TITUS
Author: Brun.Lat. 
Brunetto Latini
Text: Rett. 
La Rettorica (1261)


on the basis of the edition
La Rettorica di Brunetto Latini,
testo critico a cura di Francesco Maggini,
Firenze: Le Monnier, 21968,

electronically edited by Gisella Ferraresi, Esther Rinke and Maria Goldbach, Hamburg 2005;
TITUS version by Jost Gippert,
Frankfurt a/M, 27.2.2010


[Chapter, section, and paragraph numbers added in accordance with the 1st edition, Firenze 1915. J.G.]



Page: 3 
Line: 1    Qui comincia lo 'nsegnamento di rettorica, lo quale è
Line: 2    
ritratto in vulgare de' libri di Tullio e di molti filosofi per
Line: 3    
ser Burnetto Latino da Firenze. dove è la lettera grossa
Line: 4    
si è il testo di Tullio, e la lettera sottile sono le parole de
Line: 5    
lo sponitore. Incomincia il prologo.

Section: 1  
Chapter: I  
Line: 6    
Sovente e molto ò io pensato in me medesimo
Line: 7    
se lla copia del dicere e lo sommo studio della
Line: 8    
eloquenzia àe fatto più bene o più male agli uomini
Line: 9    
et alle cittadi; però che quando io considero li dannaggii
Line: 10    
del nostro comune e raccolgo nell' animo l' antiche
Line: 11    
aversitadi delle grandissime cittadi, veggio che
Line: 12    
non picciola parte di danni v' è messa per uomini
Line: 13    
molto parlanti sanza sapienza.



Line: 14 
Qui parla lo sponitore.


Paragraph: 1  
Line: 15    
Rettorica èe scienzia di due maniere: una la quale
Line: 16    
insegna dire, e di questa tratta Tulio nel suo libro; l' altra
Page: 4   Line: 1    
insegna dittare, e di questa, perciò che esso non ne trattò
Line: 2    
così del tutto apertamente, nne tratterà lo sponitore nel
Line: 3    
processo del libro, in suo luogo e tempo come si converrà.
Paragraph: 2  
Line: 4    
Rettorica s' insegna in due modi, altressì come l' altre
Line: 5    
scienzie, cioè di fuori e dentro. Verbigrazia: Di fuori s' insegna
Line: 6    
dimostrando che è rettorica e di che generazione, e
Line: 7    
quale sua materia e llo suo officio e le sue parti e lo suo
Line: 8    
propio strumento e la fine e lo suo artefice; et in questo
Line: 9    
modo trattò Boezio nel quarto della Topica. Dentro s' insegna
Line: 10    
questa arte quando si dimostra che ssia da ffare
Line: 11    
sopra la materia del dire e del dittare, ciò viene a dire
Line: 12    
come si debbia fare lo exordio e la narrazione e l' altre parti
Line: 13    
della dicieria o della pistola, cioè d' una lettera dittata; et
Line: 14    
in ciascuno di questi due modi ne tratta Tulio in questo
Line: 15    
suo libro. Paragraph: 3   Ma in perciò che Tulio non dimostrò che sia
Line: 16    
rettorica quale è 'l suo artefice, vuole lo sponitore
Line: 17    
per più chiarire l' opera dicere l' uno e l' altro.

Paragraph: 4  
Line: 18    
Et èe rettorica una scienzia di bene dire, ciò è rettorica
Line: 19    
quella scienzia per la quale noi sapemo ornatamente
Line: 20    
dire e dittare. Inn altra guisa è così diffinita: Rettorica è
Line: 21    
scienzia di ben dire sopra la causa proposta, cioè per la
Page: 5   Line: 1    
quale noi sapemo ornatamente dire sopra la quistione
Line: 2    
aposta. Anco àe una più piena diffinizione in questo modo:
Line: 3    
Rettorica è scienza d' usare piena e perfetta eloquenzia nelle
Line: 4    
publiche cause e nelle private; ciò viene a dire scienzia per
Line: 5    
la quale noi sapemo parlare pienamente e perfettamente
Line: 6    
nelle publiche e nelle private questioni; e certo quelli
Line: 7    
parla pienamente e perfettamente che nella sua diceria
Line: 8    
mette parole adorne, piene di buone sentenzie. Publiche
Line: 9    
questioni son quelle nelle quali si tratta il convenentre
Line: 10    
d' alcuna cittade o comunanza di genti. Private sono quelle
Line: 11    
nelle quali si tratta il convenentre d' alcuna spiciale persona.
Line: 12    
E ttutta volta è lo 'ntendimento dello sponitore che
Line: 13    
queste parole sopra 'l dittare altressì come sopra 'l dire
Line: 14    
siano, advegna che tal puote sapere bene dittare che non
Line: 15    
àe ardimento o scienzia di profferere le sue parole davanti
Line: 16    
alle genti; ma chi bene sa dire puote bene sapere dittare.

Paragraph: 5  
Line: 17    
Avemo detto che è rettorica, or diremo chi è lo suo
Line: 18    
artefice: dico che è doppio, uno è «rector» e l' altro è «orator».
Line: 19    
Verbigrazia: Rector è quelli che 'nsegna questa
Line: 20    
scienzia secondo le regole e' comandamenti dell' arte. Orator
Line: 21    
è colui che poi che elli àe bene appresa l' arte, ll' usa
Line: 22    
in dire et in dittare sopra le quistioni apposte, come sono
Line: 23    
li buoni parlatori e dittatori, come fue maestro Piero
Line: 24    
dalle Vigne, il quale perciò fue agozetto di Federigo secondo
Line: 25    
imperadore di Roma e tutto sire di lui e dello 'mperio.
Line: 26    
Onde dice Vittorino che orator, cioè lo parlatore,
Page: 6   Line: 1    
è uomo buono e bene insegnato di dire, lo quale usa piena
Line: 2    
e perfetta eloquenzia nelle cause publiche e private.

Paragraph: 6  
Line: 3    
Ora àe detto lo sponitore che è rettorica, e del suo
Line: 4    
artifice, cioè di colui che lla mette in opera, l' uno insegnando
Line: 5    
l' altro dicendo. Omai vuole dicere chi è l' autore,
Line: 6    
cioè il trovatore di questo libro, e che fue la sua intenzione
Line: 7    
in questo libro, e di che tratta, e lla cagione per che lo
Line: 8    
libro è fatto e che utilitade e che tittolo à questo libro.
Paragraph: 7  
Line: 9    
L' autore di questa opera è doppio: uno che di tutti i
Line: 10    
detti de' filosofi che fuoro davanti lui e dalla viva fonte
Line: 11    
del suo ingegno fece suo libro di rettorica, ciò fue Marco
Line: 12    
Tulio Cicero, il più sapientissimo de' Romani. Il secondo
Line: 13    
è Brunetto Latino cittadino di Firenze, il quale mise tutto
Line: 14    
suo studio e suo intendimento ad isponere e chiarire ciò
Line: 15    
che Tulio avea detto; et esso è quella persona cui questo
Line: 16    
libro appella sponitore, cioè ched ispone e fae intendere,
Line: 17    
per lo suo propio detto e de' filosofi e maestri che sono
Line: 18    
passati, il libro di Tulio, e tanto più quanto all' arte bisogna
Line: 19    
di quel che fue intralasciato nel libro di Tulio, come il
Line: 20    
buono intenditore potràe intendere avanti.

Paragraph: 8  
Line: 21    
La sua intenzione fue in questa opera dare insegnamento
Line: 22    
a colui per cui amore e' si mette a ffare questo
Line: 23    
trattato de parlare ornatamente sopra ciascuna quistione
Line: 24    
proposta.

Page: 7  
Paragraph: 9  
Line: 1    
Et e' tratta secondo la forma del libro di Tulio di
Line: 2    
tutte e V le parti generali di rettorica. Verbigrazia: Inventio,
Line: 3    
cioè trovamento di ciò che bisogna sopradire alla
Line: 4    
materia proposta; e dell' altre IIIJ secondo che sono nel
Line: 5    
secondo libro che Tulio fece ad Erennio suo amico, sopra
Line: 6    
le quali il conto dirà ciò che ssi converrà.

Paragraph: 10  
Line: 7    
La cagione per che questo libro è fatto si è cotale,
Line: 8    
che questo Brunetto Latino, per cagione della guerra la
Line: 9    
quale fue tralle parti di Firenze, fue isbandito della terra
Line: 10    
quando la sua parte guelfa, la quale si tenea col papa e
Line: 11    
colla chiesa di Roma, fue cacciata e sbandita della terra.
Line: 12    
E poi si n' andò in Francia per procurare le sue vicende,
Line: 13    
e trovò uno suo amico della sua cittade e della sua parte,
Line: 14    
molto ricco d' avere, ben costumato e pieno de grande
Line: 15    
senno, che lli fece molto onore e grande utilitade, e perciò
Line: 16    
l' appellava suo porto, come in molte parti di questo libro
Line: 17    
pare apertamente; et era parlatore molto buono naturalmente,
Line: 18    
e molto disiderava di sapere ciò che' savi aveano
Line: 19    
detto intorno alla rettorica; e per lo suo amore questo
Line: 20    
Brunetto Latino, lo quale era buono intenditore di lettera
Line: 21    
et era molto intento allo studio di rettorica, si mise a ffare
Line: 22    
questa opera, nella quale mette innanzi il testo di Tulio
Line: 23    
per maggiore fermezza, e poi mette e giugne di sua scienzia
Line: 24    
e dell' altrui quello che fa mistieri.

Paragraph: 11  
Line: 25    
L' utilitade di questo libro è grandissima, però che
Line: 26    
ciascuno che saprà bene ciò che comanda lo libro e l' arte,
Line: 27    
saprà dire interamente sopra la quistione apposta.

Page: 8  
Paragraph: 12  
Line: 1    
Il titolo di questo libro, come davanti appare nel
Line: 2    
cominciamento, si è cotale: Qui comincia lo 'nsegnamento
Line: 3    
di rettorica, il quale è ritratto in volgare de' libri di Tulio e di
Line: 4    
molti filosofi. E che lo titulo sia buono e perfetto assai chiaramente
Line: 5    
si dimostra per effetto d' opera, ché sanza fallo
Line: 6    
recato è in volgare il libro di Tulio e messo avanti in
Line: 7    
grossa lettera, come di maggiore dignitade, e poi sono
Line: 8    
recati in lettera sottile e' ditti di molti filosofi e llo 'ntendimento
Line: 9    
dello sponitore. E in questo punto si parte elli
Line: 10    
da questa materia e ritorna al propio intendimento del
Line: 11    
testo.

Paragraph: 12a  
Line: 12    
In questa parte dice lo sponitore che Tulio, vogliendo
Line: 13    
che rettorica fosse amata e tenuta cara, la quale
Line: 14    
al suo tempo era avuta per neente, mise davanti suo prolago
Line: 15    
in guisa di bene savi, nel quale purgò quelle cose che
Line: 16    
pareano a llui gravose. Che come dice Boezio nel comento
Line: 17    
sopra la Topica, chiunque scrive d' alcuna materia
Line: 18    
dee prima purgare ciò che pare a llui che sia grave; e
Line: 19    
così fece Tulio, che purgò tre cose gravose. Primieramente
Line: 20    
i mali che veniano per copia di dire; apresso la sentenzia
Line: 21    
di Platone, e poi la sentenzia d' Aristotile. Paragraph: 13   La sentenzia
Line: 22    
di Platone era che rettorica non è arte, ma è natura,
Line: 23    
per ciò che vedea molti buoni dicitori per natura e non
Line: 24    
per insegnamento d' arte. La sentenzia d' Aristotile fue
Line: 25    
cotale, che rettorica è arte, ma rea, per ciò che per eloquenzia
Line: 26    
parea che fosse avenuto più male che bene a' comuni
Line: 27    
e a' divisi. Paragraph: 14   Onde Tulio purgando questi tre gravi
Page: 9   Line: 1    
articoli procede in questo modo: Che in prima dice che
Line: 2    
sovente e molto àe pensato che effetto proviene d' eloquenzia.
Line: 3    
Nella seconda parte pruova lo bene e 'l male che 'nde
Line: 4    
venia e qual più. Nella terza parte dice tre cose: in prima
Line: 5    
dice che pare a llui di sapienzia; apresso dice che pare a
Line: 6    
llui d' eloquenzia; e poi dice che pare a llui di sapienzia
Line: 7    
et eloquenzia congiunte insieme. Nella quarta parte
Line: 8    
mette le pruove sopra questi tre articoli che sono detti, e
Line: 9    
conclude che noi dovemo studiare in rettorica, recando a
Line: 10    
cciò molti argomenti, li quali muovono d' onesto e d' utile
Line: 11    
e possibile e necessario. Nella quinta parte mostra Tulio
Line: 12    
di che e come elli tratterà in questo libro.

Paragraph: 15  
Line: 13    
Et poi che Tulio nel suo cuminciamento ebbe detto
Line: 14    
come molte fiate e lungo tempo avea pensato del bene e del
Line: 15    
male che fosse advenuto, immantenente dice del male per
Line: 16    
accordarsi a' pensamenti delli uomini che ssi ricordano più
Line: 17    
d' uno nuovo male che di molti beni antichi; e così Tulio,
Line: 18    
mostrando di non ricordarsi delli antichi beni, s' infigne di
Line: 19    
biasmare questa scienzia per potere più di sicuro lodare e
Line: 20    
difendere. Paragraph: 16   Et per le sue propie parole che sono scritte
Line: 21    
nel testo di sopra potemo intendere apertamente che in
Line: 22    
queste medesime parole ove dice che i mali che per eloquenzia
Line: 23    
sono advenuti e che non si possono celare, in quelle
Page: 10   Line: 1    
medesime la difende abassando e menimando la malizia.
Line: 2    
Ché dove dice «dannaggi» suona che siano lievi danni
Line: 3    
de' quali poco cura la gente. Paragraph: 17   Et dove dice «del nostro
Line: 4    
comune» altressì abassa del male, acciò che più cura l' uomo
Line: 5    
del propio danno che del comune; e dicendo «nostro comune»
Line: 6    
intendo Roma, però che Tulio era cittadino di
Line: 7    
Roma nuovo e di non grande altezza; ma per lo suo senno
Line: 8    
fue in alto stato che tutta Roma si tenea alla sua parola,
Line: 9    
e fue al tempo di Catellina, di Pompeio e di Julio Cesare,
Line: 10    
e per lo bene della terra fue al tutto contrario a Catellina.
Line: 11    
Et poi nella guerra di Pompeio e di Julio Cesare si tenne
Line: 12    
con Pompeio, sicome tutti' savi ch' amavano lo stato di
Line: 13    
Roma; e forse l' appella nostro comune però che Roma
Line: 14    
èe capo del mondo e comune d' ogne uomo. Et dove
Line: 15    
dice «l' antiche adversitadi» altressì abassa il male, acciò
Line: 16    
che delli antichi danni poco curiamo. Et dove dice
Line: 17    
«grandissime cittadi» altressì abassa 'l male, però che,
Line: 18    
come dice il buono poeta Lucano, nonn è conceduto alle
Line: 19    
grandissime cose durare lungamente; e l' altro dice che lle
Line: 20    
grandissime cose rovinano per lo peso di medesime.
Page: 11   Line: 1    
Et così non pare che eloquenzia sia la cagione del male
Line: 2    
che viene alle grandissime cittadi. Et dove dice che
Line: 3    
danni sono advenuti per uomini molto parlanti sanza sapienzia,
Line: 4    
manifestamente abassa 'l male e difende rettorica,
Line: 5    
dicendo che 'l male è per cagione di molti parlanti ne' quali
Line: 6    
non regna senno; e non dice che 'l male sia per eloquenzia,
Line: 7    
ché dice Vittorino: «Questa parola eloquentia suona bene,
Line: 8    
e del bene non puote male nascere». Paragraph: 18   Questo è bello
Line: 9    
colore rettorico, difendere quando mostra di biasmare,
Line: 10    
et accusare quando pare che dica lode. Et questo modo
Line: 11    
di parlare àe nome «insinuatio», del quale dicerà il libro
Line: 12    
in suo luogo. Et qui si parte il conto da quella prima parte
Line: 13    
del prologo nella quale Tulio àe detto il suo pensamento
Line: 14    
et àe detto li mali avenuti, e ritorna alla seconda parte
Line: 15    
nella quale dimostra de' beni che sono pervenuti per eloquenzia.



Section: 2  
Line: 16 
Tullio.


Line: 17    
come quando ordino di ritrarre dell' antiche
Line: 18    
scritte le cose che sono fatte lontane dalla nostra ricordança
Line: 19    
per loro antichezza, intendo che eloquenzia
Page: 12   Line: 1    
congiunta con ragione d' animo, cioè con sapienzia,
Line: 2    
piùe agevolemente àe potuto conquistare e mettere inn
Line: 3    
opera ad hedifficare cittadi, a stutare molte battaglie,
Line: 4    
fare fermissime compagnie et anovare santissime amicizie.



Paragraph: 1  
Line: 5 
Lo sponitore.


Line: 6    
Poi che Tulio àe divisati li mali che sono per eloquenzia,
Line: 7    
divisa in questa parte li beni, e conta più beni
Line: 8    
che mali perciò che più intende alle lode. Et nota che dice
Line: 9    
«eloquenzia congiunta con sapienzia», però che sapienzia
Line: 10    
volontade di bene fare et eloquenzia il mette a compimento.
Paragraph: 2  
Line: 11    
L' altre parole che sono nel testo, cioè «a edifficare
Line: 12    
cittadi, a stutare molte battaglie etc. » son messe
Line: 13    
ordinatamente acciò che prima si raunaro gli uomini insieme
Line: 14    
a vivere ad una ragione et a buoni costumi et a
Line: 15    
multiplicare d' avere; e poi che furo divenuti ricchi montò
Line: 16    
tra lloro invidia e per la 'nvidia le guerre e le battaglie.
Line: 17    
Poi li savi parladori astutaro le battaglie, et apresso gli
Line: 18    
uomini fecero compagnie usando e mercatando insieme; e
Page: 13   Line: 1    
di queste compagnie cuminciaro a ffare ferme amicizie per
Line: 2    
eloquenzia e per sapienzia. Paragraph: 3   Ma ssì come dice e signifficano
Line: 3    
queste parole, per più chiarire l' opera è bene convenevole
Line: 4    
di dimostrare qui che è cittade e che è compagno
Line: 5    
e che è amico e che è sapienzia e che è eloquenzia, perciò
Line: 6    
che llo sponitore non vuole lasciare un solo motto donde
Line: 7    
non dica tutto lo 'ntendimento.

Paragraph: 4  
Line: 8    
Che è cittade.- Cittade èe uno raunamento di gente
Line: 9    
fatto per vivere a ragione; onde non sono detti cittadini
Line: 10    
d' uno medesimo comune perché siano insieme accolti
Line: 11    
dentro ad uno muro, ma quelli che insieme sono acolti
Line: 12    
a vivere ad una ragione.

Paragraph: 5  
Line: 13    
Che è compagno.- Compagno è quelli che per alcuno
Line: 14    
patto si congiugne con un altro ad alcuna cosa fare; e di
Line: 15    
questi dice Vittorino che se sono fermi, per eloquenzia poi
Line: 16    
divegnono fermissimi.

Paragraph: 6  
Line: 17    
Che è amico.- Amico è quelli che per uso di simile
Line: 18    
vita si congiugne con un altro per amore iusto e fedele.
Line: 19    
Verbigrazia: Acciò che alcuni siano amici conviene che
Line: 20    
siano d' una vita e d' una costumanza, e però dice «per uso
Line: 21    
di simile vita»; e dice «giusto amore» perché non sia a
Line: 22    
cagione di luxuria o d' altre laide opere; e dice «fedele
Line: 23    
amore» perché non sia per guadagneria o solo per utilitade,
Line: 24    
ma sia per constante vertude. Et così pare manifestamente
Line: 25    
che quella amistade ch' è per utilitade e per dilettamento
Page: 14   Line: 1    
nonn è verace, ma partesi da che 'l diletto e
Line: 2    
l' uttilitade menoma.

Paragraph: 7  
Line: 3    
Che è sapienzia.- Sapienzia è comprendere la verità
Line: 4    
delle cose come elle sono.

Paragraph: 8  
Line: 5    
Che è eloquenzia.- Eloquenzia è sapere dire addorne
Line: 6    
parole guernite di buone sentenzie.



Section: 3  
Line: 7 
Tullio.


Line: 8    
Et così me lungamente pensante la ragione stessa
Line: 9    
mi mena in questa fermissima sentenza, che sapienzia
Line: 10    
sanza eloquenzia sia poco utile a le cittadi, et eloquenzia
Line: 11    
sanza sapienza è spessamente molto dampnosa
Line: 12    
e nulla fiata utile. Per la qual cosa, se alcuno intralascia
Line: 13    
li dirittissimi et onestissimi studii di ragione e
Line: 14    
d' officio e consuma tutta sua opera in usare sola parladura,
Line: 15    
cert' elli èe cittadino inutile a e periglioso
Line: 16    
alla sua cittade et al paese. Ma quelli il quale s' arma
Line: 17    
sìe d' eloquenzia che non possa guerriare contra il bene
Line: 18    
del paese, ma possa per esso pugnare, questo mi pare
Line: 19    
uomo e cittadino utilissimo ed amicissimo alle sue et
Line: 20    
alle publiche ragioni.


Paragraph: 1  
Page: 15  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Poi che Tulio avea dette le prime due parti del suo
Line: 3    
prologo, comincia la terza parte, nella quale dice tre
Line: 4    
cose. Imprima dice che pare a llui di sapienzia, infino
Line: 5    
dove dice: «Per la qual cosa». Et quivi comincia la seconda,
Line: 6    
nella quale dice che pare a llui d' eloquenzia, infino
Line: 7    
ove dice: «Ma quello il quale s' arma». Et quivi comincia
Line: 8    
la terza, ne la quale dice che pare a llui dell' una
Line: 9    
e dell' altra giunte insieme.

Paragraph: 2  
Line: 10    
Onde dice Vittorino: Se noi volemo mettere avacciamente
Line: 11    
in opera alcuna cosa nelle cittadi, ne conviene
Line: 12    
avere sapienzia giunta con eloquenzia, però che sapienzia
Line: 13    
sempre è tarda. Et questo appare manifestamente in alcuno
Line: 14    
savio che non sia parlatore, dal quale se noi domandassimo
Line: 15    
uno consiglio certo nollo darebbe tosto cosìe come se fosse
Line: 16    
bene parlante. Ma se fosse savio e parlante inmantenente
Line: 17    
ne farebbe credibile di quel che volesse. Paragraph: 3   Et in ciò che
Line: 18    
dice Tulio di coloro che 'ntralasciano li studii di ragione
Line: 19    
e d' officio, intendo dove dice «ragione» la sapienzia, e
Line: 20    
dove dice «officio» intendo le vertudi, ciò sono prodezza,
Line: 21    
giustizia e l' altre vertudi le quali ànno officio di mettere
Line: 22    
in opera che noi siamo discreti e giusti e bene costumati.
Paragraph: 4  
Line: 23    
Et però chi ssi parte da sapienzia e da le vertudi e studia
Page: 16   Line: 1    
pure in dire le parole, di lui adviene cotale frutto che,
Line: 2    
però che non sente quel medesimo che dice, conviene che
Line: 3    
di lui avegna male e danno a ssé et al paese, però che
Line: 4    
non sa trattare le propie utilitadi lle comuni in questo
Line: 5    
tempo e luogo et ordine che conviene. Paragraph: 5   Adunque colui
Line: 6    
che ssi mette l' arme d' eloquenzia è utile a ssé et al suo
Line: 7    
paese. Per questa arme intendo la eloquenzia, e per sapienzia
Line: 8    
intendo la forza; ché come coll' arme ci difendiamo
Line: 9    
da' nemici e colla forza sostenemo l' arme, tutto
Line: 10    
altressì per eloquenzia difendemo noi la nostra causa dall'
Line: 11    
aversario e per sapienzia ne sostenemo di dire quello
Line: 12    
che a noi potesse tenere danno. Et in questa parte è detta
Line: 13    
la terzia parte del prologo di Tulio. Paragraph: 6   Dunque vae il
Line: 14    
conto alla quarta parte del prologo, per provare ciò ch' è
Line: 15    
detto davanti et a conducere che noi dovemo studiare in
Line: 16    
rettorica per avere eloquenzia e sapienzia: e sopra ciò reca
Line: 17    
Tulio molti argomenti, li quali debbono e possono così
Line: 18    
essere, e tali che conviene che sia pur così e di tali ch' è
Line: 19    
onesta cosa pur di così essere; e sopra ciò ecco il testo
Page: 17   Line: 1    
di Tulio in lettera grossa, e poi seguisce la disposta in
Line: 2    
lettera sottile secondo la forma del libro.



Section: 4  
Line: 3 
Tullio.


Line: 4    
Dunque se noi volemo considerare il principio
Line: 5    
d' eloquenzia la quale sia pervenuta in uomo per arte
Line: 6    
o per studio o per usanza o per forza di natura, noi
Line: 7    
troveremo che sia nato d' onestissime cagioni e che ssia
Line: 8    
mosso d' ottima ragione. Chapter: II   Acciò che fue un
Line: 9    
tempo che in tutte parti isvagavano gli uomini per
Line: 10    
li campi in guisa di bestie e conduceano lor vita in
Line: 11    
modo di fiere, e facea ciascuno quasi tutte cose per
Line: 12    
forza di corpo e non per ragione d' animo; et ancora
Line: 13    
in quello tempo la divina religione umano officio
Line: 14    
non erano avuti in reverenzia. Neuno uomo avea veduto
Line: 15    
legittimo managio, nessuno avea connosciuti certi
Line: 16    
figliuoli, aveano pensato che utilitade fosse mantenere
Line: 17    
ragione et agguallianza. E così per errore e per
Line: 18    
nescitade la cieca e folle ardita signoria dell' animo,
Line: 19    
cioè la cupiditade, per mettere in opera medesima
Line: 20    
misusava le forze del corpo con aiuto di pessimi seguitatori.


Paragraph: 1  
Page: 18  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
In questa quarta parte del prologo vogliendo Tulio
Line: 3    
dimostrare che eloquenzia nasce e muove per cagione e
Line: 4    
per ragione ottima et onestissima, dice come in alcuno
Line: 5    
tempo erano gli uomini rozzi e nessci come bestie; e dell'
Line: 6    
uomo dicono li filosofi, e la santa scrittura il conferma,
Line: 7    
che egli è fermamento di corpo e d' anima razionale, la
Line: 8    
quale anima per la ragione ch' è in lei àe intero conoscimento
Line: 9    
delle cose. Paragraph: 2   Onde dice Vittorino: come menoma
Line: 10    
la forza del vino per la propietade del vasello nel
Line: 11    
quale è messo, cosìe l' anima muta la sua forza per la
Line: 12    
propietade di quello corpo a cui ella si congiunge. Et però,
Line: 13    
se quel corpo è mal disposto e compressionato di mali
Line: 14    
homori, la anima per gravezza del corpo perde la conoscenza
Line: 15    
delle cose, che appena puote discernere bene da
Line: 16    
male, come in tempo passato nell' anime di molti le
Line: 17    
quali erano agravate de' pesi de' corpi, e però quelli uomini
Page: 19   Line: 1    
erano falsi et indiscreti che non conosceano Dio lloro
Line: 2    
medesimi. Onde misusavano le forze del corpo uccidendo
Line: 3    
l' uno l' altro, tolliendo le cose per forza e per furto, luxuriando
Line: 4    
malamente, non connoscendo i loro proprii figliuoli
Line: 5    
avendo legittime mogli. Paragraph: 3   Ma tuttavolta la natura,
Line: 6    
cioè la divina disposizione, non avea sparta quella bestialitade
Line: 7    
in tutti gli uomini igualmente; ma fue alcuno savio
Line: 8    
e molto bello dicitore il quale, vedendo che gli uomini
Line: 9    
erano acconci a ragionare, usò di parlare a lloro per recarli
Line: 10    
a divina connoscenza, cioè ad amare Idio e 'l proximo,
Line: 11    
come lo sponitore dicerà per innanzi in suo luogo; e perciò
Line: 12    
dice Tulio nel testo di sopra che eloquenzia ebbe cominciamento
Line: 13    
per onestissime cagioni e dirittissime ragioni,
Line: 14    
cioè per amare Idio e 'l proximo, ché sanza ciò l' umana
Line: 15    
gente non arebbe durato. Paragraph: 4   Et dove dice il testo che
Line: 16    
gli uomini isvagavano per li campi intendo che non aveano
Line: 17    
case luogo, ma andavano qua e come bestie. Paragraph: 5   Et
Line: 18    
dove dice che viveano come fiere intendo che mangiavano
Line: 19    
carne cruda, erbe crude et altri cibi come le fiere.
Paragraph: 6  
Line: 20    
Et dove dice «tutte cose quasi faceano per forza e
Line: 21    
non per ragione» intendo che dice «quasi» ché non faceano
Line: 22    
però tutte cose per forza, ma alquante ne faceano
Page: 20   Line: 1    
per ragione e per senno, cioè favellare, disiderare et altre
Line: 2    
cose che ssi muovono dall' animo. Paragraph: 7   Et dove dice che
Line: 3    
divina religione non era reverita intendo che non sapeano
Line: 4    
che Dio fosse. Paragraph: 8   Et dove dice dell' umano officio intendo
Line: 5    
che non sapeano vivere a buoni costumi e non conosceano
Line: 6    
prudenzia giustizia l' altre virtudi. Paragraph: 9   Et
Line: 7    
dove dice che non manteneano ragione intendo «ragione»
Line: 8    
cioè giustizia, della quale dicono i libri della legge
Line: 9    
che giustizia è perpetua e ferma volontade d' animo che
Line: 10    
dae a ciascuno sua ragione. Paragraph: 10   Et dove dice «aguaglianza»
Line: 11    
intendo quella ragione che dae igual pena al
Line: 12    
grande et al piccolo sopra li eguali fatti. Paragraph: 11   Et dove
Line: 13    
dice «cupiditade» intendo quel vizio ch' è contrario di
Line: 14    
temperanza; e questo vizio ne conduce a disiderare alcuna
Line: 15    
cosa la quale noi non dovemo volere, et inforza nel
Line: 16    
nostro animo un mal signoraggio, il quale nol permette
Line: 17    
rifrenare da' rei movimenti. Paragraph: 12   Et dove dice «nescitade»
Line: 18    
intendo ch' è nnone connoscere utile et inutile; e
Line: 19    
però dice ch' è cupidità cieca per lo non sapere e che non
Line: 20    
conosce il prode e 'l danno. Paragraph: 13   Et dove dice «folle
Page: 21   Line: 1    
ardita» intendo che folli arditi sono uomini matti e
Line: 2    
ratti a ffare cose che non sono da ffare. Paragraph: 14   Et dove
Line: 3    
dice «misusava le forze del corpo» intendo misusare cioè
Line: 4    
usare in mala parte; ché dice Vittorino che forza di corpo
Line: 5    
ci è data da Dio per usarla in fare cose utili et oneste, ma
Line: 6    
coloro faceano tutto il contrario. Paragraph: 15   Ora à detto lo sponitore
Line: 7    
sopra 'l testo di Tulio le cagioni per le quali eloquenzia
Line: 8    
cominciò a parere. Omai dicerae in che modo
Line: 9    
appario e come si trasse innanzi.


Section: 5  
Line: 10 
Tullio.


Line: 11    
Nel quale tempo fue uno uomo grande e savio,
Line: 12    
il quale cognobbe che materia e quanto aconciamento
Line: 13    
avea nelli animi delli uomini a grandissime cose chi
Line: 14    
lli potesse dirizzare e megliorare per comandamenti.
Line: 15    
Donde costrinse e raunò in uno luogo quelli uomini
Line: 16    
che allora erano sparti per le campora e partiti per
Line: 17    
le nascosaglie silvestre; et inducendo loro a ssapere le
Line: 18    
cose utili et oneste, tutto che alla prima paresse loro
Line: 19    
gravi per loro disusanza, poi l' udiro studiosamente per
Line: 20    
la ragione e per bel dire; e ssì lli arecò umili e mansueti
Line: 21    
dalla fierezza e dalla crudeltà che aveano.


Paragraph: 1  
Page: 22  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
In questa parte vuole Tulio dimostrare da cui e come
Line: 3    
cominciò eloquenzia et in che cose; et è la tema cotale:
Line: 4    
In quel tempo che lla gente vivea così malamente, fue un
Line: 5    
uomo grande per eloquenzia e savio per sapienzia, il quale
Line: 6    
cognobbe che materia, cioè la ragione che l' uomo àe in
Line: 7    
naturalmente per la quale puote l' uomo intendere e ragionare,
Line: 8    
e l' acconciamento a fare grandissime cose, cioè a
Line: 9    
ttenere pace et amare Idio e 'l proximo, a ffare cittadi,
Line: 10    
castella e magioni e bel costume, et a ttenere iustitia et
Line: 11    
a vivere ordinatamente, se fosse chi lli potesse dirizzare,
Line: 12    
cioè ritrarre da bestiale vita, e melliorare per comandamenti,
Line: 13    
cioè per insegnamenti e per leggi e statuti che lli
Line: 14    
afrenasse. Paragraph: 2   Et qui cade una quistione, ché potrebbe
Line: 15    
alcuno dicere: «Come si potieno melliorare, da che non
Line: 16    
erano buoni?». A cciò rispondo che naturalmente era la
Line: 17    
ragione dell' anima buona; adunque si potea migliorare nel
Line: 18    
modo ch' è detto. Paragraph: 3   Donde questo savio costrinse - e dice
Page: 23   Line: 1    
che i «costrinse» però che non si voleano raunare - e
Line: 2    
raunò - e dice «raunò» poi che elli volloro. Che 'l savio
Line: 3    
uomo fece tanto per senno e per eloquenzia, mostrando
Line: 4    
belle ragioni, assegnando utilitade e metendo del suo in
Line: 5    
dare mangiare e belle cene e belli desinari et altri piaceri,
Line: 6    
che ssi raunaro e patiero d' udire le sue parole. Et elli insegnava
Line: 7    
loro le cose utili dicendo: «State bene insieme,
Line: 8    
aiuti l' uno l' altro, e sarete sicuri e forti; fate cittadi e
Line: 9    
ville». Et insegnava loro le cose oneste dicendo: «Il piccolo
Line: 10    
onori il grande, il figliuolo tema il suo padre» etc.
Paragraph: 4  
Line: 11    
Et tutto che, dalla prima, a questi che viveano bestialmente
Line: 12    
paresser gravi amonimenti di vivere a ragione et ad
Line: 13    
ordine, acciò ch' elli erano liberi e franchi naturalmente e
Line: 14    
non si voleano mettere a signoraggio, poi, udendo il bel
Line: 15    
dire del savio uomo e considerando per ragione che larga e
Line: 16    
libera licenzia di mal fare ritornava in lor grave destruzione
Line: 17    
et in periglio de l' umana generazione, udiro e miser
Line: 18    
cura a intendere lui. Et in questa maniera il savio uomo li
Line: 19    
ritrasse di loro fierezza e di loro crudeltade - e dice «fierezza»
Line: 20    
perciò che viveano come fiere; e dice «crudeltade»
Line: 21    
perciò che 'l padre e 'l figliuolo non si conosceano, anzi
Line: 22    
uccidea l' uno l' altro - e feceli umili e mansueti, cioè volontarosi
Line: 23    
di ragioni e di virtudi e partitori dal male.
Paragraph: 5  
Page: 24  
Line: 1    
Ora à detto Tulio chi cominciò eloquenzia et intra cui
Line: 2    
e come; or dicerà per che ragione, sanza la quale non
Line: 3    
potea ciò fare.


Section: 6  
Line: 4 
Tullio.


Line: 5    
Per la qual cosa pare a me che lla sapienzia
Line: 6    
tacita e povera di parole non arebbe potuto fare tanto,
Line: 7    
che così subitamente fossero quelli uomini dipartiti
Line: 8    
dall' antica e lunga usanza et informati in diverse ragioni
Line: 9    
di vita.


Paragraph: 1  
Line: 10 
Lo sponitore.


Line: 11    
In questa parte dice Tulio la ragione sanza la quale
Line: 12    
non si potea fare ciò che fece 'l savio uomo; e dice «sapienzia
Line: 13    
tacita» quella di coloro che non danno insegnamento
Line: 14    
per parole ma per opera, come fanno ' romiti. Et
Line: 15    
dice «povera di parole» per coloro che 'l lor senno non
Line: 16    
sanno addornar di parole belle e piene di sentenze a ffar
Line: 17    
credere ad altri il suo parere. Et per questo potemo intendere
Line: 18    
che picciola forza è quella di sapienzia s' ella nonn
Line: 19    
è congiunta con eloquenzia, e potemo connoscere che sopra
Line: 20    
tutte cose è grande sapienzia congiunta con eloquenzia.
Paragraph: 2  
Line: 21    
Et dove dice «così subitamente» intendo che quello
Line: 22    
savio uomo arebbe bene potuto fare queste cose per sapienzia,
Line: 23    
ma non così avaccio così subitamente come
Line: 24    
fece abiendo eloquenzia e sapienzia. Et dove dice «in
Page: 25   Line: 1    
diverse ragioni di vita» intendo che uno fece cavalieri, un
Line: 2    
altro fece cherico, e così fece d' altri mistieri.


Section: 7  
Line: 3 
Tullio.


Line: 4    
Et così, poi che lle cittadi e le ville fuoron fatte,
Line: 5    
impreser gli uomini aver fede, tener giustizia et usarsi
Line: 6    
ad obedire l' uno l' altro per propia volontade et a
Line: 7    
sofferire pena et affanno non solamente per la comune
Line: 8    
utilitade, ma voler morire per essa mantenere. La qual
Line: 9    
cosa non s' arebbe potuta fare se gli uomini non
Line: 10    
avessor potuto dimostrare e fare credere per parole,
Line: 11    
cioè per eloquenzia, ciò che trovavano e pensavano per
Line: 12    
sapienzia. Et certo chi avea forza e podere sopra
Line: 13    
altri molti non averia patito divenire pare di coloro
Line: 14    
ch' elli potea segnoreggiare, se non l' avesse mosso sennata
Line: 15    
e soave parladura; tanto era loro allegra la primiera
Line: 16    
usanza, la quale era tanto durata lungamente
Line: 17    
che parea et era in loro convertita in natura. Donde
Page: 26   Line: 1    
pare a me che così anticamente e da prima nasceo e
Line: 2    
mosse eloquenzia, e poi s' innalzò in altissime utilitadi
Line: 3    
delli uomini nelle vicende di pace e di guerra.


Paragraph: 1  
Line: 4 
Lo sponitore.


Line: 5    
In questa parte dice Tulio che cciò che sapienzia
Line: 6    
non avrebbe messo in compimento per sola, ella fece
Line: 7    
avendo in compagnia eloquenzia; e però la tema èe cotale:
Line: 8    
come detto è davanti, fuoro gli uomini raunati et insegnati
Line: 9    
di ben fare e d' amarsi insieme, e però fecero cittadi
Line: 10    
e ville; poi che lle cittadi fuor fatte impresero ad avere
Line: 11    
fede. Paragraph: 2   Di questa parola intendo che coloro ànno fede che
Line: 12    
non ingannano altrui e che non vogliono che lite discordia
Line: 13    
sia nelle cittadi, e se vi fosse la mettono in pace.
Line: 14    
Et fede, come dice un savio, è lla speranza della cosa
Line: 15    
promessa; e dice la legge che fede è quella che promette
Line: 16    
l' uno e l' altro l' attende. Ma Tulio medesimo dice in un
Line: 17    
altro libro delli offici che fede è fondamento di giustizia,
Line: 18    
veritade in parlare e fermezza delle promesse; e questa èe
Line: 19    
quella virtude ch' è appellata lealtade. Paragraph: 3   E così sommatamente
Line: 20    
loda Tulio eloquenzia con sapienzia congiunta, che
Line: 21    
sanza ciò le grandissime cose non s' arebbono potute mettere
Line: 22    
in compimento, e dice che poi àe molto de ben fatto
Page: 27   Line: 1    
in guerra et in pace. Et per questa parola intendo che tutti
Line: 2    
i convenenti de' comuni e delle speciali persone corrono
Line: 3    
per due stati o di pace o di guerra, e nell' uno e nell' altro
Line: 4    
bisogna la nostra rettorica al postutto, che sanza lei
Line: 5    
non si potrebbono mantenere.


Section: 9  
Line: 6 
Tullio.


Line: 7    
Ma poi che lli uomini, malamente seguendo la
Line: 8    
virtude sanza ragione d' officio, apresero copia di parlare,
Line: 9    
usaro et inforzaro tutto loro ingegno in malizia,
Line: 10    
per che convenne che lle cittadi sine guastassero e li
Line: 11    
uomini si comprendessero di quella ruggine. Chapter: III   Et
Line: 12    
poi che detto avemo la cumincianza del bene, contiamo
Line: 13    
come cuminciò questo male.


Paragraph: 1  
Line: 14 
Lo sponitore.


Line: 15    
Poi che Tulio avea detto davanti i beni che sono
Line: 16    
advenuti per eloquenzia, in questa parte dice i mali che
Line: 17    
sono advenuti per lei sola sanza sapienzia; ma perciò che
Line: 18    
lla sua intentione è più in laudarla, appone elli il male
Line: 19    
a coloro che lla misusano e non a llei. Paragraph: 2   Et sopra ciò la
Line: 20    
tema è cotale: Furono uomini folli sanza discrezione, li
Line: 21    
quali, veggendo che alquanti erano in grande onoranza e
Page: 28   Line: 1    
montati in alto stato per lo bello parlare ch' usavano secondo
Line: 2    
li comandamenti di questa arte, studiaro solo
Line: 3    
in parlare e tralasciaro lo studio di sapienzia, e divennero
Line: 4    
copiosi in dire che, per l' abondanza del molto parlare
Line: 5    
sanza condimento di senno, che cuminciaro a mettere
Line: 6    
sedizione e distruggimento nelle cittadi e ne' comuni et a
Line: 7    
corrompere la vita degli uomini; e questo divenia però
Line: 8    
ch' ellino aveano sembianza e vista di sapienzia, della
Line: 9    
quale erano tutti nudi e vani. Paragraph: 3   Et dice Vittorino che
Line: 10    
eloquenzia sola èe appellata «la vista», perciò che ella
Line: 11    
fae parere che sapienzia sia in coloro ne' quali ella non
Line: 12    
fae dimoro. Et queste sono quelle persone che per avere
Line: 13    
li onori e l' uttilitadi delle comunanze parlano sanza sentimento
Line: 14    
di bene; così turbano le cittadi et usano la gente
Line: 15    
a perversi costumi. Paragraph: 4   Et poi dice Tulio: Da che noi
Line: 16    
avemo contato 'l principio del bene, cioè de' beni che
Line: 17    
avenuti erano per eloquenzia, si è convenevole di mettere
Line: 18    
in conto la 'ncumincianza del male che 'nde seguitò.
Line: 19    
Et dice in questo modo nel testo:


Section: 10  
Page: 29  
Line: 1 
Tullio tratta della comincianza del male
Line: 2 
advenuto per eloquenzia.


Line: 3    
Et certo molto mi pare verisimile: in alcuno
Line: 4    
tempo gli uomini che non erano parlatori et uomini
Line: 5    
meno che savi non usavano tramettersi delle publiche
Line: 6    
vicende, e che gli uomini grandi e savi parlieri non
Line: 7    
si trametteano delle cause private. E con ciò fosse
Line: 8    
cosa che sovrani uomini regessero le grandissime cose,
Line: 9    
io mi penso che furo altri uomini callidi e vezzati i
Line: 10    
quali avennero a trattare le picciole controversie delle
Line: 11    
private persone; nelle quali controversie adusandosi
Line: 12    
gli uomini spessamente a stare fermi nella bugia incontra
Line: 13    
la verità, imperseveramento di parlare nutricò
Line: 14    
arditanza.
Section: 11  
Line: 15    
che per le 'ngiurie de' cittadini convenne per
Line: 16    
necessitade che' maggiori si contraparassono agli arditi
Line: 17    
e che ciascuno atoriasse le sue bisogne; e così,
Line: 18    
parendo molte fiate che quello ch' avea impresa sola
Line: 19    
eloquenzia sanza sapienzia fosse pare o talora più innanzi
Page: 30   Line: 1    
che quello che avea eloquenzia congiunta con
Line: 2    
sapienzia, avenìa che, per giudicio di moltitudine di
Line: 3    
gente e di medesimo, paresse essere degno di reggiere
Line: 4    
le publiche cose.
Section: 12  
Line: 5    
E certo non ingiustamente, poi che' folli arditi
Line: 6    
impronti pervennero ad avere reggimenti delle comunanze,
Line: 7    
grandissime e miserissime tempestanze adveniano
Line: 8    
molto sovente; per la qual cosa cadde eloquenzia
Line: 9    
in tanto odio et invidia che gli uomini d' altissimo ingegno,
Line: 10    
quasi per scampare di torbida tempestade in
Line: 11    
sicuro porto, così fuggiendo la discordiosa e tumultuosa
Line: 12    
vita si ritrassero ad alcuno altro queto studio. Per
Line: 13    
la qual cosa pare che per la loro posa li altri dritti
Line: 14    
et onesti studii molto perseverati vennero in onore.
Section: 13  
Line: 15    
Ma questo studio di rettorica fue abandonato quasi
Line: 16    
da tutti loro, e perciò tornò a neente, in tal tempo
Line: 17    
quando più inforzatamente si dovea mantenere e più
Page: 31   Line: 1    
studiosamente crescere; perciò che quando più indegnamente
Line: 2    
la presumptione e l' ardire de' folli impronti
Line: 3    
manimettea e guastava la cosa onestissima e dirittissima
Line: 4    
con troppo gravoso danno del comune, allora
Line: 5    
era più degna cosa contrastare e consigliare la cosa publica.
Chapter: IV  
Line: 6    
Della qual cosa non fugìo il nostro Catone
Line: 7    
Lelius né, al ver dire, il loro discepolo Affricano,
Line: 8    
i Gracchi nepoti d' Affricano, ne' quali uomini
Line: 9    
era sovrana virtude et altoritade acresciuta per la loro
Line: 10    
sovrana virtude; che la loro eloquenzia era grande
Line: 11    
adornamento di loro et aiuto e mantenimento della
Line: 12    
comunanza.


Paragraph: 1  
Line: 13 
Lo sponitore.


Line: 14    
In questa parte divisa Tulio come divennero quelli
Line: 15    
due mali, cioè turbare il buono stato delle cittadi e corrompere
Line: 16    
la buona vita e costumanza delli uomini; et avegna
Line: 17    
che 'l suo testo sia recato in sìe piane parole che
Line: 18    
molto fae da intendere tutti, ma tutta volta lo sponitore
Line: 19    
dirae alcune parole per più chiarezza. Paragraph: 2   Et è la tema
Line: 20    
cotale: La eloquenzia mise in alto stato i parladori
Line: 21    
savi e guerniti di senno, che per loro si reggeano le cittadi
Line: 22    
e le comunanze e le cose publiche, avendo le signorie
Line: 23    
e li officii e li onori e le grandi cose, e non si trametteano
Line: 24    
delle cause private, cioè delle vicende delli
Page: 32   Line: 1    
uomini speciali, di fare lavoriere altre picciole
Line: 2    
cose. Ma erano altri uomini di due maniere: l' una che
Line: 3    
non erano parlatori, l' autra che non aveano sapienzia, ma
Line: 4    
erano gridatori e favellatori molto grandi; e questi non
Line: 5    
si trametteano delle cose publiche, cioè delle signorie e
Line: 6    
delli officii e delle grandi cose del comune, ma impigliavansi
Line: 7    
a trattare le picciole cose delle private persone, cioè
Line: 8    
delli speciali uomini. Paragraph: 3   Intra' quali furono alcuni calidi
Line: 9    
e vezzati - cioè per la fraude e per la malizia che in loro
Line: 10    
regnava parea ch' avesse in loro sapienzia-; e questi
Line: 11    
s' ausarono tanto a parlare che, per molta usanza di dire
Line: 12    
parole e di gridare sopra le vicende delle speciali persone,
Line: 13    
montaro in ardimento e presero audacia di favellare in
Line: 14    
guisa d' eloquenzia tanto e malamente che teneano la
Line: 15    
menzogna e la fallacia ferma contra la veritade. Paragraph: 4   Onde,
Line: 16    
per li grandi mali che di ciò adveniano, convenne che'
Line: 17    
grandi, ciò sono i savi parladori che reggeano le grandi
Line: 18    
cose, venissero et abassassero a trattare le picciole vicende
Line: 19    
di speciali persone, per difendere i loro amici e per contastare
Line: 20    
a quelli arditi. Et nota che arditi sono di due maniere:
Line: 21    
l' una che pigliano a ffare di grandi cose con provedimento
Line: 22    
di ragione, e questi sono savi; li altri che pigliano
Line: 23    
a ffare le grandi cose sanza provedenza di ragione,
Page: 33   Line: 1    
e questi sono folli arditi. Paragraph: 5   Donde in questo contrastare
Line: 2    
i buoni e savi parlavano giustamente, ma i folli arditi,
Line: 3    
che non aveano studiato in sapienzia ma pure in eloquenzia,
Line: 4    
gridavano e garriano a grandi boci e non si vergognavano
Line: 5    
di mentire e di dire torto palese; sicché spessamente
Line: 6    
pareano pari di senno e di parlare e talvolta
Line: 7    
migliori. che per sentenza del popolo, la quale è sentenzia
Line: 8    
vana perciò che non muove da ragione, e per
Line: 9    
sentenza di medesimo, la quale è per neente, pareano
Line: 10    
essere degni di covernare le publiche e le grandi cose, e
Line: 11    
così furo messi a reggere le cittadi et alli officii et onori
Line: 12    
delle comunanze. Paragraph: 6   Et poi che cciò avenne, non fue
Line: 13    
meraviglia se nelle cittadi veniano grandissime e miserissime
Line: 14    
tempestadi. Et nota che dice «grandissime» per
Line: 15    
la quantità e che duraro lungamente, e dice «miserissime»
Line: 16    
per la qualitade, ch' erano aspre e perilliose che 'nde
Line: 17    
moriano le persone; e dice «tempestanza» per similitudine,
Line: 18    
che come la nave dimora in fortuna di mare e
Line: 19    
talvolta crescono in tanto che perisce, così dimora la
Line: 20    
cittade per le discordie, et alla fiata montano sicché periscono
Line: 21    
in medesime e patono distruzione. Paragraph: 7   «Per
Line: 22    
la qual cosa eloquenzia cadde in tanto odio et invidia»....
Page: 34   Line: 1    
Et nota che odio non è altro se nno ira invecchiata; e
Line: 2    
così i buoni savi erano stati lungamente irosi, veggiendo
Line: 3    
i folli arditi segnoreggiare le cittadi. Et invidia è aflizione
Line: 4    
che omo àe per altrui bene; donde i buoni savi
Line: 5    
aveano molta aflizione per coloro ch' erano segnori delle
Line: 6    
grandi cose et erano in onore. Paragraph: 8   Et perciò li buoni d' altissimo
Line: 7    
ingegno si ritrassero di quelle cose ad altri queti
Line: 8    
studii per scampare della tumultuosa vita in sicuro porto.
Line: 9    
Et nota: dove dice «altissimo ingegno» dimostra bene
Line: 10    
ch' arebboro potuto e saputo contrastare a' folli arditi, e
Line: 11    
perciò che no 'l fecero furo bene da riprendere. Et in
Line: 12    
ciò che dice «queti studi» intendo l' altre scienze di filosofia,
Line: 13    
come trattare le nature delle divine cose e delle
Line: 14    
terrene, e come l' etica, che tratta le virtudi e le costumanze;
Line: 15    
et appellali «queti studii» ché non trattano
Line: 16    
di parlare in comune, e perciò che ssi stavano partiti
Line: 17    
dal romore delle genti. Et appella «vita tumultuosa» ché
Line: 18    
spessamente l' uno uomo assaliva l' altro in cittade coll'
Line: 19    
arme e talvolta l' uccideva. Paragraph: 9   Et poi che' savi intralassar
Line: 20    
lo studio d' eloquenzia, ella tornò ad neente e non
Line: 21    
fue curata pregiata. Ma l' altre scienzie di filosofia,
Line: 22    
nelle quali studiaro, montaro in grande onore. Paragraph: 10   Et
Line: 23    
ora riprende Tulio questi savi e dice che fecior questo
Line: 24    
a quel tempo che eloquenzia avea più grande bisogno
Line: 25    
per lo male che faceano i folli arditi nelle cittadi, e perché
Line: 26    
guastavano la cosa onestissima e dirittissima, cioè
Page: 35   Line: 1    
eloquenzia che ssi pertiene alle cose oneste e diritte.
Paragraph: 11  
Line: 2    
Dalla qual cosa non fugìo il nostro Catone quelli
Line: 3    
altri savi ch' amavano drittamente il comune et aveano
Line: 4    
senno e parlatura; ma dimoraro fermi a consigliare et
Line: 5    
a difendere il comune da' garritori folli arditi; e però
Line: 6    
montaro in onore et in istato grande che le loro dicerie
Line: 7    
erano tenute sentenze, e perciò dice che in loro
Line: 8    
era autoritade, ché autoritade èe una dignitade degna
Line: 9    
d' onore e di temenza. Paragraph: 12   Ma da questo si muove il conto
Line: 10    
e ritorna a conchiudere per ragioni utili et oneste e
Line: 11    
possibili e necessare che dovemo studiare in eloquenzia,
Line: 12    
e lodala in molte guise.


Section: 14  
Line: 13 
Tullio conclude che sia da studiare in rettorica.


Line: 14    
Per la qual cosa, al mio animo, non perciò meno
Line: 15    
è da mettere studio in eloquenzia s' alquanti la misusano
Line: 16    
in publiche et in private cose; ma tanto più
Line: 17    
che' malvagi non abbiano troppo di podere con grave
Line: 18    
danno de' buoni e con generale distruzione di tutti.
Line: 19    
Maximamente cun ciò sia la verità che rettorica è una
Line: 20    
cosa la quale molto s' appartiene a tutte cose, e publiche
Line: 21    
e private, e per essa diviene la vita sicura,
Line: 22    
onesta, inlustre e iocunda; e per essa medesima molte
Page: 36   Line: 1    
utilitadi avengono in comune se fia presta la modonatrice
Line: 2    
di tutte cose, cioè sapienzia; e per lei medesima
Line: 3    
abonda a coloro che ll' acquistano lode, onore, dignitade;
Line: 4    
e per essa medesima ànno li amici certissimo
Line: 5    
e sicurissimo aiutorio.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Lo sponitore.


Line: 7    
La tema di questo testo è cotale, che dice Tulio:
Line: 8    
Se alquanti di mala maniera usano malamente eloquenzia,
Line: 9    
non rimane pertanto che ll' uomo non debbia studiare in
Line: 10    
eloquenzia, al mio animo (cioè per mia sentenza), acciò
Line: 11    
che' rei uomini non abbiano podere di malfare a' buoni
Line: 12    
di fare generale distruzione di tutti. Et nota che distrutti
Line: 13    
sono coloro che soleano essere in alto stato et in
Line: 14    
ricchezza e poi divennero in tanta miseria che vanno mendicando.
Paragraph: 2  
Line: 15    
Et poi dice le lode di rettorica, come tocca
Line: 16    
al comune et al diviso, e come per lei diviene l' uomo sicuro,
Line: 17    
cioè che sicuramente puote gire a trattare le cause,
Line: 18    
et appena troverai chi 'l sappia contradiare; e dice
Page: 37   Line: 1    
che 'nde diviene la vita «onesta», cioè laudato intra coloro
Line: 2    
che 'l cognoscono; e dice «illustre», cioè laudato intra
Line: 3    
li strani; e dice «ioconda», cioè vita piacevole, però che'
Line: 4    
savi parlieri molto piacciono ad et altrui. Paragraph: 3   Et altressì
Line: 5    
molto bene n' aviene alle comunanze per eloquenzia,
Line: 6    
a questa condizione: se sapienzia sia presta, cioè se
Line: 7    
ella sia adiunta con eloquenzia. Et dice che sapienzia è
Line: 8    
amodenatrice di tutte cose però che ella sae antivedere
Line: 9    
e porre a tutte cose certo modo e certo fine. Paragraph: 4   Et poi
Line: 10    
dice che questi che ànno eloquenzia giunta con sapienzia
Line: 11    
sono laudati, temuti et amati; e dice che lli amici loro
Line: 12    
possono di loro avere aiutorio sicurissimo, però che appena
Line: 13    
fie chi lli sappia contrastare, poiché sanno parlare
Line: 14    
a compimento di senno. Et dice «certissimo» però che 'l
Line: 15    
buono e 'l savio uomo non si lascia corrompere per amore
Line: 16    
per prezzo per altra simile cosa. Et qui si parte il
Line: 17    
conto e fae un' ultima conclusione in questo modo:


Section: 15  
Line: 18 
Tullio conclude in somma.


Line: 19    
Et però pare a me che gli uomini, i quali in molte
Line: 20    
cose sono minori e più fievoli che lle bestie, in questa
Line: 21    
una cosa l' avanzano, che possono parlare; e donque
Line: 22    
pare che colui conquista cosa nobile et altissima
Page: 38   Line: 1    
il quale sormonta li altri uomini in quella medesima
Line: 2    
cosa per la quale gli uomini avanzano le bestie.


Paragraph: 1  
Line: 3 
Lo sponitore.


Line: 4    
La tema in questo testo è cotale: La veritade è che
Line: 5    
gli uomini in molte cose sono minori che lle bestie e più
Line: 6    
fievoli, acciò che sanza fallo il leofante e molti altri animali
Line: 7    
sono più grandi del corpo che nonn è l' uomo; e
Line: 8    
certo il leone e molte altre bestie sono più forti della
Line: 9    
persona che ll' uomo; e più ancora che in tutti e cinque '
Line: 10    
sensi sono certi animali che avanzano lo senso dell' uomo.
Line: 11    
Ché sanza fallo lo porco salvatico avanza l' uomo d' udire
Line: 12    
e 'l lupo cerviere del vedere e la scimmia del saporare,
Line: 13    
e l' avoltore dell' anasare ad odorare, e 'l ragnol del toccare.
Paragraph: 2  
Line: 14    
Ma in questa una cosa avanza l' uomo tutte le
Line: 15    
bestie et animali, che elli sa parlare. Donque quello uomo
Line: 16    
acquista bene la sovrana cosa di tutte le buone, che di
Line: 17    
ben parlare soprastae alli altri uomini.


Section: 16  
Line: 18 
Tullio dice di che elli tratterà.


Line: 19    
Et questa altissima cosa, cioè eloquenzia, non
Line: 20    
si acquista solamente per natura solamente per
Page: 39   Line: 1    
usanza, ma per insegnamento d' arte altressì. Donque
Line: 2    
non è disavenante di vedere ciò che dicono coloro i
Line: 3    
quali sopra ciò ne lasciaro alquanti comandamenti.
Line: 4    
Ma anzi che noi diciamo ciò che ssi comanda in rettorica,
Line: 5    
pare che sia a trattare del genere d' essa arte e
Line: 6    
del suo officio e della fine e della materia e delle sue
Line: 7    
parti; imperoché sapute e cognosciute queste cose, più
Line: 8    
di legieri e più isbrigatamente potrà l' animo di ciascuno
Line: 9    
considerare la ragione e la via dell' arte.


Paragraph: 1  
Line: 10 
Lo sponitore.


Line: 11    
Poi che Tulio avea lodata Rettorica et era soprastato
Line: 12    
alle sue commendazioni in molte maniere, ricomincia
Line: 13    
nel suo testo per dire di che cose elli tratterà
Line: 14    
nel suo libro. Ma prima dice alcuni belli dimostramenti,
Line: 15    
perché l' animo di ciascuno sia più intendente di quello
Line: 16    
che seguirà, e così pone fine al suo prolago e viene al
Line: 17    
fatto in questo modo:


Section: 17  
Chapter: V  
Line: 18 
Tullio àe finito il prolago, e comincia a dire di eloquenzia.


Line: 19    
Una ragione è delle cittadi la quale richiede
Line: 20    
et è di molte cose e di grandi, intra lle quali è una
Line: 21    
grande et ampia parte l' artificiosa eloquenzia, la quale
Line: 22    
è appellata Rettorica. Ché al ver dire cci acordiamo
Page: 40   Line: 1    
con quelli che non credono che lla scienzia delle cittadi
Line: 2    
abbia bisogno d' eloquenzia, e molto ne discordiamo
Line: 3    
da coloro che pensano ch' ella del tutto si tegna
Line: 4    
in forza et in arte del parladore. Per la qual cosa questa
Line: 5    
arte di rettorica porremo in quel genere che noi
Line: 6    
diciamo ch' ella sia parte della civile scienzia, cioè
Line: 7    
della scienzia delle cittadi.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Lo sponitore.


Line: 9    
In questa parte del testo procede Tulio a dimostrare
Line: 10    
ordinatamente ciò che elli avea promesso nella fine del
Line: 11    
prolago. Et primamente comincia a dicere il genere di
Line: 12    
questa arte. Ma anzi che llo sponitore vada innanzi
Line: 13    
vuole fare intendere che è genere, perché l' altre parole
Line: 14    
siano meglio intese. Paragraph: 2   Ogne cosa quasi o è generale,
Line: 15    
sicché comprende molte altre cose, o è parte di quella
Line: 16    
generale. Onde questa parola, cioè «uomo», è generale,
Line: 17    
per ciò che comprende molti, cioè Piero e Joanni etc. ,
Line: 18    
ma questa parola, cioè «Piero», è una parte. A questa
Line: 19    
somiglianza, per dire più in volgare, si puote intendere
Line: 20    
genere cioè la schiatta; ché chi dice «i Tosinghi» comprende
Line: 21    
tutti coloro di quella schiatta, ma chi dice «Davizzo»
Line: 22    
non comprende se no una parte, cioè un uomo di
Line: 23    
quella schiatta. Paragraph: 3   Onde Tulio dice di rettorica sotto
Line: 24    
quale genere si comprende, per meglio mostrare il fondamento
Page: 41   Line: 1    
e lla natura sua. Et dice così che lla ragione
Line: 2    
delle cittadi, cioè il reggimento e lla vita del comune e
Line: 3    
delle speciali persone, richiede molte e grandi cose, in
Line: 4    
questo modo: che è in fatti e 'n detti. Paragraph: 4   In fatti è la ragione
Line: 5    
delle cittadi come l' arte de' fabbri, de' sartori,
Line: 6    
de' pannari e l' altre arti che si fanno con mani e con
Line: 7    
piedi. In detti è la rettorica e l' altre scienze che sono in
Line: 8    
parlare. Adonque la scienza del covernamento delle cittadi
Line: 9    
è cosa generale sotto la quale si comprende rettorica, cioè
Line: 10    
l' arte del bene parlare. Ma anzi che llo sponitore vada
Line: 11    
più innanzi, pensando che lla scienza delle cittadi è parte
Line: 12    
d' un altro generale che muove di filosofia, vuole elli
Line: 13    
dire un poco che è filosofia, per provare la nobilitade e
Line: 14    
l' altezza della scienzia di covernare le cittadi. Et provedendo
Line: 15    
ciò ssi pruova l' altezza di rettorica.

Paragraph: 6  
Line: 16    
Filosofia è quella sovrana cosa la quale comprende
Line: 17    
sotto tutte le scienze; et è questo uno nome composto
Line: 18    
di due nomi greci: il primo nome si è phylos, e vale
Line: 19    
tanto a dire quanto «amore», il secondo nome è sophya ,
Line: 20    
e vale tanto a dire quanto «sapienzia». Onde «filosofia»
Line: 21    
tanto vale a dire come «amore della sapienzia»; per la
Line: 22    
qual cosa neuno puote essere filosofo se non ama la sapienzia
Line: 23    
tanto ch' elli intralasci tutte altre cose e dia ogne studio
Page: 42   Line: 1    
et opera ad avere intera sapienzia. Onde dice uno
Line: 2    
savio cotale diffinizione di filosofia: ch' ella è inquisizione
Line: 3    
delle naturali cose e connoscimento delle divine et umane
Line: 4    
cose, quanto a uomo è possibile d' interpetrare. Un
Line: 5    
altro savio dice che filosofia è onestade di vita, studio
Line: 6    
di ben vivere, rimembranza della morte e spregio del
Line: 7    
secolo. Paragraph: 7   Et sappie che diffinizione d' una cosa è dicere
Line: 8    
ciò che quella cosa è, per tali parole che non si convegnano
Line: 9    
ad un' altra cosa, e che se tu le rivolvi tuttavia
Line: 10    
signiffichino quella cosa. Per bene chiarire sia questo
Line: 11    
l' exemplo nella diffinizione dell' uomo, la quale è questa:
Line: 12    
«L' uomo è animale razionale mortale». Certo queste parole
Line: 13    
si convegnono all' uomo che non si puote intendere
Line: 14    
d' altro, di bestia, d' uccello, di pescie, però
Line: 15    
che in essi nonn à ragione; onde se tue rivolvi le parole
Line: 16    
e di' così: «Che è animale razionale e mortale?», certo
Line: 17    
non si puote d' altro intendere se non dell' uomo. Paragraph: 8   Or
Line: 18    
è vero che anticamente per nescietà delli uomini furon
Page: 43   Line: 1    
mosse tre quistioni delle quali dubitavano, e non senza
Line: 2    
cagione, però che sopr' esse tre questioni si girano tutte
Line: 3    
le scienzie. La prima quistione era che dovesse l' uomo
Line: 4    
fare e che lasciare. La seconda quistione era per che ragione
Line: 5    
dovesse quel fare e quell' altro lasciare. La terza
Line: 6    
quistione era di sapere le nature di tutte cose che sono.
Line: 7    
Et perciò che le questioni fuoro tre, convenne che' savi
Line: 8    
filosofi partissero filosofia in tre scienzie, cioè Teorica,
Line: 9    
Pratica e Logica, come dimostra questo arbore:

Paragraph: 9  
Line: 10    
Et la prima di queste scienze, cioè pratica, è per
Line: 11    
dimostrare la prima questione, cioè che debbia uomo fare
Line: 12    
e che lasciare. La seconda scienzia, cioè logica, è per dimostrare
Line: 13    
la seconda quistione, cioè per che ragione dovesse
Page: 44   Line: 1    
quel fare e quello altro lasciare. Paragraph: 10   Et questa
Line: 2    
scienza, cioè logica, àe tre parti, cioè dialetica, efidica,
Line: 3    
soffistica. La prima tratta di questionare e disputare l' uno
Line: 4    
coll' altro, e questa è dialetica; la seconda insegna provare
Line: 5    
il detto dell' uno o dell' altro per veraci argomenti, e
Line: 6    
questa èe efidica; la terza insegna provare il detto dell'
Line: 7    
uno e dell' altro per argomenti frodosi o per infinte provanze,
Line: 8    
e questa è sofistica. Et questa divisione pare in
Line: 9    
questo arbore:

Paragraph: 11  
Line: 10    
La terza scienzia, cioè teorica, si è per dimostrare
Line: 11    
le nature di tutte cose che sono, le quali nature
Line: 12    
sono tre; e però conviene che questa una scienza, cioè
Line: 13    
teorica, sia partita in tre scienzie, ciò sono Teologia,
Line: 14    
Fisica e Matematica, come dimostra questo arbore:
Paragraph: 12  
Page: 45  
Line: 1    
Onde la prima di queste tre scienze, cioè teologia,
Line: 2    
la quale è appellata divinitade, tratta la natura delle
Line: 3    
cose incorporali le quali non conversano intra lle corpora,
Line: 4    
come Dio e le divine cose. La seconda scienzia, cioè fisica,
Line: 5    
tratta le nature delle cose corporali, come sono animali
Line: 6    
e lle cose che ànno corpo; e di questa scienzia fue ritratta
Line: 7    
l' arte di medicina, ché, poi che fue connosciuta la natura
Line: 8    
dell' uomo e delli animali e de' loro cibi e dell' erbe e delle
Line: 9    
cose, assai bene poteano li savi argomentare la sanezza e
Line: 10    
curare la malizia. La terza scienzia, cioè matematica,
Line: 11    
tratta le nature de le cose incorporali le quali sono intorno
Line: 12    
le corpora; e queste nature sono quattro, e perciò conviene
Line: 13    
che matematica sia partita in quattro scienze, ciò sono arismetrica,
Line: 14    
musica, geometria et astronomia, come appare
Line: 15    
in questo arbore:
Paragraph: 13  
Page: 46  
Line: 1    
La prima scienzia, cioè arismetrica, tratta de' conti
Line: 2    
e de' nomeri, come l' abaco e più fondatamente. La seconda
Line: 3    
scienza, cioè musica, tratta di concordare voci e
Line: 4    
suoni. La terza, cioè geometria, tratta delle misure e delle
Line: 5    
proporzioni. La quarta scienza, cioè astronomia, tratta
Line: 6    
della disposizione del cielo e delle stelle.

Paragraph: 14  
Line: 7    
Or si torna il conto dello sponitore di questo libro
Line: 8    
alla prima parte di filosofia, della quale è lungamente taciuto,
Line: 9    
e dicerà tanto d' essa prima parte, cioè di pratica,
Line: 10    
che pervegna a dire della gloriosa Rettorica. E come
Line: 11    
fue detto già indietro, questa pratica è quella scienza che
Line: 12    
dimostra che ssia da ffare e che da lasciare, e questo è di
Line: 13    
tre maniere: perciò conviene che di questa una siano tre
Line: 14    
scienze, cioè sono Etica, Iconomica e Politica, come
Line: 15    
mostra la figura di questo arbore:

Paragraph: 15  
Line: 16    
La prima di queste, cioè etica, è insegnamento
Line: 17    
di bene vivere e costumatamente, e connoscimento delle
Page: 47   Line: 1    
cose oneste e dell' utili e del lor contrario; e questo fa per
Line: 2    
assennamento di quatro vertudi, ciò sono prudenzia, iustizia,
Line: 3    
fortitudo e temperanza, e per divieto de' vizi, ciò sono
Line: 4    
superbia, invidia, ira, avarizia, gula e luxuria; e così dimostra
Line: 5    
etica che sia da tenere e che da lasciare per vivere
Line: 6    
virtuosamente. Paragraph: 16   La seconda scienza, cioè iconomica,
Line: 7    
'nsegna che ssia da ffare e che da lasciare per covernare
Line: 8    
e reggere il propio avere e la propia famiglia. Paragraph: 17   La terza
Line: 9    
scienza, cioè politica, 'nsegna fare e mantenere e reggere
Line: 10    
le cittadi e le comunanze, e questa, come davanti è
Line: 11    
provato, è in due guise, cioè in fatti et in detti, come
Line: 12    
si vede in questo arbore:

Paragraph: 18  
Line: 13    
Quella maniera ch' è in fatti sono l' arti e' magisterii
Line: 14    
che in cittadi si fanno, come fabbri e drappieri e
Line: 15    
li altri artieri, sanza i quali la cittade non potrebbe durare.
Page: 48   Line: 1    
Quella ch' è in detti è quella scienzia che ss' adopera
Line: 2    
colla lingua solamente; et in questa si contiene tre scienze,
Line: 3    
ciò sono Gramatica, Dialettica, Rettorica, come dimostra
Line: 4    
questo altro albore:

Paragraph: 19  
Line: 5    
Et che ciò sia la verità dice lo sponitore che gramatica
Line: 6    
è intrata e fondamento di tutte le liberali arti et
Line: 7    
insegna drittamente parlare e drittamente scrivere, cioè
Line: 8    
per parole propie sanza barbarismo e sanza sologismo.
Line: 9    
Adunque sanza gramatica non potrebbe alcuno bene dire
Line: 10    
bene dittare. La seconda scienza, cioè dialetica,
Line: 11    
pruova le sue parole per argomenti che danno fede alle
Line: 12    
sue parole; e certo chi vuole bene dire e bene dittare
Line: 13    
conviene che mostri ragioni per che, sicché le sue parole
Line: 14    
abbiano provanza in tal guisa che lli uditori le credano
Page: 49   Line: 1    
e diano fede a cciò che dice. La terza scienza ciò è Rettorica,
Line: 2    
la quale truova et adorna le parole avenanti alla
Line: 3    
materia, per le quali l' uditore s' accheta e crede e sta
Line: 4    
contento e muovesi a volere ciò ch' è detto. Paragraph: 20   Adonque
Line: 5    
le tre scienze sono bisogno a parlare et al dittare, che
Line: 6    
sanza loro sarebbe neente, acciò che 'l buono dicitore e
Line: 7    
dittatore de' dire e scrivere a diritto e per propie
Line: 8    
parole che sia inteso, e questo fae gramatica; e dee le
Line: 9    
sue parole provare e mostrare ragioni, e questo fae dialetica;
Line: 10    
e dee mettere et addornare il suo dire che, poi
Line: 11    
che ll' uditore crede, che stia contento e faccia quello
Line: 12    
ch' e' vuole, e questo fa Rettorica. Paragraph: 21   Or dice lo sponitore
Line: 13    
che lla civile scienza, cioè la covernatrice delle cittadi,
Line: 14    
la quale èe in detti si divide in due: che ll' una è
Line: 15    
co llite e l' altra sanza lite. Quella co llite si è quella che
Line: 16    
ssi fa domandando e rispondendo, come dialetica, rettorica
Line: 17    
e lege; quella ch' è sanza lite si fa domandando e
Line: 18    
rispondendo, ma non per lite, ma per dare alla gente
Line: 19    
insegnamento e via di ben fare, come sono i detti de'
Line: 20    
poeti che ànno messo inn iscritta l' antiche storie, le
Line: 21    
grandi battaglie e l' altre vicende che muovono li animi
Line: 22    
a ben fare. Paragraph: 22   Altressì quella civile scienzia ch' è con
Page: 50   Line: 1    
lite è di due maniere, ch' è ll' una artificiosa, l' altra non
Line: 2    
artificiosa. Artificiosa è quella nella quale il parliere che
Line: 3    
connosce bene la natura e llo stato della materia, vi reca
Line: 4    
suso argomenti secondo che ssi conviene, e questo è in
Line: 5    
dialetica et in rettorica. Quella che non è artificiale è
Line: 6    
quella nella quale si recano argomenti pur per altoritade,
Line: 7    
come legge, sopra la quale non si reca neuna pruova
Line: 8    
ragione per che, se non tanto l' altoritade dello 'mperadore
Line: 9    
che lla fece. Et di questa che non è artificiale
Line: 10    
dice Boezio nella Topica ch' è sanza arte e sanza parte di
Line: 11    
ragione. Paragraph: 23   Alla fine conclude Tulio e dice che Rettorica
Line: 12    
è parte della civile scienzia. Ma Vittorino sponendo quella
Line: 13    
parola dice che rettorica è la maggiore parte della civile
Line: 14    
scienzia; e dice «maggiore» per lo grande effetto di lei,
Line: 15    
ché certo per rettorica potemo noi muovere tutto 'l popolo,
Line: 16    
tutto 'l consiglio, il padre contra 'l figliuolo, l' amico
Line: 17    
contra l' amico, e poi li rega in pace e a benevoglienza.
Line: 18    
Or è detto del genere; omai dicerà Tulio dello offizio di
Line: 19    
rettorica e del fine.


Section: 18  
Page: 51  
Line: 1 
Tullio dice che è l' ufficio di questa arte.


Line: 2    
Officio di questa arte pare che sia dicere appostatamente
Line: 3    
per fare credere, fine è far credere per lo
Line: 4    
dire. Intra ll' officio e lla fine èe cotale divisamento:
Line: 5    
che nell' officio si considera quello che conviene alla
Line: 6    
fine e nella fine si considera quello che conviene all'
Line: 7    
officio. Come noi dicemo l' officio del medico curare
Line: 8    
apostatamente per sanare, il suo fine dicemo sanare
Line: 9    
per le medicine, e così quello che noi dicemo officio
Line: 10    
di rettorica e quello che noi dicemo fine intenderemo
Line: 11    
dicendo che officio sia quello che dee fare il parliere,
Line: 12    
e dicendo che lla fine sia quello per cui cagione elli dice.


Paragraph: 1  
Line: 13 
Lo sponitore.


Line: 14    
In questa parte àe detto Tulio che è l' officio di questa
Line: 15    
arte e che è lo suo fine; e perciò che 'l testo è molto
Line: 16    
aperto, sine passerà lo sponitore brevemente. Et dice
Line: 17    
cotale diffinizione: officio è dicere appostatamente per fare
Line: 18    
credere. Et nota che dice «appostatamente», cioè ornare
Line: 19    
parole di buone sentenze dette secondo che comanda quest'
Line: 20    
arte; e questo dice per divisare il parlare di questo dicitore
Line: 21    
dal parlare de' gramatici, che non curano d' ornare
Page: 52   Line: 1    
parole. E dice «per far credere», cioè dicere compostamente
Line: 2    
che ll' uditore creda ciò che ssi dice. Et questo dice
Line: 3    
per divisare il detto de' poeti, che curano più di dire belle
Line: 4    
parole che di fare credere. Paragraph: 2   L' altra diffinizione è del
Line: 5    
fine. Et dice che fine è far credere per lo dire. Et certo chi
Line: 6    
considera la verità in questa arte e' troverà che tutto lo
Line: 7    
'ntendimento del parliere è di far credere le sue parole
Line: 8    
all' uditore. Donque questo è la fine, cioè far credere; ché
Line: 9    
'mmantenente che l' uomo crede ciò ch' è detto si rivolve
Line: 10    
lo suo animo a volere et a ffare ciò che 'l dicitore intende.
Paragraph: 3  
Line: 11    
Ma dice Boezio nel quarto della Topica che 'l fine di
Line: 12    
questa arte è doppio, uno nel parladore et un altro nell'
Line: 13    
uditore. Il parladore sempre desidera questo fine in :
Line: 14    
che dica bene e che sia tenuto d' aver bene detto. Nell'
Line: 15    
uditore è questo fine: che 'l dicitore a questo intende,
Line: 16    
che nell' uditore sia cotale fine che creda quello che dice;
Line: 17    
e questo fine non desidera sempre il parlatore come
Line: 18    
quello di sopra. Paragraph: 4   Et per mostrare bene che è l' officio
Line: 19    
e che è il fine e che divisamento àe dall' uno all' altro,
Line: 20    
dice Tulio che officio è quello che 'l parliere de' fare nel
Line: 21    
suo parlamento secondo lo 'nsegnamento di questa arte.
Line: 22    
Ma fine è quello per cui cagione il parlieri dice compostamente;
Page: 53   Line: 1    
e certo questa cagione e questo fine nonn è
Line: 2    
altro se non fare credere ciò che dice. Et di ciò pone
Line: 3    
exemplo del medico, e dice che llo officio del medico è
Line: 4    
medicare compostamente per guerire l' amalato; la fine
Line: 5    
del medico èe sanare lo 'nfermo per lo suo medicare.
Paragraph: 5  
Line: 6    
Già è detto sofficientemente dell' officio e della fine di
Line: 7    
rettorica; omai procederàe il conto a dire della materia.


Section: 19  
Line: 8 
Della materia.


Line: 9    
Materia di questa arte dicemo che ssia quella
Line: 10    
nella quale tutta l' arte e llo savere che dell' arte s' apprende
Line: 11    
dimora. Come se noi dicemo che lle malizie e
Line: 12    
le fedite sono materia del medico, perciò che 'ntorno
Line: 13    
quelle è ogne medicina, altressì dicemo che quelle cose
Line: 14    
sopra le quali s' adopera questa arte et il savere ch' è
Line: 15    
appreso dell' arte sono materia di rettorica; le quali
Line: 16    
cose alcuni pensaro che fossero piusori et altri meno.
Line: 17    
Ché Gorgias Leontino, che fue quasi il più antichissimo
Line: 18    
rettorico, fue in oppinione che el parladore possa molto
Line: 19    
bene dire di tutte cose. Et questi pare che dea a questa
Line: 20    
arte grandissima materia sanza fine. Ma Aristotile, il
Page: 54   Line: 1    
quale diede a questa arte molti aiuti et adornamenti,
Line: 2    
extimò che ll' officio del parlatore sia sopra tre generazioni
Line: 3    
di cose, ciò sono dimostrativo, diliberativo e giudiciale.


Paragraph: 1  
Line: 4 
Lo sponitore.


Line: 5    
In questa parte dice Tulio che materia di rettorica
Line: 6    
è quella cosa per cui cagione furo pensati e trovati li comandamenti
Line: 7    
di questa arte, e per cui cagione s' adopera la
Line: 8    
scienzia che ll' uomo apprende per quelli comandamenti.
Line: 9    
Così fuoro trovati li comandamenti di medicina e gli adoperamenti
Line: 10    
per le infertadi e per le ferute; et insomma
Line: 11    
quella è lla materia sopr' alla quale conviene dicere. Et
Line: 12    
sopra ciò fue trovata questa arte per dare insegnamento
Line: 13    
di ben dire secondo che lla materia richiede e per fare
Line: 14    
che ll' uditore creda. Paragraph: 2   Et di questo è stata differenzia
Line: 15    
tra' savi: ché molti furo che diceano che materia puote
Line: 16    
essere ogne cosa sopr' alla quale convenisse parlare. Et se
Line: 17    
questo fosse vero, donque sarebbe questa arte sanza fine,
Line: 18    
che non puote essere; e di questi fue uno savio, Gorgias
Line: 19    
Leontino, antichissimo rettorico; et in ciò che Tulio l' appella
Line: 20    
antichissimo dimostra che non sia da credere.
Paragraph: 3  
Line: 21    
Ma Aristotile, a cui è molto da credere, perciò che
Line: 22    
diede molti aiuti et adornamenti a questa arte in perciò
Line: 23    
che fece uno libro d' invenzione et un altro della parladura,
Page: 55   Line: 1    
dice che rettorica èe sopra tre maniere di cose, e catuna
Line: 2    
maniera èe generale delle sue parti; e queste sono dimostrativo,
Line: 3    
diliberativo e iudiciale, come in questi cercoletti
Line: 4    
appare:
Line: 5    
Et a questa sentenzia s' accorda Tulio, e sopra queste
Line: 6    
tre maniere è tutta l' arte di rettorica. Paragraph: 4   Ma ben puote
Line: 7    
essere ch' e' maestri in questo punto fanno divisamento
Line: 8    
intra dire e dittare; ché pare che lla materia di dittare
Line: 9    
sia generale che quasi sopra ogne cosa si possa fare
Line: 10    
pistola, cioè mandare lettera. Ma dire non si puote per
Line: 11    
modo di rettorica se non delle dette tre maniere, perciò
Line: 12    
che Tulio reca tutta la rettorica in quistione di parole.
Line: 13    
Et intendo che quistione è una diceria nella quale àe
Line: 14    
molte parole sìe impigliate che ssine puote sostenere
Line: 15    
l' una parte e l' altra, cioè provare e no per atrebuti,
Line: 16    
cioè per propietadi del fatto o della persona. Paragraph: 5   Et ecco
Line: 17    
l' exemplo in questa diceria che fie proposta in questo
Page: 56   Line: 1    
modo: «È da sbandire in exilio Marco Tulio Cicero o no,
Line: 2    
che davanti al popolo di Roma fece anegare molti romani
Line: 3    
a tempo che 'l comune era in dubbioIn questa
Line: 4    
proposta à due parti, una del et un' altra del no. Quella
Line: 5    
del è cotale: «Cicero è da sbandire, perciò che à fatta
Line: 6    
la cotale cosa». Quella del no è cotale: «Non è da
Line: 7    
sbandire, ché ricordando pure lo nome signiffica buona
Line: 8    
cosa et isbandire et exilio signiffica mala cosa, e non
Line: 9    
è da credere che buono uomo faccia quello che ssia da
Line: 10    
sbandire degno de exilio». Paragraph: 6   Già è detto che è la
Line: 11    
materia di quest' arte, et afferma Tulio la sentenza d' Aristotile.
Line: 12    
Et però che elli l' àe confermata, dicerà di catuna
Line: 13    
di quelle tre maniere compiutamente che per lui
Line: 14    
e per lo sponitore potrà quelli per cui è fatto questo libro
Line: 15    
intendere la materia, lo movimento e la natura di rettorica.
Line: 16    
Ma ben guardi d' intendere ciò che dice questo
Line: 17    
trattato e di connoscere ciò che in esso si contiene, ché
Line: 18    
altrimenti non potrebbe intendere quello che viene innanzi;
Line: 19    
e dicerà prima del dimostrativo.


Section: 20  
Page: 57  
Line: 1 
Del dimostramento.


Line: 2    
Dimostrativo è quello che ssi reca in laude o
Line: 3    
in vituperio d' una certa persona.


Paragraph: 1  
Line: 4 
Lo sponitore.


Line: 5    
In questa parte dice Tulio che, con ciò sia cosa che
Line: 6    
lle cause e lle quistioni sopr' alcuna vicenda indella quale
Line: 7    
l' uno afferma e l' altro niega siano di tre maniere, insegna
Line: 8    
Tulio avanti quale causa è dimostrativa. Ma lo
Line: 9    
sponitore non lascerà intanto che non dica la natura e
Line: 10    
lla radice di tutte e tre, oltre che dice il testo di Tulio;
Line: 11    
et in ciò dicerà chi è la persona del parliere che dice sopra
Line: 12    
la causa, e dicerà che è il fatto della causa. Paragraph: 2   La persona
Line: 13    
del parliere è quella che viene in causa per lo suo
Line: 14    
detto o per lo suo fatto: et intendo «suo detto» quello
Line: 15    
ch' elli disse o che ssi crede ragionevolemente ch' elli abbia
Line: 16    
detto, avegna che detto noll' abbia; altressì intendo
Line: 17    
«fatto» quello che fece o che ssi crede ragionevolemente
Line: 18    
che elli abbia fatto, avegna che fatto non sia. Paragraph: 3   Il fatto
Line: 19    
della causa è quel detto o quel fatto per lo quale alcuno
Line: 20    
viene in causa e questione; et in ciò sia cotale exemplo:
Page: 58   Line: 1    
Dice Pompeio a Catellina: «Tu fai tradimento nel comune
Line: 2    
di Roma». Et Catellina risponde: «Non fo». In questo
Line: 3    
convenente Pompeio e Catellina sono le persone de' parlieri;
Line: 4    
e la causa è questa: «Tu fai tradimento »-«Non
Line: 5    
fo»; e chiamasi causa però che ll' uno appone e dice parole
Line: 6    
contra l' altro e mettelo in lite. Paragraph: 4   Et per maggiore
Line: 7    
chiarezza dicerà lo sponitore che èe dimostramento e che
Line: 8    
deliberazione e che iudicamento, e così sopra che è ciascuna
Line: 9    
maniera di rettorica.

Line: 10    
Dimostramento. - Paragraph: 5   Dimostramento è una maniera di
Line: 11    
cause tale che per sua propietade il parliere dimostra
Line: 12    
ch' alcuna cosa sia onesta o disonesta, e per questo mostra
Line: 13    
che è da laudare e che da vituperare; e questa causa
Line: 14    
dimostrativa è doppia: una speciale et un' altra che non
Line: 15    
si puote partire. Paragraph: 6   La speciale dimostrativa è quella
Line: 16    
nella quale i parlieri si sforzano di provare una cosa essere
Line: 17    
onesta o disonesta, non nominando alcuna certa persona;
Line: 18    
et intendo certa persona a dire delli uomini e delle
Line: 19    
cittadi e delle battaglie e di cotali certe cose e determinate
Line: 20    
tra lle genti, non intendo dell' altezza del cielo
Line: 21    
della grandezza del sole o della luna, ché questa quistione
Line: 22    
non pertiene a rettorica. Paragraph: 7   Et di questa causa
Line: 23    
speciale dimostrativa sia cotale exemplo: «Il forte uomo
Line: 24    
è da laudare». Dice l' altro: «Non è, anzi è da vituperare».
Line: 25    
E di questo nasce quistione, se 'l forte è degno
Line: 26    
di lode o di vituperio, e perciò èe dimostrativa, ma non
Page: 59   Line: 1    
nomina certa persona, e perciò è speciale. Paragraph: 8   La causa
Line: 2    
dimostrativa che non si puote partire è quella nella quale
Line: 3    
i parlieri vogliono mostrare alcuna cosa sia onesta o disonesta
Line: 4    
nominando certa persona, in questo modo:
Line: 5    
«Marco Tulio Cicero è degno di lode». Dice l' altro: «Non
Line: 6    
è»; e di questo nasce quistione, se sia da lodare o da
Line: 7    
vituperare. Et questa quistione comprende due tempi:
Line: 8    
presente e preterito. Ché al ver dire di ciò che ll' uomo
Line: 9    
fae presentemente è lodato o biasmato, et altressì di ciò
Line: 10    
che fece ne' tempi passati. Paragraph: 9   Et sopra ciò dicono l' antiche
Line: 11    
storie di Roma che questa causa dimostrativa si
Line: 12    
solea trattare in Campo Marzio, nel quale s' asemblava
Line: 13    
la comunanza a llodare alcuna persona ch' era degna
Line: 14    
d' avere dignitade e signoria et a biasmare quella che
Line: 15    
non era degna. E già è ben detto della causa dimostrativa;
Line: 16    
dicerà il maestro della causa deliberativa.


Section: 21  
Line: 17 
Del diliberamento.


Line: 18    
Diliberativo è quello il quale, messo a contendere
Line: 19    
et a dimandare tra' cittadini, riceve detto per
Line: 20    
sentenzia.


Paragraph: 1  
Page: 60  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
In questa parte dice Tulio che causa diliberativa
Line: 3    
è quella ch' è messa e detta a' cittadini a contendere il lor
Line: 4    
pareri et a domandare a lloro quello che nne sentono; e
Line: 5    
sopra ciò si dicono molte et isvariate sentenze, perché alla
Line: 6    
fine si possa prendere la migliore. Paragraph: 2   Et questo modo
Line: 7    
di causare è quello che fanno tutto die i signori e le podestà
Line: 8    
delle genti, che raunano li consillieri per diliberare
Line: 9    
che ssia da ffare sopra alcuna vicenda e che da non fare;
Line: 10    
e quasi ciascuno dice la sua sentenza, sicché alla fine si
Line: 11    
prende quella che pare migliore. Paragraph: 3   Et in ciò sia questo
Line: 12    
exemplo che propone il senatore: «È da mandare oste in
Line: 13    
Macedonia?». Dice l' uno e l' altro no. Et così diliberano
Line: 14    
qual sia lo meglio, e prendesi l' una sentenza. Paragraph: 4   Et questa
Line: 15    
quistione si considera pure nel tempo futuro, ché al ver
Line: 16    
dire sopra le cose future prende l' uomo consiglio e dilibera
Line: 17    
che ssia da fare e che noe. Et questa causa diliberativa
Line: 18    
è doppia: una speciale et un' altra che non si
Line: 19    
puote partire. Paragraph: 5   Speciale è quella nella quale si considera
Line: 20    
d' alcuna cosa s' ella è utile o s' ell' è dannosa, non
Page: 61   Line: 1    
nominando alcuna certa persona. Et ecco l' exemplo: Dice
Line: 2    
uno: «Pace è da tenere intra cristiani». Dice l' altro:
Line: 3    
«Non è». Et di ciò nasce causa diliberativa speciale, se
Line: 4    
lla pace è da tenere o no. Paragraph: 6   L' altra che non si può partire
Line: 5    
è quella nella quale i dicitori studiano di provare
Line: 6    
c' alcuna cosa sia utile o dannosa, nominando certe persone,
Line: 7    
in questo modo: Dice l' uno: «Pace è da tenere intra
Line: 8    
Melanesi e Cremonesi». Dice l' altro: «Non è». Paragraph: 7   Et
Line: 9    
già è detto della causa diliberativa; omai dicerae il maestro
Line: 10    
del iudiciale. Ma questo sia conto a ciascuno, che
Line: 11    
lla propietade della diliberazione èe mostrare che ssia
Line: 12    
utile e che dannoso in alcuno convenentre. Et questa
Line: 13    
diliberativa si solea trattare nel senato, e prima diliberavano
Line: 14    
li savi privatamente che era utile e che no e poi
Line: 15    
si recava il loro consiglio in parlamento e quivi si fermava
Line: 16    
la loro sentenza, e talvolta si ne prendea un' altra
Line: 17    
migliore.


Section: 22  
Line: 18 
Del iudiciale.


Line: 19    
Judiciale è quello il quale, posto in iudicio, à
Line: 20    
in accusazione e difensione o petizione e recusazione.


Paragraph: 1  
Page: 62  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
La natura di iudicamento si è una forma la quale
Line: 3    
si conviene al parladore per cagione di mostrare la iustizia
Line: 4    
e la 'niustizia d' alcuna cosa, cioè per mostrare d' una cosa
Line: 5    
s' ella è iusta o contra iustizia, in cotal modo: che uno
Line: 6    
accusa un altro e ll' accusato si difende elli medesimo o
Line: 7    
un altro per lui; overo che uno fa sua petizione e domanda
Line: 8    
guidardone per alcuna cosa ch' elli abbia ben fatta, et un
Line: 9    
altro recusa e dice che non è da guidardonare, e talvolta
Line: 10    
dice: «Anzi è degno di pena». Paragraph: 2   Et questa causa si
Line: 11    
pone in iudicio, cioè in corte davante a' iudici, acciò
Line: 12    
ch' elli iudichino tra lle parti quale àe iustizia; e questo
Line: 13    
si fae in corte palese in saputa delle genti, acciò che lla
Line: 14    
pena del malfattore dia exemplo di non malfare, e 'l
Line: 15    
guidardone de' benfattori sia exemplo agli altri di ben
Line: 16    
fare. Et sopra questa materia dice uno savio: «I buoni
Line: 17    
si guardano di peccare per amore della vertude, i malvagi
Line: 18    
si guardano per paura della pena». Paragraph: 3   Et è questa causa
Line: 19    
iudiciale doppia: una speciale et un' altra che non si puote
Line: 20    
partire. Speciale è quella nella quale il parliere si sforza
Line: 21    
di mostrare alcuna cosa che ssia iusta o iniusta, non
Line: 22    
nominando certa persona; in questo modo: «Il ladro
Line: 23    
èe da 'mpendere, perché commette furto». Dice l' altro:
Line: 24    
«Non è». Paragraph: 4   Quella che non si puote partire è quella
Page: 63   Line: 1    
nella quale il parliere si sforza di mostrare una cosa essere
Line: 2    
iusta o no, nominando certa persona; in questo
Line: 3    
modo: «È da impendere Guido ch' à fatto furto, o no?».
Line: 4    
Od «È da guidardonare Julio Cesare ch' à conquistata
Line: 5    
Francia, o no?». Paragraph: 5   Et tutte queste cause iudiciali si
Line: 6    
considerano sopra 'l tempo preterito, perciò che di ciò
Line: 7    
che ll' uomo à fatto in arrietro è guidardonato o punito.


Section: 23  
Line: 8 
Tullio dice la sua sentenzia della materia di rettorica,
Line: 9 
riprende quella d' Ermagoras.


Line: 10    
Et come porta la nostra oppinione, l' arte del
Line: 11    
parliere e la sua scienzia è di questa materia partita
Line: 12    
in tre. Chapter: VI   Ché certo non pare che Ermagoras
Line: 13    
attenda quello che dice attenda ciò che promette,
Line: 14    
acciò che dovide la materia di questa arte in causa
Line: 15    
et in questione.


Paragraph: 1  
Page: 64  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Poi che Tulio àe detto davanti le tre partite della
Line: 3    
materia di rettorica come fue oppinione d' Aristotile, in
Line: 4    
questa parte conferma Tulio la sentenzia d' Aristotile; e
Line: 5    
dice che pare a llui quel medesimo, e riprende la sentenzia
Line: 6    
d' Ermagoras, il quale diceva che lla materia del parliere
Line: 7    
è di due partite, cioè causa e quistione. Paragraph: 2   Ma certo
Line: 8    
e' dovea così riprendere coloro che giungeano alla materia
Line: 9    
di quest' arte confortamento e disconfortamento e consolamento;
Line: 10    
e lui riprende Tulio nominatamente perciò ch' elli
Line: 11    
era più novello e però dovea elli essere più sottile, e riprendelo
Line: 12    
ancora però che ssi traea più innanzi dell' arte;
Line: 13    
e riprendendo lui pare che riprenda li altri. Ma però che
Line: 14    
Tulio non disfina lo riprendimento delli altri, vuole
Line: 15    
lo sponitore chiarire il loro fallimento, e dice così: Paragraph: 3   Vero
Line: 16    
è che, come mostrato è qua in adietro, l' officio del parliere
Line: 17    
si è parlare appostatamente per fare credere, e questo
Line: 18    
far credere è sopra quelle cose che sono in lite, c' ancora
Line: 19    
non sono pervenute all' anima; ma chi vuole considerare
Line: 20    
il vero, e' troverà che confortamento e disconfortamento
Line: 21    
sono solamente sopra quelle cose che già sono pervenute
Line: 22    
all' anima. Verbigrazia: Lo sponitore avea propensato di
Page: 65   Line: 1    
fare questo libro, ma per negligenzia lo intralasciava;
Line: 2    
onde da questa negligenzia il potea bene alcuno ritrattare
Line: 3    
per confortamento, e questo conforto viene sopra
Line: 4    
cosa la quale era già pervenuta all' anima, cioè la negligenzia.
Paragraph: 4  
Line: 5    
Et se alcuno disconforta un altro che avea proposto
Line: 6    
di malfare, tanto che ssi 'nde rimane, altressì viene
Line: 7    
lo sconforto in cosa la quale era già pervenuta all' anima.
Line: 8    
Adunque è provato che conforto disconforto non possono
Line: 9    
essere materia di questa arte. Paragraph: 5   Ma consolamento
Line: 10    
puote anzi essere materia del parliere, perciò che puote
Line: 11    
venire sopra cosa c' ancora non sia pervenuta all' anima.
Line: 12    
Verbigrazia: Uno uomo avea fermato nel suo cuore di
Line: 13    
menare dolorosa vita per la morte d' una persona cui elli
Line: 14    
amava sopra tutte cose. Ma un savio lo consolava, tanto
Line: 15    
che propone d' avere allegrezza, la quale non era ancora
Line: 16    
pervenuta all' anima. Ma perciò che in questo consolamento
Line: 17    
non ha lite, perciò che 'l consolato non si difende non
Line: 18    
allega ragioni contra il consolatore, non puote essere materia
Line: 19    
di questa arte. Paragraph: 6   Or è ben vero che altri dissen che
Line: 20    
dimostrazione non era materia di questa arte, anzi era
Line: 21    
materia di poete, però ch' a' poete s' apartiene di lodare e
Line: 22    
di vituperare altrui. Et avegna che Tulio no lli riprenda
Page: 66   Line: 1    
nominatamente, assai si puote intendere la riprensione di
Line: 2    
loro in ciò ch' e' conferma la sentenza d' Aristotile che disse
Line: 3    
che dimostrazione e deliberazione e iudicazione sono materia
Line: 4    
di questa arte. Paragraph: 7   Et sopra ciò nota che dimostrazione
Line: 5    
pertiene a' poeti et a' parlieri, ma in diversi modi:
Line: 6    
che' poeti lodano e biasmano sanza lite, ché non è chi
Line: 7    
dica contra, e 'l parlieri loda e vitupera con lite, ché è
Line: 8    
chi dice contra il suo dire. Et perciò dice Tulio che non
Line: 9    
pare che Ermagoras intendesse quello che dicea, che
Line: 10    
considerasse quello che prometea, dicendo che tutte cause
Line: 11    
e questioni proverebbe per rettorica. Or dicerà Tulio le
Line: 12    
riprensioni d' Ermagoras sopra causa e sopra questione.


Section: 24  
Line: 13 
Tullio seguita Ermagoras della causa, etc..


Line: 14    
Causa dice che ssia quella cosa nella quale abbia
Line: 15    
controversia posta in dicere con interposizione di certe
Line: 16    
persone; la quale noi medesimo dicemo che è materia
Line: 17    
dell' arte e, come detto avemo dinanzi, che sono
Line: 18    
tre parti: iudiciale, dimostrativo e deliberativo.


Paragraph: 1  
Line: 19 
Sponitore.


Line: 20    
Poi che Tulio avea detto che Ermagoras non intese
Line: 21    
se stesso dicendo che causa e questione sono materia di
Line: 22    
questa scienzia, dice in questa parte che Ermagoras
Page: 67   Line: 1    
dicea che fosse causa. Paragraph: 2   Et causa appella una cosa della
Line: 2    
quale molti sono in controversia, perciò che ll' uno ne
Line: 3    
sente uno intendimento e l' altro ne trae un' altra diversa
Line: 4    
intenzione; sicché sopr' a cciò contendono di parole mettendo
Line: 5    
e nominando alcuna certa persona, che non si possa
Line: 6    
partire e che propiamente e determinatamente si partenga
Line: 7    
alle civili questioni. Paragraph: 3   Et di questo dice Tulio che ss' accorda
Line: 8    
co llui, ché ciò àe elli detto davanti per e per
Line: 9    
Aristotile; ma dicerà omai com' elli errò in questione.


Section: 25  
Line: 10 
Qui riprende Tullio Ermagoras.


Line: 11    
Questione apella quella che àe in controversia
Line: 12    
posta in dicere sanza interposizione di certe persone,
Line: 13    
a questo modo: Che èe bene fuori d' onestade?
Line: 14    
Sono li senni veri? Chente è la forma del mondo?
Line: 15    
Chente è la grandezza del sole? Le quali questioni intendemo
Line: 16    
tutti leggiermente essere lontane dall' officio
Line: 17    
del parliere; ché molto n' è grande mattezza e forseneria
Line: 18    
somettere al parliere in guisa di picciole cose quelle
Line: 19    
nelle quali noi troviamo essere consumata la somma
Line: 20    
dello 'ngegno de' filosofi con grandissima fatica.


Paragraph: 1  
Page: 68  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Ora dice Tulio che Ermagoras appellava questione
Line: 3    
quella cosa sopra la quale era controversia intra molti,
Line: 4    
sicché contendeano di parole l' uno contra l' altro non nominando
Line: 5    
certa persona la quale propiamente s' apartenesse
Line: 6    
alle civili questioni. Paragraph: 2   Et in ciò pone cotale exemplo:
Line: 7    
«Che è bene fuori d' onestade?». Grande contraversia fue
Line: 8    
intra' filosofi qual fosse il sovrano bene in vita: et erano
Line: 9    
molti che diceano d' onestade, e questi fuoro i parepatetici;
Line: 10    
altri erano che diceano di volontade, e questi sono
Line: 11    
epicurii. Paragraph: 3   Altressì fue questione se' senni sono veri,
Line: 12    
perciò che alcuna fiata s' ingannano, ché se noi credemo
Line: 13    
che ricalco sia oro sanza fallo s' inganna il nostro senno.
Paragraph: 4  
Line: 14    
Altressì fue questione della forma del mondo, però
Line: 15    
ch' alcuni filosofi provavano che 'l mondo è tondo, altri
Line: 16    
dicono ch' è lungo, o otangolo, o quadrato. Paragraph: 5   Altressì
Page: 69   Line: 1    
era questione della grandezza del sole, ché alcuni dicono
Line: 2    
che 'l sole è otto tanti che lla terra, altri più et altri meno.
Line: 3    
Et questa misura si sforzavano di cogliere i maestri di
Line: 4    
geometria misurando la terra, e per essa misura ritraeano
Line: 5    
quella del sole. Paragraph: 6   Et perciò mostra Tulio che Ermagoras
Line: 6    
non intese quello che dicea, ch' assai legiermente s' intende
Line: 7    
che queste cotali questioni non toccano l' ufficio del parliere.
Line: 8    
Et nota che dice «officio» però che ben potrebbe
Line: 9    
essere che 'l parliere fosse filosofo, e così toccherebbe bene
Line: 10    
a llui trattare di quelle questioni, ma ciò non arebbe
Line: 11    
per officio di rettorica ma di filosofia. Donque ben è fuori
Line: 12    
della mente e vano di senno quelli che dice che 'l parliere
Line: 13    
possa o debbia trattare di queste questioni, nelle
Line: 14    
quali tutto tempo si consumano et affaticano i filosofi.
Paragraph: 7  
Line: 15    
Or à provato Tulio che Ermagoras non intese quello
Line: 16    
che disse. Omai proverà come non attese quello che promise,
Line: 17    
in ciò che promettea di trattare per rettorica ogne
Line: 18    
causa et ogne questione. Paragraph: 8   Et ciò fae a guisa de' savi, i
Line: 19    
quali vogliendo mostrare la loro sapienzia ll' apongono
Line: 20    
ad alcuna arte per la quale non si puote provare; come
Line: 21    
s' alcuno volesse trattare d' una questione di dialetica et
Line: 22    
aponessela a gramatica, per la quale non si pruova
Line: 23    
ssi potrebbe provare, e ciò mosterrebbe usando per argomenti
Line: 24    
la sua sapienzia; e sopr' a cciò ecco 'l testo
Line: 25    
di Tulio.


Section: 26  
Page: 70  
Line: 1 
Tullio dice in somma ciò ch' elli avea detto davanti.


Line: 2    
Che se Ermagoras avesse in queste cose avuto
Line: 3    
gran savere acquistato per istudio e per insegnamento,
Line: 4    
parrebbe ch' elli, usando la sua scienzia, avesse ordinata
Line: 5    
una falsa cosa dell' arte del parliere, e non avesse
Line: 6    
sposto quello che puote l' arte ma quello che potea elli.
Line: 7    
Ma ora è quella forza nell' uomo ch' alcuno li tolga più
Line: 8    
tosto rettorica che no· lli concedesse filosofia. Ma perciò
Line: 9    
l' arte che fece non mi pare del tutto malmendosa,
Line: 10    
ch' assai pare ch' elli abbia in essa locate cose elette
Line: 11    
ingegnosamente e diligentemente ritratte delle antiche
Line: 12    
arti, et alcuna v' àe messo di nuovo; ma molto è piccola
Line: 13    
cosa dire dell' arte come fece elli, e molto è grandissima
Line: 14    
parlare per l' arte, la qual cosa noi vedemo
Line: 15    
ch' esso non poteo fare. Per la qual cosa pare
Line: 16    
a noi che materia di rettorica è quella che disse Aristotile,
Line: 17    
della quale noi avemo detto qua indietro.


Paragraph: 1  
Line: 18 
Lo sponitore.


Line: 19    
In questa parte dice Tulio che se Ermagoras fosse
Line: 20    
stato bene savio, sicché potesse trattare le quistioni e le
Page: 71   Line: 1    
cause, parrebbe ch' avesse detto falso, cioè che avesse dato
Line: 2    
al parliere quello officio che nonn è suo; e così non avrebbe
Line: 3    
mostrata la forza dell' arte, ma averebbe mostrata la sua.
Paragraph: 2  
Line: 4    
«Ma ora è quella forza nell' uomo», cioè tal fue questo
Line: 5    
Ermagoras, che neuno che dicesse ch' e' non sappia rettorica
Line: 6    
no· lli concederae che ssia filosofo. Paragraph: 3   «Ma perciò l' arte
Line: 7    
che fece non pare in tutto rea». In questa parola il
Line: 8    
cuopre Tulio e dimostra ch' elli avrebbe bene potuto dire
Line: 9    
pegio. Et dice «non è del tutto rea» perciò ch' elli àe
Line: 10    
messo nel suo libro con molta diligenzia e con ingegno li
Line: 11    
comandamenti delli altri maestri di questa arte, et alcuna
Line: 12    
cosa nuova v' agiunse. Et qui pare che Tulio lo lodi
Line: 13    
ove il vitupera, dicendo che fosse furo in perciò che delle
Line: 14    
scritte d' altri maestri fece il suo libro. Paragraph: 4   «Ma molto
Line: 15    
è picciola cosa dire dell' arte», ciò viene a dire ch' al parliere
Line: 16    
non s' apartiene dare insegnamenti dell' arte, come
Line: 17    
fece Ermagoras, ma apartiensi a llui in tutte guise parlare
Line: 18    
secondo li 'nsegnamenti e comandamenti dell' arte, la
Line: 19    
qual cosa non seppe fare esso. Paragraph: 5   Adonque è da tenere
Line: 20    
la sentenzia d' Aristotile, che dice che materia di questa
Page: 72   Line: 1    
arte è dimostrativo, deliberativo e iudiciale. Et omai è
Line: 2    
detto sofficientemente e diligentemente del genere, cioè
Line: 3    
generalmente, dell' officio e della fine di rettorica; or
Line: 4    
dicerà il conto delle sue parti, come Tulio promise
Line: 5    
nel suo testo qua indietro.


Section: 27  
Line: 6 
Tullio dice le parti di rettorica.


Line: 7    
Le parti sono queste, come i più dicono: Inventio,
Line: 8    
dispositio, elocutio, memoria e pronuntiatio.


Paragraph: 1  
Line: 9 
Lo sponitore.


Line: 10    
Cinque parti dice Tulio che sono et assegna ragione
Line: 11    
per che, e quella ragione metterà lo sponitore in
Line: 12    
suo luogo. Ma prima dicerà le ragioni che nne mostra
Line: 13    
Boezio nel quarto della Topica, che dice che se alcuna
Line: 14    
di queste cinque parti falla nella diceria, non è mai compiuta;
Line: 15    
e se queste parti sono in una diceria o inn una
Line: 16    
lettera, certo l' arte di rettorica vi fie altressì. Paragraph: 2   Un' altra
Line: 17    
ragione n' asegna Boezio: che però sono sue parti perché
Line: 18    
esse la 'nformano et ordinano e la fanno tutta essere,
Line: 19    
altressì come 'l fondamento, la parete e 'l tetto sono
Line: 20    
parti d' una casa che la fanno essere, e s' alcuna ne
Page: 73   Line: 1    
fallisse non sarebbe la casa compiuta. Paragraph: 3   Et dice Tulio
Line: 2    
che queste sono le parti di rettorica come i più dicono,
Line: 3    
però che furo alcuni che diceano che memoria non è
Line: 4    
parte di rettorica perciò che non è scienzia, et altri diceano
Line: 5    
che dispositio non è parte d' essa arte. Paragraph: 4   Et così
Line: 6    
va oltre Tulio e dicerà di ciascuna parte per sé, e primieramente
Line: 7    
dicerà della 'nvenzione, come di più degna;
Line: 8    
e veramente è più degna, però ch' ella puote essere e
Line: 9    
stare sanza l' altre, ma l' altre non possono essere sanza lei.


Section: 28  
Line: 10 
Tullio dice della invenzione.


Line: 11    
Inventio è apensamento a trovare cose vere o
Line: 12    
verisimili le quali facciano la causa acconcia a provare.


Paragraph: 1  
Line: 13 
Sponitore.


Line: 14    
Dice Tulio che inventio è quella scienzia per la
Line: 15    
quale noi sapemo trovare cose vere, cioè argomenti necessarii
Line: 16    
- e nota «necessarii», cioè a dire che conviene
Line: 17    
che pure così sia - e sapemo trovare cose verisimili, cioè
Line: 18    
argomenti acconci a provare che così sia, per li quali
Line: 19    
argomenti veri e verisimili si possa provare e fare credere
Line: 20    
il detto o 'l fatto d' alcuna persona, la quale si difenda
Line: 21    
o che dica incontro ad un' altra. Paragraph: 2   E questo puote
Page: 74   Line: 1    
così intendere il porto dello sponitore. Verbigrazia:
Line: 2    
Aviene una materia sopra la quale conviene dire parole,
Line: 3    
o difendendo l' una parte o dicendo contra l' altra; o per
Line: 4    
aventura sia materia sopra la quale si conviene dittare in
Line: 5    
lettera. Non sia donque la lingua pronta a parlare la
Line: 6    
mano presta alla penna, ma consideri che 'l savio mette
Line: 7    
alla bilancia le sue parole tutto avanti che lle metta in
Line: 8    
dire inn iscritta. Paragraph: 3   Consideri ancora che 'l buono
Line: 9    
difficiatore e maestro poi che propone di fare una casa,
Line: 10    
primieramente et anzi che metta le mani a farla, pensa
Line: 11    
nella sua mente il modo della casa e truova nel suo extimare
Line: 12    
come la casa sia migliore; e poi ch' elli àe tutto
Line: 13    
questo trovato per lo suo pensamento, comincia lo
Line: 14    
suo lavorio. Tutto altressì dee fare il buono rettorico:
Line: 15    
pensare diligentemente la natura della sua materia, e
Line: 16    
sopra essa trovare argomenti veri o verisimili che possa
Line: 17    
provare e fare credere ciò che dice. Paragraph: 4   Et già è detto
Line: 18    
quello che è inventio. Ora procederà il conto a dire quello
Line: 19    
che è dispositio.


Section: 29  
Line: 20 
Dice Tullio de dispositio.


Line: 21    
Dispositio èe assettamento delle cose trovate
Line: 22    
per ordine.


Paragraph: 1  
Page: 75  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Perciò che trovare argomenti per provare e far credere
Line: 3    
il suo dire non vale neente chi no· lli sae asettare per
Line: 4    
ordine, cioè mettere ciascuno argomento in quella parte
Line: 5    
e luogo che ssi conviene, per più affermamento della sua
Line: 6    
parte, dice Tulio che è dispositio. Paragraph: 2   E dice ch' è quella
Line: 7    
scienzia per la quale noi sapemo ordinare li argomenti
Line: 8    
trovati in luogo convenevole, cioè i fermi argomenti nel
Line: 9    
principio, i deboli nel mezzo, i fermissimi, co' quali non
Line: 10    
si possa contrastare lievemente, nella fine. Paragraph: 3   Così fae il
Line: 11    
difficatore della casa, che poi ch' elli àe trovato il modo
Line: 12    
nella sua mente, elli ordina il fondamento in quel luogo
Line: 13    
che ssi conviene, e lla parete e 'l tetto, e poi l' uscia e
Line: 14    
camere e caminate, et a ciascuna il suo luogo. Paragraph: 4   Già
Line: 15    
è detto che è dispositio; or dicerà il conto che è elocutio.


Section: 30  
Line: 16 
Tullio dice della locuzione.


Line: 17    
Elocutio è aconciamento di parole e di sentenzie
Line: 18    
avenanti alla invenzione.


Paragraph: 1  
Line: 19 
Sponitore.


Line: 20    
Perciò che neente vale trovare od ordinare chi non
Line: 21    
sae ornare lo suo dire e mettere parole piacevoli e piene
Line: 22    
di buone sentenze secondo che ssi conviene alla materia
Page: 76   Line: 1    
trovata, dice Tulio che è elocutio. Et dice che è quella
Line: 2    
scienzia per la quale noi sapemo giungere ornamento di
Line: 3    
parole e di sentenze a quello che noi avemo trovato et
Line: 4    
ordinato. Paragraph: 2   E nota che ornamento di parole èe una dignitade
Line: 5    
la quale proviene per alcuna delle parole della
Line: 6    
diceria, per la quale tutta la diceria risplende. Verbigrazia:
Line: 7    
«Il grande valore che in voi regna mi grande speranza
Line: 8    
del vostro aiuto». Certo questa parola, cioè «regna», fa
Line: 9    
tutte risplendere l' altre parole che ivi sono. Paragraph: 3   Altressì
Line: 10    
nota che ornamento di sentenze è una dignitade la quale
Line: 11    
proviene di ciò che in una diceria si giugne una sentenza
Line: 12    
con un' altra con piacevole dilettamento. Verbigrazia: in
Line: 13    
queste parole di Salamone: «Melliori sono le ferite dell'
Line: 14    
amico che' frodosi basci del nemico». Paragraph: 4   Et già è detto
Line: 15    
che è elocutio, cioè apparecchiamento di parole e di sentenzie
Line: 16    
che facciano la diceria piacevole et ordinata di
Line: 17    
parole e di sentenzie. Omai procederà il conto alla quarta
Line: 18    
parte di rettorica, cioè memoria.


Section: 31  
Line: 19 
Dice Tulio della memoria.


Line: 20    
Memoria è fermo ricevimento nell' animo delle
Line: 21    
cose e delle parole e dell' ordinamento d' esse.


Paragraph: 1  
Page: 77  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Et perciò che neente vale trovare, ordinare o aconciare
Line: 3    
le parole, se noi no· lle ritenemo nella memoria sicché
Line: 4    
ci 'nde ricordi quando volemo dire o dittare, dice Tulio
Line: 5    
che è memoria. Onde nota che memoria èe di due maniere:
Line: 6    
una naturale et un' altra artificiale. Paragraph: 2   La naturale è quella
Line: 7    
forza dell' anima per la quale noi sapemo ritenere a memoria
Line: 8    
quello che noi aprendemo per alcuno senno del
Line: 9    
corpo. Paragraph: 3   Artificiale è quella scienzia la quale s' acquista
Line: 10    
per insegnamenti delli filosofi, per li quali bene impresi noi
Line: 11    
possiamo ritenere a memoria le cose che avemo udite o
Line: 12    
trovate o aprese per alcuno de' senni del corpo; e di
Line: 13    
questa memoria artificiale dice Tulio ch' è parte di rettorica.
Paragraph: 4  
Line: 14    
Et dice che memoria è quella scienzia per la
Line: 15    
quale noi fermiamo nell' animo le cose e le parole ch' avemo
Line: 16    
trovate et ordinate, sicché noi ci 'nde ricordiamo quando
Line: 17    
siemo a dire. Et già è detto che è memoria; dicerà il
Line: 18    
conto la quinta et ultima parte di rettorica, cioè pronuntiatio.


Section: 32  
Line: 19 
Dice Tullio della pronunziagione.


Line: 20    
Pronuntiatio è avenimento della persona e della
Line: 21    
voce secondo la dignitade delle cose e delle parole.


Paragraph: 1  
Page: 78  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Et al ver dire poco vale trovare, ordinare, ornare
Line: 3    
parole et avere memoria chi non sae profferere e dicere le
Line: 4    
sue parole con avenimento. Et perciò alla fine dice Tulio
Line: 5    
che è pronuntiatio; e dice ch' è quella scienzia per la quale
Line: 6    
noi sapemo profferere le nostre parole et amisurare et
Line: 7    
accordare la voce e 'l portamento della persona e delle
Line: 8    
membra secondo la qualitade del fatto e secondo la condizione
Line: 9    
della diceria. Paragraph: 2   Ché chi vuole considerare il vero,
Line: 10    
altro modo vuole nelle voci e nel corpo parlando di dolore
Line: 11    
che di letizia, et altro di pace che di guerra. Che 'l
Line: 12    
parliere che vuole somuovere il populo a guerra dee parlare
Line: 13    
ad alta voce per franche parole e vittoriose, et avere
Line: 14    
argoglioso advenimento di persona e niquitosa ciera
Line: 15    
contra' nemici. Paragraph: 3   Et se lla condizione richiede che debbia
Line: 16    
parlamentare a cavallo, dee elli avere cavallo di grande
Line: 17    
rigoglio, che quando il segnore parla il suo cavallo
Line: 18    
gridi et anatrisca e razzi la terra col piede e levi la polvere
Line: 19    
e soffi per le nari e faccia tutta romire la piazza,
Line: 20    
sicché paia che coninci lo stormo e sia nella battaglia.
Line: 21    
Et in questo punto non pare che ssi disvegna a la fiata
Line: 22    
levare la mano o per mostrare abondante animo o quasi
Line: 23    
per minaccia de' nemici. Paragraph: 4   Tutto altrimenti dee in fatto
Line: 24    
di pace avere umile advenimento del corpo, la ciera amorevole,
Page: 79   Line: 1    
la voce soave, la parola paceffica, le mani chete;
Line: 2    
e 'l suo cavallo dee essere chetissimo e pieno di tanta
Line: 3    
posa e guernito di soavitade che sopr' a llui non si
Line: 4    
muova un sol pelo, ma elli medesimo paia factore della
Line: 5    
pace. Paragraph: 5   Et così in letizia de' 'l parlatore tenere la testa
Line: 6    
levata, il viso allegro e tutte sue parole e viste significhino
Line: 7    
allegrezza. Ma parlando in dolore sia la testa inchinata,
Line: 8    
il viso triste e li occhi pieni di lagrime e tutte sue
Line: 9    
parole e viste dolorose, sicché ciascuno sembiante per
Line: 10    
e ciascuno motto per muova l' animo dell' uditore a
Line: 11    
piangere et a dolore. Paragraph: 6   Et già è detto delle cinque parti
Line: 12    
sustanziali di rettorica interamente secondo l' oppinione
Line: 13    
di Tulio, e come lo sponitore le puote fare meglio intendere
Line: 14    
al suo porto; ritorna Tulio a scusare medesimo
Line: 15    
di ciò che non àe mostrato ragione perché quello
Line: 16    
sia genere et officio e fine di rettorica com' elli àe fatto
Line: 17    
della materia e delle parti, e dice in questo modo.


Section: 33  
Line: 18 
Tullio dice che tratterà della materia e delle parti.


Line: 19    
Oramai dette brievemente queste cose, atermineremo
Line: 20    
in altro tempo le ragioni per le quali noi potessimo
Line: 21    
dimostrare il genere e ll' officio e lla fine di
Line: 22    
quest' arte, però che bisognano di molte parole e non
Line: 23    
sono di tanta opera a mostrare la propietade e lle
Page: 80   Line: 1    
comandamenta dell' arte. Ma colui che scrive l' arte rettorica
Line: 2    
pare a noi che 'l convenga scrivere dell' altre due,
Line: 3    
cioè della materia e delle parti. E io perciò voglio
Line: 4    
trattare della materia e delle parti congiuntamente.
Line: 5    
Adunque si dee considerare più intentivamente chente
Line: 6    
in tutti generi delle cause debbia essere inventio, la
Line: 7    
quale è principessa di tutte le parti.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Sponitore.


Line: 9    
In questa parte dice Tulio che non vuole ora provare
Line: 10    
perché quello sia genere di rettorica che detto è
Line: 11    
davante, llo officio lla fine, però che vorrebbe lunghe
Line: 12    
parole e non sono di molto frutto, e però l' atermina nell'
Line: 13    
altro libro nel quale tratta sopr' a cciò; et in questo
Line: 14    
presente libro tratta della materia, cioè dimostrazione,
Line: 15    
deliberazione e iudicazione, et altressì tratta delle parti,
Line: 16    
cioè inventio, dispositio, elocutio, memoria e pronuntiatio.
Paragraph: 2  
Line: 17    
Et di tutte queste tratterà insieme e comunemente. Ma
Line: 18    
però che inventio è la più degna parte, dicerà Tulio
Line: 19    
chente ella dee essere in ciascuno genere di rettorica,
Line: 20    
cioè come noi dovemo trovare quando la materia sia di
Line: 21    
causa dimostrativa, e quando sia deliberativa, e quando
Line: 22    
sia iudiciale; e tratterà comunemente che mosterrà
Line: 23    
come sia da trovare in catuna di queste cause, e come
Page: 81   Line: 1    
ordinare e come ornare la diceria, e come tenere a memoria
Line: 2    
e come profferere le sue parole.

Line: 3    
Lo sponitore parla all' amico suo. - Paragraph: 3   Perciò lo sponitore
Line: 4    
priega 'l suo porto, poi ch' elli àe impresa altezza di
Line: 5    
tanta opera come questa èe, che a llui piaccia di dare
Line: 6    
l' animo a cciò ch' è detto davanti, spezialmente in connoscere
Line: 7    
il dimostrativo e 'l deliberativo e 'l iudiciale che
Line: 8    
sono il fondamento di tutta l' arte, e poi a quel che siegue
Line: 9    
per innanzi, ch' elli intenda tutto 'l libro di tal guisa che,
Line: 10    
per lo buono aprendimento e per lo bel dire che farà
Line: 11    
secondo lo 'nsegnamento dell' arte, il libro e lo sponitore
Line: 12    
ne riceveranno perpetua laude.


Section: 34  
Chapter: VIII  
Line: 13 
Della constituzione e delle quattro sue parti.


Line: 14    
Ogne cosa la quale àe alcuna controversia
Line: 15    
in diceria o in questione contiene in questione
Line: 16    
di fatto o di nome o di genere o d' azione; e noi quella
Line: 17    
questione della quale nasce la causa apelliamo constituzione.
Line: 18    
E constituzione è quella ch' è prima pugna
Line: 19    
delle cause, la quale muove dal contastamento della
Line: 20    
intenzione in questo modo: «Facesti »-«Non feci»
Line: 21    
o «Feci per ragione».


Paragraph: 1  
Page: 82  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Poi che Tulio àe detto di mostrare e trattare della
Line: 3    
invenzione e della materia insieme, mostra lo sponitore
Line: 4    
in che ordine trattò de l' inventio; ma per maggiore chiarezza
Line: 5    
dicerà tutto avanti in che significazione si prendono
Line: 6    
queste parole, cioè causa, controversia, constituzione e
Line: 7    
stato. Paragraph: 2   Causa vale tanto a dire quanto il detto o 'l fatto
Line: 8    
d' alcuno, per lo quale è messo in lite, ed è appellato causa
Line: 9    
tutto 'l processo dell' una e dell' altra parte. Et appellasi
Line: 10    
causa tutta la diceria e la contenzione cominciando al
Line: 11    
prolago e finiendo alla conclusione; donde dice uomo:
Line: 12    
«La mia causa è giusta» cioè «la mia parte è giusta».
Paragraph: 3  
Line: 13    
Controversia vale a dire tanto come causa, e viene a
Line: 14    
dire controversare cioè usare l' uno coll' altro di diverse ragioni
Line: 15    
e contrarie. Paragraph: 4   Questione tant' è a dire come 'l primo
Line: 16    
detto di colui che comincia contra un altro e 'l secondo
Line: 17    
detto di colui che ssi difende. Et appellasi quistione una
Line: 18    
diceria nella quale àe due parti messe in guisa di dubitazione,
Line: 19    
et appellasi questione per l' una e per l' altra parte
Line: 20    
della questione. Paragraph: 5   Constituzione si prende et intende in
Line: 21    
quelle medesime significazioni che sono dette davanti.
Paragraph: 6  
Page: 83  
Line: 1    
Stato è appellato il detto e 'l fatto dell' aversario,
Line: 2    
però che' parliere stanno a provare quel detto o quel
Line: 3    
fatto; e questo medesimo è appellato constituzione perciò
Line: 4    
che 'l parliere constituisce et ordina la sua ragione e la
Line: 5    
sua parte di quel detto o di quel fatto. Et per ciò è appellato
Line: 6    
controversia che diversi diversamente sentono di
Line: 7    
quel detto o di quel fatto.


Paragraph: 7  
Line: 8 
Qui dice lo sponitore come Tullio tratterà della Invenzione.


Line: 9    
Et poi che llo sponitore àe dette le significazioni
Line: 10    
di queste parole, dicerà in chente ordine Tulio
Line: 11    
tratta della 'nvenzione. Et certo primieramente insegna
Line: 12    
invenire e trovare quelle questioni le quali trattano i
Line: 13    
parlieri, et appellale constituzioni e dice la propietade
Line: 14    
di constituzione e dividela in parti. Paragraph: 8   Nel secondo luogo
Line: 15    
mostra qual causa sia simpla, cioè di due divisioni, e
Line: 16    
qual sia composta, cioè di quattro o di più. Paragraph: 9   Nel terzo
Line: 17    
luogo mostra qual contraversia sia in scritta e quale in
Line: 18    
dicere. Paragraph: 10   Nel quarto luogo mostra quelle cose che nascono
Line: 19    
di constituzione, cioè la diceria nella quale àe due
Line: 20    
divisioni e ragioni, e lla giudicazione e 'l fermamento.
Paragraph: 11  
Line: 21    
Nel quinto luogo mostra in che guisa si debbono trattare
Line: 22    
le parti della diceria secondo rettorica. Paragraph: 12   Nel sesto
Line: 23    
luogo mostra quante sono esse parti e quali e che sia da
Page: 84   Line: 1    
ffare in ciascuna. Paragraph: 13   Et disponesi così il testo di Tulio
Line: 2    
per fare intendere onde procedono le quistioni che toccano
Line: 3    
al parliere di questa arte.

Line: 4    
Sponitore.- Paragraph: 14   Ogne cosa la quale àe in controversia,
Line: 5    
cioè della quale i diversi diversamente sentono
Line: 6    
sicché alcuna cosa dicono sopr' a cciò con inquisizione,
Line: 7    
cioè per sapere se alcuna delle parti è vera o falsa, à
Line: 8    
in questione di fatto, cioè questione la quale muove
Line: 9    
di ciò che alcun fatto è apposto altrui. Verbigrazia: Dice
Line: 10    
l' uno contra l' altro: «Tu mettesti fuoco nel Campidoglio»;
Line: 11    
et esso risponde: «Non misi». Di questo nasce
Line: 12    
una cotale questione, se elli fece questo fatto o no, et è
Line: 13    
appellata questione di fatto per quello fatto che a llui è
Line: 14    
apposto, etc.. Paragraph: 15   Od è questione di nome, cioè che ll' una
Line: 15    
parte appone un nome a un fatto e l' altra parte n' appone
Line: 16    
un altro. Verbigrazia: Alcuno à furato d' una chiesa uno
Line: 17    
cavallo o altra cosa che non sia sagrata. Dice l' una parte
Line: 18    
contra lui: «Tu ài commesso sacrilegio». Dice l' altro:
Line: 19    
«Non sacrilegio, ma furto». Et nota che sacrilegio è
Line: 20    
molto peggiore che furto, perciò che colui commette
Line: 21    
sacrilegio che fura cosa sacrata di luogo sacrato. Donde
Line: 22    
di questo nasce una questione del nome di quel fatto,
Page: 85   Line: 1    
cioè se dee avere nome furto o sacrilegio, e però è appellata
Line: 2    
questione del nome. Paragraph: 16   Od è questione del genere,
Line: 3    
cioè della qualitade d' alcuno fatto, in ciò che ll' una
Line: 4    
parte appone a quel fatto una qualitade e l' altra un' altra.
Line: 5    
Verbigrazia: Dice l' uno: «Questi uccise la madre iustamente
Line: 6    
perciò ch' ella avea morto il suo padre». Dice
Line: 7    
l' altro: «Non è vero, ma iniustamente l' à fatto»; e di ciò
Line: 8    
nasce cotal questione di questa qualitade: se l' à fatto
Line: 9    
iustamente o iniustamente, e perciò è appellata questione
Line: 10    
di genere, cioè della qualità d' un fatto e di che
Line: 11    
maniera sia. Paragraph: 17   Od è questione d' azione, cioè viene
Line: 12    
a dire che contiene questione la quale procede di ciò,
Line: 13    
c' alcuna azione si muta d' un luogo ad altro e d' un tempo
Line: 14    
ad altro. Verbigrazia: Dice uno contra un altro: «Tu m' ài
Line: 15    
furato un cavallo»; et esso risponde: «Vero è, ma non
Line: 16    
tine rispondo in questo tempo, perciò che ttu se' mio
Line: 17    
servo, o perciò ch' è tempo feriato, o perciò ch' io non
Line: 18    
debbo risponderti in questa corte, ma in quella della mia
Line: 19    
terra». Onde di questo procede una questione, la quale
Line: 20    
Tulio dice che è d' azione, cioè se colui dee rispondere
Line: 21    
o no. Paragraph: 18   Et dice Tulio che tutte le quistioni che sono
Line: 22    
dette davanti sono appellate constituzioni, cioè c' ànno
Line: 23    
questo nome. Et dice che constituzione è la prima pugna
Line: 24    
delle cause, cioè quello sopra che da prima contendono
Line: 25    
i parlieri, cioè il detto dell' uno e 'l detto dell' altro, e
Page: 86   Line: 1    
questo sopra che de prima contendono i parlieri si è il
Line: 2    
nascimento, cioè che muove del contrastamento della
Line: 3    
intenzione, cioè del detto di colui che ssi difende contra
Line: 4    
le parole dell' accusatore. Paragraph: 19   Onde contastamento è
Line: 5    
appellato el primo detto del difensore e intentione è
Line: 6    
appellata il primo detto dello accusatore. Et pare che
Line: 7    
il nascimento della constituzione vegna della difensione
Line: 8    
ch' è della accusa, non che nasca della difensione, ma
Line: 9    
perciò che del detto del difenditore si puote cognoscere
Line: 10    
se lla causa o lla questione è di fatto o di genere o di
Line: 11    
nome o d' azione, come appare nelli exempli che sono
Line: 12    
messi davanti. Paragraph: 20   Et omai dicerà Tulio le nomora e
Line: 13    
lle divisioni e lle proprietadi e lle cagioni di tutte le dette
Line: 14    
questioni.


Section: 35  
Line: 15 
Del fatto, et è detto congetturale.


Line: 16    
Quando la controversia è di fatto, perciò che
Line: 17    
lla causa si ferma per congetture, à nome constituzione
Line: 18    
congetturale.


Paragraph: 1  
Line: 19 
Sponitore.


Line: 20    
In questa parte dice Tulio che quando la contenzione
Line: 21    
è per alcuno fatto che sia apposto ad altrui, come
Line: 22    
davanti si dice, conviene ch' ella sia provata per congetture,
Page: 87   Line: 1    
cioè per suspezioni e per presunzioni. Verbigrazia:
Line: 2    
Dice uno contra un altro: «Veramente tu uccidesti
Line: 3    
Aiaces, ch' io ti trovai e vidi traiere il coltello del
Line: 4    
suo corpo». Paragraph: 2   Et questa è faticosa questione, ciò dice
Line: 5    
Vittorino, perciò che a provarla si faticano molto i parlieri,
Line: 6    
perciò ch' altressì ferme ragioni si possono inducere
Line: 7    
per l' una parte come per l' altra. E poi ch' è detto della
Line: 8    
constituzione di fatto, dicerà Tulio di quella ch' è di
Line: 9    
nome.


Section: 36  
Line: 10 
Del nome, et è appellata diffinitiva.


Line: 11    
Quando è la controversia del nome, perciò che
Line: 12    
lla forza della parola si conviene diffinire per parole,
Line: 13    
è nominata diffinitiva.


Paragraph: 1  
Line: 14 
Lo sponitore.


Line: 15    
In questa parte dice Tulio che quando la contenzione
Line: 16    
è del nome del fatto, cioè come quel fatto ch' è apposto
Line: 17    
altrui abbia nome, quella questione si è diffinitiva
Line: 18    
perciò che lla forza, cioè la significazione di quella parola
Line: 19    
e di quel nome si conviene diffinire, cioè aprire e rispianare
Line: 20    
che viene a dire e che signiffica, non per exempli ma
Line: 21    
per parole brevi e chiare et intendevole. Paragraph: 2   Verbigrazia:
Line: 22    
Un uomo è accusato che tolse uno calice d' uno luogo sacrato
Line: 23    
et è lli apposto che sia sacrilegio, et esso si difende
Page: 88   Line: 1    
dicendo che non è sacrilegio ma furto. Or sopra questa
Line: 2    
controversia si è tutta la questione per lo nome di questo
Line: 3    
fatto: è sacrilegio o furto? Paragraph: 3   Onde per sapere la veritade
Line: 4    
si conviene diffinire l' uno nome e ll' altro, cioè dire la
Line: 5    
signifficazione e llo 'ntendimento di ciascuno nome, e poi
Line: 6    
che fie chiarito per le parole quello che 'l nome signiffica,
Line: 7    
assai bene si potrà intendere e provare qual nome si
Line: 8    
ponga a quel fatto. Et poi ch' è detto del nome, dicerà
Line: 9    
Tulio del genere.


Section: 37  
Line: 10 
Dice Tullio del genere, et è appellato generale.


Line: 11    
Quando è quistione della cosa qual sia, perciò
Line: 12    
che lla controversia è della forza e del genere del
Line: 13    
fatto, è vocata constituzione generale.


Paragraph: 1  
Line: 14 
Lo sponitore.


Line: 15    
In questa parte dice Tulio che quando è questione
Line: 16    
della cosa quale ella sia, perciò che lla controversia è della
Line: 17    
forza del fatto, cioè della quantitade, e della comparazione
Line: 18    
et altressì del genere, cioè della qualitade d' esso fatto,
Line: 19    
è vocata constituzione generale. Paragraph: 2   Verbigrazia: La quantitade
Line: 20    
del fatto si è cotale questione: se uno à fatto tanto
Line: 21    
quanto un altro, come fue questione se Tulio avea tanto
Line: 22    
servito al comune di Roma quanto Catone. Paragraph: 3   La comparazione
Page: 89   Line: 1    
del fatto si è cotale: di due partiti qual sia
Line: 2    
migliore, come fue questione quando i Romani presono
Line: 3    
Cartagine qual era il meglio tra disfarla o lasciarla.
Paragraph: 4  
Line: 4    
Il genere del fatto si è questione della qualità del fatto
Line: 5    
come davanti fue messo l' exemplo, cioè se colui che fece
Line: 6    
il fatto fece iustamente o iniustamente.


Section: 38  
Line: 7 
Dice Tullio dell' azione, et è appellata translativa.


Line: 8    
Ma quando la causa pende di ciò che non pare
Line: 9    
che quella persona che ssi conviene muova la questione,
Line: 10    
o non la muove contra cui si conviene, [o non appo
Line: 11    
coloro che ssi conviene,] o non in tempo che ssi conviene,
Line: 12    
o non di quella lege o di quel peccato o di quella
Line: 13    
pena che ssi conviene, quella constituzione à nome
Line: 14    
translativa, però che ll' azione bisogna d' avere translazione
Line: 15    
e tramutamento.


Paragraph: 1  
Line: 16 
Lo sponitore.


Line: 17    
In questa parte dice Tulio della controversia dell'
Line: 18    
azione, che quando sopr' a cciò è lla questione e' si
Line: 19    
conviene che ll' azione si tramuti in tutto o in parte, e
Page: 90   Line: 1    
perciò à nome translativa, cioè tramutativa. Et questo
Line: 2    
è o puote essere per sette maniere, le quali sono nominate
Line: 3    
nel testo, cioè: Paragraph: 2   Quando non muove la questione
Line: 4    
quella persona a cui la conviene di muovere. Verbigrazia:
Line: 5    
Dice uno scolaio contra ad un altro: «Tu se' venuto
Line: 6    
troppo tardi a scuola». Et esso dice: «A te no 'nde rispondo,
Line: 7    
ché non ti si conviene muovermi questione di ciò,
Line: 8    
ma conviensi al nostro maestro». Paragraph: 3   O non muove la
Line: 9    
questione contra quella persona che ssi conviene. Verbigrazia:
Line: 10    
Fue trovato che in Roma si trattava tradimento
Line: 11    
e fue alcuno che ll' aponea contra Iulio Cesare,
Line: 12    
et esso dicea: «Contra me non si conviene muovere di
Line: 13    
ciò questione, ma contra Catellina che ll' àe fatto e fa
Line: 14    
tutta fiata». Paragraph: 4   O non muove la questione appo coloro
Line: 15    
che ssi conviene, cioè davanti a quelle persone che dee.
Line: 16    
Verbigrazia: Fue accusato il vescovo di simonia davanti
Line: 17    
al re di Navarra. Il vescovo dice: «Tu non m' accusi
Line: 18    
davante a giudice ch' io debbia rispondere, ma io son bene
Line: 19    
tenuto di ciò e d' altro davante l' appostolico». Paragraph: 5   O non
Line: 20    
muove la quistione in quel tempo che ssi conviene. Verbigrazia:
Line: 21    
Uno fue accusato il giorno di Pasqua; esso dicea:
Line: 22    
«Non rispondo ora di questo, perciò che oggi non è
Line: 23    
tempo d' attendere a cotali convenenti». Paragraph: 6   O non muove
Page: 91   Line: 1    
questione a quella lege che ssi conviene. Verbigrazia: Uno
Line: 2    
cittadino di Roma era in Parigi e volea piatire contra
Line: 3    
uno francesco secondo la legge di Roma; ma quel francesco
Line: 4    
dice che non dee rispondere a quella legge ma a
Line: 5    
quella di Francia. Paragraph: 7   O non muove la questione di quel
Line: 6    
peccato che ssi conviene. Verbigrazia: Fue accusato uno,
Line: 7    
che non avea il membro masculino, ch' avesse corrotta
Line: 8    
una vergine; esso dice: «Io non risponderò di questo
Line: 9    
peccato». Paragraph: 8   O non muove questione di quella pena che
Line: 10    
ssi conviene. Verbigrazia: Fue uno accusato ch' avea
Line: 11    
morto uno gallo et erali apposto che perciò dovea perdere
Line: 12    
la testa; esso dicea: «Non rispondo a questa pena,
Line: 13    
perciò che non tocca a questo peccato». Paragraph: 9   Donde tutte
Line: 14    
queste questioni sono translative, cioè che ssi tramutano
Line: 15    
in altro fatto e stato, tal fiata in tutto e tal fiata in parte,
Line: 16    
come appare nelli exempli di sopra.


Section: 39  
Line: 17 
Dice Tullio se l' una delle dette quattro cose non fosse
Line: 18 
non sarebbe causa.


Line: 19    
E così conviene che ssia l' una di queste inn
Line: 20    
ogne maniera di cause, perciò che in qual causa no 'nde
Line: 21    
fosse alcuna, certo in quella non porrebbe avere contraversia,
Line: 22    
e perciò conviene che non sia tenuta causa.


Paragraph: 1  
Page: 92  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Poi che Tulio àe divisate le parti della constituzione
Line: 3    
et àe detto che e come è ciascuna di quelle parti
Line: 4    
e le loro nomora, vuole Tulio provare che quando
Line: 5    
l' una di queste questioni, che sono del fatto o del nome
Line: 6    
o della qualità o del tramutare l' azione, non è intra parlieri,
Line: 7    
certo intra loro non puote essere controversia; e
Line: 8    
poi che 'ntra loro non à controversia, certo il fatto sopra
Line: 9    
il quale dicessero parole non sarebbe causa, e così non
Line: 10    
sarebbe materia di questa arte, cioè che non sarebbe dimostrativo
Line: 11    
diliberativo iudiciale. Paragraph: 2   Et provando
Line: 12    
questo dimostra Tulio che lle predette cose in questa
Line: 13    
arte sono congiunte insieme che qualunque causa è
Line: 14    
dimostrativa o deliberativa o iudiciale conviene che sia
Line: 15    
constituzione o del fatto o del nome o della qualitade
Line: 16    
o dell' azione, et e converso che qualunque constituzione è
Line: 17    
del fatto o del nome o della qualità o dell' azione conviene
Line: 18    
che sia dimostrativa o deliberativa o iudiciale. Et
Line: 19    
omai perseverrà Tulio sua materia per dicere di ciascuna
Line: 20    
parte per sé.


Section: 40  
Line: 21 
Del fatto.


Line: 22    
La contraversia del fatto si puote distribuire in
Line: 23    
tutti tempi: ché ssi puote fare quistione che è essuto
Page: 93   Line: 1    
fatto, in questo modo: «Ulixes uccise Aiace o no?».
Line: 2    
Et puotesi fare questione che ssi fa ora, in questo
Line: 3    
modo: «Sono i Fregelliani in buono animo verso lo
Line: 4    
comune o no?». Et puotesi fare questione che ssi farà,
Line: 5    
in questo modo: «Se noi lasciamo Cartagine intera,
Line: 6    
everranne bene al comune o no?».


Paragraph: 1  
Line: 7 
Lo sponitore.


Line: 8    
In questa parte dice Tullio che lla controversia
Line: 9    
la quale è di fatto che ssia apposto ad altrui, la quale
Line: 10    
àe nome constituzione congetturale come fue detto in
Line: 11    
adietro e messo in exempli, puote essere in tutti tempi,
Line: 12    
cioè preterito, presente e futuro. Paragraph: 2   Nel preterito pone
Line: 13    
Tulio l' exemplo della morte d' Aiaces, che fue cotale.
Line: 14    
Stando l' assedio di Troia fue morto il buon Achilles,
Line: 15    
et apresso la sua morte fue grande questione delle sue
Line: 16    
armi intra Ulixes et Aiaces. Paragraph: 3   Et certo Ulixes fue, secondo
Line: 17    
che contano le storie, il più savio uomo de' Greci
Line: 18    
e 'l milior parliere, sicché per lo grande senno che llui
Line: 19    
regnava e per lo bene dire mettea in compimento le grandi
Line: 20    
vicende, alle quali altre non sapea pervenire, e perciò
Line: 21    
adoperò e' più di male contra' Troiani per lo suo senno
Line: 22    
che non fecero quasi tutta l' oste per arme, et alla fine
Page: 94   Line: 1    
si parve manifestamente, ch' elli fue trovatore del cavallo
Line: 2    
per lo quale fue Troia perduta e tradita; ma veramente
Line: 3    
in guerra non si fatigava molto con arme e non era di
Line: 4    
gran prodezza, ma tuttavolta dimandava che lli fossono
Line: 5    
concedute l' armi d' Achilles, e dicea che nn' era degno e
Line: 6    
ch' avea in quella guerra ben fatta l' opera perché etc.
Paragraph: 4  
Line: 7    
Et dall' altra parte Aiaces era uno cavaliere franco e
Line: 8    
prode all' arme, di gran guisa, ma non era pieno di grande
Line: 9    
senno e sanza molto [....] francamente avea portate
Line: 10    
l' armi in quella guerra, e perciò domandava l' armi
Line: 11    
d' Achilles e dicea che non si conveniano ad Ulixes.
Paragraph: 5  
Line: 12    
Onde alla fine l' armi furono concedute ad Ulixes, per
Line: 13    
la qual cosa montò tra lloro tanta invidia che divennero
Line: 14    
nemici mortali; et in questo mezzo tempo fue morto
Line: 15    
Aiaces e fue della sua morte accusato Ulixes, et esso
Line: 16    
si difendea e negava; e di questo era questione di
Line: 17    
fatto in preterito, cioè che già era fatto in tempo passato.
Paragraph: 6  
Line: 18    
Inel presente tempo mette Tulio l' exemplo de' Fragellani,
Line: 19    
che furo una gente i quali furono accusati in Roma
Line: 20    
ch' elli aveano male animo contra il comune. Et elli si difendeano
Line: 21    
e diceano che ll' aveano buono e dritto; e di ciò
Line: 22    
era questione di fatto presente, cioè se sono ora presentemente
Line: 23    
di buono animo o no. Paragraph: 7   Nel futuro mette Tulio
Page: 95   Line: 1    
l' exemplo di Cartagine, la quale fue una delle più nobili
Line: 2    
cittadi e delle più poderose del mondo, e tenne guerra
Line: 3    
contro a Roma, ch' alla fine i Romani vinsero e presero
Line: 4    
la terra; e furo alcuni che voleano che lla cittade si disfacesse
Line: 5    
per lo bene di Roma, et altri consigliaro del no,
Line: 6    
perciò che 'l meglio ne potrebbe advenire s' ella rimanesse
Line: 7    
intera, e di ciò è questione del tempo futuro, cioè se
Line: 8    
bene o male n' averrà se Cartagine rimanesse intera o s' ella
Line: 9    
si disfacesse. Paragraph: 8   Ma poi che Tulio à detto della controversia
Line: 10    
del fatto, dicerà di quella del nome in questo
Line: 11    
modo.


Section: 41  
Line: 12 
Del nome.


Line: 13    
Controversia del nome è quando lo fatto è conceduto,
Line: 14    
ma è questione di quello ch' è fatto in che nome
Line: 15    
sia appellato; et in questo conviene che sia controversia
Line: 16    
del nome, perciò che non s' accordano della cosa; non
Line: 17    
che del fatto non sia bene certo, ma che quello ch' è
Line: 18    
fatto non pare all' uno quello ch' all' altro, e perciò l' uno
Line: 19    
l' appella d' un nome e l' altro d' un altro. Per la qual
Line: 20    
cosa in questa maniera la cosa dee essere diffinita per
Line: 21    
parole e brevemente discritta, come se alcuno à tolta
Line: 22    
una cosa sacrata d' uno luogo privato, se dee essere
Line: 23    
giudicato furo o sacrilego, ché certo in essa questione
Page: 96   Line: 1    
conviene difinire l' uno e l' altro, che sia furo e che
Line: 2    
sacrilego, e mostrare per sua discrezione che lla cosa
Line: 3    
conviene avere altro nome che quello che dicono li
Line: 4    
aversarii.


Paragraph: 1  
Line: 5 
Lo sponitore.


Line: 6    
In questa parte dice Tulio della controversia del
Line: 7    
nome; e perciò che di questo è molto detto davanti,
Line: 8    
sine trapassa lo sponitore brevemente, dicendo solamente
Line: 9    
la tema del testo, sopra 'l quale il caso è cotale: Paragraph: 2   Roberto
Line: 10    
accusa Gualtieri ch' elli àe malamente tolta una cosa
Line: 11    
sacrata, come uno calice o altra simile cosa la quale sia
Line: 12    
diputata a' divini mistieri, e dice che lla tolse d' uno luogo
Line: 13    
privato, cioè d' una casa o d' altro luogo non sacrato. Viene
Line: 14    
l' accusato e confessa il fatto. Dice l' accusatore: «Tu ài
Line: 15    
fatto sacrilegio». Dice l' accusato: «Non ò fatto sacrilegio,
Line: 16    
ma furto». Et così sono in concordia del fatto, ma non
Line: 17    
della cosa, cioè della proprietade per la quale si possa sapere
Line: 18    
che nome abbia questo fatto, perciò ch' all' accusatore
Line: 19    
pare una, ché dice ch' è sacrilegio, et all' accusato pare
Line: 20    
un' altra, ché dice ch' è furto. Paragraph: 3   Onde in questa maniera
Line: 21    
di controversia si conviene che 'l parliere che dice sopra
Line: 22    
questa materia diffinisca e faccia conto in brevi parole
Line: 23    
che cosa è sacrilegio e che è furto; e così dee mostrare
Page: 97   Line: 1    
come questo fatto non à quel nome che dice l' aversario.
Line: 2    
Et è detto della controversia del nome; omai dicerà Tulio
Line: 3    
di quella del genere, in questo modo:


Section: 42  
Chapter: IX  
Line: 4 
Del genere.


Line: 5    
Controversia del genere è quando il
Line: 6    
fatto è conceduto e sono certi del nome d' esso fatto,
Line: 7    
ma è questione della quantitade del fatto o del modo
Line: 8    
o della qualitade, in questo modo: giusto o ingiusto
Line: 9    
- utile o inutile - e tutte cose nelle quali è questione
Line: 10    
chente sia quel fatto.


Paragraph: 1  
Line: 11 
Lo sponitore.


Line: 12    
In questa parte dice Tulio della questione del genere,
Line: 13    
e di questa è tanto detto dinanzi che 'n poche parole
Line: 14    
dimorerà lo sponitore; e dice che quella controversia è del
Line: 15    
genere nella quale l' accusato confessa il fatto et è in concordia
Line: 16    
coll' accusatore del nome d' esso fatto, ma sono in
Line: 17    
discordia della quantitade del fatto, cioè se grande o piccolo
Line: 18    
o molto o poco. Paragraph: 2   Verbigrazia: Un grande Romano
Line: 19    
quando dovea cacciare i nemici del suo comune si fugìo.
Line: 20    
Fue accusato ch' avea fatto danno e male alla maestà della
Line: 21    
città di Roma; l' accusato confessa il fatto e 'l nome del
Line: 22    
facto. Dice l' accusatore: «Questo è grande danno». Dice
Line: 23    
l' accusato: «Non è grande, ma piccolo». Ed è la discordia
Page: 98   Line: 1    
tra lloro della quantità, cioè se quel male è grande o piccolo.
Paragraph: 3  
Line: 2    
O sono in discordia del modo, cioè della comparazione
Line: 3    
del fatto, come fue detto qua indietro nell'
Line: 4    
exemplo di Cartagine, qual fosse la migliore parte tra
Line: 5    
disfare o lasciare. Paragraph: 4   O sono in discordia della qualitade
Line: 6    
del fatto, come pare in exemplo d' Orestes che uccise
Line: 7    
la sua madre, e fue accusato che ll' avea morta ingiustamente;
Line: 8    
et esso si difende e dice che ll' à morta giustamente,
Line: 9    
ma bene confessa il fatto e 'l nome del fatto; ma
Line: 10    
sono in discordia della qualità, cioè se ll' àe fatto giustamente
Line: 11    
o ingiustamente. Paragraph: 5   Ben è vero che Tulio non
Line: 12    
mette in exemplo della quantitade nel testo, della comparazione,
Line: 13    
se non solamente della qualitade; e questo fae
Line: 14    
perciò che più sovente ne vien tra lle mani che non fanno
Line: 15    
l' altre, e perciò dice che tutte cose nelle quali si confessa
Line: 16    
il fatto e 'l nome del fatto, ma è questione della qualità
Line: 17    
d' esso fatto, è controversia del genere. Paragraph: 6   Et poi che
Line: 18    
Tullio à detto di questa questione del genere secondo il
Line: 19    
suo parimento, procede immantenente a riprendere
Line: 20    
Ermagoras dell' errore suo in questa controversia del genere.


Section: 43  
Line: 21 
Dell' errore d' Ermagoras.


Line: 22    
A questo genere Ermagoras sottopuose quattro
Line: 23    
parti, ciò sono deliberativo, demostrativo, iudiciale e
Line: 24    
negoziale. Il quale suo fallimento non mezanamente
Page: 99   Line: 1    
pare che ssia da riprendere, ma in breve, perciò che sse
Line: 2    
noi ci ne passiamo così tacendo fosse pensato che noi
Line: 3    
lo seguissimo sanza cagione; o se lungamente soprastessimo
Line: 4    
in ciò, paia che noi facessimo dimoro et impedimento
Line: 5    
agli altri insegnamenti. Section: 44   Se deliberamento
Line: 6    
e dimostramento sono generi delle cause, non possono
Line: 7    
essere diritte parti d' alcuno genere di causa, perciò che
Line: 8    
una medesima cosa puote bene essere genere d' una e
Line: 9    
parte d' un' altra, ma non puote essere parte e genere
Line: 10    
d' una medesima. Et certo deliberamento e dimostramento
Line: 11    
sono genera delle cause. Ma o non è alcuno genere
Line: 12    
di cause, o è pur iudiciale solamente, o è iudiciale
Line: 13    
e dimostrativo e deliberativo. Dicere che non sia alcun
Line: 14    
genere di cause, con ciò sia cosa ch' e' medesimo dice
Line: 15    
che lle cause sono molte e sopra esse insegnamento,
Line: 16    
è grande forseneria. Un genere, cioè pur iudiciale solamente,
Line: 17    
non puote essere, acciò che diliberamento e
Line: 18    
dimostramento non sono simili intra lloro e molto si
Line: 19    
discordano dal genere iudiciale, e ciascuno à suo fine
Line: 20    
al quale si dee ritornare. Adunque è certo che tutti e
Line: 21    
tre son generi delle cause, e così deliberamento e dimostramento
Line: 22    
non possono essere a diritto tenute parti
Line: 23    
d' alcuno genere di causa. Dunque malamente disse
Page: 100   Line: 1    
ch' elli fossero parte della constituzione del genere.
Section: 45  
Chapter: X  
Line: 2    
Et s' elle non possono essere tenute diritte
Line: 3    
parti della causa del genere, molto meno fien tenute
Line: 4    
parti della diritta parte della causa; e parte della
Line: 5    
causa è ogne constituzione; donde no la causa alla constituzione,
Line: 6    
ma la constituzione s' acconcia alla causa.
Line: 7    
Ma dimostramento e diliberamento non possono essere
Line: 8    
tenute diritte parti della causa del genere, perciò che
Line: 9    
sono generi: donque molto meno debbono essere tenuti
Line: 10    
parte di quello ch' esso dice. Section: 46   Appresso ciò se lla
Line: 11    
constituzione et essa e ciascuna parte della constituzione
Line: 12    
è difensione contra quello ch' è apposto, conviene
Line: 13    
che quella che no è difensione non sia constituzione
Line: 14    
parte di constituzione. Et certo deliberamento e
Line: 15    
dimostramento non sono constituzione. Dunque se constituzione
Line: 16    
et ella e la sua parte è difensione contra
Line: 17    
quello ch' è apposto, il dimostramento e 'l diliberamento
Line: 18    
non è constituzione parte di constituzione. Ma piace
Line: 19    
a llui che ssia difensione. Dunque conviene che lli piaccia
Line: 20    
che non sia constituzione, parte di constituzione.
Line: 21    
Et in altrettale isconvenevile fie condotto, se esso dica
Line: 22    
che constituzione sia la prima confermazione dell' accusatore
Line: 23    
o lla prima preghiera del difenditore; e così
Page: 101   Line: 1    
seguiranno lui tutti questi sconvenevoli. Section: 47   Appresso
Line: 2    
ciò, la causa congetturale, cioè di fatto, non puote
Line: 3    
d' una medesima parte inn un medesimo genere essere
Line: 4    
congetturale e diffinitiva; et altressì la diffinitiva causa
Line: 5    
non puote essere d' una medesima parte inn uno medesimo
Line: 6    
genere diffinitiva e translativa. Et al postutto
Line: 7    
neuna constituzione parte di constituzione puote
Line: 8    
avere e tenere la sua forza et altrui; perciò che ciascuna
Line: 9    
è considerata semplicemente per sua natura; se l' altra
Line: 10    
si prende, il nomero delle constituzioni si radoppia, non
Line: 11    
si cresce la forza della constituzione. Veramente la causa
Line: 12    
deliberativa insieme d' una medesima parte in un medesimo
Line: 13    
genere suole avere la constituzione congetturale
Line: 14    
e generale e diffinitiva e translativa, et alla fiata una
Line: 15    
e talvolta piusori. Adunque, essa non è constituzione
Line: 16    
parte di constituzione. Et questo medesimo suole
Line: 17    
usatamente advenire della causa dimostrativa. Adunque
Line: 18    
come noi avemo detto davanti, questi, cioè deliberamento
Line: 19    
e dimostramento, sono generi delle cause e
Line: 20    
non parti d' alcuna constituzione.


Paragraph: 1  
Line: 21 
Lo sponitore.


Line: 22    
In questa parte dice Tulio che Ermagoras dicea che
Line: 23    
lla controversia del genere avea quattro parti sotto sé,
Page: 102   Line: 1    
ciò sono deliberativo, demostrativo, iudiciale e negoziale;
Line: 2    
della qual cosa Tulio lo riprende in tutte guise, e mostra
Line: 3    
molte ragioni come Ermagoras errava malamente, e questo
Line: 4    
pruova manifestamente per argomenti dialetici: che
Line: 5    
dimostramento e deliberamento sono generi delle cause
Line: 6    
che lle cause sono parti di loro; e poiché sono generi,
Line: 7    
cioè il tutto delle cause, non possono essere parte delle
Line: 8    
cause, acciò ch' una cosa non puote essere tutto d' una
Line: 9    
cosa e parte di quella medesima. Paragraph: 2   Et così per molte
Line: 10    
ragioni o vuoli argomenti conclude Tulio che Ermagoras
Line: 11    
avea mal detto, e poi seguentemente dice la sua sentenza:
Line: 12    
quali sono le parti della constituzione del genere, cioè
Line: 13    
della quantitade e del modo e della qualitade del fatto,
Line: 14    
come qui dinanzi fue detto. Et in ciò incomincia la
Line: 15    
sentenzia di Tullio in questo modo:


Section: 48  
Chapter: XI  
Line: 16 
Le parti della constituzione generale.


Line: 17    
Questa constituzione del genere pare a
Line: 18    
noi ch' abbia due parti: Iudiciale e negoziale.


Paragraph: 1  
Line: 19 
Lo sponitore.


Line: 20    
Poi che Tullio àe ripresa l' oppinione d' Ermagoras
Line: 21    
delle quattro parti, dice la sua sentenza e dice che sono
Line: 22    
pur due parti, cioè quelle altre due che dicea Ermagoras:
Line: 23    
iudiciale e negoziale; et immantenente detta la sua sentenza,
Page: 103   Line: 1    
la quale vince quella d' Ermagoras e d' ogn' altro,
Line: 2    
dice e dimostra che è iudiciale e che è negoziale, in questo
Line: 3    
modo:


Section: 49  
Line: 4 
Di Iudiciale.


Line: 5    
Iudiciale è quella nella quale si questiona la natura
Line: 6    
di dritto e d' iguaglianza e la ragione di guiderdone
Line: 7    
o di pena.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Sponitore.


Line: 9    
La iudiciale constituzione è quella nella quale per
Line: 10    
diritto, cioè per ragione provenuta per usanza e per iguallianza,
Line: 11    
cioè per ragione naturale o per ragione scritta, si
Line: 12    
questiona sopra la quantitade o sopra la comparazione o
Line: 13    
sopra la qualitade d' un fatto, per sapere se quel fatto è
Line: 14    
giusto o ingiusto o buono o reo. Paragraph: 2   Altressì è iudiciale
Line: 15    
quella nella quale è questione d' alcuno per sapere s' egli
Page: 104   Line: 1    
è degno di pena o di merito. Verbigrazia: «Alobroges è
Line: 2    
degno d' avere merito di ciò che manifestò la congiurazione
Line: 3    
di Catellina?», e questionasi del o del no. Et
Line: 4    
anche questo exemplo: «È Giraldo degno di pena di ciò
Line: 5    
che commise furto?», e questionasi del o del no. Paragraph: 3   Et
Line: 6    
poi che à detto Tulio del iudiciale, dicerà dell' altra
Line: 7    
parte, cioè della negoziale.


Section: 50  
Line: 8 
Di negoziale.


Line: 9    
Negoziale è quella nella quale si considera
Line: 10    
chente ragione sia per usanza civile o per equitade,
Line: 11    
sopra alla quale diligenzia sono messi i savi di ragione.


Paragraph: 1  
Line: 12 
Lo sponitore.


Line: 13    
Dice Tulio che quella constituzione è appellata negoziale
Line: 14    
nella quale si considera per usanza civile, cioè per
Line: 15    
quella ragione la quale i cittadini o paesani sono usati di
Line: 16    
tenere lloro uso o in loro costuduti, o per equitade,
Line: 17    
cioè per legi scritte, chente ragioni debbiano essere sopra
Line: 18    
quella constituzione. Paragraph: 2   Et intra la iudiciale e la negoziale
Line: 19    
àe cotale differenzia: che lla iudiciale tratta sopra le cose
Line: 20    
passate et intorno le leggi scritte e trovate; ma la negoziale
Page: 105   Line: 1    
intende intorno le presenti e future et intorno le
Line: 2    
legi et usanze che saranno scritte e trovate. Paragraph: 3   Et questa
Line: 3    
è di molta fatica, perciò che' parlieri s' affaticano di grande
Line: 4    
guisa a provarla et a formare nuove ragioni et usanze allegando
Line: 5    
in ciò ragioni da simile o da contrario. Et questa
Line: 6    
questione si tratta davante a' savi di legge e di ragione,
Line: 7    
ma in provare la iudiciale basta dicere pur quello che lla
Line: 8    
ragione ne dice. Paragraph: 4   Et poi che Tulio à detto che è la iudiciale
Line: 9    
e che è la negoziale, dicerà delle parti della iudiciale
Line: 10    
per meglio dimostrare lo 'ntendimento di ciascuno
Line: 11    
capitolo dell' Arte.


Section: 51  
Line: 12 
Di due parti di Iudiciale.


Line: 13    
La iudiciale dividesi in due parti, ciò sono assoluta
Line: 14    
et assuntiva.


Paragraph: 1  
Line: 15 
Sponitore.


Line: 16    
In questa parte dice Tulio che quella questione la
Line: 17    
quale è iudiciale, come davanti è mostrato, à due
Page: 106   Line: 1    
parti: una ch' è appellata assoluta e l' altra la quale è appellata
Line: 2    
assuntiva; e dicerà di catuna per sé.


Section: 52  
Line: 3 
Dell' asoluta.


Line: 4    
Assoluta è quella che in stessa contiene questione
Line: 5    
o di ragione o d' ingiuria.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Lo sponitore.


Line: 7    
Dice Tulio che quella questione iudiciale del genere
Line: 8    
èe appellata assoluta la quale in medesima è disciolta
Line: 9    
e dilibera, che sanza niuna giunta di fuori contiene in
Line: 10    
questione sopra la qualitade o sopra la quantitade o
Line: 11    
sopra la comparazione del fatto, il qual fatto si cognosce
Line: 12    
s' egli è di ragione o d' ingiuria, cioè se quel fatto è giusto
Line: 13    
o ingiusto o buono o reo, come in questo exemplo donde
Line: 14    
fue cotale questione. Paragraph: 2   Verbigrazia: Fecero quelli da
Line: 15    
Teba giusto o ingiusto quando per segnale della loro vittoria
Page: 107   Line: 1    
fecero un trofeo di metallo? Et certo questo fatto,
Line: 2    
cioè fare un trofeo di metallo per segnale di vittoria,
Line: 3    
piace per sanza neuna giunta et in contiene forza
Line: 4    
della pruova, perciò ch' era cotale usanza.


Section: 53  
Line: 5 
Asuntiva.


Line: 6    
Assuntiva è quella che per non alcuna
Line: 7    
ferma cosa a difendere, ma di fuori prende alcuna
Line: 8    
difensione; e le sue parti sono quattro: concedere,
Line: 9    
rimuovere lo peccato, riferire lo peccato e comparazione.


Paragraph: 1  
Line: 10 
Sponitore.


Line: 11    
Tullio dice che quella constituzione è appellata assuntiva
Line: 12    
della quale nasce questione, la quale in non à
Line: 13    
fermezza per difendersi da quello peccato ch' è a llui apposto,
Line: 14    
ma d' un altro fatto di fuori da quello prende argomento
Line: 15    
da difendersi; come nella questione d' Orestes,
Page: 108   Line: 1    
che fue accusato ch' avea morta la sua madre, et elli
Line: 2    
dicea che ll' avea morta giustamente. Et certo il suo dire
Line: 3    
parea crudel fatto, che queste parole per non ànno
Line: 4    
difensione com' elli l' abbia fatto giustamente, ma prende
Line: 5    
sua difensione d' un altro fatto di fuori e dice: «Io l' uccisi
Line: 6    
giustamente, perciò ch' ella uccise il mio padre». Et
Line: 7    
così pare che con questa giunta piaccia la sua ragione.
Paragraph: 2  
Line: 8    
Et questa cotale questione assuntiva à quattro parti,
Line: 9    
delle quali il testo dicerà di catuna perfettamente per sé.


Section: 54  
Line: 10 
Di concedere.


Line: 11    
Concedere e concessione è quando l' accusato
Line: 12    
non difende quello ch' è fatto ma addomanda che ssia
Line: 13    
perdonato; e questa si divide in due parti, ciò sono
Line: 14    
purgazione e preghiera.


Paragraph: 1  
Line: 15 
Sponitore.


Line: 16    
Poi che Tulio avea detto che è e quale la questione
Line: 17    
assuntiva e com' ella si divide in quattro parti, vuole dicere
Line: 18    
di ciascuna per divisatamente perché 'l convenentre
Line: 19    
sia più aperto. Paragraph: 2   Et primieramente dice che è concedere,
Line: 20    
e dice che quella constituzione è appellata concessione
Line: 21    
quando l' accusato concede il peccato e confessa d' averlo
Line: 22    
fatto, ma domanda che ssia perdonato; e questo puote
Page: 109   Line: 1    
essere in due maniere: o per purgazione o per preghiera,
Line: 2    
e di ciascuna di queste dirà Tulio partitamente, e prima
Line: 3    
della purgazione.


Section: 55  
Line: 4 
Di purgazione.


Line: 5    
Purgazione è quando il fatto si concede ma la
Line: 6    
colpa si rimuove, e questa à tre parti: imprudenza,
Line: 7    
caso e necessitade.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Sponitore.


Line: 9    
Dice Tulio che quella maniera di concedere la quale
Line: 10    
è per purgazione è et aviene quando l' accusato confessa,
Line: 11    
ma lievasi la colpa e dice che quel fatto non fue sua colpa;
Line: 12    
e questo puote fare in tre maniere, delle quali è prima
Line: 13    
imprudenzia, cioè non sapere. Paragraph: 2   Verbigrazia: Mercatanti
Line: 14    
fiorentini passavano in nave per andare oltramare. Sorvenne
Line: 15    
loro crudel fortuna di tempo che lli mise in pericolosa
Line: 16    
paura, per la quale si botaro che s' elli scampassero
Line: 17    
e pervenissero a porto che elli offerrebboro delle loro
Page: 110   Line: 1    
cose a quello deo che fosse, et e' medesimi l' adorrebbero.
Line: 2    
Alla fine arrivaro ad uno porto nel quale era
Line: 3    
adorato Malcometto ed era tenuto deo. Questi mercatanti
Line: 4    
l' adoraro come idio e feciorli grande offerta. Or
Line: 5    
furono accusati ch' aveano fatto contra la legge; la qual
Line: 6    
cosa bene confessavano, ma allegavano imprudenzia, cioè
Line: 7    
che non sapeano, e perciò diceano che fosse perdonato.
Line: 8    
Et di ciò era questione, se doveano essere puniti o no.
Paragraph: 3  
Line: 9    
La seconda maniera è caso, cioè impedimento ch' adiviene,
Line: 10    
che non si puote fare quello che ssi dee fare.
Line: 11    
Verbigrazia: Un mercatante caursino avea inprontato da
Line: 12    
uno francesco una quantità di pecunia a pagare in Parigi a
Line: 13    
certo termine et a certa pena. Avenne che 'l debitore, portando
Line: 14    
la moneta, trovò il fiume di Rodano malamente
Line: 15    
cresciuto che non poteo passare essere al termine che
Line: 16    
era ordinato. Colui che dovea avere domandava la pena,
Line: 17    
l' altro confessava bene ch' avea fallito del termine, ma
Line: 18    
non per sua colpa, se non che 'l caso era advenuto ch' avea
Line: 19    
impedimentito la sua venuta, e però dicea che lla pena
Line: 20    
non dovea pagare; e di ciò è questione, se lla dovea pagare
Line: 21    
o no. Paragraph: 4   La terza maniera è necessitade, cioè che conviene
Line: 22    
che ssia così et altro non potea fare. Verbigrazia:
Page: 111   Line: 1    
Statuto era in Costantinopoli che qualunque nave viniziana
Line: 2    
arrivasse nel porto loro, la nave e ciò che entro
Line: 3    
vi fosse si publicasse al segnore. Avenne che mercatanti
Line: 4    
genovesi allogaro una nave di Vinegia e passaro con
Line: 5    
grande carico d' avere. Convenne che per impeto di tempo
Line: 6    
per forza di venti, contra' quali non si poteano parare,
Line: 7    
pervennero nel porto e fue presa la nave e le cose per
Line: 8    
lo segnore. Ben confessavano li mercatanti che lla nave
Line: 9    
era veniziana, ma per necessitade erano venuti in esso
Line: 10    
porto, e però diceano che non doveano perdere le cose;
Line: 11    
e di ciò era questione, se lle doveano perdere o no. Tutto
Line: 12    
altressì i Veniziani, cui fue la nave, raddomandavano la
Line: 13    
nave o la valenza; i mercatanti diceano che l' amenda
Line: 14    
non dovea essere domandata, perciò che per necessitade
Line: 15    
e non per volontade erano iti in quel porto. Paragraph: 5   Et poi
Line: 16    
che Tullio àe detto della purgazione e delle sue parti,
Line: 17    
dicerà della preghiera.


Section: 56  
Line: 18 
Della preghiera.


Line: 19    
Preghiera è quando l' accusato confessa ch' elli àe
Line: 20    
commesso quel peccato e confessa che ll' àe fatto pensatamente,
Page: 112   Line: 1    
ma domanda che lli sia perdonato, la
Line: 2    
qual cosa molte rade fiate puote advenire.


Paragraph: 1  
Line: 3 
Lo sponitore.


Line: 4    
Tullio dimostra in questa picciola parte del testo
Line: 5    
che cosa è appellata preghiera in questa arte. Et dice che
Line: 6    
allotta è questione di preghiera quando l' accusato confessa
Line: 7    
e dice che fece quel peccato che gli è aposto e ricognosce
Line: 8    
che ll' à fatto pensatamente, ma tutta volta domanda perdono.
Paragraph: 2  
Line: 9    
Onde nota che questa preghiera puote essere in
Line: 10    
due maniere, o aperta o ascosa. Verbigrazia: In questo
Line: 11    
modo è la preghiera aperta: Dice l' accusato: «Io confesso
Line: 12    
bene ch' io feci questo fatto, ma pregovi per amore e per
Line: 13    
reverenza di Dio che voi mi perdoniate». La preghiera
Line: 14    
ascosa è in questo modo: «Io confesso ch' io feci questo
Line: 15    
fatto e non domando che voi mi perdoniate; ma se voi
Line: 16    
ripensaste quanto bene e come grande onore i' òe fatto al
Line: 17    
comune, ben sarebbe degna cosa che mi fosse perdonato».
Paragraph: 3  
Line: 18    
Ma ssì dice Tullio che queste preghiere possono advenire
Line: 19    
rade volte, spezialmente davante a' giudici che sono
Line: 20    
giurati a lege sìe che non ànno podere di perdonare. Ben
Line: 21    
puote alcuna fiata lo 'mperadore e 'l sanato avere provedenza
Line: 22    
in perdonare gravi misfatti, come poteano li anziani
Page: 113   Line: 1    
del popolo di Firenze ch' aveano podere di gravare
Line: 2    
e di disgravare secondo lo loro parimento. Paragraph: 4   Et poi che
Line: 3    
Tullio àe detto della prima parte della constituzione assuntiva,
Line: 4    
cioè della concessione e che cosa è concedere, et
Line: 5    
à delle due maniere di concedere detto, cioè di purgazione
Line: 6    
e di preghiera, dicerà della seconda parte, cioè
Line: 7    
rimuovere lo peccato.


Section: 57  
Line: 8 
Di rimuovere.


Line: 9    
Rimuovere lo peccato è quando l' accusato si
Line: 10    
sforza di rimuovere quel peccato da e da sua colpa
Line: 11    
e metterlo sopra un altro per forza e per podestà di lui;
Line: 12    
la qual cosa si puote fare in due guise: o mettere la
Line: 13    
colpa o mettere lo fatto sopr' altrui. Et certo la colpa
Line: 14    
e la cagione si mette sopra altrui dicendo che quel sia
Line: 15    
fatto per sua forza e per sua podestate. Il fatto si
Line: 16    
mette sopr' altrui dicendo che dovea un altro e potea
Line: 17    
fare quel fatto.


Paragraph: 1  
Page: 114  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
In questo luogo dice Tullio ch' è rimuovere lo peccato
Line: 3    
e come si puote fare, et è cotale il caso: Uno è accusato
Line: 4    
d' uno malificio, et elli vegnendo a sua defensione
Line: 5    
leva da ssé quel maleficio e mettelo sopra un altro, o dice
Line: 6    
bene che ll' à fatto, ma un altro ch' avea in lui forza e signoria
Line: 7    
il costrinse a ffare quel male; e questo rimovimento
Line: 8    
del peccato dice Tullio che ssi puote fare in due
Line: 9    
guise: l' una si mette la colpa e la cagione sopra un altro
Line: 10    
l' altra si mette il fatto sopra altrui. Paragraph: 2   Et certo la colpa
Line: 11    
e la cagione si mette sopr' altrui quando l' accusato dice
Line: 12    
che elli à fatto quel male per colpa d' alcuno il quale à
Line: 13    
sopra lui forza e signoria. Verbigrazia: Il comune di Firenze
Line: 14    
elesse ambasciadori e fue loro comandato che
Line: 15    
prendessero la paga dal camarlingo per loro dispensa et
Line: 16    
immantenente andassero alla presenzia di messer lo papa
Line: 17    
per contradiare il passamento de' cavalieri che veniano
Line: 18    
di Cecilia in Toscana contra Firenze. Questi ambasciadori
Line: 19    
domandaro il pagamento e 'l signore no 'l fece dare,
Line: 20    
e 'l camarlingo medesimo negò la pecunia, sicché li ambasciadori
Line: 21    
non andaro e' cavalieri vennero. Della qual cosa
Line: 22    
questi ambasciadori fuorono accusati, ma elli si levaro
Line: 23    
la colpa e la cagione e miserla sopra 'l signore e sopra 'l
Line: 24    
camarlingo, i quali aveano la forza e la segnoria e non
Page: 115   Line: 1    
fecero lo pagamento. Paragraph: 3   Mettere il fatto sopr' altrui è
Line: 2    
quando l' accusato dice ch' egli quel fatto non fece e non
Line: 3    
ebbe colpa cagione del fare, ma dice che alcuno altro
Line: 4    
l' à fatto et ebbevi colpa e cagione, mostrando che quell'
Line: 5    
altro sopra cui elli il mette dovea e potea fare quel male.
Line: 6    
Verbigrazia: Catone e Catellina andavano da Roma a
Line: 7    
Rieti, et incontrarono uno parente di Catone, a cui Catellina
Line: 8    
portava grande malavoglienza per cagione della
Line: 9    
coniurazione di Roma, e perciò in mezzo della via l' uccise;
Line: 10    
Catone non avea podere di difenderlo, perciò ch' era
Line: 11    
malato di suo corpo, ma rimase intorno al morto per
Line: 12    
ordinare sua sopultura. Et Catellina si n' andò inn altra
Line: 13    
parte molto avaccio e celatamente. In questo mezzo
Line: 14    
genti che passavano wͤlt;per la viawͤgt; per lo camino trovaro
Line: 15    
il morto di novello, e Catone intorno lui, pensaro certamente
Line: 16    
che Catone avesse fatto il malificio, e perciò
Line: 17    
fue esso accusato di quella morte; ond' elli in sua defensione
Line: 18    
levava da ssé quel fatto dicendo che fatto no· ll' avea
Line: 19    
e che no 'l dovea fare, perciò ch' era suo parente, e dicea
Line: 20    
che no· ll' arebbe potuto fare, perciò ch' elli era malato di
Line: 21    
sua persona. Et così recava il fatto e la colpa sopra Catellina,
Line: 22    
perciò che 'l dovea fare come di suo nemico e
Page: 116   Line: 1    
poteal fare, ch' era sano e forte e di reo animo. Paragraph: 4   Et poi
Line: 2    
che Tulio àe insegnato rimuovere lo peccato, insegnerà
Line: 3    
in questa altra partita riferire il peccato.


Section: 58  
Line: 4 
Tullio dice che è riferire il peccato.


Line: 5    
Riferire il peccato è quando si dice che ssia
Line: 6    
fatto per ragione, in perciò che alcuno avea tutto
Line: 7    
avanti fatto a llui ingiuria.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Lo sponitore.


Line: 9    
Dice Tullio che riferire il peccato è allora quando
Line: 10    
l' accusato dice ch' elli àe fatto a ragione quello di che elli
Line: 11    
è accusato, perciò c' a llui fue prima fatta tale ingiuria che
Line: 12    
dovea a rraggione prendere tale vengianza, come apare
Line: 13    
nell' exemplo d' Orestes, che fue accusato della morte di
Line: 14    
sua madre, et esso dicea che ll' avea morta a ragione,
Line: 15    
perciò che primieramente avea ella fatta a llui ingiuria,
Line: 16    
cioè ch' avea morto il padre d' Orestes; e di questo nasce
Line: 17    
cotale questione se Orestes fece quel fatto a ragione o
Line: 18    
no. Paragraph: 2   Et poi che Tullio àe insegnato riferire lo peccato,
Line: 19    
insegnerà omai che è comparazione.


Section: 59  
Page: 117  
Line: 1 
Tullio dice che è comparazione.


Line: 2    
Comparazione è quando alcuno altro fatto si
Line: 3    
contende che fue diritto et utile, e dicesi che quello
Line: 4    
del quale è fatta la riprensione fue commesso perché
Line: 5    
quell' altro si potesse fare.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Lo sponitore.


Line: 7    
In questo luogo dice Tullio che quella questione è
Line: 8    
appellata comparazione nella quale l' accusato dice ch' à
Line: 9    
fatto quello ch' è a llui apposto, per cagione di poter fare
Line: 10    
un altro fatto utile e diritto. Verbigrazia: Marco Tullio,
Line: 11    
stando nel più alto officio di Roma, sentìo che coniurazione
Line: 12    
si facea per lo male del comune, ma non potea
Line: 13    
sapere chi come. Alla fine diede dell' avere del comune
Line: 14    
in grande quantitade ad una donna la quale avea nome
Line: 15    
Fulvia, et era amica per amore di Quinto Curio, il quale
Line: 16    
era sapitore del tradimento; e per lei trovò e seppe dinanzi
Line: 17    
tutte le cose in tale maniera ch' elli difese la cittade
Line: 18    
e 'l comune della molt' alta tradigione. Paragraph: 2   Ma alla
Line: 19    
fine fue ripreso ch' elli avea troppo malamente dispeso
Line: 20    
l' avere di Roma. Et elli in defensione di dicea che
Line: 21    
quelle spese avea fatte per fare un altro fatto utile e
Line: 22    
diritto, cioè per scampare la terra di tanta distruzione,
Line: 23    
e quello scampamento non potea fare sanza quella dispesa;
Line: 24    
e così mostra che 'l fatto del quale elli è ripreso
Page: 118   Line: 1    
fue fatto per bene. Paragraph: 3   Et poi che Tullio àe detto delle
Line: 2    
quattro parti della constituzione assuntiva, la quale è
Line: 3    
parte della iudiciale come pare davanti nel trattato
Line: 4    
della constituzione del genere, ridicerà elli brevemente
Line: 5    
sopra la questione traslativa, della quale fue assai detto
Line: 6    
in adietro, per dire alcuna cosa che fue intralasciata.


Section: 60  
Line: 7 
Come Ermagoras fue trovatore della questione translativa.


Line: 8    
Nella quarta questione, la quale noi appelliamo
Line: 9    
translativa, certo la controversia d' essa questione è
Line: 10    
quando si tenciona a cui convegna fare la questione,
Line: 11    
o con cui od in che modo, o davante a cui, o per quale
Line: 12    
ragione, o in che tempo; e sanza fallo tuttora è controversia
Line: 13    
o per mutare o per indebolire l' azione. Et credesi
Line: 14    
che Ermagoras fue trovatore di questa constituzione;
Line: 15    
non che molti antichi parlieri non l' usassero
Line: 16    
spessamente, ma perciò che lli scrittori dell' arte non
Line: 17    
pensaro che fosse delle capitane e non la misero in
Line: 18    
conto delle constituzioni. Ma poi che da llui fue trovata,
Line: 19    
molti l' ànno biasimata, i quali noi pensamo c' ànno
Line: 20    
fallito non pur in prudenzia; ché certo manifesta cosa
Line: 21    
è che sono impediti per invidia e per maltrattamento


Paragraph: 1  
Page: 119  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Questo testo di Tullio è assai aperto in medesimo,
Line: 3    
e spezialmente perciò che della questione o constituzione
Line: 4    
translativa è assai sofficientemente trattato indietro in
Line: 5    
altra parte di questo libro, e sono divisati molti exempli
Line: 6    
per dimostrare come si tramuta l' azione quando non
Line: 7    
muove la questione quelli che dee, o contra cui dee, o innanzi
Line: 8    
cui dee, o per la ragione che dee, o nel tempo che
Line: 9    
dee. Paragraph: 2   Sicché al postutto in questa translativa conviene
Line: 10    
che sempre sia: o per tramutare l' azione in tutto, come
Line: 11    
appare indietro nell' exemplo di colui che risponde all'
Line: 12    
aversario suo: «Io non ti risponderò di questo fatto
Line: 13    
ora giamai»; e così in tutto tramuta l' azione dell'
Line: 14    
aversario etc.. O è per indebolire l' azione in parte ma
Line: 15    
non del tutto, come appare nell' exemplo di colui che
Line: 16    
risponde all' aversario suo: «Io ti risponderò di questo
Line: 17    
fatto, ma non in questo tempo» o «non davante a queste
Line: 18    
persone». Paragraph: 3   Et dice Tullio che Ermagoras fue trovatore
Line: 19    
della translativa constituzione, cioè che lla mise nel conto
Page: 120   Line: 1    
delle quatro constituzioni come detto fue inn adietro.
Line: 2    
Et di ciò fue ripreso da alquanti che non erano bene
Line: 3    
savi e che aveano invidia e maltrattamento contra lui.
Line: 4    
Nota che invidia è dolore dell' altrui bene, e maltrattamento
Line: 5    
è dicere male d' altrui.


Section: 61  
Line: 6 
Tullio dice che davanti dicerà
Line: 7 
exempli in ciascuna maniera di constituzioni.


Chapter: XII  
Line: 8    
Già avemo disposte le constituzioni e
Line: 9    
le loro parti; ma li axempli di ciascuna maniera parrà
Line: 10    
che noi possiamo meglio divisare quando noi daremo
Line: 11    
copia di ciascuno de' loro argomenti; perciò ch' allotta
Line: 12    
sarà più chiara la ragione d' argomentare, quando
Line: 13    
l' exemplo si potrà a mano a mano aconciare al genere
Line: 14    
della causa.


Paragraph: 1  
Line: 15 
Lo sponitore.


Line: 16    
Vogliendo Tullio passare al processo del suo libro,
Line: 17    
brievemente ripete ciò ch' à detto avanti, dicendo che
Line: 18    
dimostrato à che sono le constituzioni e le loro parti,
Line: 19    
ma in altra parte porrà certi exempli in ciascuno genere
Line: 20    
delle cause, cioè nel deliberativo e nel dimostrativo e nel
Line: 21    
iudiciale, quando tratterà il libro di ciascuno in suo stato.
Line: 22    
E da cciò si parte il conto e torna a trattare secondo
Page: 121   Line: 1    
che ssi conviene all' ordine del libro per insegnamento
Line: 2    
dell' arte.


Section: 62  
Line: 3 
Qual causa sia simpla e quale congiunta.


Line: 4    
Poi ch' è trovata la constituzione della causa,
Line: 5    
immantenente ne piace di considerare se lla causa è
Line: 6    
simpla o congiunta. Et s' ella è congiunta, si conviene
Line: 7    
considerare se ella è congiunta di piusori questioni o
Line: 8    
d' alcuna comparazione.


Paragraph: 1  
Line: 9 
Lo sponitore.


Line: 10    
Apresso al trattato nel quale Tullio àe insegnato
Line: 11    
trovare le constituzioni e le sue parti, vuole insegnare
Line: 12    
qual causa sia simpla, cioè pur d' uno fatto e quale sia congiunta,
Line: 13    
cioè di due o di più fatti, e quale sia congiunta
Line: 14    
d' alcuna comparazione, e di ciascuna dice exemplo in
Line: 15    
questo modo:


Section: 63  
Line: 16 
Della causa simpla.


Line: 17    
Simpla è quella la quale contiene in una
Line: 18    
questione assoluta in questo modo: «Stanzieremo noi
Line: 19    
battaglia contra coloro di Corinto o non?».


Paragraph: 1  
Page: 122  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Dice Tullio che quella causa è simpla la quale è pur
Line: 3    
d' uno fatto e che non è se non d' una questione solamente.
Line: 4    
Verbigrazia: La città di Corinto non stava ubidiente a
Line: 5    
Roma, onde i consoli di Roma misero a consiglio se paresse
Line: 6    
loro di mandare oste a fare la battaglia contra loro,
Line: 7    
o no. Et così vedi che causa simpla è pur d' una questione
Line: 8    
del o del no.


Section: 64  
Line: 9 
Della causa congiunta.


Line: 10    
Congiunta di piusori questioni è quella nella
Line: 11    
quale si dimanda di piusori cose in questo modo: «È
Line: 12    
Cartagine da disfare o da renderla a' Cartagianesi, o è
Line: 13    
da menare inn altra parte loro abitamento?».


Paragraph: 1  
Line: 14 
Lo sponitore.


Line: 15    
Poi che Tullio à detto della causa simpla, dice
Line: 16    
della congiunta, dicendo che quella causa è congiunta
Line: 17    
nella quale àe due o tre o quattro o più questioni. Verbigrazia:
Page: 123   Line: 1    
I Romani vinsero a forza d' arme la cittade
Line: 2    
di Cartagine, et erano alcuni che diceano che al postutto
Line: 3    
si disfacesse; altri diceano che lla cittade fosse
Line: 4    
renduta agli uomini della terra, altri diceano che lla
Line: 5    
cittade si dovesse mutare di quel luogo et abitare in
Line: 6    
altra parte. E così vedi che questa causa è congiunta
Line: 7    
di tre questioni che sono dette.


Section: 65  
Line: 8 
Della causa congiunta di comparazione.


Line: 9    
Di comparazione è quella nella quale contendendo
Line: 10    
si questiona qual sia il meglio o qual sia finissimo,
Line: 11    
in questo modo: «È da mandare oste in Macedonia
Line: 12    
contra Filippo inn aiuto a' compagni, o è da
Line: 13    
tenere in Italia per avere grandissima copia di genti
Line: 14    
contra Anibal?».


Paragraph: 1  
Line: 15 
Lo sponitore.


Line: 16    
Poi che Tullio avea detto della causa la quale è congiunta
Line: 17    
di piusori questioni, dice di quella causa ch' è
Line: 18    
congiunta di comparazione di due o di tre o di quattro o
Line: 19    
di più cose, nella quale si considera qual partito sia il
Line: 20    
migliore de' due o di tre o di più, e se tutti sono buoni e
Line: 21    
l' uno migliore che ll' altro, per sapere qual sia finissimo,
Page: 124   Line: 1    
cioè il sovrano di tutti. Paragraph: 2   Verbigrazia: I Romani aveano
Line: 2    
mandata oste in Macedonia contra Filippo re di quello
Line: 3    
paese, et in quello medesimo tempo attendeano alla
Line: 4    
guerra d' Anibal, che venia contra loro ad oste. Onde
Line: 5    
alcuni savi di Roma diceano che 'l migliore consiglio era
Line: 6    
mandare gente in Macedonia, per attare l' altra loro oste
Line: 7    
la quale era in questa contrada; altri diceano che maggior
Line: 8    
senno era di ritenere la gente in Italia, per adunare grandissima
Line: 9    
oste contra Anibal; e così contendeano qual fosse
Line: 10    
il migliore o 'l finissimo partito: o tenere o mandare la
Line: 11    
gente.


Section: 66  
Line: 12 
Della contraversia inn iscritto et in ragionamento.


Line: 13    
Poi è da pensare se lla controversia è in scritta
Line: 14    
o è in ragionamento.


Paragraph: 1  
Line: 15 
Lo sponitore.


Line: 16    
Apresso ciò che Tulio à dimostrato qual causa è
Line: 17    
simpla e quale è congiunta e quale di comparazione,
Line: 18    
vuole fare intendere quale contraversia nasce et aviene
Line: 19    
di cose e di parole scritte, e qual nasce pur di ragionamento,
Line: 20    
cioè di dire parole e di cose che non sono scritte;
Line: 21    
e così vuole Tullio apertamente insegnare per rettorica
Page: 125   Line: 1    
ciò c' altre de' dire a ciascun ponto di tutte le cause che
Line: 2    
possano intervenire; e perciò dicerà della scritta per
Line: 3    
e del ragionamento per sé, e di ciascuno partitamente
Line: 4    
in questo modo:


Section: 67  
Line: 5 
Della contraversia che nasce di cose scritte.


Line: 6    
Contraversia inn iscritta è quella che nasce d' alcuna
Line: 7    
qualitade di scrittura. Chapter: XIII   Et certo le maniere
Line: 8    
di questa che sono partite delle constituzioni
Line: 9    
sono cinque: Che talvolta pare che lle parole medesimo
Line: 10    
siano discordanti dalla sentenzia dello scrittore;
Line: 11    
e talvolta pare che due legi o più discordino intra
Line: 12    
stesse; e talvolta pare che quello ch' è scritto signiffichi
Line: 13    
due cose o più; e talvolta pare che di quello ch' è
Line: 14    
scritto si truovi altro che non è scritto; e talvolta
Line: 15    
pare che ssi questioni in che sia la forza della parola,
Line: 16    
quasi come in diffinitiva constituzione. Per la qual cosa
Line: 17    
noi nominiamo la prima di queste maniere di scritto e
Line: 18    
di sentenzia, il secondo appelliamo di legi contrarie,
Line: 19    
la terza apelliamo dubiosa, la quarta appelliamo di ragionevole,
Line: 20    
la quinta apelliamo diffinitiva.


Paragraph: 0  
Page: 126  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Poi che Tullio à dimostrato qual causa sia pur d' un
Line: 3    
fatto o di più, immantenente vuole dimostrare qual contraversia
Line: 4    
è in scritta e quale in ragionamento; et in questo
Line: 5    
dice primieramente di quella ch' è inn iscritto, cioè che
Line: 6    
nasce d' alcuna scrittura. Et questo puote essere in cinque
Line: 7    
modi. Paragraph: 1   Il primo modo è appellato di scritto e di sentenza,
Line: 8    
perciò che lle parole che sono scritte non pare che
Line: 9    
suonino come fue lo 'ntendimento di colui che lle scrisse.
Line: 10    
Verbigrazia: Una lege era nella cittade di Lucca, nella
Line: 11    
quale erano scritte queste parole: «Chiunque aprirà la
Line: 12    
porta della cittade di notte, in tempo di guerra, sia punito
Line: 13    
nella testa». Avenne che uno cavaliere l' aperse per
Line: 14    
mettere dentro cavalieri e genti che veniano inn aiuto
Line: 15    
a Lucca, e perciò fue accusato che dovea perdere la testa
Line: 16    
secondo la legge scritta. L' accusato si difendea dicendo
Line: 17    
che lla sentenzia e lo 'ntendimento di colui che scrisse
Line: 18    
e fece la legge fue che chi aprisse la porta per male fosse
Line: 19    
punito; e così pare che lle parole scritte non siano accordanti
Line: 20    
alla sentenzia dello scrittore, e di ciò nasce controversia
Line: 21    
intra loro, se si debbia tenere la scritta o la
Line: 22    
sentenza. Paragraph: 2   La seconda maniera è appellata di contrarie
Line: 23    
leggi, perciò che pare che due leggi o più discordino
Line: 24    
intra stesse. Verbigrazia: Una legge era cotale, che
Line: 25    
chiunque uccidesse il tiranno prendesse del senato cheunque
Page: 127   Line: 1    
merito volesse. Et nota che tiranno è detto quelli
Line: 2    
che per forza di suo corpo o d' avere o di gente sottomette
Line: 3    
altrui al suo podere. Un' altra legge dice che morto il
Line: 4    
tiranno dovessero essere uccisi cinque de' più prossimani
Line: 5    
parenti. Or avenne che una femina uccise il suo marito,
Line: 6    
il quale era tiranno, e domandò al senato per guidardone
Line: 7    
e per merito un suo figlio: la prima legge concede che
Line: 8    
ssia dato, l' altra comanda che ssia morto. Et così sono
Line: 9    
due leggi contrarie, e perciò nasce questione se alla femina
Line: 10    
debbia essere renduto il suo figliuolo o se debbia
Line: 11    
essere morto. Paragraph: 3   La terza maniera è apellata dubbiosa,
Line: 12    
perciò che pare che quel ch' è scritto significhi due cose
Line: 13    
o più. Verbigrazia: Alexandro fece testamento nel quale
Line: 14    
fece scrivere così: «Io comando che colui ch' è mia reda
Line: 15    
dia a Cassandro cento vaselli d' oro e quali esso vorrà».
Line: 16    
Apresso la morte d' Alexandro venne Cassandro e domandava
Line: 17    
cento vaselli al suo volere e che a llui piacessero.
Line: 18    
Dice la reda: «Io ti debbo dare que' ch' io vorrò». Et
Line: 19    
così di quella parola scritta nel testamento, cioè «i quali
Line: 20    
esso vorrà», si è dubbiosa a intendere del cui volere Alexandro
Line: 21    
avea detto; e di ciò nasce questione intra loro.
Paragraph: 4  
Line: 22    
La quarta maniera è appellata ragionevole, perciò che
Line: 23    
di quello ch' è discritto si truova e se ne ritrae altro che
Line: 24    
no è scritto. Verbigrazia: Marcello entrò nella chiesa di
Line: 25    
Santo Petro di Roma e ruppe il crocifixo, e tagliò le
Page: 128   Line: 1    
imagini di entro. Fue accusato, ma non si truova neuna
Line: 2    
legge scritta sopra così fatto malificio, convenevole
Line: 3    
non era che nne scampasse sanza pena; e perciò il suo
Line: 4    
adversario ritraeva d' altre leggi scritte quella pena che
Line: 5    
ssi convenia a Marcello ragionevolemente. Paragraph: 5   La quinta
Line: 6    
maniera è appellata diffinitiva, perciò che pare che ssi
Line: 7    
questioni la forza d' una parola scritta, sicché conviene
Line: 8    
che quella parola sia diffinita e dicasi il proprio intendimento
Line: 9    
di quella parola. Verbigrazia: Dice una legge:
Line: 10    
«Se 'l signore della nave n' abandona per fortuna di
Line: 11    
tempo et un altro va a governarla e scampa la nave,
Line: 12    
sia sua». Avenne che una nave di Pisa venia in Tunisi
Line: 13    
e presso al porto sorvenne forte tempesta nel mare, che
Line: 14    
'l signore uscìo della nave et entrò inn una picciola barca;
Line: 15    
un altro ch' era malato rimase nella nave e tennesi tanto
Line: 16    
entro che 'l mare tornò in bonaccia, e la nave campò in
Line: 17    
terra. E perciò dicea che lla nave era sua secondo la legge,
Line: 18    
perciò che 'l segnore l' avea abandonata et esso l' avea difesa.
Line: 19    
Il segnore dicea che perch' elli entrasse nella picciola
Line: 20    
barca non abandonava perciò la nave; e così era questione
Line: 21    
intra loro sopra questa parola dell' abandono della nave;
Line: 22    
e per sapere la forza d' essa parola conviene che ssi difinisca
Line: 23    
e dicasi il proprio intendimento. Paragraph: 6   Già à detto
Page: 129   Line: 1    
Tullio di quella contraversia la quale è in iscritta e delle
Line: 2    
sue cinque parti. Omai dicerà di quella contraversia ch' è
Line: 3    
in ragionamento.


Section: 68  
Line: 4 
Della contraversia la quale nasce di ragionamento.


Line: 5    
Ragionamento è quando tutta la questione è
Line: 6    
inn alcuno argomento e non inn iscrittura.


Paragraph: 1  
Line: 7 
Lo sponitore.


Line: 8    
Quella è contraversia in ragionamento nella quale
Line: 9    
non si considera alcuna cosa che ssia per scrittura, ma
Line: 10    
prendesi argomento e pruova per parole fuori di scritta
Line: 11    
a dimostrare che dee essere sopra quella questione. Verbigrazia:
Line: 12    
Dice Anibaldo che Italia è migliore paese che
Line: 13    
Francia; dice Lodoigo che no; e di ciò era questione tra
Line: 14    
lloro, e perciò conviene recare argomenti in ragionando
Line: 15    
per mostrare che nne dee essere, e questo senza scritta
Line: 16    
acciò che sopra questo no è legge scrittura.


Section: 69  
Line: 17 
Delle quattro parti della causa.


Line: 18    
Adunque, poi che considerato è il genere della
Line: 19    
causa e cognosciuta la constituzione et inteso quale è
Page: 130   Line: 1    
simpla e quale è congiunta, e veduto quale contraversia
Line: 2    
è di scritto e di ragionamento, omai fie da vedere
Line: 3    
quale è la quistione e quale è la ragione e quale è il
Line: 4    
giudicamento e quale è il fermamento della causa; le
Line: 5    
quali cose tutte convengono muovere della constituzione.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Lo sponitore.


Line: 7    
In questa parte dice Tullio che poi ch' elli à insegnato
Line: 8    
che è lo genere delle cause, cioè dimostrativo e diliberativo
Line: 9    
e giudiciale, et à fatto cognoscere che è la
Line: 10    
constituzione, cioè e qual sia congetturale e quale diffinitiva
Line: 11    
e quale translativa e quale negoziale, et à fatto
Line: 12    
intendere quale è simpla e quale congiunta, cioè qual contiene
Line: 13    
in una questione o più, et à fatto vedere qual
Line: 14    
contraversia è inn iscritto e quale in ragionamento,
Line: 15    
come tutti questi insegnamenti paionsi adietro dove
Line: 16    
lo sponitore l' à messo inn iscritto e trattato di ciascuno
Line: 17    
sofficientemente, omai vuole Tullio procedere e dimostrare
Line: 18    
apertamente qual sia la questione e la ragione e 'l giudicamento
Line: 19    
e 'l fermamento della causa; le quali cose
Line: 20    
tutte muovono e nascono della constituzione, ciò viene a
Line: 21    
dire che la constituzione è il cominciamento di queste cose.


Section: 70  
Page: 131  
Line: 1 
Della questione.


Line: 2    
Questione è quella contraversia la quale s' ingenera
Line: 3    
del contastamento delle cause in questo modo:
Line: 4    
«Non facesti a ragione - Io feci a ragione». Questo è
Line: 5    
contastamento delle cause nella quale è la constituzione,
Line: 6    
e di questa nasce contraversia la quale noi
Line: 7    
appelliamo questione, in questo modo: se fatto l' à a
Line: 8    
ragione o no.


Paragraph: 1  
Line: 9 
Lo sponitore.


Line: 10    
Nel testo il quale è detto davanti insegna Tullio
Line: 11    
cognoscere e sapere che è la questione; et in ciò dice che
Line: 12    
questione è quella che ssi conviene considerare sopr' a cciò
Line: 13    
di che le parti tencionano, e così s' ingenera del contastamento
Line: 14    
delle parti, cioè di quello che ll' uno appone e l' altro
Line: 15    
difende. Verbigrazia: Dice la parte che appone all' altra:
Line: 16    
«Tu non ài fatta ragione, ché tu prendesti il mio cavallo»;
Line: 17    
e la parte che ssi difende risponde e dice: «Sì, feci ragione».
Line: 18    
Or è la causa ordinata, cioè che ciascuna parte à
Page: 132   Line: 1    
detto, l' una accusando e l' altra difendendo, e questa è appellata
Line: 2    
constituzione. Paragraph: 2   Sopra questo si conviene sapere
Line: 3    
se ll' accusato à fatta ragione o no. Questo è quello che
Line: 4    
Tullio appella questione. Dunque potemo intendere che
Line: 5    
quando le parti ànno detto e quando l' accusatore àe
Line: 6    
apposto incontra l' aversario suo e l' accusato àe risposto
Line: 7    
o negando o confessando, è la causa cominciata et
Line: 8    
ordinata; e però infine a questo punto èe appellata constituzione,
Line: 9    
cioè viene a dire che lla causa è cominciata et
Line: 10    
ordinata; da quinci innanzi, se l' accusato niega e difendesi,
Line: 11    
si conviene che ssi connosca se lla sua defensione è
Line: 12    
dritta o no, cioè quando dice: «Io feci ragione» conviensi
Line: 13    
trovare s' elli à fatto ragione o no, e questa è appellata
Line: 14    
questione. Paragraph: 3   Et perciò che la scusa dell' accusato, a
Line: 15    
dire pur così semplicemente: «Io feci ragione», non vale
Line: 16    
neente se non ne mostra ragione per che e come, insegnerà
Line: 17    
Tullio immantenente che ragione sia.


Section: 71  
Line: 18 
Di ragione.


Line: 19    
Ragione è quella che contiene la causa, la quale
Line: 20    
se ne fosse tolta non rimarrebbe alcuna cosa in contraversia.
Line: 21    
In questo modo mosterremo, per cagione
Line: 22    
d' insegnare, un leggieri e manifesto exemplo. Se Orestres
Page: 133   Line: 1    
fosse accusato di matricidio et elli non dicesse:
Line: 2    
«Io il feci a ragione, perciò ch' ella avea morto il mio
Line: 3    
padre», non avrebbe difensione; e se non l' avesse non
Line: 4    
sarebbe contraversia. Dunque la ragione di questa causa
Line: 5    
è ch' ella uccise Agamenon.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Lo sponitore.


Line: 7    
come appare nel testo di Tulio, ragione è quella
Line: 8    
che sostiene la causa in tal modo che, chi non assegna e
Line: 9    
mostra la ragione della sua causa, certo non sarà controversia,
Line: 10    
cioè non à difensione; e così la causa dell' aversario
Line: 11    
rimane ferma e non à contastamento. Paragraph: 2   Verbigrazia:
Line: 12    
Vero fue che lla madre d' Orestres uccise Agamenon suo
Line: 13    
marito e padre d' Orestres; per la qual cosa Orestres, per
Line: 14    
movimento di dolore, fece matricidio, cioè che uccise la
Line: 15    
madre. Fue accusato di matricidio, et elli confessa, ma
Line: 16    
dice che 'l fece a ragione; se non dice perché e come,
Line: 17    
la sua difensione non vale neente, e se la difensione non
Line: 18    
vale neente non è contraversia questione. Paragraph: 3   Ma se
Line: 19    
dice così: «Io lo feci a ragione perciò ch' ella uccise il
Line: 20    
mio padre», mantiene la sua causa e vale la sua difensa,
Line: 21    
mostrando la ragione e la cagione perch' elli fece il
Line: 22    
matricidio. Et poi che Tullio à dimostrato che è questione
Line: 23    
e che ragione, dimosterrà che è giudicamento.


Section: 72  
Page: 134  
Line: 1 
Del giudicamento.


Line: 2    
Giudicamento è quella contraversia la quale
Line: 3    
nasce de lo 'ndebolire e del confirmare la ragione. Et
Line: 4    
in ciò sia quel medesimo exemplo della ragione che noi
Line: 5    
aven detta poco davanti: «Ella avea morto il mio
Line: 6    
padre». Dice il savio: «Sanza te figliuolo convenia
Line: 7    
ch' essa madre fosse uccisa; perciò che 'l suo fatto si
Line: 8    
potea bene punire sanza tuo perverso adoperamento».
Chapter: XIV  
Line: 9    
Di questo mostramento della ragione nasce
Line: 10    
quella somma controversia la quale noi appelliamo
Line: 11    
giudicamento, la quale è cotale: se fosse diritta cosa
Line: 12    
che Orestres uccidesse la madre, perciò ch' ella avea
Line: 13    
morto il suo padre.


Paragraph: 1  
Line: 14 
Lo sponitore.


Line: 15    
Tullio avea detto et insegnato che è ragione; et
Line: 16    
perciò che della ragione nasce il giudicamento, tratta
Line: 17    
egli del giudicamento per dimostrare come e quando et
Line: 18    
in che luogo sia. Verbigrazia: L' accusato assegna ragione
Line: 19    
perché fece quel fatto e conferma la sua difensa per quella
Line: 20    
ragione. L' accusatore dice contra questa difensa et indebolisce
Page: 135   Line: 1    
la ragione dell' accusato. Unde di ciò che conferma
Line: 2    
l' uno et inforza la sua difensione e l' altro la infievolisce
Line: 3    
e falla debole, ne nasce una questione la quale è appellata
Line: 4    
giudicamento, perciò che quando ella è provata
Line: 5    
si puote giudicare. Paragraph: 2   Et in ciò sia quel medesimo exemplo
Line: 6    
di sopra: Orestres assegna la ragione per la quale elli
Line: 7    
uccise Clitemesta sua madre: perciò ch' ella avea morto
Line: 8    
Agamenon; e così conferma la sua defensione. Ma contra
Line: 9    
lui dice l' aversario: «Tu non la dovei punire non convenia
Line: 10    
ad te punirla di ciò, ma altre la dovea e potea punire
Line: 11    
sanza tua perversità, e sanza tua così crudele opera,
Line: 12    
come del figliuolo uccidere sua madre». Et così indebolia
Line: 13    
la ragione d' Orestres e mettealo in vituperoso abominio,
Line: 14    
e sopra questo, cioè sopra 'l confermamento e sopra lo
Line: 15    
'ndebolimento della ragione, nasce questione la quale è
Line: 16    
appellata giudicamento perciò che ssi puote giudicare.
Paragraph: 3  
Line: 17    
Et omai à detto Tullio che è questione e che è ragione
Line: 18    
e che è giudicamento; dicerà che è fermamento.


Section: 73  
Line: 19 
Del fermamento.


Line: 20    
Fermamento è il firmissimo et appostissimo argomento
Line: 21    
al giudicamento, come se Orestres volesse dire
Line: 22    
che ll' animo il quale la madre avea contra il suo padre,
Page: 136   Line: 1    
quel medesimo avea contra lui e contra le sue sorelle
Line: 2    
e contra il reame e contra l' alto pregio della sua ingenerazione
Line: 3    
e della sua familia, sicché in tutte guise
Line: 4    
doveano i suoi figliuoli prendere in lei la pena.


Paragraph: 1  
Line: 5 
Lo sponitore.


Line: 6    
Poi che Tullio àe dimostrato che è questione e ragione
Line: 7    
e giudicamento, dice in questa parte che è fermamento.
Line: 8    
E certo lo 'nsegnamento suo è molto ordinatamente:
Line: 9    
ché primieramente è questione intra lle parti
Line: 10    
sopr' alcuna cosa la qual' è aposta ad uno e detto sopra lui
Line: 11    
che non à fatto bene o ragione, et elli in sua difesa dice
Line: 12    
ch' à fatto bene o ragione, e di questo nasce la questione,
Line: 13    
cioè se esso à fatto ragione o no. Apresso dice l' accusato
Line: 14    
la cagione per la quale elli avea ragione di fare ciò, e
Line: 15    
questa è appellata ragione. Et quando l' accusato à detta
Line: 16    
la ragione, il suo adversario dice contra quella ragione et
Line: 17    
indebolisce quello dove l' accusato ferma la ragione, e
Line: 18    
questa è appellata giudicamento.


Paragraph: 2  
Line: 19 
Fermamento.


Line: 20    
Poi che lla questione del giudicamento è nata,
Line: 21    
conviene che ll' accusato tragga innanzi i fermissimi argomenti
Page: 137   Line: 1    
bene apposti contra il giudicamento. Verbigrazia:
Line: 2    
Orestres à detto che uccise la madre perciò ch' ella avea
Line: 3    
morto il padre, e così assegna la ragione perch' elli l' uccise;
Line: 4    
il suo adversario mettendolo in questione di giudicamento
Line: 5    
dice c' a llui non si convenia ma ad altrui, e così indebolisce
Line: 6    
la sua ragione. Paragraph: 3   Or conviene che Orestres dica manifesti
Line: 7    
argomenti, e dice così: «Tutto altressì com' ella
Line: 8    
uccise il suo marito mio padre, così avea ella conceputo
Line: 9    
d' uccidere me e le mie sorelle, cui ella avea ingenerate
Line: 10    
di suo corpo, e mettere il nostro regno a distruzione et
Line: 11    
abassare l' altezza del nostro sangue, e mettere in periglio
Line: 12    
la nostra famiglia». Ed in questi argomenti accoglie fermissima
Line: 13    
defensione della sua ragione contra il giudicamento,
Line: 14    
e dice: «Perciò ch' ella fece così disperato maleficio
Line: 15    
et avea pensato di fare cotanta crudelitade, fue
Line: 16    
al postutto convenevole che lli suoi propii figliuoli ne le
Line: 17    
dessero pena e non altri». Et questi sono fermissimi
Line: 18    
argomenti ne' quali dice che 'l fatto della madre fue
Line: 19    
crudele, superbo e malizioso. Paragraph: 4   Et nota che quel fatto
Line: 20    
è appellato superbo il quale alcuno adopera contra' maggiori,
Line: 21    
come quella fece uccidendo il re Agamenon. Et
Line: 22    
quello è crudele fatto il quale alcuno adopera contra'
Line: 23    
suoi, come quella fece contra la sua famiglia. Et quello
Page: 138   Line: 1    
è malizioso fatto il quale è molto fuori d' uso, com' è
Line: 2    
contra naturale usanza ch' alcuna femina uccida il suo
Line: 3    
marito e figliuoli e distrugga un alto reame. Paragraph: 5   Onde
Line: 4    
questi fermissimi argomenti e quali l' accusato mette davanti
Line: 5    
per confermare le sue ragioni et incontra lo 'ndebolimento
Line: 6    
che facea l' aversario, è appellato fermamento.


Section: 74  
Line: 7 
In quale constituzione non à giudicamento.


Line: 8    
Et certo nell' altre constituzioni si truovano giudicamenti
Line: 9    
a questo medesimo modo; ma nella congetturale
Line: 10    
constituzione, perciò che in essa non s' asegna
Line: 11    
ragione (acciò che 'l fatto non si concede) non puote
Line: 12    
giudicamento nascere per dimostranza di ragione; e
Line: 13    
però conviene che questione sia quel medesimo che
Line: 14    
giudicamento: «fatto è, nonn è fatto, s' è fatto o no».
Line: 15    
Che al vero dire, quante constituzioni o lor parti sono
Line: 16    
nella causa, conviene che vi si truovino altrettante
Line: 17    
questioni, ragioni, giudicamenti e fermamenti.


Paragraph: 1  
Line: 18 
Lo sponitore.


Line: 19    
In questa parte del testo dice Tullio che, come
Line: 20    
per lui è stato detto davanti, così si possono trovare giudicamenti
Line: 21    
inn ogne constituzione; salvo che nella constituzione
Line: 22    
congetturale, della quale è molto trattato inn
Page: 139   Line: 1    
adietro, perciò che in essa l' accusato nonn asegna neuna
Line: 2    
ragione, anzi niega, al postutto non ne puote nascere giudicamento.
Paragraph: 2  
Line: 3    
Verbigrazia: Uno accusò Ulixes ch' elli avea
Line: 4    
morto Aiaces. Dice Ulixes: «Non feci» et così nega quel
Line: 5    
fatto che gli è apposto. Et perciò non conviene che sopra
Line: 6    
'l suo negare assegni alcuna ragione. Et poi che nonn
Line: 7    
asegna ragione, il suo adversario nonn abisogna d' indebolire
Line: 8    
la ragione dell' accusato. Dunque no 'nde puote nascere
Line: 9    
giudicamento; e perciò conviene che in queste constituzioni
Line: 10    
congetturali la questione e lo giudicamento
Line: 11    
siano ad una cosa: ché ove dice l' accusatore «Tu uccidesti»
Line: 12    
et Ulixes dice «Non uccisi», la questione e 'l giudicamento
Line: 13    
fie sopra questo, cioè se ll' uccise o no. Paragraph: 3   Poi
Line: 14    
dice Tullio che quante constituzioni à una causa, altrettante
Line: 15    
v' à questioni e ragioni e giudicamenti e fermamenti.


Section: 75  
Line: 16 
Dell' altre parti della causa.


Line: 17    
Trovate nella causa tutte queste cose, son poi
Line: 18    
da considerare ciascuna parte della causa; ch' al ver
Line: 19    
dire non si dee pur pensare prima ciò che ssi dee dicere
Line: 20    
in prima; perciò che se le parole che sono da dire
Page: 140   Line: 1    
in prima tu vuoli inforzatamente congiungere et adunare
Line: 2    
colla causa, conviene che d' esse medesime traghe
Line: 3    
quelle che sono da dire poi.


Paragraph: 1  
Line: 4 
Sponitore.


Line: 5    
Or dice Tullio: Dacché 'l parliere connosce la causa
Line: 6    
et àe inteso ciò ch' elli n' àe insegnato per tutto il libro
Line: 7    
insine a questo luogo, quando alcuna causa viene sopra
Line: 8    
la quale convegna che dica, dee il buono parliere pensare
Line: 9    
con molta diligenzia e considerare nella sua mente,
Line: 10    
anzi che cominci a dire, tutte le parti della sua causa
Line: 11    
insieme e non divise. Ché s' elli pensasse in prima pur
Line: 12    
quella che prima sia da dire e non pensasse ch' elli dovesse
Line: 13    
dire poi, senza fallo il suo cominciamento si discorderebbe
Line: 14    
dal mezzo et il mezzo dalla fine. Paragraph: 2   Ma chi accorda
Line: 15    
bene le sue parole colla natura della causa et in
Line: 16    
innanzi pensa che ssi convenga dire davanti e che poi,
Line: 17    
certo la comincianza fie tale che nne nascerà ordinatamente
Line: 18    
il mezzo e la fine. Tutto altressì fae il buono drappiere,
Line: 19    
che non pensa prima pur della lana, ma considera
Line: 20    
tutto il drappo insieme anzi che llo cominci, e de' aver
Page: 141   Line: 1    
la lana e 'l colore e la grandezza del drappo, e provedesi
Line: 2    
di tutte cose che sono mistieri, e poi comincia e fae il
Line: 3    
drappo.


Section: 76  
Line: 4 
Di sei parti della diceria.


Line: 5    
Per la qual cosa, quando il giudicamento e
Line: 6    
quelli argomenti che bisognano di trovare al giudicamento
Line: 7    
saranno diligentemente trovati secondo l' arte
Line: 8    
e trattati con cura e con cogitatione, ancora sono da
Line: 9    
ordinare l' altre parti della diceria, le quali pare a nnoi
Line: 10    
al tutto che siano sei: Exordio, narrazione, partigione,
Line: 11    
confermamento, riprensione e conclusione.


Paragraph: 1  
Line: 12 
Sponitore.


Line: 13    
Poi che Tullio sofficientemente à dimostrato la
Line: 14    
chiarezza delle cause et àe comandato che 'l buono parliere
Line: 15    
innanzi pensi tutte le parti della causa per accordare
Line: 16    
il mezzo e la fine colla comincianza del suo dire,
Line: 17    
che sia l' una parola nata dell' altra, dice esso medesimo
Page: 142   Line: 1    
che poi che tutto questo ch' è fatto, e trovato il
Line: 2    
giudicamento della causa e ciò che vi bisogna secondo i
Line: 3    
comandamenti di rettorica (i quali si convengono trattare
Line: 4    
con molto studio e con grande deliberazione); anco sopra
Line: 5    
tutto questo si convengono pensare l' altre parti della diceria,
Line: 6    
delle quali non è detto neente, e sono sei; e di
Line: 7    
ciascuna per tratterà il libro interamente.


Paragraph: 2  
Line: 8 
Lo sponitore chiarisce tutto ciò ch' è detto inn adietro.


Line: 9    
Et sopra questo punto, anzi che 'l conto vada più
Line: 10    
innanzi, piace allo sponitore di pregare il suo porto, per
Line: 11    
cui amore è composto il presente libro non sanza grande
Line: 12    
afanno di spirito, che 'l suo intendimento sia chiaro e lo
Line: 13    
'ngegno aprenditore, e la memoria ritenente a intendere
Line: 14    
le parole che son dette inn adietro e quelle che seguitano
Line: 15    
per innanzi, che sia, come desidera, dittatore perfetto
Line: 16    
e nobile parladore, della quale scienzia questo libro è lumiera
Line: 17    
e fontana. Paragraph: 3   Et avegna che 'l libro tratti pur
Line: 18    
sopra controversie et insegni parlare sopra le cose che
Line: 19    
sono in tencione, et insegna cognoscere le cause e lle questioni,
Line: 20    
e per mettere exempli dice sovente dell' accusato
Line: 21    
e dell' accusatore, penserebbe per aventura un grosso intenditore
Page: 143   Line: 1    
che Tullio parlasse delle piatora che sono in
Line: 2    
corte, e non d' altro. Paragraph: 4   Ma ben conosce lo sponitore che
Line: 3    
'l suo amico è guernito di tanto conoscimento ch' elli intende
Line: 4    
e vede la propria intenzione del libro, e che lle
Line: 5    
piatora s' apartengono a trattare ai segnori legisti; e che
Line: 6    
rettorica insegna dire appostatamente sopra la causa
Line: 7    
proposta, la qual causa no è pur di piatora pur tra
Line: 8    
accusato et accusatore, ma è sopra l' altre vicende, come
Line: 9    
di sapere dire inn ambasciarie et in consigli de' signori
Line: 10    
e delle comunanze et in sapere componere una lettera
Line: 11    
bene dittata. Paragraph: 5   Et se Tullio dice che nelle dicerie intra
Line: 12    
le parti sono le constituzioni e questioni e ragioni e giudicamento
Line: 13    
e fermamento, ben si dee pensare un buono
Line: 14    
intenditore che tuttodie ragionano le genti insieme di
Line: 15    
diverse materie, nelle quali adiviene sovente che ll' uno
Line: 16    
ne dice il suo parere e dicelo in un suo modo e l' altro
Line: 17    
dice il contrario, che sono in tencione; e l' uno appone
Line: 18    
e l' altro difende, e perciò quelli che appone contra l' altro
Line: 19    
è appellato accusatore e quelli che difende èe appellato
Line: 20    
accusato, e quello sopra che contendono è appellata
Line: 21    
causa. Paragraph: 6   Onde se ll' uno appone e l' altro niega, al postutto
Line: 22    
di questo non puote nascere questione se non di
Line: 23    
sapere se quella cosa che niega elli l' à fatta o detta o no.
Line: 24    
Ma quando l' uno appone e l' altro difende, è la causa
Page: 144   Line: 1    
incominciata et ordinata tra lloro. Et questo è la constituzione
Line: 2    
della quale nasce la questione, cioè se lla sua
Line: 3    
difesa è a ragione o no; e poi ciascuno contende come
Line: 4    
pare a llui per confermare le sue parole e per indebolire
Line: 5    
quelle dell' altro, come appare per adietro nel trattato
Line: 6    
della questione e della ragione e del giudicamento e del
Line: 7    
fermamento. Paragraph: 7   Onde non sia credenza d' alcuno che,
Line: 8    
come dicono li exempli messi inn adietro, che Orestes
Line: 9    
fosse accusato in corte della morte di sua madre; ma
Line: 10    
le genti ne contendeano intra loro, ché ll' uno dicea che
Line: 11    
non avea fatto bene ragione, e questo è appellato
Line: 12    
accusatore, un altro dicea in defensione d' Orestes ch' elli
Line: 13    
avea fatto bene e ragione, e questo è appellato nel libro
Line: 14    
accusato.


Paragraph: 8  
Line: 15 
De' consiglieri.


Line: 16    
Così aviene intra' consiglieri de' signori e delle comunanze,
Line: 17    
che poi che sono asemblati per consigliare
Line: 18    
sopra alcuna vicenda, cioè sopra alcuna causa la quale
Line: 19    
è messa e proposta davanti loro, all' uno pare una cosa
Line: 20    
et all' altro pare un' altra; e così è già fatta la constituzione
Line: 21    
della causa, cioè ch' è cominciata la tencione tra
Line: 22    
lloro, e di ciò nasce questione s' elli à ben consigliato o
Line: 23    
no. Et questo è quello che Tullio appella questione. Paragraph: 9   Et
Page: 145   Line: 1    
perciò l' uno, poi ch' elli àe detto e consigliato quello che
Line: 2    
llui ne pare, immantenente assegna la ragione per la
Line: 3    
quale il suo consiglio èe buono e diritto. Et questo è quello
Line: 4    
che Tullio appella ragione. Paragraph: 10   Et poi ch' elli àe assegnata
Line: 5    
la cagione e la ragione per che, si sforza di mostrare
Line: 6    
perché s' alcuno consigliasse o facesse il contrario
Line: 7    
come sarebbe male e non diritto; e così infievolisce la
Line: 8    
partita che è contra il suo consiglio; e questo è quello
Line: 9    
che Tullio appella giudicamento. Paragraph: 11   Et poi ch' elli àe
Line: 10    
indebolita la contraria parte, raccoglie tutti i fermissimi
Line: 11    
argomenti e le forti ragioni che puote trovare per
Line: 12    
più indebolire l' altra parte e per confermare la sua ragione;
Line: 13    
e questo è quello che Tullio appella fermamento.
Paragraph: 12  
Line: 14    
Et certo queste quattro parti, cioè questione, ragione,
Line: 15    
giudicamento e fermamento, possono essere tutte
Line: 16    
nella diceria dell' uno de' parlatori, come appare in ciò
Line: 17    
ch' è detto di sopra. Et puote bene essere la sua diceria
Line: 18    
pur dell' una, cioè pur infine alla questione, dicendo il
Line: 19    
suo parere e non assegnando sopra ciò altra ragione. Et
Line: 20    
puote bene essere pur di due, cioè dicendo il suo parere
Line: 21    
et assegnando ragione per che. Et puote bene essere pur
Line: 22    
di tre, cioè dicendo il suo parere et assegnando ragione
Line: 23    
per che et indebolendo la contraria parte. Et puote essere
Line: 24    
di tutte e quattro come fue dimostrato di sopra.
Paragraph: 13  
Line: 25    
Quest' è la diceria del primo parliere. E poi ch' elli à
Page: 146   Line: 1    
consigliato e posto fine al suo dire, immantenente si
Line: 2    
leva un altro consigliere e dice tutto il contrario che àe
Line: 3    
detto colui davanti; e così è fatta la constituzione, cioè
Line: 4    
la causa ordinata, e cominciata la tencione; e sopra i
Line: 5    
loro detti, che sono varii e diversi, nasce questione, se
Line: 6    
colui avea bene consigliato o no. Poi dimostra la ragione
Line: 7    
perché il suo consiglio è migliore. Apresso indebolisce il
Line: 8    
detto e 'l consiglio di colui ch' avea detto dinanzi da llui;
Line: 9    
e poi riconferma il consiglio suo per tutti i più fermi
Line: 10    
argomenti che può trovare. Adunque le predette quattro
Line: 11    
cose o parti possono essere nel detto del primo parliere
Line: 12    
e nel detto del secondo e di ciascuno parlamentare.
Paragraph: 14  
Line: 13    
Cosìe usatamente adviene che due persone si tramettono
Line: 14    
lettere l' uno all' altro o in latino o in proxa o in
Line: 15    
rima o in volgare o inn altro, nelle quali contendono
Line: 16    
d' alcuna cosa, e così fanno tencione. Altressì uno amante
Line: 17    
chiamando merzé alla sua donna dice parole e ragioni
Line: 18    
molte, et ella si difende in suo dire et inforza le sue ragioni
Line: 19    
et indebolisce quelle del pregatore. In questi et in
Line: 20    
molti altri exempli si puote assai bene intendere che lla
Line: 21    
rettorica di Tullio non è pure ad insegnare piategiare
Page: 147   Line: 1    
alle corti di ragione, avegna che neuno possa buono advocato
Line: 2    
essere perfetto se non favella secondo l' arte di
Line: 3    
rettorica.

Paragraph: 15  
Line: 4    
Et ben è vero che llo 'nsegnamento ch' è scritto
Line: 5    
inn adietro pare che ssia molto intorno quelle vicende che
Line: 6    
sono in tencione et in contraversia tra alcune persone, le
Line: 7    
quali contendano insieme l' uno incontra l' altro; e potrebbe
Line: 8    
alcuno dicere che molte fiate uno manda lettera
Line: 9    
ad altro ne la quale non pare che tencioni contra lui (altressì
Line: 10    
come uno ama per amore e fa canzoni e versi della
Line: 11    
sua donna, nelli quali non à tencione alcuna intra llui
Line: 12    
e la donna), e di ciò riprenderebbe il libro e biasmerebbe
Line: 13    
Tullio e lo sponitore medesimo di ciò che non dessero
Line: 14    
insegnamento sopra ciò, maximamente a dittare lettere,
Line: 15    
le quali si costumano e bisognano più sovente et a più
Line: 16    
genti, che non fanno l' aringhiere e parlare intra genti.
Paragraph: 16  
Line: 17    
Ma chi volesse bene considerare la propietà d' una
Line: 18    
lettera o d' una canzone, ben potrebbe apertamente vedere
Page: 148   Line: 1    
che colui che lla fa o che lla manda intende ad alcuna
Line: 2    
cosa che vuole che sia fatta per colui a cui e' la manda.
Line: 3    
Et questo puote essere o pregando o domandando o comandando
Line: 4    
o minacciando o confortando o consigliando;
Line: 5    
e in ciascuno di questi modi puote quelli a cui vae la lettera
Line: 6    
o la canzone o negare o difendersi per alcuna scusa.
Line: 7    
Ma quelli che manda la sua lettera guernisce di parole
Line: 8    
ornate e piene di sentenzia e di fermi argomenti, come
Line: 9    
crede poter muovere l' animo di colui a non negare, e,
Line: 10    
s' elli avesse alcuna scusa, come la possa indebolire o instornare
Line: 11    
in tutto. Dunque è una tencione tacita intra
Line: 12    
loro, e così sono quasi tutte le lettere e canzoni d' amore
Line: 13    
in modo di tencione o tacita o espressa; e se così no è,
Line: 14    
Tullio dice manifestamente, intorno 'l principio di questo
Line: 15    
libro, che non sarebbe di rettorica. Paragraph: 17   Ma tuttavolta,
Line: 16    
o tencione o no tencione che sia, Tullio medesimo, luogo
Line: 17    
innanzi, isforza i suoi insegnamenti in parlare et in dittare
Line: 18    
secondo la rettorica; e dove Tullio sine pasasse o
Line: 19    
paresse che dica pur insegnamenti sopra dire tencionando,
Line: 20    
lo sponitore isforzerà lo suo poco ingegno in dire
Line: 21    
tanto e intendevolemente che 'l suo amico potrà bene
Line: 22    
intendere l' una materia e l' altra. Paragraph: 18   Et ecco Tullio che
Line: 23    
incomincia a dire di quelle partite della diceria o d' una
Line: 24    
lettera dittata, delle quali non avea detto neente in
Page: 149   Line: 1    
adietro: e queste parti sono sei, come apare in questo
Line: 2    
arbore.
Line: 3    
Queste sono le sei parti che Tullio mostra certamente
Line: 4    
che sono nella diceria o nella pistola, specialmente in
Line: 5    
quelle che sono tencionando, come appare nel detto
Line: 6    
dello sponitore qui adietro; e, come detto fue in altra
Line: 7    
parte di questo libro, Tullio reca tutta la rettorica alle
Line: 8    
cause le quali sono in contraversia et in tencione. Et ben
Line: 9    
dice tutto a certo che lle parole che non si dicono per
Line: 10    
tencione d' una parte incontra un' altra non sono per forma
Line: 11    
per arte di rettorica. Paragraph: 19   Ma perciò che lla pistola,
Line: 12    
cioè la lettera dettata, spessamente non è per modo di
Line: 13    
tencionare di contendere, anzi è uno presente che uno
Line: 14    
manda ad un altro, nel quale la mente favella et è udito
Line: 15    
colui che tace e di lontana terra dimanda et acquista la
Line: 16    
grazia, la grazia ne 'nforza e l' amore ne fiorisce, e molte
Page: 150   Line: 1    
cose mette inn iscritta le quali si temerebbe e non saprebbe
Line: 2    
dire a lingua in presenzia; dirae lo sponitore
Line: 3    
un poco dell' oppinione de' savi e della sua medesima in
Line: 4    
quella parte di rettorica ch' apartene a dittare, come
Line: 5    
promise al cominciamento di questo libro. Paragraph: 20   Et dice
Line: 6    
che dittare è un dritto et ornato trattamento di ciascuna
Line: 7    
cosa, convenevolemente aconcio a quella cosa. Questa è
Line: 8    
la diffinizione del dittare, e perciò conviene intendere ciascuna
Line: 9    
parola d' essa diffinizione. Unde nota che dice
Line: 10    
«dritto trattamento» perciò che lle parole che ssi mettono
Line: 11    
inn una lettera dittata debbono essere messe a
Line: 12    
dritto, sicché s' accordi il nome col verbo, e 'l mascunino
Line: 13    
e 'l feminino, e lo singulare e 'l plurale, e la prima persona
Line: 14    
e la seconda e la terza, e l' altre cose che ssi 'nsegnano
Line: 15    
in gramatica, delle quali lo sponitore dirà un poco
Line: 16    
in quella parte del libro che fie più avenente; e questo
Line: 17    
dritto trattamento si richiede in tutte le parti di rettorica
Line: 18    
dicendo e dittando. Paragraph: 21   Et dice «ornato trattamento»
Line: 19    
perciò che tutta la pistola dee essere guernita
Line: 20    
di parole avenanti e piacevoli e piene di buone sentenze;
Line: 21    
et anche questo ornato si richiede in tutte le parti di rettorica,
Line: 22    
come fue detto inn adietro sopra 'l testo di
Line: 23    
Tullio. Paragraph: 22   Et dice «trattamento di ciascuna cosa» perciò
Line: 24    
che, come dice Boezio, ogne cosa proposta a dire puote
Line: 25    
essere materia del dittatore; et in questo si divisa dalla
Line: 26    
sentenzia di Tullio, che dice che lla materia del parliere
Page: 151   Line: 1    
non è se non in tre cose, ciò sono dimostrativo, deliberativo
Line: 2    
e iudiciale. Et dice «convenevolemente aconcio a
Line: 3    
quella cosa» perciò che conviene al dittatore asettare le
Line: 4    
parole sue alla sua materia. Et ben potrebbe il dittatore
Line: 5    
dicere parole diritte et ornate, ma non varrebbero neente
Line: 6    
s' elle non fossero aconcie alla materia. Paragraph: 23   Così è divisato
Line: 7    
il dittatore da cciò che dice Tullio; e perciò di queste due
Line: 8    
materie, cioè del dire e del dittare, e dello 'nsegnamento
Line: 9    
dell' uno e dell' altro potrà l' amico dello sponitore prendere
Line: 10    
la dritta via. Et per questo divisamento conviene che lle
Line: 11    
parti della pistola si divisino da queste della diceria che
Line: 12    
Tullio à detto che sono sei, ciò sono: exordio, narrazione,
Line: 13    
partigione, confermamento, riprensione e conclusione.
Paragraph: 24  
Line: 14    
I. È oppinione di Tullio che exordio sia la
Line: 15    
prima parte della diceria, il quale apparecchia l' animo
Line: 16    
dell' uditore a l' altre parole che rimagnono a dire, e questo
Line: 17    
è appellato prologo della gente. II. Et dice che narrazione
Line: 18    
è quella parte della diceria nella quale si dicono
Line: 19    
le cose che sono essute o che non sono essute, come se
Line: 20    
essute fossoro; e questo è quando uomo dice il fatto
Line: 21    
sopra 'l quale esso ferma la forma della sua diceria.
Line: 22    
III. Et dice che è partigione quando il parliere à narrato
Line: 23    
e contato il fatto et e' viene partiendo la sua ragione
Line: 24    
e quella dell' aversario e dice: «Questo fue così, e
Line: 25    
quest' altro così»; et in questo modo acoglie quelle partite
Page: 152   Line: 1    
che sono a llui più utili e più contrarie all' aversario, et
Line: 2    
afficcale all' animo dell' uditore; et allora pare ch' al tutto
Line: 3    
abbia detto tutto 'l fatto. IV. Et dice che confermamento
Line: 4    
è quella parte della diceria nella quale il parlieri
Line: 5    
reca argomenti et assegna ragioni per le quali agiugne
Line: 6    
fede et altoritade alla sua causa. V. Et dice che riprensione
Line: 7    
è quella parte della diceria nella quale il parliere
Line: 8    
reca cagioni e ragioni et argomenti per li quali attuta
Line: 9    
e menoma et indebolisce il confermamento dell' aversario.
Line: 10    
VI. Et dice che conclusione è lla fine e 'l termine di tutta
Line: 11    
la diceria. Paragraph: 25   Queste sono le sei parti che dice Tullio
Line: 12    
che sono e debbono essere nella diceria; e di ciascuna
Line: 13    
tratterà qua innanzi il libro sofficientemente. Ma in questo
Line: 14    
ch' è detto puote uomo bene intendere che queste sei
Line: 15    
medesime possono convenire inn una pistola, di tal materia
Line: 16    
puote ella essere. Ma tuttavolta, di qualunque materia
Line: 17    
sia, nelle tre di queste sei parti s' accorda bene la
Line: 18    
pistola colla diceria, cioè nello exordio, narrazione e
Line: 19    
nella conclusione; ma ll' altre tre, cioè partigione, confermamento
Line: 20    
e reprensione, possono più lievemente rimanere
Page: 153   Line: 1    
e non avere luogo nella pistola. Tutto altressì la pistola
Line: 2    
àe cinque parti, delle quali l' una può bene rimanere e
Line: 3    
non avere luogo nella diceria, cioè «salutatio»; l' autra,
Line: 4    
cioè «petitio», avegnaché Tulio no· lla nominasse intra lle
Line: 5    
parti della diceria, vi puote e dee avere luogo in tal
Line: 6    
maniera ch' appena pare che diceria possa essere sanza
Line: 7    
petizione. Dunque le parti della pistola sono cinque, ciò
Line: 8    
sono salutazione, exordio, narrazione, petizione e conclusione,
Line: 9    
come appare in questo arbore:

Paragraph: 26  
Line: 10    
Et se alcuno domandasse per qual cagione Tullio intralasciò
Line: 11    
la salutazione e non ne trattò nel suo libro, certo
Line: 12    
lo sponitore ne renderà bene ragione in questo modo.
Line: 13    
Certa cosa è che Tullio nel suo libro tratta delle dicerie
Line: 14    
che ssi fanno in presenzia, nelle quali non bisogna di
Line: 15    
contare il nome del parlieri dell' uditore. Ma nella
Page: 154   Line: 1    
pistola bisogna di mettere le nomora del mandante e del
Line: 2    
ricevente, c' altrimente non si puote sapere a certo
Line: 3    
l' uno l' altro. Apresso ciò, la salutazione pare che sia
Line: 4    
dell' exordio; ché sanza fallo chi saluta altrui per lettera
Line: 5    
già pare che cominci suo exordio. Et Tullio trattòe dello
Line: 6    
exordio compiutamente, non curò di divisare della salutazione
Line: 7    
distendere il suo conto intorno le saluti, maximamente
Line: 8    
perciò che pare che rechi tutta la rettorica a
Line: 9    
parlare et in controversia tencionando. Paragraph: 27   Et in perciò
Line: 10    
furo alcuni che diceano che lla salutazione non era parte
Line: 11    
della pistola, ma era un titolo fuor del fatto. Et io dico
Line: 12    
che la salutazione è porta della pistola, la quale ordinatamente
Line: 13    
chiarisce le nomora e' meriti delle persone e
Line: 14    
l' affezione del mandante. Et nota che dice «porta», cioè
Line: 15    
entrata della pistola, e che chiarisce le nomora, cioè del
Line: 16    
mandante e del ricevente; e dice «i meriti delle persone»,
Line: 17    
cioè il grado e l' ordine suo, come a dire: «Innocenzio
Line: 18    
papa »,«Federigo Imperadore »,«Acchilles cavaliere»,
Line: 19    
«Oddofredi Judice», e così dell' altre gradora. Et dice
Line: 20    
«ordinatamente», cioè che mette il nome e 'l grado di
Line: 21    
ciascuno come s' aviene; e dice «l' affezione del mandante»,
Line: 22    
cioè com' elli manda al ricevente salute o altra
Line: 23    
parola di bene, o per aventura di male, secondo la sua
Line: 24    
affezione, cioè secondo la sua volontade. Paragraph: 28   Adunque
Line: 25    
pare manifestamente che lla salutazione è così parte della
Page: 155   Line: 1    
pistola come l' occhio dell' uomo. Et se l' occhio è nobile
Line: 2    
membro del corpo dell' uomo, dunque la salutazione è
Line: 3    
nobile parte della pistola, c' altressì allumina tutta la lettera
Line: 4    
come l' occhio allumina l' uomo. Et al ver dire, la
Line: 5    
pistola nella quale non à salutazione è altrettale come la
Line: 6    
casa che non à porta entrata e come 'l corpo vivo che
Line: 7    
non à occhi. Et perciò falla chi dice che salutazione è un
Line: 8    
titolo fuor del fatto; anzi si scrive e s' inchiude e sugella
Line: 9    
dentro; ma 'l titolo della pistola è la soprascritta
Line: 10    
di fuori, la quale dice a cui sia data la lettera. Paragraph: 29   Ben
Line: 11    
dico c' alcuna volta il mandante non scrive la salutazione,
Line: 12    
o per celare le persone se lla lettera pervenisse
Line: 13    
ad altrui o per alcun' altra cosa o cagione. non dico
Line: 14    
che tutta fiata convenga salutare, ma o per desiderio
Line: 15    
d' amore, o per solazzo, talora si mandano altre parole
Line: 16    
che portano più incarnamento e giuoco che non fa a dire
Line: 17    
pur salute. Et a' maggiori non dee uomo mandare salute,
Page: 156   Line: 1    
ma altre parole che significhino reverenzia e devozione;
Line: 2    
e talvolta no scrivemo a' nemici altro che lle nomora e
Line: 3    
tacemo la salute, o per aventura mettemo alcuna altra
Line: 4    
parola che significa indegnamento o conforto di ben fare
Line: 5    
o altra cosa; come fa il papa che scrivendo a' giudei
Line: 6    
o ad altri uomini che non sono della nostra catholica
Line: 7    
fede o a' nemici della Santa Chiesa tace la salute, e talvolta
Line: 8    
mette in quel luogo spirito di più sano consiglio o
Line: 9    
connoscere la via della veritade o abundare inn opera di pietade
Line: 10    
et altre simili cose.

Paragraph: 30  
Line: 11    
Adunque provedere dee il buono dittatore che, similemente
Line: 12    
come saluta l' uno uomo l' autro trovandolo in
Line: 13    
persona, così il dee salutare in lettera mettendo et adornando
Line: 14    
parole secondo che la condizione del ricevente richiede.
Line: 15    
Ché quando uomo va davante a messer lo papa o
Line: 16    
davante ad imperadore o a altro segnore ecclesiastico o
Line: 17    
seculare, certo elli va con molta reverenzia et inchina la
Line: 18    
testa, et alla fiata si mette in terra ginocchioni per basciare
Line: 19    
il piede al papa o allo 'mperadore. Tutto altressì
Line: 20    
dee lo dettatore nominare lo ricevente e la sua dignitade
Line: 21    
con parole di sua onoranza e metterlo dinanzi; apresso
Line: 22    
dee nominare medesimo e la sua dignitade, e poi dee
Line: 23    
scrivere la sua affezione, cioè quello che desidera che
Page: 157   Line: 1    
venga a colui che riceve la lettera, come salute o altro
Line: 2    
che sia avenante, tuttavolta guardando che questa affezione
Line: 3    
sia di quella guisa e di quelle parole che ssi convegnono
Line: 4    
al mandante et al ricevente. Paragraph: 31   Ché quando
Line: 5    
noi scrivemo a' maggiori di noi o di nostro paraggio o
Line: 6    
di minore grado, noi dovemo mandare tali parole che
Line: 7    
ssiano accordanti alle persone et allo stato loro. Et non
Line: 8    
pertanto ch' io abbia detto che 'l nome del maggiore si
Line: 9    
de' mettere dinanzi e del pare altressì, io òe ben veduto
Line: 10    
alcuna fiata che grandi principi e signori scrivendo a
Line: 11    
mercatanti o ad altri minori mettono dinanzi il nome di
Line: 12    
colui a cui mandano, e questo è contra l' arte; ma fannolo
Line: 13    
per conseguire alcuna utilitade. Perciò sia il dittatore
Line: 14    
accorto et adveduto in fare la salutazione avenante
Line: 15    
e convenevole d' ogne canto, sicché in essa medesima conquisti
Line: 16    
la grazia e la benivoglienza del ricevente, come
Line: 17    
noi dimostramo avanti secondo la rettorica di Tullio.
Paragraph: 32  
Line: 18    
Et bene è questa materia sopr' alla quale lo sponitore
Line: 19    
potrebbe lungamente dire e non sanza grande utilitade.
Line: 20    
Ma considerando che lla subtilitade perché 'l verbo non
Line: 21    
si mette nella salutazione, e che 'l nome del mandante
Line: 22    
si mette in terza persona per significamento di maggiore
Line: 23    
umilitade, e che tal fiata si scrive pur la primiera lettera
Page: 158   Line: 1    
del nome, par che tocchi più a' dittatori in latino che 'n
Line: 2    
volgare, sene passerà lo sponitore brevemente e seguirà
Line: 3    
la materia di Tullio per dicere dell' altre parti della diceria
Line: 4    
e di quelle della pistola, come porta l' ordine.
Paragraph: 33  
Line: 5    
Et in questo luogo si parte il conto della salutazione,
Line: 6    
e dirà dell' exordio in due guise: l' una secondo ciò che nne
Line: 7    
dice Tullio e che pare che ss' apartegna a diceria, l' altra
Line: 8    
secondo che ssi conviene ad una lettera dittata et ad
Line: 9    
una medesima diceria, oltre quello che porta il testo
Line: 10    
di Tullio.


Section: 77  
Line: 11 
Exordio.


Line: 12    
Et perciò che exordio dee essere principe di
Line: 13    
tutti, e noi primieramente daremo insegnamenti in
Line: 14    
fare exordio.


Paragraph: 1  
Line: 15 
Sponitore.


Line: 16    
Vogliendo Tullio trattare dell' exordio prima che
Line: 17    
dell' altre parti della diceria, ll' apella principe dell' altre
Line: 18    
parti tutte; e certo è de ragione: l' una perciò che ssi
Line: 19    
mette e si dice tuttora davanti a l' autre, l' altra perciò che
Page: 159   Line: 1    
nel exordio pare che noi aconciamo et apparecchiamo
Line: 2    
l' animo dell' uditore ad intendere tutto ciò che noi volemo
Line: 3    
dire di poi.


Section: 78  
Chapter: XV  
Line: 4 
Dell' exordio.


Line: 5    
Exordio è un detto el quale acquista
Line: 6    
convenevolemente l' animo dell' uditore all' altre parole
Line: 7    
che sono a dire; la qual cosa averrà se farà l' uditore
Line: 8    
benivolo, intento e docile. Per la qual cosa chi vorrà
Line: 9    
bene exordire la sua causa, ad lui conviene diligentemente
Line: 10    
procedere e conoscere davanti la qualitade della
Line: 11    
causa.


Paragraph: 1  
Line: 12 
Lo sponitore.


Line: 13    
Poi che Tullio avea contate le parti della diceria,
Line: 14    
vuole in questa parte trattare di ciascuna per divisatamente,
Line: 15    
e prima dello exordio, del quale tratta in
Line: 16    
questo modo: Primieramente dice che è exordio, mostrando
Line: 17    
che tre cose dovemo noi fare nell' exordio, cioè
Line: 18    
fare che ll' uditore davanti cui noi dicemo sia inver noi
Line: 19    
benivolente et intento e docile a cciò che noi volemo
Line: 20    
dire. Et perciò ne conviene connoscere la qualitade del
Line: 21    
convenente sopra 'l quale noi dovemo dire o dittare.
Paragraph: 2  
Line: 22    
Nel secondo luogo divide l' exordio in due parti, cioè
Line: 23    
principio et «insinuatio», e mostrane in qual convenentre
Page: 160   Line: 1    
noi dovemo usare principio et in quale «insinuatio».
Paragraph: 3  
Line: 2    
Nel terzo luogo ne fa intendere donde noi potemo
Line: 3    
trarre le ragioni per acquistare benivoglienza et intenzione
Line: 4    
e docilitade, e come noi dovemo queste tre usare
Line: 5    
in quello exordio ch' è appellato principio e come in quello
Line: 6    
ch' è appellato «insinuatio». Paragraph: 4   Nel quarto luogo pone
Line: 7    
le virtù e' vizi dell' exordio. Paragraph: 5   Et perciò dice che exordio
Line: 8    
è uno adornamento di parole le quali il parlieri e 'l dittatore
Line: 9    
propone davanti nel cominciamento del suo dire
Line: 10    
in maniera di prolago, per lo quale si sforza di dire e
Line: 11    
di fare che l' uditore sia benivolo verso lui, cioè che lli
Line: 12    
piaccia esso e 'l suo parlamento, e procacciasi di dire
Line: 13    
e di fare che l' uditore sia intento a llui et al suo detto;
Line: 14    
similemente si studia di dire e di fare che ll' uditore
Line: 15    
sia docile, cioè che prenda et intenda la forza delle parole.
Paragraph: 6  
Line: 16    
Et perciò dico che immantenente che ll' uditore
Line: 17    
è docile sicché voglia intendere e connoscere la natura
Line: 18    
del fatto e la forza delle parole, è elli intento; ma
Line: 19    
perché l' uditore sia intento a udire, puote bene essere
Line: 20    
che non sia docile ad intendere. Et di ciascuno di questi
Line: 21    
tre dirà il conto quando verrà il suo luogo. Paragraph: 7   Ma perciò
Line: 22    
che 'l parliere che non conosce dinanzi di che maniera e
Line: 23    
di chente ingenerazione sia la sua causa non puote bene
Line: 24    
advenire alle tre cose che sono dette inn adietro, cioè
Line: 25    
che ll' uditore sia benivolo, intento e docile, dicerà
Page: 161   Line: 1    
Tullio quante e quali sono le generazioni delle cause, in
Line: 2    
questo modo:


Section: 79  
Line: 3 
Qualitadi delle cause.


Line: 4    
Le qualitadi delle cause sono cinque: onesto,
Line: 5    
mirabile, vile, dubitoso et oscuro.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Sponitore.


Line: 7    
In questa picciola parte nomina Tullio le qualitadi
Line: 8    
delle cause, cioè di quante generazioni sono le dicerie.
Line: 9    
Et s' alcuno m' aponesse che Tullio dice contra ciò che esso
Line: 10    
medesimo avea detto in adietro, cioè che le generazioni e
Line: 11    
le qualitadi sono tre, deliberativo, dimostrativo e iudiciale,
Line: 12    
et or dice che sono cinque, cioè onesto, mirabile, vile, dubitoso
Line: 13    
et oscuro, io risponderei che lle primiere tre sono
Line: 14    
qualitadi substanziali sìe incarnate alla causa che non si
Line: 15    
possono variare. Onde quella causa ch' è deliberativa non
Line: 16    
puote essere non deliberativa, e quella ch' è dimostrativa
Line: 17    
non puote essere non dimostrativa; altressì dico della iudiciale.
Paragraph: 2  
Line: 18    
Ma quella causa ch' è onesta puote bene essere
Line: 19    
non onesta, e quella ch' è mirabile puote essere non mirabile,
Line: 20    
e così dico della vile e della dubbiosa e della oscura.
Line: 21    
Adunque sono queste qualitadi accidentali che possono
Line: 22    
essere e non essere; ma le prime tre sono substanziali
Line: 23    
che non si possono mutare.


Section: 80  
Page: 162  
Line: 1 
Dell' onesta.


Line: 2    
Onesta qualitade di causa è quella la quale
Line: 3    
incontanente, sanza nostro exordio, piace all' animo
Line: 4    
dell' uditore.


Paragraph: 1  
Line: 5 
Lo sponitore.


Line: 6    
Quella causa è onesta sopr' alla quale dicendo parole,
Line: 7    
immantenente, sanza fare prolago, l' animo dell' uditore
Line: 8    
si muove a credere et a piacere le parole che 'l parliere
Line: 9    
dice sopra 'l convenente; et in questo non fa bisogno
Line: 10    
usare parole per acquistare la benivoglienza dell'
Line: 11    
uditore, perciò che ll' onestade della causa l' à già acquistata
Line: 12    
per sua dignitade, come nella causa di colui che
Line: 13    
accusa il furo o che difende il padre o l' orfano o le vedove
Line: 14    
o le chiese.


Section: 81  
Line: 15 
Mirabile.


Line: 16    
Mirabile è quello dal quale è straniato l' animo
Line: 17    
di colui che de' audire.


Paragraph: 1  
Line: 18 
Sponitore.


Line: 19    
Quella causa è appellata mirabile la quale è di tale
Line: 20    
convenente che dispiace all' uditore, perciò ch' è di sozza
Line: 21    
e di crudele operazione. Et perciò l' animo dell' uditore è
Line: 22    
contra noi et è straniato dalla nostra parte; et in questo
Page: 163   Line: 1    
abisogna d' acquistare benivolenzia che l' uditore intenda,
Line: 2    
come nella causa di colui c' avesse morto il suo
Line: 3    
padre o fatto furto o incendio. Paragraph: 2   Dunque potemo intendere
Line: 4    
che una medesima causa puote essere onesta e
Line: 5    
mirabile: onesta dall' una parte, cioè di colui che difende
Line: 6    
il suo padre, mirabile dall' altra parte, cioè di colui medesimo
Line: 7    
che è contra la sua madre propia. E di questo
Line: 8    
uno exemplo si puote intendere tutti i somiglianti.


Section: 82  
Line: 9 
Del vile.


Line: 10    
Vile è quello del quale non cura l' uditore e non
Line: 11    
pare che sia da mettere grande opera a intendere.


Paragraph: 1  
Line: 12 
Lo sponitore.


Line: 13    
Quella causa è appellata vile la quale è di picciolo
Line: 14    
convenente, che non pare che ne sia molto da curare e
Line: 15    
l' uditore non sine travaglia molto ad intendere, come
Line: 16    
la causa d' una gallina o d' altra cosa che sia di poco valere.
Line: 17    
Et in questa causa dovemo noi procacciare di fare
Line: 18    
che ll' uditore sia intento alle nostre parole.


Section: 83  
Line: 19 
Dubitoso.


Line: 20    
Dubitoso è quello nel quale o la sentenzia è
Line: 21    
dubia o la causa è in parte onesta et in parte è sozza
Line: 22    
e disonesta, sicché ingenera benivolenzia e offensione.


Paragraph: 1  
Page: 164  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
Quella causa è appellata dubitosa nella quale l' uditore
Line: 3    
non è certo a che la cosa debbia pervenire o a che
Line: 4    
sentenzia alla fine torni, come nella causa d' Orestes
Line: 5    
che dicea ch' avea morta la sua madre giustamente per
Line: 6    
due ragioni: l' una perciò ch' ella avea morto il suo padre,
Line: 7    
l' altra perciò che 'l deo Apollo glile comandò. Onde l' uditore
Line: 8    
non è certo la quale di queste due cagioni cagia in
Line: 9    
sentenzia. Paragraph: 2   Altressì è dubitosa quella causa nella quale
Line: 10    
àe parte d' onestade e perciò piace all' uditore, et àe parte
Line: 11    
di disonestade e perciò dispiace all' uditore, come nella
Line: 12    
causa de filio: d' un furo che fue accusato d' un furto
Line: 13    
e 'l suo figliuolo si sforzava di difenderlo in tutte guise.
Line: 14    
Certo la causa era onesta quanto in difender lo padre, ma
Line: 15    
era disonesta quanto in difendere lo furo.


Section: 84  
Line: 16 
Dell' oscuro.


Line: 17    
Oscuro è quello nel quale l' uditore è tardo, o
Line: 18    
per aventura la causa è impigliata di convenenti troppo
Line: 19    
malagevoli a conoscere.


Paragraph: 1  
Page: 165  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Dice Tullio che quella causa è appellata oscura
Line: 3    
nella quale l' uditore è tardo, cioè che non intende ciò che
Line: 4    
portano le parole del dicitore bene tosto come
Line: 5    
si conviene, perciò che non è forse ben savio o forse ch' è
Line: 6    
fatigato per li detti d' altri parlieri che aveano detto innanzi;
Line: 7    
o per aventura la causa è impigliata di cose e di
Line: 8    
ragioni che sono oscure e malagevoli ad intendere.


Section: 85  
Line: 9 
Della divisione dell' exordio.


Line: 10    
Et perciò che lle qualitadi delle cause sono
Line: 11    
tanto diverse, convene che li exordii siano diversi
Line: 12    
e dispari e non simili in ciascuna qualitade di cause;
Line: 13    
per la qual cosa exordio si divide in due parti, ciò
Line: 14    
sono principio et «insinuatio».


Paragraph: 1  
Line: 15 
Lo sponitore.


Line: 16    
Perciò - dice Tullio - che le generazioni e le qualitadi
Line: 17    
delle cause sono tanto diverse, cioè che sono in
Line: 18    
cinque modi come detto è qui di sopra, e l' uno modo
Page: 166   Line: 1    
non è accordante all' altro, conviene che in ciascuna
Line: 2    
qualità di cause et in catuno de' detti cinque modi abbia
Line: 3    
suo modo di fare exordio, tale che ssi convegna alla qualitade
Line: 4    
sopr' alla quale noi dovemo parlamentare o dittare.
Paragraph: 2  
Line: 5    
Et vogliendo Tullio insegnare ciò apertamente, dice
Line: 6    
che exordio è di due maniere: una ch' è appellata principio
Line: 7    
et un' altra ch' è appellata «insinuatio»; e di ciascuna
Line: 8    
dirà elli interamente. E così dovemo e potemo sapere
Line: 9    
che le cause sopra le quali dice alcuno parlieri o
Line: 10    
sopra le quali scrive alcuno dittatore sono cinque, cioè
Line: 11    
sono: onesto, mirabile, vile, dubitoso et oscuro, come
Line: 12    
apare in adietro. Et sopra tutte qualitadi sono due modi
Line: 13    
de exordio e non più, cioè principio et «insinuatio».


Section: 86  
Line: 14 
Del principio.


Line: 15    
Principio è un detto il quale apertamente et in
Line: 16    
poche parole fa l' uditore benivolo o docile o intento.


Paragraph: 1  
Line: 17 
Lo sponitore.


Line: 18    
Quella maniera de exordio è appellata principio
Line: 19    
quando il parlieri o 'l dittatore quasi incontanente
Line: 20    
alla comincianza del suo dire, sanza molte parole e
Page: 167   Line: 1    
sanza neuno infingimento ma parlando tutto fuori et apertamente,
Line: 2    
fa l' animo dell' uditore benvolente a llui et alla
Line: 3    
sua causa, o talora il fa docile o intento, come fece
Line: 4    
Pompeio parlando a' Romani sopra 'l convenente della
Line: 5    
guerra con Julio Cesare, che fece tale exordio: «Perciò
Line: 6    
che noi avemo il diritto dalla nostra parte e combattemo
Line: 7    
per difendere la nostra ragione e del nostro comune,
Line: 8    
dovemo noi avere sicura speranza che li dii saranno in
Line: 9    
nostro adiuto».


Section: 87  
Line: 10 
Dell' insinuatio.


Line: 11    
Insinuatio è un detto il quale, con infingimento
Line: 12    
parlando dintorno, covertamente entra nell' animo dell'
Line: 13    
uditore.


Paragraph: 1  
Line: 14 
Lo sponitore.


Line: 15    
Tullio dice che quella maniera de exordio è appellata
Line: 16    
«insinuatio» quando il parlieri o 'l dittatore fa dinanzi
Line: 17    
un lungo prolago di parole coverte, infingendo di volere
Line: 18    
ciò che non vuole, o di non volere quello che dee volere,
Page: 168   Line: 1    
e così va dintorno con molte parole per sorprendere l' animo
Line: 2    
dell' uditore che sia benevolo o docile o intento; come
Line: 3    
disse Sino parlando a coloro che riteneano la sua persona
Line: 4    
in gravosi tormenti: «Insin a ora v' ò io pregato che mi
Line: 5    
traeste di tante pene; oimai non dimando se non la morte,
Line: 6    
ma grandissimi tesauri avrei dato a chi m' avesse scampato».
Line: 7    
Et in questo modo covertamente s' infingea di non
Line: 8    
volere quello che volea, per venire in animo di loro che llo
Line: 9    
scampassero per avere, da che mercé non valea. Paragraph: 2   Et
Line: 10    
cosìe à divisato il conto che è principio e che è «insinuatio»;
Line: 11    
omai dicerà quale di questi due modi de exordio
Line: 12    
dovemo usare in ciascuno de' cinque modi delle cause,
Line: 13    
cioè nell' onesto, nel vile, nel mirabile, nel dubitoso e
Line: 14    
nell' oscuro.


Section: 88  
Line: 15 
Della mirabile.


Line: 16    
Nella mirabile generazione di causa, se ll' uditore
Line: 17    
non fosse al tutto turbato contra noi, ben potemo
Line: 18    
acquistare benivoglienza per principio. Ma s' ei troppo
Line: 19    
malamente fosse straniato ver noi, allora ne conviene
Line: 20    
rifuggire a «insinuatio», in però che volere così isbrigatamente
Line: 21    
pace e benivoglienza dalle persone adirate non
Line: 22    
solamente non si truova, ma cresce et infiamasi l' odio.


Paragraph: 1  
Page: 169  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
Inn adietro è bene detto che quella causa è appellata
Line: 3    
mirabile la quale è di rea operazione, sicché pare che
Line: 4    
dispiaccia all' uditore. Et perciò dice Tullio che quando la
Line: 5    
nostra causa è mirabile puote bene essere alcuna fiata
Line: 6    
che ll' uditore non sia del tutto coruccioso contra noi. Et
Line: 7    
allora potemo noi acquistare la sua benivolenza per quel
Line: 8    
modo de exordio ch' è appellato principio, cioè dicendo
Line: 9    
un breve prologo in parole aperte e poche. Paragraph: 2   Ma se ll' uditore
Line: 10    
fosse adiroso e curicciato contra noi malamente, certo
Line: 11    
in quel caso ne conviene ritornare ad altro modo de
Line: 12    
exordio, cioè «insinuatio», e fare un bel prologo di parole
Line: 13    
infinte e coverte, sicché noi possiamo mitigare l' animo
Line: 14    
suo et acquistare la sua benivolenza e ritornare in suo
Line: 15    
piacere. Ch' al ver dire, quando l' uditore èe adirato e curiccioso,
Line: 16    
chi volesse acquistare da llui pace così subitamente
Line: 17    
per poche et aperte parole dicendo il fatto tutto
Line: 18    
fuori, certo non la troverebbe, ma crescerebbe l' ira et infiamerebbe
Line: 19    
l' odio; e perciò dee andare dintorno et entrarli
Line: 20    
sotto covertamente.


Section: 89  
Page: 170  
Line: 1 
Della causa vile.


Line: 2    
Nella causa la quale è di vile convenente, per
Line: 3    
cagione di trarrela di vilanza e di dispetto, ne conviene
Line: 4    
fare l' uditore intento.


Paragraph: 1  
Line: 5 
Lo sponitore.


Line: 6    
Quando la nostra causa ella è vile, cioè di piccolo
Line: 7    
convenente sicché l' uditore poco cura d' intendere, allora
Line: 8    
ne conviene usare principio et in esso fare che ll' uditore
Line: 9    
sia intento alle nostre parole; e questo potemo ben fare
Line: 10    
traendola di viltanza e facciendola grande et innalzandola,
Line: 11    
come fece Virgilio volendo trattare de l' api: «Io
Line: 12    
dicerò cose molto meravigliose e grandi delle picciole api».


Section: 90  
Line: 13 
Della dubbiosa qualità.


Line: 14    
Nella dubbiosa qualità di causa, se lla sentenza
Line: 15    
è dubbia si conviene incominciare l' exordio dalla sentenzia
Line: 16    
medesima. Ma se lla causa è in parte onesta
Line: 17    
e in parte disonesta si conviene acquistare benivolenzia,
Line: 18    
sicché paia che tutta la causa ritorni in onesta
Line: 19    
qualitade.


Paragraph: 1  
Page: 171  
Line: 1 
Lo sponitore.


Line: 2    
La causa dubitosa, come fue detto in adietro, èe
Line: 3    
in due maniere: l' una che lla sentenzia è dubbia, come
Line: 4    
apare nell' exemplo d' Orestes, che per due ragioni e cagioni
Line: 5    
dicea ch' avea ben fatto d' uccidere la madre. Et in
Line: 6    
quel caso dovea elli incuninciare il suo exordio da quella
Line: 7    
ragione dalla quale elli più ferma nel suo animo di voler
Line: 8    
provare, e per la quale crede avere la sentenzia inn aiuto.
Paragraph: 2  
Line: 9    
Ma se 'l convenente è dubitoso perciò che sia in parte
Line: 10    
onesto et in parte disonesto, in quello caso dee il buono
Line: 11    
parlieri nell' exordio acquistare la benivolenzia dell' uditore
Line: 12    
per principio, sicché tutta la causa paia che sia onesta.


Section: 91  
Line: 13 
La causa onesta.


Line: 14    
Quando la causa fie onesta, o potemo intralasciare
Line: 15    
lo principio, o, se ne pare convenevole, comincieremo
Line: 16    
alla narrazione o dalla legge, o d' alcuna fermissima
Page: 172   Line: 1    
ragione della nostra diceria. Ma se ne piace usare
Line: 2    
principio, dovemo usare le parti di benivoglienza per
Line: 3    
accrescere quella che è.


Paragraph: 1  
Line: 4 
Lo sponitore.


Line: 5    
Quando il conveniente sopra 'l quale ne conviene
Line: 6    
dire è onesto, certo per la natura del fatto propia avemo
Line: 7    
noi la benivoglienza dell' uditore sanza altro adornamento
Line: 8    
di parole. Perciò quando noi venimo a dire noi
Line: 9    
potemo bene intralasciare lo principio e non fare neuno
Line: 10    
exordio prolago di parole, e cominciare la nostra diceria
Line: 11    
alla narrazione, cioè pur dire lo fatto; e bene potemo
Line: 12    
cominciare da quella legge che tocca alla nostra
Line: 13    
materia o da quella ragione che sia più fermo argomento
Line: 14    
e più certo. Paragraph: 2   Ma se nne piace usare principio e fare
Line: 15    
alcuno prologo, certo noi lo potemo bene, non per acquistare
Line: 16    
benivolenza ma per crescere quella che v' è. Et
Line: 17    
perciò in detto caso il nostro principio dee essere in parole
Line: 18    
apropiate a benivolenza.


Section: 92  
Chapter: XVI  
Page: 173  
Line: 1 
Della causa obscura.


Line: 2    
Nella causa la quale è oscura conviene
Line: 3    
che nel nostro principio noi facciamo che ll' uditore
Line: 4    
sia docile.


Paragraph: 1  
Line: 5 
Lo sponitore.


Line: 6    
In adietro fue dimostrato qual causa e quando sia
Line: 7    
oscura. Et perciò dice Tullio che nella causa la quale sia
Line: 8    
oscura all' uditore a intendere noi dovemo usare quella
Line: 9    
parte de exordio la quale è appellata principio, et in
Line: 10    
quello dovemo noi dire che ll' uditore sia docile, cioè
Line: 11    
ch' elli intenda e ch' elli senta la natura del fatto, in questo
Line: 12    
modo: che noi diremo in poche parole sommatamente
Line: 13    
la sustanzia del fatto dell' una parte e dell' altra. Et poi
Line: 14    
che noi vedremo che ll' uditore sia apparecchiato in via
Line: 15    
d' intendere il fatto, noi andremo innanzi a dire la nostra
Line: 16    
ragione come si conviene al fatto.


Section: 93  
Page: 174  
Line: 1 
Le ragioni delle cose.


Line: 2    
Et perciò che infin ad ora noi avemo detto che
Line: 3    
ssi conviene fare nell' exordio, oimai rimane a dimostrare
Line: 4    
per quali ragioni ciascuna cosa si possa fare.


Paragraph: 1  
Line: 5 
Sponitore.


Line: 6    
Infino a questo luogo à insegnato Tullio tutto ciò
Line: 7    
che ssi conviene dire o fare nello exordio; e perciò ch' elli
Line: 8    
àe detto in quale exordio ed in qual causa ne conviene
Line: 9    
usare parole per acquistare benivolenza, vuole elli da
Line: 10    
qui innanzi mostrare le ragioni come si puote ciò fare;
Line: 11    
e questo insegnamento fa bene di sapere.


Section: 94  
Line: 12 
De' quattro luoghi della temperanza.


Line: 13    
Benivolenza s' acquista di quatro luogora: dalla
Line: 14    
nostra persona, da quella de' nostri adversarii, da
Line: 15    
quella delli giudici e dalla causa.


Paragraph: 1  
Line: 16 
Lo sponitore.


Line: 17    
In questa parte insegna Tullio acquistare benivolenza,
Line: 18    
e perciò ch' ella non si puote avere se non per quello
Line: 19    
che ss' apartiene alle persone et al fatto, dice che quattro
Page: 175   Line: 1    
luogora sono dalle quali muove benivolenza. Il primo
Line: 2    
luogo si è la nostra persona e di coloro per cui noi dicemo.
Line: 3    
Il secondo luogo si è la persona de' nostri adversarii
Line: 4    
e di coloro contra cui noi dicemo. Il terzo luogo si
Line: 5    
è la persona de' giudici, cioè la persona di coloro davanti
Line: 6    
da cui noi dicemo. Il quarto luogo si è la causa e 'l fatto
Line: 7    
e 'l convenente sopra 'l quale noi dicemo. E di ciascuno
Line: 8    
di questi dicerà il conto ordinatamente e sofficientemente.


Section: 95  
Line: 9 
Tullio sopra lo prolago.


Line: 10    
Dalla nostra persona se noi dicemo sanza superbia
Line: 11    
de' nostri fatti e de' nostri officii; e se noi ne
Line: 12    
leviamo le colpe che nne sono apposte e le disoneste
Line: 13    
sospeccioni; e se noi contiamo i mali che nne sono
Line: 14    
advenuti et li 'ncrescimenti che nne sono presenti; e
Line: 15    
se noi usiamo preghiera o scongiuramento umile et
Line: 16    
inclino.


Paragraph: 1  
Line: 17 
Sponitore.


Line: 18    
Conquistare benivolenza dalla nostra persona si è
Line: 19    
dicere della persona nostra, o di coloro per cui noi dicemo,
Page: 176   Line: 1    
quelle pertenenze per le quali l' uditore sia benivolo verso
Line: 2    
noi. Et sappie che certe cose s' apartengono alle persone
Line: 3    
e certe alla causa; e di queste pertinenze tratterà il conto
Line: 4    
sofficientemente, e fie molto bella et utile materia ad
Line: 5    
imprendere. Et qui pone Tullio quattro modi d' acquistare
Line: 6    
benivolenza dalla nostra persona. Paragraph: 2   Il primo modo
Line: 7    
si è se noi dicemo sanza soperbia, dolcemente e cortesemente,
Line: 8    
de' nostri fatti e de' nostri officii. Et intendi
Line: 9    
che dice «fatti» quelli che noi facemo non per distretta
Line: 10    
di legge o per forza, ma per movimento di natura. Et
Line: 11    
così dicendo Dido d' Eneas acquistò la benivolenza degli
Line: 12    
uditori: «Io» dice ella, «accolsi e ricevetti in sicura magione
Line: 13    
colui ch' era cacciato in periglio di mare, et quasi
Line: 14    
anzi ch' io udisse il nome suo li diedi il mio reame». Et
Line: 15    
così dice che ella si mosse a pietade sopra Eneas quando
Line: 16    
elli fugía dalla distruzione di Troia. Paragraph: 3   Et al ver dire
Line: 17    
noi avemo merzé e pietade delle strane genti per natura,
Line: 18    
non per distretta. Ma offici sono quelle cose le quali noi
Line: 19    
facemo per distretta, non per movimento di natura.
Line: 20    
Onde dice Tullio che dell' uno e dell' altro dovemo dire
Line: 21    
temperatamente sanza superbia. Paragraph: 4   Il secondo modo si
Line: 22    
è se noi ne leviamo da dosso a noi et a' nostri le colpe
Page: 177   Line: 1    
e le disoneste sospeccioni che cci sono messe et apposte
Line: 2    
sopra; et intendi che colpe sono appellati que' peccati
Line: 3    
che sono apposti altrui apertamente davanti al viso,
Line: 4    
come fue apposto a Boezio ch' elli avea composte lettere
Line: 5    
del tradimento dello 'mperadore. Il quale peccato removeo
Line: 6    
elli per una pertenenza di sua persona, cioè per
Line: 7    
sapienza, dicendo così: «Delle lettere composte falsamente
Line: 8    
che convien dire? la froda delle quali sarebbe
Line: 9    
manifestamente paruta se noi fossimo essuti alla confessione
Line: 10    
dell' accusatore». Paragraph: 5   Le disoneste sospeccioni sono
Line: 11    
le colpe ch' altre pensa in contra ad un altro, ma no· lle
Line: 12    
pone davante al viso, come molti pensavano che Boezio
Line: 13    
adorasse i domoni per desiderio d' avere le dignitadi; e
Line: 14    
questa sospeccione si levò elli parlando alla Filosofia,
Line: 15    
che disse: «Mentiro che pensaro ch' io sozzasse la mia
Line: 16    
coscienza per sacrilegio (o per parlamento de' mali spiriti).
Line: 17    
Ma tu, Filosofia, commessa in me cacciavi del mio animo
Line: 18    
ogne desiderio delle mortali cose». Et così parve che volesse
Line: 19    
dire: «Poi che in me avea sapienzia, non era da
Line: 20    
credere che in me fosse così laido fallimento». Tutto altressì
Line: 21    
Elena, vogliendosi levare la sospeccione che 'l suo
Line: 22    
marito avea di lei, disse: «Elli che ssi fida in me della
Line: 23    
vita, dubita per la mia biltade; ma cui assicura prodezza
Line: 24    
non dovrebbe impaurire l' altrui bellezza». Paragraph: 6   Il terzo
Page: 178   Line: 1    
modo è se noi contiamo i mali che sono advenuti e li
Line: 2    
'ncrescimenti che sono presenti. Così Boezio, contando
Line: 3    
ciò ch' avenuto era, acquistò la benivolenza dell' uditore
Line: 4    
dicendo: «Per guidardone della verace vertude soffero
Line: 5    
pene di falso incolpamento». Et Dido, dicendo i suoi
Line: 6    
mali dopo il dipartimento d' Eneas, acquistò la benivolenza
Line: 7    
per la sua misaventura, e disse: «Io sono cacciata
Line: 8    
et abandono il mio paese e lla casa del mio marito e vo
Line: 9    
fuggendo per gravosi cammini in caccia de' nemici». Altressì
Line: 10    
Julio Cesare, vedendosi in perillio di guerra, contò
Line: 11    
i mali c' a llui poteano advenire, per confortare i suoi a
Line: 12    
battaglia, e disse: «Ponete mente alle pene di Cesare,
Line: 13    
guardate le catene e pensate che questa testa è presta
Line: 14    
a' ferri e' membri a spezzamento». Paragraph: 7   Il quarto modo è
Line: 15    
se noi usiamo preghiera o scongiuramento umile et inclino,
Line: 16    
cioè devotamente e con reverenza chiamare merzede
Line: 17    
con grande umilitade. Et intendi che preghiera è appellata
Line: 18    
sanza congiuramento. Verbigrazia: Pompeio, vegiendosi
Line: 19    
alla pugna della mortal guerra di Cesare, confortando
Line: 20    
i suoi di battaglia disse: «Io vi priego de' miei
Line: 21    
ultimi fatti e delli anni della mia fine, perché non mi
Line: 22    
convenga essere servo in vecchiezza, il quale sono usato
Line: 23    
di segnoreggiare in giovane etade». Et queste preghiere
Page: 179   Line: 1    
talfiata sono aperte, come quelle di Pompeio, talfiata
Line: 2    
sono ascose, come quelle di Dido in queste parole ch' ella
Line: 3    
mandò ad Eneas: «Io» disse ella «non dico queste parole
Line: 4    
perch' io ti creda potere muovere; ma poi ch' io ao
Line: 5    
perduto il buon pregio e la castitade del corpo e dell'
Line: 6    
animo, non è gran cosa a perdere le parole e le cose vili».
Paragraph: 8  
Line: 7    
Ma scongiuramento è quando noi preghiamo alcuna
Line: 8    
persona per Dio o per anima o per avere o per parenti
Line: 9    
o per altro modo di scongiurare, come Dido fece ad
Line: 10    
Eneas: «Io ti priego» disse ella «per tuo padre, per le
Line: 11    
lance e per le saette de' tuoi fratelli e per li compagnoni
Line: 12    
che teco fuggiro, per li dei e per l' altezza di Troia» etc..
Paragraph: 9  
Line: 13    
Or à detto il conto del primo luogo donde muove la
Line: 14    
benivolenza, cioè della nostra persona e di coloro che
Line: 15    
sono a noi; omai dirà il secondo luogo, cioè della persona
Line: 16    
delli adversarii e di coloro contra cui noi dicemo.


Section: 96  
Page: 180  
Line: 1 
Sopra il secondo prolago.


Line: 2    
Dalla persona delli aversarii se noi li mettemo
Line: 3    
inn odio o invidia o in dispetto.


Paragraph: 1  
Line: 4 
Lo sponitore.


Line: 5    
Acquistare benivolenza dalla persona de' nostri adversarii
Line: 6    
si è dire delle loro persone quelle pertenenze per
Line: 7    
le quali l' uditore sia a noi benivolo et contra l' aversario
Line: 8    
malivolo; et a cciò fare pone Tulio tre modi: Il primo
Line: 9    
modo è dicere le pertenenze delle loro persone per le
Line: 10    
quali siano inn odio dell' uditori; il secondo che siano in
Line: 11    
loro invidia; il terzo che siano in loro dispetto; e di ciascuno
Line: 12    
di questi tre modi dirà il testo bene et interamente.


Section: 97  
Line: 13 
Tullio.


Line: 14    
Inn odio saranno messi dicendo com' ellino ànno
Line: 15    
fatta alcuna cosa isnaturatamente o superbiamente o
Line: 16    
crudelmente o maliziosamente.


Paragraph: 1  
Line: 17 
Sponitore.


Line: 18    
Noi potemo i nostri adversarii mettere inn odio dell'
Line: 19    
uditore se noi dicemo ch' elli ànno alcuna cosa fatta isnaturalmente,
Line: 20    
contra l' ordine di natura, come mangiare
Page: 181   Line: 1    
carne umana et altre simili cose delle quali lo sponitore
Line: 2    
si tace presentemente. O se noi dicemo ch' elli abian fatto
Line: 3    
superbiamente, cioè non temendo curando de' signori
Line: 4    
de' maggiori, avendoli per neente. O se noi dicemo
Line: 5    
ch' elli abbiano fatto crudelmente, cioè non avendo pietà
Line: 6    
misericordia de' suoi minori di persone povere, inferme
Line: 7    
o misere. O se noi dicemo ch' elli abbiano fatto
Line: 8    
maliziosamente, cioè cosa falsa e rea, disleale, disusata e
Line: 9    
contra buono uso. Paragraph: 2   Et di tutto questo avemo exemplo
Line: 10    
nelle parole che Boezio dice contra Nero imperadore:
Line: 11    
«Ben sapemo quante ruine fece ardendo Roma, tagliando
Line: 12    
i parenti et uccidendo il fratello e sparando la madre».
Line: 13    
Altressì fue malizioso fatto il qual racconta Eurifiles di
Line: 14    
Medea, che stava scapigliata tra' monimenti e ricogliea
Line: 15    
ossa di morti. Paragraph: 3   Omai à detto lo sponitore sopra 'l testo
Line: 16    
di Tullio come noi potemo mettere il nostro adversario
Line: 17    
in odio et in malavoglienza dell' uditore. Da quinci innanzi
Line: 18    
dicerà come noi li potemo mettere in loro invidia.


Section: 98  
Page: 182  
Line: 1 
Tullio.


Line: 2    
In invidia dicendo la loro forza, la potenza, le
Line: 3    
ricchezze, il parentado e le pecunie, e la loro fiera
Line: 4    
maniera da non sofferire, e come più si confidano
Line: 5    
in queste cose che nella loro causa.


Paragraph: 1  
Line: 6 
Sponitore.


Line: 7    
Noi potemo conducere i nostri adversarii in invidia
Line: 8    
et in disdegno dell' uditore se noi contiamo la forza del
Line: 9    
corpo e dell' animo loro ad arme e senza arme, et la potenza,
Line: 10    
cioè le dignitadi e le signorie, e le ricchezze, cioè
Line: 11    
servi, ancille e posessioni, e 'l parentado, cioè schiatta,
Line: 12    
lignaggio e parenti e seguito di genti, e le pecunie, cioè
Line: 13    
denari, auro et argento, in cotal modo che noi diremo
Line: 14    
come ' nostri adversarii usano queste cose malamente et
Line: 15    
increscevolemente con male e con superbia, tanto che sofferire
Line: 16    
non si puote. Paragraph: 2   Così disse Salustio a' Romani:
Line: 17    
«Ben dico che Catellina è estratto d' alto lignaggio et à
Line: 18    
grande forza di cuore e di corpo, ma tutto suo podere
Line: 19    
usa in tradimenti e distruzioni di terre e di genti». Così
Line: 20    
disse Catellina contra ' Romani: «Appo loro sono li onori
Line: 21    
e le potenzie, ma a nnoi ànno lasciati i pericoli e le povertadi».
Page: 183   Line: 1    
Et ora è detto della invidia contra i nostri
Line: 2    
adversarii; dicerà il conto come noi li potemo mettere
Line: 3    
in dispetto.


Section: 99  
Line: 4 
Tullio.


Line: 5    
In dispetto degli uditori saranno messi dicendo
Line: 6    
che siano sanza arte, neghettosi, lenti, e che studiano
Line: 7    
in cose disusate e sono oziosi in luxuria.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Sponitore.


Line: 9    
Noi potemo mettere i nostri adversarii in dispetto
Line: 10    
degli uditori, cioè farli tenere a vile et a neente, se noi
Line: 11    
diremo che sono uomini nescii sanza arte e sanza senno,
Line: 12    
da neuno uopo e da neuna cosa; o che sono neghettosi,
Line: 13    
che tuttora si stanno e dormono e non si muovono se non
Line: 14    
come per sonno; o diremo che sono lenti e tardi a tutte
Line: 15    
cose; o diremo che studiano in cose che non sono da neuno
Line: 16    
uso d' alcuna utilitade; o diremo che sono oziosi in luxuria
Line: 17    
dando forza et opera in troppo mangiare, inn
Line: 18    
ebriare, in meretrici, in giuoco et in taverne. Paragraph: 2   Et ora
Line: 19    
à detto il conto come noi potemo acquistare la benivolienza
Page: 184   Line: 1    
dell' uditore dalla persona de' nostri adversarii
Line: 2    
mettendoli inn odio et in invidia et in dispetto, et à
Line: 3    
insegnato come si puote ciò fare. Omai tornerà alla materia
Line: 4    
per dire come s' acquista benivolenzia dalla persona
Line: 5    
dell' uditore, e questo è il terzo luogo.


Section: 100  
Line: 6 
La benivolenza dell' uditore.


Line: 7    
Dalla persona dell' uditori s' acquista benivolenza
Line: 8    
dicendo che tutte cose sono usati di fare fortemente
Line: 9    
e saviamente e mansuetamente, e dicendo quanto
Line: 10    
sia di coloro onesta credenza e quanto sia attesa la
Line: 11    
sentenza e l' autoritade loro.


Paragraph: 1  
Line: 12 
Lo sponitore.


Line: 13    
Noi potemo acquistare la benivolenza delli uditori
Line: 14    
dicendo le buone pertenenze delle loro persone e lodando
Line: 15    
le loro opere per fortezza e per franchezza e per prodezza,
Line: 16    
per senno e per mansuetudine, cioè per misurata umilitade,
Line: 17    
e dicendo come la gente crede di loro tutto bene
Page: 185   Line: 1    
et onestade, e come la gente aspetta la loro sentenza
Line: 2    
sopra questo fatto, credendo fermamente che fie giusta
Line: 3    
e di tanta autoritade che in perpetuo si debbia così oservare
Line: 4    
nei simili convenenti. Paragraph: 2   Di forte fatto Tulio lodò
Line: 5    
Cesare dicendo: «Tu ài domate le genti barbare e vinte
Line: 6    
molte terre e sottoposti ricchi paesi per tua fortezza».
Paragraph: 3  
Line: 7    
Di senno il lodò e' medesimo parlando di Marco Marcello:
Line: 8    
«Tu nell' ira, la quale è molto nemica di consellio,
Line: 9    
ti ritenesti a consellio». Paragraph: 4   Di mansueto fatto il lodò
Line: 10    
Tulio dicendo: «Tu nella vittoria, la quale naturalmente
Line: 11    
adduce superbia, ritenesti mansuetudine». Paragraph: 5   D' onesta
Line: 12    
credenza il lodò Tullio in questo modo: Cesare volle alcuna
Line: 13    
fiata male a Tullio, ma tutta volta lo ritenne in sua
Line: 14    
corte; e non pertanto Tullio era turbato in medesimo
Line: 15    
che non potea intendere a rettorica come solea,
Line: 16    
insin a tanto che Cesare non li rendeo sua grazia. Et in
Line: 17    
ciò disse Tullio: «Tu ài renduto a me et alla mia primiera
Line: 18    
vita l' usanza che tolta m' era, ma in tutto ciò
Line: 19    
m' avevi lasciata alcuna insegna per bene sperare»; e
Line: 20    
questo dicea perché l' avea ritenuto in corte, sicché tuttora
Line: 21    
avea buona credenza. Paragraph: 6   D' attendere la sua buona sentenza
Line: 22    
lodò Tullio Cesare parlando di Marco Marcello:
Page: 186   Line: 1    
«La sentenza ch' è ora attesa da te sopra questo convenente
Line: 2    
non tocca pure ad una cosa, ma à ad convenire
Line: 3    
a tutte le somiglianti, perciò che quello che voi giudicarete
Line: 4    
di lui atterranno tutti li altri per loro.» Paragraph: 7   Or
Line: 5    
è detto come s' acquista benivolenzia dalle persone delli
Line: 6    
uditori; dirà Tullio com' ella s' acquista dalle cose.


Section: 101  
Line: 7 
La benivolenza delle cose.


Line: 8    
Da esse cose se noi per lode innalzeremo la
Line: 9    
nostra causa, per dispetto abasseremo quella delli
Line: 10    
adversarii.


Paragraph: 1  
Line: 11 
Sponitore.


Line: 12    
Noi potemo avere la benivolenza dell' uditori da esse
Line: 13    
cose, cioè da quelle sopra le quali sono le dicerie, dicendo
Line: 14    
le pertenenze di quelle cose in loda della nostra parte et in
Line: 15    
dispetto et in abassamento dell' altra; come disse Pompeio
Line: 16    
confortando la sua gente alla guerra di Cesare: «La
Line: 17    
nostra causa piena di diritto e di giustizia, perciò ch' ella
Line: 18    
è migliore che quella de' nemici, ne ferma speranza
Page: 187   Line: 1    
d' avere Dio in nostro adiuto». Paragraph: 2   Et omai à divisato
Line: 2    
il conto le quattro luogora delle quali si coglie et acquista
Line: 3    
la benivoglienza, molto apertamente et a compimento;
Line: 4    
ritornerà a dire come noi potemo fare l' uditore
Line: 5    
intento.


Section: 102  
Line: 6 
Di fare l' uditore intento.


Line: 7    
Intenti li faremo dimostrando che in ciò che
Line: 8    
noi diremo siano cose grandi o nuove o non credevoli,
Line: 9    
o che quelle cose toccano a tutti o a coloro che ll' odono
Line: 10    
o ad alquanti uomini illustri, ai dei immortali, a grandissimo
Line: 11    
stato del comune, o se noi profferremo di
Line: 12    
contare brevemente la nostra causa, o se noi proporremo
Line: 13    
la giudicazione, o le giudicazioni se sono
Line: 14    
piusori.


Paragraph: 1  
Line: 15 
Sponitore.


Line: 16    
Avendo Tullio dato intero insegnamento d' acquistare
Line: 17    
la benivolenza di quelle persone davante cui noi
Page: 188   Line: 1    
proponemo le nostre parole, che l' animo s' adirizzi et
Line: 2    
invii in piacere di noi e della nostra causa e che siano
Line: 3    
contrarii e malevoglienti a' nostri adversarii, vuole Tullio
Line: 4    
medesimo in questa parte del suo testo insegnare come
Line: 5    
noi potemo del nostro exordio, cioè nel prologo e nel cominciamento
Line: 6    
del nostro dire, fare intenti coloro che noi
Line: 7    
odono, che vogliano achetare i loro animi e stare a udire
Line: 8    
la nostra diceria; e di questo potemo noi fare in molti
Line: 9    
modi de' quali sono specificati nel testo dinanti, et in
Line: 10    
altri simili casi. Paragraph: 2   Et posso ben dire manifestamente
Line: 11    
che ciascuna persona sarà intenta e starà ad intendere
Line: 12    
se io nel mio cominciamento dico ch' io voglia trattare
Line: 13    
di cose grandi e d' alta materia, come fece il buono
Line: 14    
autore recitando la storia d' Alexandro, che disse nel suo
Line: 15    
cominciamento: «Io diviserò e conterò così alto convenente
Line: 16    
come di colui che conquistò il mondo tutto e miselo
Line: 17    
in sua signoria». Paragraph: 3   Altressì fie inteso s' io dico ch' io
Line: 18    
voglia trattare di cose nuove e contare novelle e dire ch' è
Line: 19    
avenuto o puote advenire per le novitadi che fatte sono,
Line: 20    
come disse Catellina: «Poi che lla forza del comune
Line: 21    
è divenuta alle mani della minuta gente et in podere
Page: 189   Line: 1    
del populo grasso, noi nobili, noi potenti a cui si convengono
Line: 2    
li onori, siemo divenuti vile populo sanza onore
Line: 3    
e sanza grazia e sanza autoritade». Paragraph: 4   Altressì fie intento
Line: 4    
s' io dico ch' io voglia trattare di cose non credevoli,
Line: 5    
come 'l santo che disse: «Il mio dire sarà della benedetta
Line: 6    
donna la quale ingenerò e parturio figliuolo essendo tuttavolta
Line: 7    
intera vergine davanti e poi»; la quale è cosa
Line: 8    
non credevole, perciò che pare essere contra natura. Et
Line: 9    
come diceano i Greci: «Non era cosa da credere che
Line: 10    
Paris avesse tanto folle ardimento che venisse 'n essa
Line: 11    
terra a rapire Elena». Paragraph: 5   Altressì fie intento s' io dico
Line: 12    
che 'l convenente sopra 'l quale dee essere il mio parlamento
Line: 13    
a tutti tocca od a coloro che ll' odono, come disse
Line: 14    
Cato parlando della congiurazione di Catellina: «Congiurato
Page: 190   Line: 1    
ànno i nobilissimi cittadini incendere e distruggere
Line: 2    
la patria nostra, e 'l lor capitano ne sta sopra capo.
Line: 3    
Adunque dovete compensare che voi dovete sentenziare
Line: 4    
de' crudelissimi cittadini che sono presi dentro nella cittade».
Paragraph: 6  
Line: 5    
Altressì fie intento s' io dico che lla mia diceria
Line: 6    
tocca ad alquanti uomini illustri, cioè uomini di
Line: 7    
grande pregio e d' alta nominanza intra lle genti come
Line: 8    
disse Pompeio parlando della battaglia civile: «Sappiate
Line: 9    
che l' arme de' nemici sono appostate per abbattere l' alto
Line: 10    
e glorioso sanato». Paragraph: 7   Altressì fie inteso s' io dico che lle
Line: 11    
mie parole toccano a' dei, come fue detto di Catellina
Line: 12    
poi ch' elli ebbe conceputo di fare cotanta iniquità: «Ma
Line: 13    
elli gridava ch' appena i dei di sopra potrebbero omai
Line: 14    
trarre il populo delle sue mani». Paragraph: 8   Altressì fie intento
Line: 15    
s' io dico nel principio di dire la mia causa brevemente
Page: 191   Line: 1    
et in poche parole, come disse il poeta per contare la storia
Line: 2    
di Troia: «Io dirò la somma, come Elena fue rapita
Line: 3    
per solo inganno e come Troia per solo inganno fue presa
Line: 4    
et abattuta». Paragraph: 9   Altressì fie intento s' io nel mio exordio
Line: 5    
propongo la giudicazione una o più, cioè quella sopra
Line: 6    
che io voglio fondare il mio dire e fermerò la mia provanza,
Line: 7    
come fece Orestes dicendo: «Io proverò che
Line: 8    
giustamente uccisi la mia madre, imperciò che dio Apollo
Line: 9    
il mi à comandato, perciò che uccise il mio padre».
Paragraph: 10  
Line: 10    
Et di tutti modi per fare l' uditore intento potemo
Line: 11    
noi colliere exempli in queste parole che disse Tullio a
Line: 12    
Cesare parlando per Marco Marcello: «Tanta mansuetudine
Line: 13    
e così inaudita e non usata pietade e così incredebile
Line: 14    
e quasi divina sapienzia in nessuno modo mi posso
Line: 15    
io tacere sofferire ch' io non dica». Et poi che Tullio
Line: 16    
à pienamente insegnato come per le nostre parole noi
Line: 17    
potemo fare intento l' uditore, dirà come noi il potemo
Line: 18    
fare docile.


Section: 103  
Page: 192  
Line: 1 
Come l' uditore sia docile.


Line: 2    
Docili faremo li uditori se noi proporremo
Line: 3    
apertamente e brevemente la somma della causa, cioè
Line: 4    
in che sia la contraversia. E certo quando tu il vuoli
Line: 5    
fare docile conviene che tu insieme lo facci attento,
Line: 6    
in però che quelli è di grande guisa docile il quale
Line: 7    
è intentissimamente apparecchiato d' udire.


Paragraph: 1  
Line: 8 
Sponitore.


Line: 9    
Quelle persone davanti cui io debbo parlare posso
Line: 10    
io fare docili, cioè intenditori, da tal fatto: se io nel mio
Line: 11    
exordio, alla 'ncuminciata della mia aringhiera, tocco un
Line: 12    
poco del fatto sopra 'l quale io dicerò, cioè brevemente
Line: 13    
et apertamente dicendo la somma della causa, cioè quel
Line: 14    
punto nel quale è la forza della contenzione e della
Line: 15    
controversia. Così fece Salustio docile Tulio dicendo:
Line: 16    
«Con ciò sia cosa ch' io in te non truovi modo misura,
Line: 17    
brevemente risponderò, che se tu ài presa alcuna volontade
Line: 18    
in mal dire, che tu la perda in mal udire». Paragraph: 2   Questo
Page: 193   Line: 1    
et altri molti exempli potrei io mettere per fare l' uditore
Line: 2    
docile, come buono intenditore puote vedere
Line: 3    
e sapere in ciò ch' è detto davanti. Et perciò che 'l conto
Line: 4    
à trattato inn adietro di due maniere exordii, cioè di
Line: 5    
principio e d' insinuazione, et àe divisato ciò che ssi conviene
Line: 6    
fare e dire nel principio per fare l' uditore benivolo,
Line: 7    
docile et intento, dirà lo 'nsegnamento della insinuazione
Line: 8    
in questo modo:


Section: 104  
Chapter: XVII  
Line: 9 
Lo 'nsegnamento della Insinuazione.


Line: 10    
Oramai pare che sia a dire come
Line: 11    
si conviene trattare le insinuazioni. Insinuatio è da
Line: 12    
usare quando la qualitade della causa è mirabile, cioè,
Line: 13    
come detto avemo inn adietro, quando l' animo dell'
Line: 14    
uditore è contrario a noi; e questo adiviene maximamente
Line: 15    
per tre cagioni: o che nella causa è alcuna ladiezza,
Line: 16    
o coloro c' ànno detto davanti pare c' abbiano
Line: 17    
alcuna cosa fatta credere all' uditore, o se in quel tempo
Line: 18    
si luogo alle parole, perciò che quelli cui conviene
Line: 19    
udire sono già udendo fatigati; acciò che di questa una
Line: 20    
cosa, non meno che per le due primiere, sovente s' offende
Line: 21    
l' animo dell' uditore.


Paragraph: 1  
Page: 194  
Line: 1 
Sponitore.


Line: 2    
In adietro è detto sofficientemente come noi potemo
Line: 3    
acquistare la benivolenza dell' uditore e farlo docile et intento
Line: 4    
in quella maniera de exordio la quale è appellata
Line: 5    
principio. Oramai è convenevole d' insegnare queste medesime
Line: 6    
cose nell' autra maniera de exordio la quale è appellata
Line: 7    
«insinuatio». Paragraph: 2   Et ben è detto qua indietro che
Line: 8    
«insinuatio» è uno modo di dicere parole coverte e infinte
Line: 9    
in luogo di prologo. Et perciò dice Tullio che questo tal prologo
Line: 10    
indaurato dovemo noi usare quando la nostra causa è
Line: 11    
laida e disonesta inn alcuna guisa, la qual causa è appellata
Line: 12    
mirabile, come pare in adietro dove fue detto che
Line: 13    
sono cinque qualità di cause, cioè onesta, mirabile, vile,
Line: 14    
dubiosa et oscura. Paragraph: 3   E buonamente nelle quattro ne potemo
Line: 15    
noi passare per principio; ma in questa una, cioè mirabile,
Line: 16    
ne conviene usare insinuazione per sotrarre l' animo
Line: 17    
dell' uditore e tornare in piacere di lui ed in grazia quel che
Line: 18    
pare essere in suo odio. Adunque ne conviene vedere in
Line: 19    
quanti e quali casi la nostra causa puote essere mirabile,
Line: 20    
e poi vedere come noi potemo contraparare a ciascuno;
Page: 195   Line: 1    
e sono tre casi. Paragraph: 4   Primo caso si è quando sie nella causa
Line: 2    
alcuna ladiezza per cagione di mala persona o di mala
Line: 3    
cosa; ché al vero dire molto si turba l' animo dell' uditore
Line: 4    
contra il reo uomo e per una malvagia cosa. Paragraph: 5   Il secondo
Line: 5    
caso è quando il parlieri ch' à detto davanti à sìe et
Line: 6    
in tal guisa proposta la sua causa, ch' è intrata nell' animo
Line: 7    
dell' uditore e pare già che lla creda come cosa vera;
Line: 8    
per la quale cosa l' uditore, poi che comincia a credere
Line: 9    
alle parole che ll' una parte propone et extima che lla sua
Line: 10    
causa sia vera, apena si puote riducere a credere la causa
Line: 11    
dell' altra parte, anzi sine strana et allunga. Paragraph: 6   Il terzo
Line: 12    
caso è d' altra maniera: che sovente aviene che quelle
Line: 13    
persone davanti cui noi dovemo proporre la nostra causa
Line: 14    
e dire i nostri convenenti ànno lungamente udito e stati
Line: 15    
a intendere altri c' ànno detto assai e molto, prima di noi,
Line: 16    
donde l' animo dell' uditore è fatigato che non vuole
Line: 17    
agrada lui d' intendere le nostre parole; e questa è una
Line: 18    
cagione che offende l' animo dell' uditore non meno che
Line: 19    
ll' altre due. Et perciò conviene a buon parliere mettere
Line: 20    
rimedi di parole incontra ciascuno caso contrario, secondo
Line: 21    
lo 'nsegnamento di Tulio.


Section: 105  
Page: 196  
Line: 1 
Della laidezza della causa.


Line: 2    
Se la laidezza della causa mette l' offensione,
Line: 3    
conviene mettere per colui da cui nasce l' offensione
Line: 4    
un altro uomo che sia amato, o per la cosa nella quale
Line: 5    
s' offende un' altra cosa che sia provata, o per la cosa
Line: 6    
uomo o per l' uomo cosa, sicché l' animo dell' uditore si
Line: 7    
ritragga da quello che 'nnodia in quello ch' elli ama;
Line: 8    
et infingerti di non difendere quello che pensano che
Line: 9    
tu voglie difendere, e così, poi che ll' uditore fie più
Line: 10    
allenito, entrare in difendere a poco a poco e dicere
Line: 11    
che quelle cose, le quali indegnano l' aversarii, a noi
Line: 12    
medesimi paiono non degne. Et poi che tu avrai allenito
Line: 13    
colui che ode, dei dimostrare che quelle cose non
Line: 14    
pertiene a tte neente, e negare che tu non dirai alcuna
Line: 15    
cosa dell' aversarii, questo quello, ch' apertamente
Line: 16    
tu non danneggi coloro che sono amati, ma
Line: 17    
oscuramente facciendolo allunghi quanto puoi da lloro
Line: 18    
la volontade dell' uditore; e proferere la sentenzia d' altri
Line: 19    
in somiglianti cose, o altoritade che sia degna d' essere
Page: 197   Line: 1    
seguita; et apresso dimostrare che presentemente si
Line: 2    
tratta simile cosa, o maggiore o minore.


Paragraph: 1  
Line: 3 
Sponitore.


Line: 4    
In questa parte dice Tullio che, se ll' uditore è turbato
Line: 5    
contra noi per cagione della causa nostra che sia
Line: 6    
o che paia laida per cagione di mala persona o di mala
Line: 7    
cosa, allora dovemo noi usare insinuazione nelle nostre
Line: 8    
parole in tal maniera, che in luogo della persona contra
Line: 9    
cui pare corucciato l' animo dell' uditore noi dovemo recare
Line: 10    
un' altra persona amata e piacevole all' uditore, che per
Line: 11    
cagione e per coverta della persona amata e buona noi
Line: 12    
appaghiamo l' animo dell' uditore e ritraiallo del coruccio
Line: 13    
ch' avea contra la persona che lui semblava rea; come
Line: 14    
fece Aiax nella causa della tencione che fue intra lui et
Line: 15    
Ulixes per l' arme ch' erano state d' Acchilles. Paragraph: 2   Et tutto
Line: 16    
fosse Aiax un valente uomo dell' arme, non era molto
Line: 17    
amato dalla gente tenuto di buona maniera. Ma Ulixes,
Line: 18    
per lo grande senno che in lui regnava, era molto amato.
Line: 19    
Onde Aiax, volendosi contraparare, nel suo dicere ricordò
Line: 20    
com' elli era nato di Telamone, il quale altra fiata
Line: 21    
prese Troia al tempo del forte Hercole; e così mettea
Line: 22    
la persona avanti amata e graziosa in luogo di
Page: 198   Line: 1    
et in suo aiuto, per piacerne alla gente e per avere buona
Line: 2    
causa. Paragraph: 3   Et quando la causa è laida per cagione di mala
Line: 3    
cosa, dovemo noi recare nel nostro parlamento un' altra
Line: 4    
cosa buona e piacevole; come fece Catellina scusandosi
Line: 5    
della congiurazione che facea in Roma, che mise una giusta
Line: 6    
cosa per coprire quella rea, dicendo: «Elli è stata mia
Line: 7    
usanza di prendere ad atare li miseri nelle loro cause».

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