VI. Et dice che conclusione è lla fine e 'l termine di tutta
Line: 11 la diceria. Paragraph: 25 Queste sono le sei parti che dice Tullio
Line: 12 che sono e debbono essere nella diceria; e di ciascuna
Line: 13 tratterà qua innanzi il libro sofficientemente. Ma in questo
Line: 14 ch' è detto puote uomo bene intendere che queste sei
Line: 15 medesime possono convenire inn una pistola, di tal materia
Line: 16 puote ella essere. Ma tuttavolta, di qualunque materia
Line: 17 sia, nelle tre di queste sei parti s' accorda bene la
Line: 18 pistola colla diceria, cioè nello exordio, narrazione e
Line: 19 nella conclusione; ma ll' altre tre, cioè partigione, confermamento
Line: 20 e reprensione, possono più lievemente rimanere
Page: 153 Line: 1 e non avere luogo nella pistola. Tutto altressì la pistola
Line: 2 àe cinque parti, delle quali l' una può bene rimanere e
Line: 3 non avere luogo nella diceria, cioè «salutatio»; l' autra,
Line: 4 cioè «petitio», avegnaché Tulio no· lla nominasse intra lle
Line: 5 parti della diceria, sì vi puote e dee avere luogo in tal
Line: 6 maniera ch' appena pare che diceria possa essere sanza
Line: 7 petizione. Dunque le parti della pistola sono cinque, ciò
Line: 8 sono salutazione, exordio, narrazione, petizione e conclusione,
Line: 9 sì come appare in questo arbore:
Paragraph: 26
Line: 10 Et se alcuno domandasse per qual cagione Tullio intralasciò
Line: 11 la salutazione e non ne trattò nel suo libro, certo
Line: 12 lo sponitore ne renderà bene ragione in questo modo.
Line: 13 Certa cosa è che Tullio nel suo libro tratta delle dicerie
Line: 14 che ssi fanno in presenzia, nelle quali non bisogna di
Line: 15 contare il nome del parlieri né dell' uditore. Ma nella
Page: 154 Line: 1 pistola bisogna di mettere le nomora del mandante e del
Line: 2 ricevente, c' altrimente non si puote sapere a certo né
Line: 3 l' uno né l' altro. Apresso ciò, la salutazione pare che sia
Line: 4 dell' exordio; ché sanza fallo chi saluta altrui per lettera
Line: 5 già pare che cominci suo exordio. Et Tullio trattòe dello
Line: 6 exordio compiutamente, non curò di divisare della salutazione
Line: 7 né distendere il suo conto intorno le saluti, maximamente
Line: 8 perciò che pare che rechi tutta la rettorica a
Line: 9 parlare et in controversia tencionando. Paragraph: 27 Et in perciò
Line: 10 furo alcuni che diceano che lla salutazione non era parte
Line: 11 della pistola, ma era un titolo fuor del fatto. Et io dico
Line: 12 che la salutazione è porta della pistola, la quale ordinatamente
Line: 13 chiarisce le nomora e' meriti delle persone e
Line: 14 l' affezione del mandante. Et nota che dice «porta», cioè
Line: 15 entrata della pistola, e che chiarisce le nomora, cioè del
Line: 16 mandante e del ricevente; e dice «i meriti delle persone»,
Line: 17 cioè il grado e l' ordine suo, sì come a dire: «Innocenzio
Line: 18 papa »,«Federigo Imperadore »,«Acchilles cavaliere»,
Line: 19 «Oddofredi Judice», e così dell' altre gradora. Et dice
Line: 20 «ordinatamente», cioè che mette il nome e 'l grado di
Line: 21 ciascuno come s' aviene; e dice «l' affezione del mandante»,
Line: 22 cioè com' elli manda al ricevente salute o altra
Line: 23 parola di bene, o per aventura di male, secondo la sua
Line: 24 affezione, cioè secondo la sua volontade. Paragraph: 28 Adunque
Line: 25 pare manifestamente che lla salutazione è così parte della
Page: 155 Line: 1 pistola come l' occhio dell' uomo. Et se l' occhio è nobile
Line: 2 membro del corpo dell' uomo, dunque la salutazione è
Line: 3 nobile parte della pistola, c' altressì allumina tutta la lettera
Line: 4 come l' occhio allumina l' uomo. Et al ver dire, la
Line: 5 pistola nella quale non à salutazione è altrettale come la
Line: 6 casa che non à porta né entrata e come 'l corpo vivo che
Line: 7 non à occhi. Et perciò falla chi dice che salutazione è un
Line: 8 titolo fuor del fatto; anzi si scrive e s' inchiude e sugella
Line: 9 dentro; ma 'l titolo della pistola è la soprascritta
Line: 10 di fuori, la quale dice a cui sia data la lettera. Paragraph: 29 Ben
Line: 11 dico c' alcuna volta il mandante non scrive la salutazione,
Line: 12 o per celare le persone se lla lettera pervenisse
Line: 13 ad altrui o per alcun' altra cosa o cagione. Né non dico
Line: 14 che tutta fiata convenga salutare, ma o per desiderio
Line: 15 d' amore, o per solazzo, talora si mandano altre parole
Line: 16 che portano più incarnamento e giuoco che non fa a dire
Line: 17 pur salute. Et a' maggiori non dee uomo mandare salute,
Page: 156 Line: 1 ma altre parole che significhino reverenzia e devozione;
Line: 2 e talvolta no scrivemo a' nemici altro che lle nomora e
Line: 3 tacemo la salute, o per aventura mettemo alcuna altra
Line: 4 parola che significa indegnamento o conforto di ben fare
Line: 5 o altra cosa; sì come fa il papa che scrivendo a' giudei
Line: 6 o ad altri uomini che non sono della nostra catholica
Line: 7 fede o a' nemici della Santa Chiesa tace la salute, e talvolta
Line: 8 mette in quel luogo spirito di più sano consiglio o
Line: 9 connoscere la via della veritade o abundare inn opera di pietade
Line: 10 et altre simili cose.
Paragraph: 30
Line: 11 Adunque provedere dee il buono dittatore che, similemente
Line: 12 come saluta l' uno uomo l' autro trovandolo in
Line: 13 persona, così il dee salutare in lettera mettendo et adornando
Line: 14 parole secondo che la condizione del ricevente richiede.
Line: 15 Ché quando uomo va davante a messer lo papa o
Line: 16 davante ad imperadore o a altro segnore ecclesiastico o
Line: 17 seculare, certo elli va con molta reverenzia et inchina la
Line: 18 testa, et alla fiata si mette in terra ginocchioni per basciare
Line: 19 il piede al papa o allo 'mperadore. Tutto altressì
Line: 20 dee lo dettatore nominare lo ricevente e la sua dignitade
Line: 21 con parole di sua onoranza e metterlo dinanzi; apresso
Line: 22 dee nominare sé medesimo e la sua dignitade, e poi dee
Line: 23 scrivere la sua affezione, cioè quello che desidera che
Page: 157 Line: 1 venga a colui che riceve la lettera, sì come salute o altro
Line: 2 che sia avenante, tuttavolta guardando che questa affezione
Line: 3 sia di quella guisa e di quelle parole che ssi convegnono
Line: 4 al mandante et al ricevente. Paragraph: 31 Ché quando
Line: 5 noi scrivemo a' maggiori di noi o di nostro paraggio o
Line: 6 di minore grado, noi dovemo mandare tali parole che
Line: 7 ssiano accordanti alle persone et allo stato loro. Et non
Line: 8 pertanto ch' io abbia detto che 'l nome del maggiore si
Line: 9 de' mettere dinanzi e del pare altressì, io òe ben veduto
Line: 10 alcuna fiata che grandi principi e signori scrivendo a
Line: 11 mercatanti o ad altri minori mettono dinanzi il nome di
Line: 12 colui a cui mandano, e questo è contra l' arte; ma fannolo
Line: 13 per conseguire alcuna utilitade. Perciò sia il dittatore
Line: 14 accorto et adveduto in fare la salutazione avenante
Line: 15 e convenevole d' ogne canto, sicché in essa medesima conquisti
Line: 16 la grazia e la benivoglienza del ricevente, sì come
Line: 17 noi dimostramo avanti secondo la rettorica di Tullio.
Paragraph: 32
Line: 18 Et bene è questa materia sopr' alla quale lo sponitore
Line: 19 potrebbe lungamente dire e non sanza grande utilitade.
Line: 20 Ma considerando che lla subtilitade perché 'l verbo non
Line: 21 si mette nella salutazione, e che 'l nome del mandante
Line: 22 si mette in terza persona per significamento di maggiore
Line: 23 umilitade, e che tal fiata si scrive pur la primiera lettera
Page: 158 Line: 1 del nome, par che tocchi più a' dittatori in latino che 'n
Line: 2 volgare, sene passerà lo sponitore brevemente e seguirà
Line: 3 la materia di Tullio per dicere dell' altre parti della diceria
Line: 4 e di quelle della pistola, sì come porta l' ordine.
Paragraph: 33
Line: 5 Et in questo luogo si parte il conto della salutazione,
Line: 6 e dirà dell' exordio in due guise: l' una secondo ciò che nne
Line: 7 dice Tullio e che pare che ss' apartegna a diceria, l' altra
Line: 8 secondo che ssi conviene ad una lettera dittata et ad
Line: 9 una medesima diceria, oltre quello che porta il testo
Line: 10 di Tullio.
Line: 12 Et perciò che exordio dee essere principe di
Line: 13 tutti, e noi primieramente daremo insegnamenti in
Line: 14 fare exordio.
Line: 16 Vogliendo Tullio trattare dell' exordio prima che
Line: 17 dell' altre parti della diceria, sì ll' apella principe dell' altre
Line: 18 parti tutte; e certo è de ragione: l' una perciò che ssi
Line: 19 mette e si dice tuttora davanti a l' autre, l' altra perciò che
Page: 159 Line: 1 nel exordio pare che noi aconciamo et apparecchiamo
Line: 2 l' animo dell' uditore ad intendere tutto ciò che noi volemo
Line: 3 dire di poi.
Line: 5 Exordio è un detto el quale acquista
Line: 6 convenevolemente l' animo dell' uditore all' altre parole
Line: 7 che sono a dire; la qual cosa averrà se farà l' uditore
Line: 8 benivolo, intento e docile. Per la qual cosa chi vorrà
Line: 9 bene exordire la sua causa, ad lui conviene diligentemente
Line: 10 procedere e conoscere davanti la qualitade della
Line: 11 causa.
Line: 13 Poi che Tullio avea contate le parti della diceria,
Line: 14 sì vuole in questa parte trattare di ciascuna per sé divisatamente,
Line: 15 e prima dello exordio, del quale tratta in
Line: 16 questo modo: Primieramente dice che è exordio, mostrando
Line: 17 che tre cose dovemo noi fare nell' exordio, cioè
Line: 18 fare che ll' uditore davanti cui noi dicemo sia inver noi
Line: 19 benivolente et intento e docile a cciò che noi volemo
Line: 20 dire. Et perciò ne conviene connoscere la qualitade del
Line: 21 convenente sopra 'l quale noi dovemo dire o dittare.
Paragraph: 2
Line: 22 Nel secondo luogo divide l' exordio in due parti, cioè
Line: 23 principio et «insinuatio», e mostrane in qual convenentre
Page: 160 Line: 1 noi dovemo usare principio et in quale «insinuatio».
Paragraph: 3
Line: 2 Nel terzo luogo ne fa intendere donde noi potemo
Line: 3 trarre le ragioni per acquistare benivoglienza et intenzione
Line: 4 e docilitade, e come noi dovemo queste tre usare
Line: 5 in quello exordio ch' è appellato principio e come in quello
Line: 6 ch' è appellato «insinuatio». Paragraph: 4 Nel quarto luogo pone
Line: 7 le virtù e' vizi dell' exordio. Paragraph: 5 Et perciò dice che exordio
Line: 8 è uno adornamento di parole le quali il parlieri e 'l dittatore
Line: 9 propone davanti nel cominciamento del suo dire
Line: 10 in maniera di prolago, per lo quale si sforza di dire e
Line: 11 di fare sì che l' uditore sia benivolo verso lui, cioè che lli
Line: 12 piaccia esso e 'l suo parlamento, e procacciasi di dire
Line: 13 e di fare sì che l' uditore sia intento a llui et al suo detto;
Line: 14 similemente si studia di dire e di fare sì che ll' uditore
Line: 15 sia docile, cioè che prenda et intenda la forza delle parole.
Paragraph: 6
Line: 16 Et perciò dico che immantenente che ll' uditore
Line: 17 è docile sicché voglia intendere e connoscere la natura
Line: 18 del fatto e la forza delle parole, sì è elli intento; ma
Line: 19 perché l' uditore sia intento a udire, puote bene essere
Line: 20 che non sia docile ad intendere. Et di ciascuno di questi
Line: 21 tre dirà il conto quando verrà il suo luogo. Paragraph: 7 Ma perciò
Line: 22 che 'l parliere che non conosce dinanzi di che maniera e
Line: 23 di chente ingenerazione sia la sua causa non puote bene
Line: 24 advenire alle tre cose che sono dette inn adietro, cioè
Line: 25 che ll' uditore sia benivolo, intento e docile, sì dicerà
Page: 161 Line: 1 Tullio quante e quali sono le generazioni delle cause, in
Line: 2 questo modo:
Line: 4 Le qualitadi delle cause sono cinque: onesto,
Line: 5 mirabile, vile, dubitoso et oscuro.
Line: 7 In questa picciola parte nomina Tullio le qualitadi
Line: 8 delle cause, cioè di quante generazioni sono le dicerie.
Line: 9 Et s' alcuno m' aponesse che Tullio dice contra ciò che esso
Line: 10 medesimo avea detto in adietro, cioè che le generazioni e
Line: 11 le qualitadi sono tre, deliberativo, dimostrativo e iudiciale,
Line: 12 et or dice che sono cinque, cioè onesto, mirabile, vile, dubitoso
Line: 13 et oscuro, io risponderei che lle primiere tre sono
Line: 14 qualitadi substanziali sìe incarnate alla causa che non si
Line: 15 possono variare. Onde quella causa ch' è deliberativa non
Line: 16 puote essere non deliberativa, e quella ch' è dimostrativa
Line: 17 non puote essere non dimostrativa; altressì dico della iudiciale.
Paragraph: 2
Line: 18 Ma quella causa ch' è onesta puote bene essere
Line: 19 non onesta, e quella ch' è mirabile puote essere non mirabile,
Line: 20 e così dico della vile e della dubbiosa e della oscura.
Line: 21 Adunque sono queste qualitadi accidentali che possono
Line: 22 essere e non essere; ma le prime tre sono substanziali
Line: 23 che non si possono mutare.
Line: 2 Onesta qualitade di causa è quella la quale
Line: 3 incontanente, sanza nostro exordio, piace all' animo
Line: 4 dell' uditore.
Line: 6 Quella causa è onesta sopr' alla quale dicendo parole,
Line: 7 immantenente, sanza fare prolago, l' animo dell' uditore
Line: 8 si muove a credere et a piacere le parole che 'l parliere
Line: 9 dice sopra 'l convenente; et in questo non fa bisogno
Line: 10 usare parole per acquistare la benivoglienza dell'
Line: 11 uditore, perciò che ll' onestade della causa l' à già acquistata
Line: 12 per sua dignitade, sì come nella causa di colui che
Line: 13 accusa il furo o che difende il padre o l' orfano o le vedove
Line: 14 o le chiese.
Line: 16 Mirabile è quello dal quale è straniato l' animo
Line: 17 di colui che de' audire.
Line: 19 Quella causa è appellata mirabile la quale è di tale
Line: 20 convenente che dispiace all' uditore, perciò ch' è di sozza
Line: 21 e di crudele operazione. Et perciò l' animo dell' uditore è
Line: 22 contra noi et è straniato dalla nostra parte; et in questo
Page: 163 Line: 1 abisogna d' acquistare benivolenzia sì che l' uditore intenda,
Line: 2 sì come nella causa di colui c' avesse morto il suo
Line: 3 padre o fatto furto o incendio. Paragraph: 2 Dunque potemo intendere
Line: 4 che una medesima causa puote essere onesta e
Line: 5 mirabile: onesta dall' una parte, cioè di colui che difende
Line: 6 il suo padre, mirabile dall' altra parte, cioè di colui medesimo
Line: 7 che è contra la sua madre propia. E di questo
Line: 8 uno exemplo si puote intendere tutti i somiglianti.
Line: 10 Vile è quello del quale non cura l' uditore e non
Line: 11 pare che sia da mettere grande opera a intendere.
Line: 13 Quella causa è appellata vile la quale è di picciolo
Line: 14 convenente, sì che non pare che ne sia molto da curare e
Line: 15 l' uditore non sine travaglia molto ad intendere, sì come
Line: 16 la causa d' una gallina o d' altra cosa che sia di poco valere.
Line: 17 Et in questa causa dovemo noi procacciare di fare
Line: 18 sì che ll' uditore sia intento alle nostre parole.
Line: 20 Dubitoso è quello nel quale o la sentenzia è
Line: 21 dubia o la causa è in parte onesta et in parte è sozza
Line: 22 e disonesta, sicché ingenera benivolenzia e offensione.
Line: 2 Quella causa è appellata dubitosa nella quale l' uditore
Line: 3 non è certo a che la cosa debbia pervenire o a che
Line: 4 sentenzia alla fine torni, sì come nella causa d' Orestes
Line: 5 che dicea ch' avea morta la sua madre giustamente per
Line: 6 due ragioni: l' una perciò ch' ella avea morto il suo padre,
Line: 7 l' altra perciò che 'l deo Apollo glile comandò. Onde l' uditore
Line: 8 non è certo la quale di queste due cagioni cagia in
Line: 9 sentenzia. Paragraph: 2 Altressì è dubitosa quella causa nella quale
Line: 10 àe parte d' onestade e perciò piace all' uditore, et àe parte
Line: 11 di disonestade e perciò dispiace all' uditore, sì come nella
Line: 12 causa de filio: d' un furo che fue accusato d' un furto
Line: 13 e 'l suo figliuolo si sforzava di difenderlo in tutte guise.
Line: 14 Certo la causa era onesta quanto in difender lo padre, ma
Line: 15 era disonesta quanto in difendere lo furo.
Line: 17 Oscuro è quello nel quale l' uditore è tardo, o
Line: 18 per aventura la causa è impigliata di convenenti troppo
Line: 19 malagevoli a conoscere.
Line: 2 Dice Tullio che quella causa è appellata oscura
Line: 3 nella quale l' uditore è tardo, cioè che non intende ciò che
Line: 4 portano le parole del dicitore sì bene né sì tosto come
Line: 5 si conviene, perciò che non è forse ben savio o forse ch' è
Line: 6 fatigato per li detti d' altri parlieri che aveano detto innanzi;
Line: 7 o per aventura la causa è impigliata di cose e di
Line: 8 ragioni che sono oscure e malagevoli ad intendere.
Line: 10 Et perciò che lle qualitadi delle cause sono
Line: 11 tanto diverse, sì convene che li exordii siano diversi
Line: 12 e dispari e non simili in ciascuna qualitade di cause;
Line: 13 per la qual cosa exordio si divide in due parti, ciò
Line: 14 sono principio et «insinuatio».
Line: 16 Perciò - dice Tullio - che le generazioni e le qualitadi
Line: 17 delle cause sono tanto diverse, cioè che sono in
Line: 18 cinque modi sì come detto è qui di sopra, e l' uno modo
Page: 166 Line: 1 non è accordante all' altro, sì conviene che in ciascuna
Line: 2 qualità di cause et in catuno de' detti cinque modi abbia
Line: 3 suo modo di fare exordio, tale che ssi convegna alla qualitade
Line: 4 sopr' alla quale noi dovemo parlamentare o dittare.
Paragraph: 2
Line: 5 Et vogliendo Tullio insegnare ciò apertamente, sì dice
Line: 6 che exordio è di due maniere: una ch' è appellata principio
Line: 7 et un' altra ch' è appellata «insinuatio»; e di ciascuna
Line: 8 dirà elli interamente. E così dovemo e potemo sapere
Line: 9 che le cause sopra le quali dice alcuno parlieri o
Line: 10 sopra le quali scrive alcuno dittatore sono cinque, cioè
Line: 11 sono: onesto, mirabile, vile, dubitoso et oscuro, sì come
Line: 12 apare in adietro. Et sopra tutte qualitadi sono due modi
Line: 13 de exordio e non più, cioè principio et «insinuatio».
Line: 15 Principio è un detto il quale apertamente et in
Line: 16 poche parole fa l' uditore benivolo o docile o intento.
Line: 18 Quella maniera de exordio è appellata principio
Line: 19 quando il parlieri o 'l dittatore quasi incontanente
Line: 20 alla comincianza del suo dire, sanza molte parole e
Page: 167 Line: 1 sanza neuno infingimento ma parlando tutto fuori et apertamente,
Line: 2 fa l' animo dell' uditore benvolente a llui et alla
Line: 3 sua causa, o talora il fa docile o intento, sì come fece
Line: 4 Pompeio parlando a' Romani sopra 'l convenente della
Line: 5 guerra con Julio Cesare, che fece tale exordio: «Perciò
Line: 6 che noi avemo il diritto dalla nostra parte e combattemo
Line: 7 per difendere la nostra ragione e del nostro comune, sì
Line: 8 dovemo noi avere sicura speranza che li dii saranno in
Line: 9 nostro adiuto».
Line: 11 Insinuatio è un detto il quale, con infingimento
Line: 12 parlando dintorno, covertamente entra nell' animo dell'
Line: 13 uditore.
Line: 15 Tullio dice che quella maniera de exordio è appellata
Line: 16 «insinuatio» quando il parlieri o 'l dittatore fa dinanzi
Line: 17 un lungo prolago di parole coverte, infingendo di volere
Line: 18 ciò che non vuole, o di non volere quello che dee volere,
Page: 168 Line: 1 e così va dintorno con molte parole per sorprendere l' animo
Line: 2 dell' uditore sì che sia benevolo o docile o intento; sì come
Line: 3 disse Sino parlando a coloro che riteneano la sua persona
Line: 4 in gravosi tormenti: «Insin a ora v' ò io pregato che mi
Line: 5 traeste di tante pene; oimai non dimando se non la morte,
Line: 6 ma grandissimi tesauri avrei dato a chi m' avesse scampato».
Line: 7 Et in questo modo covertamente s' infingea di non
Line: 8 volere quello che volea, per venire in animo di loro che llo
Line: 9 scampassero per avere, da che mercé non valea. Paragraph: 2 Et
Line: 10 cosìe à divisato il conto che è principio e che è «insinuatio»;
Line: 11 omai dicerà quale di questi due modi de exordio
Line: 12 dovemo usare in ciascuno de' cinque modi delle cause,
Line: 13 cioè nell' onesto, nel vile, nel mirabile, nel dubitoso e
Line: 14 nell' oscuro.
Line: 16 Nella mirabile generazione di causa, se ll' uditore
Line: 17 non fosse al tutto turbato contra noi, ben potemo
Line: 18 acquistare benivoglienza per principio. Ma s' ei troppo
Line: 19 malamente fosse straniato ver noi, allora ne conviene
Line: 20 rifuggire a «insinuatio», in però che volere così isbrigatamente
Line: 21 pace e benivoglienza dalle persone adirate non
Line: 22 solamente non si truova, ma cresce et infiamasi l' odio.
Line: 2 Inn adietro è bene detto che quella causa è appellata
Line: 3 mirabile la quale è di rea operazione, sicché pare che
Line: 4 dispiaccia all' uditore. Et perciò dice Tullio che quando la
Line: 5 nostra causa è mirabile puote bene essere alcuna fiata
Line: 6 che ll' uditore non sia del tutto coruccioso contra noi. Et
Line: 7 allora potemo noi acquistare la sua benivolenza per quel
Line: 8 modo de exordio ch' è appellato principio, cioè dicendo
Line: 9 un breve prologo in parole aperte e poche. Paragraph: 2 Ma se ll' uditore
Line: 10 fosse adiroso e curicciato contra noi malamente, certo
Line: 11 in quel caso ne conviene ritornare ad altro modo de
Line: 12 exordio, cioè «insinuatio», e fare un bel prologo di parole
Line: 13 infinte e coverte, sicché noi possiamo mitigare l' animo
Line: 14 suo et acquistare la sua benivolenza e ritornare in suo
Line: 15 piacere. Ch' al ver dire, quando l' uditore èe adirato e curiccioso,
Line: 16 chi volesse acquistare da llui pace così subitamente
Line: 17 per poche et aperte parole dicendo il fatto tutto
Line: 18 fuori, certo non la troverebbe, ma crescerebbe l' ira et infiamerebbe
Line: 19 l' odio; e perciò dee andare dintorno et entrarli
Line: 20 sotto covertamente.
Line: 2 Nella causa la quale è di vile convenente, per
Line: 3 cagione di trarrela di vilanza e di dispetto, ne conviene
Line: 4 fare l' uditore intento.
Line: 6 Quando la nostra causa ella è vile, cioè di piccolo
Line: 7 convenente sicché l' uditore poco cura d' intendere, allora
Line: 8 ne conviene usare principio et in esso fare che ll' uditore
Line: 9 sia intento alle nostre parole; e questo potemo ben fare
Line: 10 traendola di viltanza e facciendola grande et innalzandola,
Line: 11 sì come fece Virgilio volendo trattare de l' api: «Io
Line: 12 dicerò cose molto meravigliose e grandi delle picciole api».
Line: 14 Nella dubbiosa qualità di causa, se lla sentenza
Line: 15 è dubbia si conviene incominciare l' exordio dalla sentenzia
Line: 16 medesima. Ma se lla causa è in parte onesta
Line: 17 e in parte disonesta si conviene acquistare benivolenzia,
Line: 18 sicché paia che tutta la causa ritorni in onesta
Line: 19 qualitade.
Line: 2 La causa dubitosa, sì come fue detto in adietro, èe
Line: 3 in due maniere: l' una che lla sentenzia è dubbia, sì come
Line: 4 apare nell' exemplo d' Orestes, che per due ragioni e cagioni
Line: 5 dicea ch' avea ben fatto d' uccidere la madre. Et in
Line: 6 quel caso dovea elli incuninciare il suo exordio da quella
Line: 7 ragione dalla quale elli più ferma nel suo animo di voler
Line: 8 provare, e per la quale crede avere la sentenzia inn aiuto.
Paragraph: 2
Line: 9 Ma se 'l convenente è dubitoso perciò che sia in parte
Line: 10 onesto et in parte disonesto, in quello caso dee il buono
Line: 11 parlieri nell' exordio acquistare la benivolenzia dell' uditore
Line: 12 per principio, sicché tutta la causa paia che sia onesta.
Line: 14 Quando la causa fie onesta, o potemo intralasciare
Line: 15 lo principio, o, se ne pare convenevole, comincieremo
Line: 16 alla narrazione o dalla legge, o d' alcuna fermissima
Page: 172 Line: 1 ragione della nostra diceria. Ma se ne piace usare
Line: 2 principio, dovemo usare le parti di benivoglienza per
Line: 3 accrescere quella che è.
Line: 5 Quando il conveniente sopra 'l quale ne conviene
Line: 6 dire è onesto, certo per la natura del fatto propia avemo
Line: 7 noi la benivoglienza dell' uditore sanza altro adornamento
Line: 8 di parole. Perciò quando noi venimo a dire noi
Line: 9 potemo bene intralasciare lo principio e non fare neuno
Line: 10 exordio né prolago di parole, e cominciare la nostra diceria
Line: 11 alla narrazione, cioè pur dire lo fatto; e bene potemo
Line: 12 cominciare da quella legge che tocca alla nostra
Line: 13 materia o da quella ragione che sia più fermo argomento
Line: 14 e più certo. Paragraph: 2 Ma se nne piace usare principio e fare
Line: 15 alcuno prologo, certo noi lo potemo bene, non per acquistare
Line: 16 benivolenza ma per crescere quella che v' è. Et
Line: 17 perciò in detto caso il nostro principio dee essere in parole
Line: 18 apropiate a benivolenza.
Line: 2 Nella causa la quale è oscura conviene
Line: 3 che nel nostro principio noi facciamo che ll' uditore
Line: 4 sia docile.
Line: 6 In adietro fue dimostrato qual causa e quando sia
Line: 7 oscura. Et perciò dice Tullio che nella causa la quale sia
Line: 8 oscura all' uditore a intendere noi dovemo usare quella
Line: 9 parte de exordio la quale è appellata principio, et in
Line: 10 quello dovemo noi sì dire che ll' uditore sia docile, cioè
Line: 11 ch' elli intenda e ch' elli senta la natura del fatto, in questo
Line: 12 modo: che noi diremo in poche parole sommatamente
Line: 13 la sustanzia del fatto dell' una parte e dell' altra. Et poi
Line: 14 che noi vedremo che ll' uditore sia apparecchiato in via
Line: 15 d' intendere il fatto, noi andremo innanzi a dire la nostra
Line: 16 ragione sì come si conviene al fatto.
Line: 2 Et perciò che infin ad ora noi avemo detto che
Line: 3 ssi conviene fare nell' exordio, oimai rimane a dimostrare
Line: 4 per quali ragioni ciascuna cosa si possa fare.
Line: 6 Infino a questo luogo à insegnato Tullio tutto ciò
Line: 7 che ssi conviene dire o fare nello exordio; e perciò ch' elli
Line: 8 àe detto in quale exordio ed in qual causa ne conviene
Line: 9 usare parole per acquistare benivolenza, sì vuole elli da
Line: 10 qui innanzi mostrare le ragioni come si puote ciò fare;
Line: 11 e questo insegnamento fa bene di sapere.
Line: 13 Benivolenza s' acquista di quatro luogora: dalla
Line: 14 nostra persona, da quella de' nostri adversarii, da
Line: 15 quella delli giudici e dalla causa.
Line: 17 In questa parte insegna Tullio acquistare benivolenza,
Line: 18 e perciò ch' ella non si puote avere se non per quello
Line: 19 che ss' apartiene alle persone et al fatto, sì dice che quattro
Page: 175 Line: 1 luogora sono dalle quali muove benivolenza. Il primo
Line: 2 luogo si è la nostra persona e di coloro per cui noi dicemo.
Line: 3 Il secondo luogo si è la persona de' nostri adversarii
Line: 4 e di coloro contra cui noi dicemo. Il terzo luogo si
Line: 5 è la persona de' giudici, cioè la persona di coloro davanti
Line: 6 da cui noi dicemo. Il quarto luogo si è la causa e 'l fatto
Line: 7 e 'l convenente sopra 'l quale noi dicemo. E di ciascuno
Line: 8 di questi dicerà il conto ordinatamente e sofficientemente.
Line: 10 Dalla nostra persona se noi dicemo sanza superbia
Line: 11 de' nostri fatti e de' nostri officii; e se noi ne
Line: 12 leviamo le colpe che nne sono apposte e le disoneste
Line: 13 sospeccioni; e se noi contiamo i mali che nne sono
Line: 14 advenuti et li 'ncrescimenti che nne sono presenti; e
Line: 15 se noi usiamo preghiera o scongiuramento umile et
Line: 16 inclino.
Line: 18 Conquistare benivolenza dalla nostra persona si è
Line: 19 dicere della persona nostra, o di coloro per cui noi dicemo,
Page: 176 Line: 1 quelle pertenenze per le quali l' uditore sia benivolo verso
Line: 2 noi. Et sappie che certe cose s' apartengono alle persone
Line: 3 e certe alla causa; e di queste pertinenze tratterà il conto
Line: 4 sofficientemente, e fie molto bella et utile materia ad
Line: 5 imprendere. Et qui pone Tullio quattro modi d' acquistare
Line: 6 benivolenza dalla nostra persona. Paragraph: 2 Il primo modo
Line: 7 si è se noi dicemo sanza soperbia, dolcemente e cortesemente,
Line: 8 de' nostri fatti e de' nostri officii. Et intendi
Line: 9 che dice «fatti» quelli che noi facemo non per distretta
Line: 10 di legge o per forza, ma per movimento di natura. Et
Line: 11 così dicendo Dido d' Eneas acquistò la benivolenza degli
Line: 12 uditori: «Io» dice ella, «accolsi e ricevetti in sicura magione
Line: 13 colui ch' era cacciato in periglio di mare, et quasi
Line: 14 anzi ch' io udisse il nome suo li diedi il mio reame». Et
Line: 15 così dice che ella si mosse a pietade sopra Eneas quando
Line: 16 elli fugía dalla distruzione di Troia. Paragraph: 3 Et al ver dire
Line: 17 noi avemo merzé e pietade delle strane genti per natura,
Line: 18 non per distretta. Ma offici sono quelle cose le quali noi
Line: 19 facemo per distretta, non per movimento di natura.
Line: 20 Onde dice Tullio che dell' uno e dell' altro dovemo dire
Line: 21 temperatamente sanza superbia. Paragraph: 4 Il secondo modo si
Line: 22 è se noi ne leviamo da dosso a noi et a' nostri le colpe
Page: 177 Line: 1 e le disoneste sospeccioni che cci sono messe et apposte
Line: 2 sopra; et intendi che colpe sono appellati que' peccati
Line: 3 che sono apposti altrui apertamente davanti al viso, sì
Line: 4 come fue apposto a Boezio ch' elli avea composte lettere
Line: 5 del tradimento dello 'mperadore. Il quale peccato removeo
Line: 6 elli per una pertenenza di sua persona, cioè per
Line: 7 sapienza, dicendo così: «Delle lettere composte falsamente
Line: 8 che convien dire? la froda delle quali sarebbe
Line: 9 manifestamente paruta se noi fossimo essuti alla confessione
Line: 10 dell' accusatore». Paragraph: 5 Le disoneste sospeccioni sono
Line: 11 le colpe ch' altre pensa in contra ad un altro, ma no· lle
Line: 12 pone davante al viso, sì come molti pensavano che Boezio
Line: 13 adorasse i domoni per desiderio d' avere le dignitadi; e
Line: 14 questa sospeccione si levò elli parlando alla Filosofia,
Line: 15 che disse: «Mentiro che pensaro ch' io sozzasse la mia
Line: 16 coscienza per sacrilegio (o per parlamento de' mali spiriti).
Line: 17 Ma tu, Filosofia, commessa in me cacciavi del mio animo
Line: 18 ogne desiderio delle mortali cose». Et così parve che volesse
Line: 19 dire: «Poi che in me avea sapienzia, non era da
Line: 20 credere che in me fosse così laido fallimento». Tutto altressì
Line: 21 Elena, vogliendosi levare la sospeccione che 'l suo
Line: 22 marito avea di lei, disse: «Elli che ssi fida in me della
Line: 23 vita, dubita per la mia biltade; ma cui assicura prodezza
Line: 24 non dovrebbe impaurire l' altrui bellezza». Paragraph: 6 Il terzo
Page: 178 Line: 1 modo è se noi contiamo i mali che sono advenuti e li
Line: 2 'ncrescimenti che sono presenti. Così Boezio, contando
Line: 3 ciò ch' avenuto era, acquistò la benivolenza dell' uditore
Line: 4 dicendo: «Per guidardone della verace vertude soffero
Line: 5 pene di falso incolpamento». Et Dido, dicendo i suoi
Line: 6 mali dopo il dipartimento d' Eneas, acquistò la benivolenza
Line: 7 per la sua misaventura, e disse: «Io sono cacciata
Line: 8 et abandono il mio paese e lla casa del mio marito e vo
Line: 9 fuggendo per gravosi cammini in caccia de' nemici». Altressì
Line: 10 Julio Cesare, vedendosi in perillio di guerra, contò
Line: 11 i mali c' a llui poteano advenire, per confortare i suoi a
Line: 12 battaglia, e disse: «Ponete mente alle pene di Cesare,
Line: 13 guardate le catene e pensate che questa testa è presta
Line: 14 a' ferri e' membri a spezzamento». Paragraph: 7 Il quarto modo è
Line: 15 se noi usiamo preghiera o scongiuramento umile et inclino,
Line: 16 cioè devotamente e con reverenza chiamare merzede
Line: 17 con grande umilitade. Et intendi che preghiera è appellata
Line: 18 sanza congiuramento. Verbigrazia: Pompeio, vegiendosi
Line: 19 alla pugna della mortal guerra di Cesare, confortando
Line: 20 i suoi di battaglia disse: «Io vi priego de' miei
Line: 21 ultimi fatti e delli anni della mia fine, perché non mi
Line: 22 convenga essere servo in vecchiezza, il quale sono usato
Line: 23 di segnoreggiare in giovane etade». Et queste preghiere
Page: 179 Line: 1 talfiata sono aperte, sì come quelle di Pompeio, talfiata
Line: 2 sono ascose, sì come quelle di Dido in queste parole ch' ella
Line: 3 mandò ad Eneas: «Io» disse ella «non dico queste parole
Line: 4 perch' io ti creda potere muovere; ma poi ch' io ao
Line: 5 perduto il buon pregio e la castitade del corpo e dell'
Line: 6 animo, non è gran cosa a perdere le parole e le cose vili».
Paragraph: 8
Line: 7 Ma scongiuramento è quando noi preghiamo alcuna
Line: 8 persona per Dio o per anima o per avere o per parenti
Line: 9 o per altro modo di scongiurare, sì come Dido fece ad
Line: 10 Eneas: «Io ti priego» disse ella «per tuo padre, per le
Line: 11 lance e per le saette de' tuoi fratelli e per li compagnoni
Line: 12 che teco fuggiro, per li dei e per l' altezza di Troia» etc..
Paragraph: 9
Line: 13 Or à detto il conto del primo luogo donde muove la
Line: 14 benivolenza, cioè della nostra persona e di coloro che
Line: 15 sono a noi; omai dirà il secondo luogo, cioè della persona
Line: 16 delli adversarii e di coloro contra cui noi dicemo.
Line: 2 Dalla persona delli aversarii se noi li mettemo
Line: 3 inn odio o invidia o in dispetto.
Line: 5 Acquistare benivolenza dalla persona de' nostri adversarii
Line: 6 si è dire delle loro persone quelle pertenenze per
Line: 7 le quali l' uditore sia a noi benivolo et contra l' aversario
Line: 8 malivolo; et a cciò fare pone Tulio tre modi: Il primo
Line: 9 modo è dicere le pertenenze delle loro persone per le
Line: 10 quali siano inn odio dell' uditori; il secondo che siano in
Line: 11 loro invidia; il terzo che siano in loro dispetto; e di ciascuno
Line: 12 di questi tre modi dirà il testo bene et interamente.
Line: 14 Inn odio saranno messi dicendo com' ellino ànno
Line: 15 fatta alcuna cosa isnaturatamente o superbiamente o
Line: 16 crudelmente o maliziosamente.
Line: 18 Noi potemo i nostri adversarii mettere inn odio dell'
Line: 19 uditore se noi dicemo ch' elli ànno alcuna cosa fatta isnaturalmente,
Line: 20 contra l' ordine di natura, sì come mangiare
Page: 181 Line: 1 carne umana et altre simili cose delle quali lo sponitore
Line: 2 si tace presentemente. O se noi dicemo ch' elli abian fatto
Line: 3 superbiamente, cioè non temendo né curando de' signori
Line: 4 né de' maggiori, avendoli per neente. O se noi dicemo
Line: 5 ch' elli abbiano fatto crudelmente, cioè non avendo pietà
Line: 6 né misericordia de' suoi minori né di persone povere, inferme
Line: 7 o misere. O se noi dicemo ch' elli abbiano fatto
Line: 8 maliziosamente, cioè cosa falsa e rea, disleale, disusata e
Line: 9 contra buono uso. Paragraph: 2 Et di tutto questo avemo exemplo
Line: 10 nelle parole che Boezio dice contra Nero imperadore:
Line: 11 «Ben sapemo quante ruine fece ardendo Roma, tagliando
Line: 12 i parenti et uccidendo il fratello e sparando la madre».
Line: 13 Altressì fue malizioso fatto il qual racconta Eurifiles di
Line: 14 Medea, che stava scapigliata tra' monimenti e ricogliea
Line: 15 ossa di morti. Paragraph: 3 Omai à detto lo sponitore sopra 'l testo
Line: 16 di Tullio come noi potemo mettere il nostro adversario
Line: 17 in odio et in malavoglienza dell' uditore. Da quinci innanzi
Line: 18 dicerà come noi li potemo mettere in loro invidia.
Section: 98
Page: 182
Line: 1
Tullio.
Line: 2 In invidia dicendo la loro forza, la potenza, le
Line: 3 ricchezze, il parentado e le pecunie, e la loro fiera
Line: 4 maniera da non sofferire, e come più si confidano
Line: 5 in queste cose che nella loro causa.
Line: 7 Noi potemo conducere i nostri adversarii in invidia
Line: 8 et in disdegno dell' uditore se noi contiamo la forza del
Line: 9 corpo e dell' animo loro ad arme e senza arme, et la potenza,
Line: 10 cioè le dignitadi e le signorie, e le ricchezze, cioè
Line: 11 servi, ancille e posessioni, e 'l parentado, cioè schiatta,
Line: 12 lignaggio e parenti e seguito di genti, e le pecunie, cioè
Line: 13 denari, auro et argento, in cotal modo che noi diremo
Line: 14 come ' nostri adversarii usano queste cose malamente et
Line: 15 increscevolemente con male e con superbia, tanto che sofferire
Line: 16 non si puote. Paragraph: 2 Così disse Salustio a' Romani:
Line: 17 «Ben dico che Catellina è estratto d' alto lignaggio et à
Line: 18 grande forza di cuore e di corpo, ma tutto suo podere
Line: 19 usa in tradimenti e distruzioni di terre e di genti». Così
Line: 20 disse Catellina contra ' Romani: «Appo loro sono li onori
Line: 21 e le potenzie, ma a nnoi ànno lasciati i pericoli e le povertadi».
Page: 183 Line: 1 Et ora è detto della invidia contra i nostri
Line: 2 adversarii; sì dicerà il conto come noi li potemo mettere
Line: 3 in dispetto.
Line: 5 In dispetto degli uditori saranno messi dicendo
Line: 6 che siano sanza arte, neghettosi, lenti, e che studiano
Line: 7 in cose disusate e sono oziosi in luxuria.
Line: 9 Noi potemo mettere i nostri adversarii in dispetto
Line: 10 degli uditori, cioè farli tenere a vile et a neente, se noi
Line: 11 diremo che sono uomini nescii sanza arte e sanza senno,
Line: 12 da neuno uopo e da neuna cosa; o che sono neghettosi,
Line: 13 che tuttora si stanno e dormono e non si muovono se non
Line: 14 come per sonno; o diremo che sono lenti e tardi a tutte
Line: 15 cose; o diremo che studiano in cose che non sono da neuno
Line: 16 uso né d' alcuna utilitade; o diremo che sono oziosi in luxuria
Line: 17 dando forza et opera in troppo mangiare, inn
Line: 18 ebriare, in meretrici, in giuoco et in taverne. Paragraph: 2 Et ora
Line: 19 à detto il conto come noi potemo acquistare la benivolienza
Page: 184 Line: 1 dell' uditore dalla persona de' nostri adversarii
Line: 2 mettendoli inn odio et in invidia et in dispetto, et à
Line: 3 insegnato come si puote ciò fare. Omai tornerà alla materia
Line: 4 per dire come s' acquista benivolenzia dalla persona
Line: 5 dell' uditore, e questo è il terzo luogo.
Line: 7 Dalla persona dell' uditori s' acquista benivolenza
Line: 8 dicendo che tutte cose sono usati di fare fortemente
Line: 9 e saviamente e mansuetamente, e dicendo quanto
Line: 10 sia di coloro onesta credenza e quanto sia attesa la
Line: 11 sentenza e l' autoritade loro.
Line: 13 Noi potemo acquistare la benivolenza delli uditori
Line: 14 dicendo le buone pertenenze delle loro persone e lodando
Line: 15 le loro opere per fortezza e per franchezza e per prodezza,
Line: 16 per senno e per mansuetudine, cioè per misurata umilitade,
Line: 17 e dicendo come la gente crede di loro tutto bene
Page: 185 Line: 1 et onestade, e come la gente aspetta la loro sentenza
Line: 2 sopra questo fatto, credendo fermamente che fie sì giusta
Line: 3 e di tanta autoritade che in perpetuo si debbia così oservare
Line: 4 nei simili convenenti. Paragraph: 2 Di forte fatto Tulio lodò
Line: 5 Cesare dicendo: «Tu ài domate le genti barbare e vinte
Line: 6 molte terre e sottoposti ricchi paesi per tua fortezza».
Paragraph: 3
Line: 7 Di senno il lodò e' medesimo parlando di Marco Marcello:
Line: 8 «Tu nell' ira, la quale è molto nemica di consellio,
Line: 9 ti ritenesti a consellio». Paragraph: 4 Di mansueto fatto il lodò
Line: 10 Tulio dicendo: «Tu nella vittoria, la quale naturalmente
Line: 11 adduce superbia, ritenesti mansuetudine». Paragraph: 5 D' onesta
Line: 12 credenza il lodò Tullio in questo modo: Cesare volle alcuna
Line: 13 fiata male a Tullio, ma tutta volta lo ritenne in sua
Line: 14 corte; e non pertanto Tullio era sì turbato in sé medesimo
Line: 15 che non potea intendere a rettorica sì come solea,
Line: 16 insin a tanto che Cesare non li rendeo sua grazia. Et in
Line: 17 ciò disse Tullio: «Tu ài renduto a me et alla mia primiera
Line: 18 vita l' usanza che tolta m' era, ma in tutto ciò
Line: 19 m' avevi lasciata alcuna insegna per bene sperare»; e
Line: 20 questo dicea perché l' avea ritenuto in corte, sicché tuttora
Line: 21 avea buona credenza. Paragraph: 6 D' attendere la sua buona sentenza
Line: 22 lodò Tullio Cesare parlando di Marco Marcello:
Page: 186 Line: 1 «La sentenza ch' è ora attesa da te sopra questo convenente
Line: 2 non tocca pure ad una cosa, ma à ad convenire
Line: 3 a tutte le somiglianti, perciò che quello che voi giudicarete
Line: 4 di lui atterranno tutti li altri per loro.» Paragraph: 7 Or
Line: 5 è detto come s' acquista benivolenzia dalle persone delli
Line: 6 uditori; sì dirà Tullio com' ella s' acquista dalle cose.
Line: 8 Da esse cose se noi per lode innalzeremo la
Line: 9 nostra causa, per dispetto abasseremo quella delli
Line: 10 adversarii.
Line: 12 Noi potemo avere la benivolenza dell' uditori da esse
Line: 13 cose, cioè da quelle sopra le quali sono le dicerie, dicendo
Line: 14 le pertenenze di quelle cose in loda della nostra parte et in
Line: 15 dispetto et in abassamento dell' altra; sì come disse Pompeio
Line: 16 confortando la sua gente alla guerra di Cesare: «La
Line: 17 nostra causa piena di diritto e di giustizia, perciò ch' ella
Line: 18 è migliore che quella de' nemici, ne dà ferma speranza
Page: 187 Line: 1 d' avere Dio in nostro adiuto». Paragraph: 2 Et omai à divisato
Line: 2 il conto le quattro luogora delle quali si coglie et acquista
Line: 3 la benivoglienza, molto apertamente et a compimento;
Line: 4 sì ritornerà a dire come noi potemo fare l' uditore
Line: 5 intento.
Line: 7 Intenti li faremo dimostrando che in ciò che
Line: 8 noi diremo siano cose grandi o nuove o non credevoli,
Line: 9 o che quelle cose toccano a tutti o a coloro che ll' odono
Line: 10 o ad alquanti uomini illustri, ai dei immortali, a grandissimo
Line: 11 stato del comune, o se noi profferremo di
Line: 12 contare brevemente la nostra causa, o se noi proporremo
Line: 13 la giudicazione, o le giudicazioni se sono
Line: 14 piusori.
Line: 16 Avendo Tullio dato intero insegnamento d' acquistare
Line: 17 la benivolenza di quelle persone davante cui noi
Page: 188 Line: 1 proponemo le nostre parole, sì che l' animo s' adirizzi et
Line: 2 invii in piacere di noi e della nostra causa e che siano
Line: 3 contrarii e malevoglienti a' nostri adversarii, sì vuole Tullio
Line: 4 medesimo in questa parte del suo testo insegnare come
Line: 5 noi potemo del nostro exordio, cioè nel prologo e nel cominciamento
Line: 6 del nostro dire, fare intenti coloro che noi
Line: 7 odono, sì che vogliano achetare i loro animi e stare a udire
Line: 8 la nostra diceria; e di questo potemo noi fare in molti
Line: 9 modi de' quali sono specificati nel testo dinanti, et in
Line: 10 altri simili casi. Paragraph: 2 Et posso ben dire manifestamente
Line: 11 che ciascuna persona sarà intenta e starà ad intendere
Line: 12 se io nel mio cominciamento dico ch' io voglia trattare
Line: 13 di cose grandi e d' alta materia, sì come fece il buono
Line: 14 autore recitando la storia d' Alexandro, che disse nel suo
Line: 15 cominciamento: «Io diviserò e conterò così alto convenente
Line: 16 come di colui che conquistò il mondo tutto e miselo
Line: 17 in sua signoria». Paragraph: 3 Altressì fie inteso s' io dico ch' io
Line: 18 voglia trattare di cose nuove e contare novelle e dire ch' è
Line: 19 avenuto o puote advenire per le novitadi che fatte sono,
Line: 20 sì come disse Catellina: «Poi che lla forza del comune
Line: 21 è divenuta alle mani della minuta gente et in podere
Page: 189 Line: 1 del populo grasso, noi nobili, noi potenti a cui si convengono
Line: 2 li onori, siemo divenuti vile populo sanza onore
Line: 3 e sanza grazia e sanza autoritade». Paragraph: 4 Altressì fie intento
Line: 4 s' io dico ch' io voglia trattare di cose non credevoli, sì
Line: 5 come 'l santo che disse: «Il mio dire sarà della benedetta
Line: 6 donna la quale ingenerò e parturio figliuolo essendo tuttavolta
Line: 7 intera vergine davanti e poi»; la quale è cosa
Line: 8 non credevole, perciò che pare essere contra natura. Et
Line: 9 sì come diceano i Greci: «Non era cosa da credere che
Line: 10 Paris avesse tanto folle ardimento che venisse 'n essa
Line: 11 terra a rapire Elena». Paragraph: 5 Altressì fie intento s' io dico
Line: 12 che 'l convenente sopra 'l quale dee essere il mio parlamento
Line: 13 a tutti tocca od a coloro che ll' odono, sì come disse
Line: 14 Cato parlando della congiurazione di Catellina: «Congiurato
Page: 190 Line: 1 ànno i nobilissimi cittadini incendere e distruggere
Line: 2 la patria nostra, e 'l lor capitano ne sta sopra capo.
Line: 3 Adunque dovete compensare che voi dovete sentenziare
Line: 4 de' crudelissimi cittadini che sono presi dentro nella cittade».
Paragraph: 6
Line: 5 Altressì fie intento s' io dico che lla mia diceria
Line: 6 tocca ad alquanti uomini illustri, cioè uomini di
Line: 7 grande pregio e d' alta nominanza intra lle genti sì come
Line: 8 disse Pompeio parlando della battaglia civile: «Sappiate
Line: 9 che l' arme de' nemici sono appostate per abbattere l' alto
Line: 10 e glorioso sanato». Paragraph: 7 Altressì fie inteso s' io dico che lle
Line: 11 mie parole toccano a' dei, sì come fue detto di Catellina
Line: 12 poi ch' elli ebbe conceputo di fare cotanta iniquità: «Ma
Line: 13 elli gridava ch' appena i dei di sopra potrebbero omai
Line: 14 trarre il populo delle sue mani». Paragraph: 8 Altressì fie intento
Line: 15 s' io dico nel principio di dire la mia causa brevemente
Page: 191 Line: 1 et in poche parole, sì come disse il poeta per contare la storia
Line: 2 di Troia: «Io dirò la somma, come Elena fue rapita
Line: 3 per solo inganno e come Troia per solo inganno fue presa
Line: 4 et abattuta». Paragraph: 9 Altressì fie intento s' io nel mio exordio
Line: 5 propongo la giudicazione una o più, cioè quella sopra
Line: 6 che io voglio fondare il mio dire e fermerò la mia provanza,
Line: 7 sì come fece Orestes dicendo: «Io proverò che
Line: 8 giustamente uccisi la mia madre, imperciò che dio Apollo
Line: 9 il mi à comandato, perciò che uccise il mio padre».
Paragraph: 10
Line: 10 Et di tutti modi per fare l' uditore intento potemo
Line: 11 noi colliere exempli in queste parole che disse Tullio a
Line: 12 Cesare parlando per Marco Marcello: «Tanta mansuetudine
Line: 13 e così inaudita e non usata pietade e così incredebile
Line: 14 e quasi divina sapienzia in nessuno modo mi posso
Line: 15 io tacere né sofferire ch' io non dica». Et poi che Tullio
Line: 16 à pienamente insegnato come per le nostre parole noi
Line: 17 potemo fare intento l' uditore, sì dirà come noi il potemo
Line: 18 fare docile.
Line: 2 Docili faremo li uditori se noi proporremo
Line: 3 apertamente e brevemente la somma della causa, cioè
Line: 4 in che sia la contraversia. E certo quando tu il vuoli
Line: 5 fare docile conviene che tu insieme lo facci attento,
Line: 6 in però che quelli è di grande guisa docile il quale
Line: 7 è intentissimamente apparecchiato d' udire.
Line: 9 Quelle persone davanti cui io debbo parlare posso
Line: 10 io fare docili, cioè intenditori, da tal fatto: se io nel mio
Line: 11 exordio, alla 'ncuminciata della mia aringhiera, tocco un
Line: 12 poco del fatto sopra 'l quale io dicerò, cioè brevemente
Line: 13 et apertamente dicendo la somma della causa, cioè quel
Line: 14 punto nel quale è la forza della contenzione e della
Line: 15 controversia. Così fece Salustio docile Tulio dicendo:
Line: 16 «Con ciò sia cosa ch' io in te non truovi modo né misura,
Line: 17 brevemente risponderò, che se tu ài presa alcuna volontade
Line: 18 in mal dire, che tu la perda in mal udire». Paragraph: 2 Questo
Page: 193 Line: 1 et altri molti exempli potrei io mettere per fare l' uditore
Line: 2 docile, sì come buono intenditore puote vedere
Line: 3 e sapere in ciò ch' è detto davanti. Et perciò che 'l conto
Line: 4 à trattato inn adietro di due maniere exordii, cioè di
Line: 5 principio e d' insinuazione, et àe divisato ciò che ssi conviene
Line: 6 fare e dire nel principio per fare l' uditore benivolo,
Line: 7 docile et intento, sì dirà lo 'nsegnamento della insinuazione
Line: 8 in questo modo:
Line: 10 Oramai pare che sia a dire come
Line: 11 si conviene trattare le insinuazioni. Insinuatio è da
Line: 12 usare quando la qualitade della causa è mirabile, cioè,
Line: 13 sì come detto avemo inn adietro, quando l' animo dell'
Line: 14 uditore è contrario a noi; e questo adiviene maximamente
Line: 15 per tre cagioni: o che nella causa è alcuna ladiezza,
Line: 16 o coloro c' ànno detto davanti pare c' abbiano
Line: 17 alcuna cosa fatta credere all' uditore, o se in quel tempo
Line: 18 si dà luogo alle parole, perciò che quelli cui conviene
Line: 19 udire sono già udendo fatigati; acciò che di questa una
Line: 20 cosa, non meno che per le due primiere, sovente s' offende
Line: 21 l' animo dell' uditore.
Line: 2 In adietro è detto sofficientemente come noi potemo
Line: 3 acquistare la benivolenza dell' uditore e farlo docile et intento
Line: 4 in quella maniera de exordio la quale è appellata
Line: 5 principio. Oramai è convenevole d' insegnare queste medesime
Line: 6 cose nell' autra maniera de exordio la quale è appellata
Line: 7 «insinuatio». Paragraph: 2 Et ben è detto qua indietro che
Line: 8 «insinuatio» è uno modo di dicere parole coverte e infinte
Line: 9 in luogo di prologo. Et perciò dice Tullio che questo tal prologo
Line: 10 indaurato dovemo noi usare quando la nostra causa è
Line: 11 laida e disonesta inn alcuna guisa, la qual causa è appellata
Line: 12 mirabile, sì come pare in adietro là dove fue detto che
Line: 13 sono cinque qualità di cause, cioè onesta, mirabile, vile,
Line: 14 dubiosa et oscura. Paragraph: 3 E buonamente nelle quattro ne potemo
Line: 15 noi passare per principio; ma in questa una, cioè mirabile,
Line: 16 ne conviene usare insinuazione per sotrarre l' animo
Line: 17 dell' uditore e tornare in piacere di lui ed in grazia quel che
Line: 18 pare essere in suo odio. Adunque ne conviene vedere in
Line: 19 quanti e quali casi la nostra causa puote essere mirabile,
Line: 20 e poi vedere come noi potemo contraparare a ciascuno;
Page: 195 Line: 1 e sono tre casi. Paragraph: 4 Primo caso si è quando sie nella causa
Line: 2 alcuna ladiezza per cagione di mala persona o di mala
Line: 3 cosa; ché al vero dire molto si turba l' animo dell' uditore
Line: 4 contra il reo uomo e per una malvagia cosa. Paragraph: 5 Il secondo
Line: 5 caso è quando il parlieri ch' à detto davanti à sìe et
Line: 6 in tal guisa proposta la sua causa, ch' è intrata nell' animo
Line: 7 dell' uditore e pare già che lla creda sì come cosa vera;
Line: 8 per la quale cosa l' uditore, poi che comincia a credere
Line: 9 alle parole che ll' una parte propone et extima che lla sua
Line: 10 causa sia vera, apena si puote riducere a credere la causa
Line: 11 dell' altra parte, anzi sine strana et allunga. Paragraph: 6 Il terzo
Line: 12 caso è d' altra maniera: che sovente aviene che quelle
Line: 13 persone davanti cui noi dovemo proporre la nostra causa
Line: 14 e dire i nostri convenenti ànno lungamente udito e stati
Line: 15 a intendere altri c' ànno detto assai e molto, prima di noi,
Line: 16 donde l' animo dell' uditore è fatigato sì che non vuole
Line: 17 né agrada lui d' intendere le nostre parole; e questa è una
Line: 18 cagione che offende l' animo dell' uditore non meno che
Line: 19 ll' altre due. Et perciò conviene a buon parliere mettere
Line: 20 rimedi di parole incontra ciascuno caso contrario, secondo
Line: 21 lo 'nsegnamento di Tulio.
Line: 2 Se la laidezza della causa mette l' offensione,
Line: 3 conviene mettere per colui da cui nasce l' offensione
Line: 4 un altro uomo che sia amato, o per la cosa nella quale
Line: 5 s' offende un' altra cosa che sia provata, o per la cosa
Line: 6 uomo o per l' uomo cosa, sicché l' animo dell' uditore si
Line: 7 ritragga da quello che 'nnodia in quello ch' elli ama;
Line: 8 et infingerti di non difendere quello che pensano che
Line: 9 tu voglie difendere, e così, poi che ll' uditore fie più
Line: 10 allenito, entrare in difendere a poco a poco e dicere
Line: 11 che quelle cose, le quali indegnano l' aversarii, a noi
Line: 12 medesimi paiono non degne. Et poi che tu avrai allenito
Line: 13 colui che ode, dei dimostrare che quelle cose non
Line: 14 pertiene a tte neente, e negare che tu non dirai alcuna
Line: 15 cosa dell' aversarii, né questo né quello, sì ch' apertamente
Line: 16 tu non danneggi coloro che sono amati, ma
Line: 17 oscuramente facciendolo allunghi quanto puoi da lloro
Line: 18 la volontade dell' uditore; e proferere la sentenzia d' altri
Line: 19 in somiglianti cose, o altoritade che sia degna d' essere
Page: 197 Line: 1 seguita; et apresso dimostrare che presentemente si
Line: 2 tratta simile cosa, o maggiore o minore.
Line: 4 In questa parte dice Tullio che, se ll' uditore è turbato
Line: 5 contra noi per cagione della causa nostra che sia
Line: 6 o che paia laida per cagione di mala persona o di mala
Line: 7 cosa, allora dovemo noi usare insinuazione nelle nostre
Line: 8 parole in tal maniera, che in luogo della persona contra
Line: 9 cui pare corucciato l' animo dell' uditore noi dovemo recare
Line: 10 un' altra persona amata e piacevole all' uditore, sì che per
Line: 11 cagione e per coverta della persona amata e buona noi
Line: 12 appaghiamo l' animo dell' uditore e ritraiallo del coruccio
Line: 13 ch' avea contra la persona che lui semblava rea; sì come
Line: 14 fece Aiax nella causa della tencione che fue intra lui et
Line: 15 Ulixes per l' arme ch' erano state d' Acchilles. Paragraph: 2 Et tutto
Line: 16 fosse Aiax un valente uomo dell' arme, non era molto
Line: 17 amato dalla gente né tenuto di buona maniera. Ma Ulixes,
Line: 18 per lo grande senno che in lui regnava, era molto amato.
Line: 19 Onde Aiax, volendosi contraparare, nel suo dicere ricordò
Line: 20 com' elli era nato di Telamone, il quale altra fiata
Line: 21 prese Troia al tempo del forte Hercole; e così mettea
Line: 22 la persona avanti amata e graziosa in luogo di sé
Page: 198 Line: 1 et in suo aiuto, per piacerne alla gente e per avere buona
Line: 2 causa. Paragraph: 3 Et quando la causa è laida per cagione di mala
Line: 3 cosa, sì dovemo noi recare nel nostro parlamento un' altra
Line: 4 cosa buona e piacevole; sì come fece Catellina scusandosi
Line: 5 della congiurazione che facea in Roma, che mise una giusta
Line: 6 cosa per coprire quella rea, dicendo: «Elli è stata mia
Line: 7 usanza di prendere ad atare li miseri nelle loro cause».
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Frankfurt a/M, 27.2.2010.
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