TITUS
Brunetto Latini, La Rettorica
Part No. 24
Section: 25
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Qui
riprende
Tullio
Ermagoras.
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Questione
apella
quella
che
àe
in
sé
controversia
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posta
in
dicere
sanza
interposizione
di
certe
persone,
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a
questo
modo
:
Che
èe
bene
fuori
d'
onestade
?
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Sono
li
senni
veri
?
Chente
è
la
forma
del
mondo
?
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Chente
è
la
grandezza
del
sole
?
Le
quali
questioni
intendemo
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tutti
leggiermente
essere
lontane
dall'
officio
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del
parliere
;
ché
molto
n'
è
grande
mattezza
e
forseneria
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somettere
al
parliere
in
guisa
di
picciole
cose
quelle
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nelle
quali
noi
troviamo
essere
consumata
la
somma
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dello
'ngegno
de'
filosofi
con
grandissima
fatica.
Paragraph: 1
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Sponitore.
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Ora
dice
Tulio
che
Ermagoras
appellava
questione
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quella
cosa
sopra
la
quale
era
controversia
intra
molti,
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sicché
contendeano
di
parole
l'
uno
contra
l'
altro
non
nominando
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certa
persona
la
quale
propiamente
s'
apartenesse
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alle
civili
questioni.
Paragraph: 2
Et
in
ciò
pone
cotale
exemplo
:
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«Che
è
bene
fuori
d'
onestade
?».
Grande
contraversia
fue
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intra'
filosofi
qual
fosse
il
sovrano
bene
in
vita
:
et
erano
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molti
che
diceano
d'
onestade,
e
questi
fuoro
i
parepatetici
;
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altri
erano
che
diceano
di
volontade,
e
questi
sono
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epicurii.
Paragraph: 3
Altressì
fue
questione
se'
senni
sono
veri,
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perciò
che
alcuna
fiata
s'
ingannano,
ché
se
noi
credemo
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che
ricalco
sia
oro
sanza
fallo
s'
inganna
il
nostro
senno.
Paragraph: 4
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Altressì
fue
questione
della
forma
del
mondo,
però
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ch'
alcuni
filosofi
provavano
che
'l
mondo
è
tondo,
altri
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dicono
ch'
è
lungo,
o
otangolo,
o
quadrato.
Paragraph: 5
Altressì
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era
questione
della
grandezza
del
sole,
ché
alcuni
dicono
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che
'l
sole
è
otto
tanti
che
lla
terra,
altri
più
et
altri
meno.
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Et
questa
misura
si
sforzavano
di
cogliere
i
maestri
di
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geometria
misurando
la
terra,
e
per
essa
misura
ritraeano
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quella
del
sole.
Paragraph: 6
Et
perciò
mostra
Tulio
che
Ermagoras
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non
intese
quello
che
dicea,
ch'
assai
legiermente
s'
intende
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che
queste
cotali
questioni
non
toccano
l'
ufficio
del
parliere.
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Et
nota
che
dice
«officio
»
però
che
ben
potrebbe
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essere
che
'l
parliere
fosse
filosofo,
e
così
toccherebbe
bene
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a
llui
trattare
di
quelle
questioni,
ma
ciò
non
arebbe
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per
officio
di
rettorica
ma
di
filosofia.
Donque
ben
è
fuori
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della
mente
e
vano
di
senno
quelli
che
dice
che
'l
parliere
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possa
o
debbia
trattare
di
queste
questioni,
nelle
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quali
tutto
tempo
si
consumano
et
affaticano
i
filosofi.
Paragraph: 7
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Or
à
provato
Tulio
che
Ermagoras
non
intese
quello
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che
disse.
Omai
proverà
come
non
attese
quello
che
promise,
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in
ciò
che
promettea
di
trattare
per
rettorica
ogne
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causa
et
ogne
questione.
Paragraph: 8
Et
ciò
fae
a
guisa
de'
savi,
i
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quali
vogliendo
mostrare
la
loro
sapienzia
sì
ll'
apongono
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ad
alcuna
arte
per
la
quale
non
si
puote
provare
;
come
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s'
alcuno
volesse
trattare
d'
una
questione
di
dialetica
et
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aponessela
a
gramatica,
per
la
quale
non
si
pruova
né
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ssi
potrebbe
provare,
e
ciò
mosterrebbe
usando
per
argomenti
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la
sua
sapienzia
;
e
sopr'
a
cciò
ecco
'l
testo
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di
Tulio.
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Brunetto Latini, La Rettorica
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